05 novembre 2017

XXXI DOMENICA T.O. - (ANNO A)

Mi 1,14-2,2. 8-10             1 Ts 2,7-9. 13                       Mt 23,1-12
OMELIA
La bellezza della vita è pregustare quella comunione gloriosa del cielo a cui noi tutti siamo chiamati.

Il cristiano nel cammino del tempo e dello spazio gusta continuamente quella eternità beata in cui in Cristo Gesù ognuno di noi è già collocato, ma per realizzare questa grande meta Gesù, oggi, ci offre due passaggi perché questa meta possa veramente realizzarsi.

Noi abbiamo un'unica guida: il Cristo!

E abbiamo un'unica parola: il Cristo!

Due dinamiche questa mattina Gesù ci potrebbe regalare per ricolmarci di fiducia e di speranza, in modo che questo cammino di eternità beata non sia un'illusione, ma sia la grande energia spirituale del cuore nel cammino della storia.

Innanzitutto Gesù è l'unico Maestro ed è interessante come Gesù sia chiamato unico Maestro con quella espressione: il Cristo, cioè colui nel quale il Padre ha rivelato la sua fedeltà.

Avere Gesù come unico Maestro è gustare in lui il Dio fedele, il Dio che non delude, il Dio che dà la vita anche nel mistero della morte. Infatti, quando camminiamo nel quotidiano, abbiamo sempre l'esigenza di avere un punto di riferimento e questo punto di riferimento è una persona, Gesù, nella quale il Padre ha rivelato in pienezza la sua fedeltà, avere Gesù come unica guida è gustare la fedeltà di Dio che non delude.

Il cristiano sotto l'incalzare di tante mentalità facilmente può essere tentato da diversi interrogativi circa il senso portante dell'esistenza. Gesù questa mattina ci dice che in lui, nella sua persona, nel suo mistero c'è la fedeltà divina e tutto questo si realizza con la bella pennellata che l'apostolo Paolo ci ha offerto nella seconda lettura: Gesù è il Maestro perché è la Parola!

Gesù è la guida perché illumina la mente e riscalda il cuore.

Gesù è la parola, è la luce che guida i nostri passi.

Ma cosa significa avere il Cristo come la “Parola” che ci introduce nella fedeltà del Padre?

Due passaggi ci possono aiutare per accedere a questa meravigliosa esperienza:
-          a livello di cuore è necessario che desideriamo la sua comunicazione di salvezza, 
-         e nello stesso tempo si manifesta indispensabile che questa parola operi in modo creativo in ciascuno di noi.

Quando Gesù nel testo evangelico ha bollato gli scribi e i farisei, ha bollato uno stile esteriore di vita, l'illusione di essere discepoli del Signore perché facciamo tante cose. E' la perenne tentazione della cultura dell'immagine, del potere, del produttivo.

Gesù vuole unicamente che desideriamo la sua parola, come dice molto bene il salmo “lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. In questo siamo ogni giorno chiamati a leggere e rileggere continuamente la giornata meditando la parola di Dio, desiderandola con tutto noi stessi.

Se Dio non ci parlasse in Gesù, saremmo terra deserta e assetata. Nella parola divina gustiamo la freschezza quotidiana del rapporto con Gesù. Possiamo veramente accedere a questa esperienza di Gesù guida e maestro desiderando la sua parola. Dovremmo sempre  andare al bel testo profetico “fin dal mattino rende attento il mio orecchio perché io ascolti come un discepolo” come colui che non può vivere senza il Dio che gli parla.

Quando l'uomo entra veramente in questa visione s'accorge del secondo passaggio a cui l'apostolo Paolo stamattina si è richiamato: quella parola che è Gesù è parola di Dio! Che opera in noi che siamo credenti… non è una parola che giunge all'intelligenza, ma è una parola che penetra talmente nel cuore dell'uomo da creare quasi una sintonia tra il “Dio in noi” e il “Dio che entra in noi”. Qui cogliamo un atteggiamento molto importante. Noi non siamo chiamati ad ascoltare semplicemente una parola come se ne potrebbero ascoltare tante. Ben sappiamo che tante parole generano inevitabilmente una grande confusione esistenziale. Noi tutti desideriamo una Parola che penetri talmente il cuore da dare senso alla vita e il senso della vita è il pensare del cuore abitato da Dio.

Quando noi entriamo in questa meravigliosa esperienza non riusciamo più a vivere se il Signore non ci parlasse.

È’ qualcosa che dovremmo riscoprire.

Il dramma della nostra esistenza è il dramma delle tante cose religiose dimenticando che le cose religiose hanno la capacità di far dimenticare l'uomo che ha un cuore religioso. È’ una verità questa che alla quale Gesù questa mattina proprio ci vuol richiamare: lui è la guida perché lui è quella Parola, non semplicemente umana, ma una parola che noi intensamente desideriamo perché entrando in noi divenga il calore della vita.

Quante illusioni rituali!
Quante illusioni apostoliche!
Quante illusioni di attività!
Quante illusioni illuministiche e cerebrali!

La bellezza della vita è avere talmente Gesù nella mente e nel cuore che la sua parola, ardentemente desiderata, diventi il significato portante dell'intero cammino della nostra storia.

Non avete mai pensato che i cristiani troppo praticanti possono far perdere la fede a chi sta cercando la verità? Noi tante volte pensiamo che essere cristiani sia fare chissà quali cose,  dimenticando che la bellezza della fede è una Parola,  una Persona che entrando in noi dà senso e luce alla nostra esistenza.

Allora, se entrassimo in questa visione, si realizzerebbe il principio che abbiamo ascoltato da Gesù: “uno solo è Dio: il Padre!”

Un simile itinerario ci permetterebbe  d'accedere a questa esperienza del Padre che non è altro che entrare in un itinerario di realizzazione della nostra vita.

La vera e unica meta della nostra storia è giungere a contemplare il volto del Padre!

Il Padre ci parla attraverso il Figlio perché in  noi cresca il desiderio del suo volto. Noi desideriamo la parola, il Cristo, la guida, la fedeltà divina per accedere alla meravigliosa esperienza della persona del volto del Padre. Se noi ci chiedessimo perché questa mattina siamo qui, l'unica risposta che Gesù ci darebbe è molto semplice: " perché assetati - ci direbbe Gesù - della mia parola,  la accogliereste come parola di Dio perché il cuore e la mente siano orientati al Padre e quando noi veramente accediamo all'esperienza del Padre, tutto diventa eternità beata e essenzialità di vita, verità autentica della nostra esistenza. Penso che questa mattina il Signore convocandoci a sé  ci dice le tante cose che noi pensiamo di fare per dare gloria Dio, sono tutte vanità umane. La bellezza della vita è Gesù, quel Dio che non delude, che attraverso la parola entra in noi plasma il nostro cuore e ci dice: abbi sete del Padre…Padre nostro che sei nei cieli…

Entrando in questo itinerario interiore questa mattina dovremmo tornare a casa nella profonda convinzione che l'evento cristiano è di una semplicità  eccezionale, non lasciamoci prendere dalle tante organizzazioni che non sono evangeliche, abbiamo solo questo sguardo del cuore “parla o Signore che il tuo servo ti ascolta” e allora percepiremmo quella divina presenza che allieta il nostro cuore e ci dà la capacità di camminare, di essere nella speranza. Gesù, questa mattina, è entrato in noi nella Parola, tra poco entrerà in noi nel pane nel vino, e nel nostro cuore abitato da un amore così inesauribile e nella speranza, anche nel buio del quotidiano.
 
 
 
 
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