10 giugno 2018

X DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (Anno B)


Gen 3,9-15   2Cor 4,13-5,1          Mc 3,20-35 

OMELIA

Dopo aver celebrato la grandezza della storia della salvezza attraverso la straordinarietà degli eventi che hanno caratterizzato la vita di Gesù, ora la Chiesa riprende il suo cammino ordinario, perché la verità di ciò che è straordinario nel tempo rappresenta il gusto dell'ordinario. La bellezza dell'essere discepoli è costruire frammento per frammento la propria imitazione di Gesù per poterlo veramente conoscere. E' la fecondità che scopriamo nel vivere intensamente il tempo.

Il tempo, con tutte le sue caratteristiche, è un dono dello Spirito Santo per crescere nella conoscenza di Gesù. Il testo evangelico ci insegna che non dobbiamo procedere “per un sentito dire” quando ci poniamo la domanda chi possa essere Gesù. Dobbiamo entrare in quella intimità del Maestro, con la conseguenza che noi non lo conosciamo perché ne abbiamo avuto semplicemente notizia, ma perché ognuno di noi l'ha profondamente "conosciuto" nello stile di vita. Usando l'immagine con la quale si è concluso il Vangelo odierno, dobbiamo entrare in una familiarità che è superiore alle familiarità umane per poterne godere la presenza, gustarne la sapienza e avere il coraggio della vita.

Conoscere Gesù è il momento migliore per ritrovare la serenità e il coraggio della lotta. Ecco perché la parola di Dio di questa mattina ci pone dinanzi ad un aspetto della vita cristiana alla quale noi prestiamo poca attenzione. Quando siamo rinati dall'acqua e dallo Spirito, ci è stata data l'unzione catecumenale per farci comprendere che chiunque divenga discepolo del Signore è chiamato a lottare, e a lottare continuamente, perché la lotta rappresenta la capacità progressiva di conoscere Gesù anzi, la conoscenza di Gesù ci dà la capacità di superare ogni conflittualità della vita. Le conflittualità del quotidiano diventano la fecondità dell'esistenza, il luogo privilegiato, per poter essere veramente noi stessi. È molto bello come l'apostolo, come abbiamo ascoltato nella seconda lettura, ha fatto un'affermazione molto bella che ci deve continuamente aiutare a non essere scoraggiati nell’avventura che ci permette di conoscere veramente Gesù, nonostante le tribolazioni esistenziali. Così ha detto l'apostolo Paolo: Per questo non ci scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno. Un simile stile di vita è pienamente possibile perché noi non abbiamo lo sguardo su ciò che passa, ma su ciò che rimane. Così ancora ci ha suggerito Paolo: Noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché lo cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne. Ecco il primo elemento che la Chiesa con la parola di Dio ci regala questa mattina perché possiamo conoscere veramente Gesù anche nelle tribolazioni storiche perché esse sono l'occasione per dilatare questa conoscenza di Gesù che è il criterio portante della vita. E’ la speranza del possibile nell'impossibile!

Ma c'è un secondo elemento che dalla Parola di questa mattina emerge perché la nostra esistenza nella conflittualità possa veramente rinnovarsi ed evidentemente costruire un'esperienza nuova, ed è il mistero della comunione. Gesù ci ha detto chiaramente che dove domina il demonio c'è la divisione. Usando il linguaggio della prima lettura possiamo chiaramente affermare che dove c'è la cultura del sospetto non si verifica mai un'esperienza della comunione. Ovunque domini il sospetto nelle dinamiche relazionali non può mai nascere un vero cammino di comunione. Come si costruisce l’uomo nuovo? Nell’ amore alla fraternità.

Noi conosciamo Gesù e abbiamo la capacità di vincere il maligno perché la sua presenza è la forza dell'impossibile, ma la conoscenza di Gesù passa attraverso il gusto della fraternità. Adamo ed Eva hanno sbagliato perché sono stati soggiogati da quella cultura del sospetto che ha eliminato la profondità del valore della vita, vista come una intensa vitalità di comunione. Dove c'è comunione nello stile del Vangelo, lì c'è vittoria perché la conoscenza di Gesù passa attraverso l'esperienza della comunione.

Se guardiamo attentamente il mistero della vita quotidiana ci accorgiamo come essa sia sempre fonte dei nostri non pochi disagi, dei grandi interrogativi, con il rischio di rinchiuderci nelle nostre paure. Lo Spirito Santo ci insegna che dobbiamo costruire il nostro quotidiano attraverso quella conoscenza prodigiosa di Gesù che ci dona fiducia, fraternità, solidarietà, l'essere l'uno nell'altro lasciandoci penetrare dalla bellezza affascinante e amorosa di Gesù con la quale costruiamo i nostri rapporti reciproci.

Le tenebre della storia si coniugano attraverso il dramma della divisione e della non conoscenza di Gesù; i drammi della storia si possono vincere veramente se, attraverso la conoscenza di Gesù - una conoscenza percepita nella fraternità - sappiamo creare una vita di comunione nelle nostre relazioni feriali.

Tutto questo è possibile se ritroviamo una caratteristica della vita cristiana alla quale tante volte noi non prestiamo sufficiente attenzione: quando ci hanno battezzato siamo stati dei “rinati dall'acqua e dallo spirito” e in quel momento il fascino di Gesù è stato il grande valore, e per lui e con lui lottiamo ogni giorno per vincere quel maligno che vuol distruggere quell'esperienza di fraternità che rappresenta il terreno ideale per conoscere con tutto il cuore la figura del Maestro.

Ecco perché nella lotta contro le tenebre della storia noi dobbiamo entrare nella consapevolezza di chi siamo: discepoli che nel mistero dell'incarnazione della pasqua si lasciano affascinare dalla persona di Gesù, quel Cristo meraviglioso, che genera fraternità.

Se è vero che l'esistenza è ricca di grandi tormenti e di tante lacrime, tuttavia la presenza del Cristo, goduta in fraternità, ci permette giorno per giorno di essere vittoriosi, nel costante processo di attrazione amorosa nel suo mistero di salvezza. Anche noi dovremmo fare nostro ciò che Paolo ha detto molto bene: ho creduto perciò ho parlato. “Ho percepito il Cristo in me come il Signore della mia vita e di riflesso ho parlato, ho regalato ai fratelli la gioia della speranza di quella fraternità che ci permette di vincere il male, il buio, la tragicità dell'esistenza".

Questa è la nostra ordinarietà, che apre orizzonti infiniti di gloria.

In questo clima di luce, che vive del fascino di Gesù e della comunione fraterna, non lasciamoci prendere dalle forme esteriori o straordinarie della vita che oggi ci sono e domani non ci sarebbero magari più, ma lasciamoci conquistare spiritualmente da quella fraternità costruita in Gesù che ci dà il coraggio e la forza di vincere ogni tenebra. Questo significa essere abitualmente alla scuola del Maestro, accogliendone lo stile di vita.

L'Eucaristia che stiamo celebrando ci regala questa meravigliosa verità: è bello venire in chiesa la domenica, partendo dai tormenti e dalle oscurità, dalle tentazioni della storia e poterci dissetare alla presenza del Maestro che ci regala la sua Parola, la sua inconfondibile presenza. In quel pane e in quel vino Egli ci dice: "Io sono con te, sono l'Invisibile che dà forza al visibile per generare speranza nel concreto oscuro del quotidiano”.

Con questa vitalità interiore, facciamo nostro il Mistero operante in quest'Eucaristia per essere persone ricche di fiducia e di speranza in modo che comunque siano i tempi, magari disastrosi, abbiamo una certezza: dove c’è il Signore, vissuto nella comunione fraterna siamo già vittoriosi, ce lo ha detto molto bene Paolo. In questa affascinante esperienza sacramentale viviamo questa fraternità eucaristica contenti che, con il Signore, siamo sempre vittoriosi e nella vittoria di Cristo già pregustiamo l'eternità beata.




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