12 febbraio 2017

VI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO A)

Sir 15,16-21                       1Cor 2,6-10        Mt 5,17-37
OMELIA
Acquisire la sapienza di Gesù è la condizione per comprendere il discorso della montagna, poiché Gesù nell’enucleare i diversi precetti che abbiamo ascoltato ci dice che dobbiamo fare un salto di qualità. "Avete inteso che fu detto agli antichi... Ma io vi dico...". Non si riesce a comprendere la parola di Gesù, se non lasciandoci prendere dalla sua persona, entrando nel suo mistero per poter accedere alla sua sapienza.

E’ quello che di nuovo l’Apostolo Paolo questa mattina ci insegna, poiché chi non si lascia prendere e affascinare da Gesù, non comprende mai le parole di Gesù. Chi vive di Gesù capisce Gesù.

L’apostolo Paolo per aiutarci a entrare in questo stile di vita ci stimola a cogliere alcune sottolineature che ci danno la capacità di leggere il Vangelo con la mentalità del Maestro.

La prima sottolineatura potrebbe essere questa: la sapienza del Vangelo nasce dall’alto, non è di questo mondo. La sapienza del Vangelo nasce dalla convinzione che come Gesù è venuto da lassù ed è stato sempre alunno del Padre, così anche noi siamo chiamati a nascere da lassù, a lasciarci abitare dal mistero di Gesù che ci rivela il cuore stesso di Dio Padre. Solo chi ha una quotidiana frequentazione di Gesù può lentamente entrare nella sua sensibilità.

Se vogliamo approfondire il testo dell’Apostolo Paolo percepiamo questa meravigliosa esperienza per capire Gesù: occorre entrare lentamente nel suo mistero, come relazione diuturna con la sua persona, per poterne cogliere quella vita interiore che ci deve profondamente qualificare. Chi non ha una abituale relazione con Gesù, non ne comprenderà mai le parole.

Se dovessimo rileggere una per una le diverse indicazioni che ci sono state offerte dal discorso della montagna, ci perderemmo lungo la strada, perché cadremmo nella complicazione delle interpretazioni  mentre la bellezza nell'accostarci ad ogni testo biblico è entrare nella  sensibilità di Gesù, avendolo sempre come il grande Maestro. Questa sensibilità non è altro che il rivelarsi della bellezza di Dio.

Il cristiano, quando vuol ritrovare se stesso, si lascia avvolgere dalla grandezza di Gesù, si lascia prendere dal suo mistero, si lascia condurre da quella luce che viene dall’alto.

Tuttavia, quando entriamo in questa esperienza, veniamo inevitabilmente sconvolti. Chiunque entri nell’esperienza del bello, si lascia sconvolgere. Non è possibile essere davanti al rivelarsi di una bellezza ineffabile e rimanere freddi. Quando si presenta davanti allo sguardo qualcosa di bello ed entriamo nella profondità dell’anima dell’artista, ci viene comunicata una tale ricchezza che, in senso buono, ci mette in subbuglio. Se entriamo nella sapienza di Dio che affascina la nostra esistenza, entriamo inevitabilmente in questo subbuglio per crescere in un'autentica conversione evangelica. Una simile rivoluzione spirituale ci apre la strada per ritrovare la nostra interiorità, per ritrovare quello stile di vita, quel linguaggio esistenziale che sia veramente il riflesso di questa creatività divina. E’ uno sconvolgimento che ci rigenera nella verità.

In termini tradizionali noi parliamo di conversione quando entriamo nel mistero di Dio e ci lasciamo avvolgere dalla sua luminosità. In simile contesto inevitabilmente veniamo scombussolati per dare alla luce una ricreazione spirituale. E’ quel gioioso tormento che ci dovrebbe sempre accompagnare nella vita perché è principio della vitalità.

Gli uomini troppo sicuri non si lasciano mai sconvolgere e rimangono persone che non sanno aprirsi alla bellezza della comunicazione che Dio Padre ci regala. Quando entriamo nella grandezza e nella bellezza di Dio noi veniamo sempre rinnovati per poter lentamente acquisire quella visione del mondo che ci fa intuire le parole di Gesù.

Infatti Gesù ci parla per dirci la bellezza della nostra umanità.

Dio ci parla per indicarci le coordinate con le quali costruire la nostra esistenza. Gesù si affianca alle nostre persone per illuminare le scelte quotidiane, perché esse siano veramente il riflesso del suo mistero. E tutto questo è possibile, e lo ha detto molto bene l’Apostolo Paolo, perché lo Spirito Santo ci rivela tale verità. E’ quel fuoco che ci è comunicato che, mentre ci scalda, ci rende docili, ci rende capaci di cambiamento, ci dà la capacità di assumere progressivamente l'identità di Gesù stesso.

Se entrassimo in questa sapienza, in questo stile interiore di vita, le scelte che facciamo ne dovrebbero essere l’incarnazione. Non dobbiamo leggere l'esperienza evangelica come avere davanti a noi un precetto per applicarlo materialmente, ma abbiamo di fronte a noi e nel nostro cuore un mistero che è Cristo Gesù nel quale vivere istante per istante. La sapienza di Gesù è veramente inesauribile e progressivamente la dobbiamo acquisire per incarnare questa vita interiore del Maestro nelle scelte umane di tutti i giorni, per ritrovarci sempre più uomini. Gesù non è venuto per darci dei precetti, ma per regalarci il suo mistero in modo da acquisire una sensibilità per costruire la nostra umanità secondo il vangelo.

Se riuscissimo a entrare in questo tipo di esperienza ci accorgeremmo che il nostro vivere nelle scelte quotidiane è nient’altro che accogliere una verità che, mentre ti trasfigura interiormente, ti dà la capacità e la possibilità di camminare nella via del Vangelo.

Il cristiano perché ogni domenica si ritrova nella celebrazione eucaristica? Il Signore nell’ultima cena ci ha regalato la sua persona e ci ha invitato a diventare contemporanei con il suo mistero, per educarci giorno per giorno a entrare nella sua sensibilità. Tante volte pensiamo di capire la parola di Dio, approfondendola con l’intelligenza. La parola di Dio la comprende chi, rinnovato nei doni eucaristici, rinfrancato dal calore dello Spirito Santo, entra nella personalità di Gesù e in quel momento si coglie il profondo e intenso significato evangelico delle sue parole. L’uomo conosce la parola di Dio non ponendosi davanti a un libro, ma lasciandosi infervorare interiormente da una presenza trasfigurante che gli fa capire il libro. Chi ha il cuore in Gesù capisce le parole di Gesù; chi non ha il cuore di Gesù, interpreta la parola secondo una sapienza semplicemente umana.

In questa eucaristia, cerchiamo di acquisire nello Spirito Santo questa grandezza del mistero rivelativo di Dio per camminare in serenità e in semplicità, allora intuiremo che ogni volta che Gesù parla, il nostro ascolto nasce dal cuore che lo contempla. E quando il cuore contempla, ragiona come il Signore, ne comprende le parole e ritrova la speranza nella vita, perché il Signore non è una parola semplicemente detta, ma una parola che entrando in noi, crea, agisce, dà speranza, rinnova la nostra interiorità e ci dà l’entusiasmo, pur sofferto, del cammino quotidiano.

Chiediamo allo Spirito questa sapienza, che l’uomo di oggi non comprende come ha detto Paolo, ma a noi dallo Spirito è stato rivelata e possiamo crescere e camminare in autentica novità di vita.
 
 
 
 
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