OMELIA
Acquisire la sapienza di Gesù è la
condizione per comprendere il discorso della montagna, poiché Gesù
nell’enucleare i diversi precetti che abbiamo ascoltato ci dice che dobbiamo
fare un salto di qualità. "Avete inteso che fu detto agli antichi... Ma io
vi dico...". Non si riesce a comprendere la parola di Gesù, se non
lasciandoci prendere dalla sua persona, entrando nel suo mistero per poter
accedere alla sua sapienza.
E’ quello che di nuovo l’Apostolo
Paolo questa mattina ci insegna, poiché chi non si lascia prendere e
affascinare da Gesù, non comprende mai le parole di Gesù. Chi vive di Gesù
capisce Gesù.
L’apostolo Paolo per aiutarci a
entrare in questo stile di vita ci stimola a cogliere alcune sottolineature che
ci danno la capacità di leggere il Vangelo con la mentalità del Maestro.
La prima sottolineatura potrebbe
essere questa: la sapienza del Vangelo nasce dall’alto, non è di questo mondo.
La sapienza del Vangelo nasce dalla convinzione che come Gesù è venuto da lassù
ed è stato sempre alunno del Padre, così anche noi siamo chiamati a nascere da
lassù, a lasciarci abitare dal mistero di Gesù che ci rivela il cuore stesso di
Dio Padre. Solo chi ha una quotidiana frequentazione di Gesù può lentamente
entrare nella sua sensibilità.
Se vogliamo approfondire il testo
dell’Apostolo Paolo percepiamo questa meravigliosa esperienza per capire Gesù:
occorre entrare lentamente nel suo mistero, come relazione diuturna con la sua
persona, per poterne cogliere quella vita interiore che ci deve profondamente
qualificare. Chi non ha una abituale relazione con Gesù, non ne comprenderà mai
le parole.
Se dovessimo rileggere una per una le
diverse indicazioni che ci sono state offerte dal discorso della montagna, ci
perderemmo lungo la strada, perché cadremmo nella complicazione delle
interpretazioni mentre la bellezza
nell'accostarci ad ogni testo biblico è entrare nella sensibilità di Gesù, avendolo sempre come il
grande Maestro. Questa sensibilità non è altro che il rivelarsi della bellezza
di Dio.
Il cristiano, quando vuol ritrovare
se stesso, si lascia avvolgere dalla grandezza di Gesù, si lascia prendere dal
suo mistero, si lascia condurre da quella luce che viene dall’alto.
Tuttavia, quando entriamo in questa
esperienza, veniamo inevitabilmente sconvolti. Chiunque entri nell’esperienza
del bello, si lascia sconvolgere. Non è possibile essere davanti al rivelarsi
di una bellezza ineffabile e rimanere freddi. Quando si presenta davanti allo
sguardo qualcosa di bello ed entriamo nella profondità dell’anima dell’artista,
ci viene comunicata una tale ricchezza che, in senso buono, ci mette in
subbuglio. Se entriamo nella sapienza di Dio che affascina la nostra esistenza,
entriamo inevitabilmente in questo subbuglio per crescere in un'autentica
conversione evangelica. Una simile rivoluzione spirituale ci apre la strada per
ritrovare la nostra interiorità, per ritrovare quello stile di vita, quel
linguaggio esistenziale che sia veramente il riflesso di questa creatività
divina. E’ uno sconvolgimento che ci rigenera nella verità.
In termini tradizionali noi parliamo
di conversione quando entriamo nel mistero di Dio e ci lasciamo avvolgere dalla
sua luminosità. In simile contesto inevitabilmente veniamo scombussolati per
dare alla luce una ricreazione spirituale. E’ quel gioioso tormento che ci
dovrebbe sempre accompagnare nella vita perché è principio della vitalità.
Gli uomini troppo sicuri non si
lasciano mai sconvolgere e rimangono persone che non sanno aprirsi alla
bellezza della comunicazione che Dio Padre ci regala. Quando entriamo nella
grandezza e nella bellezza di Dio noi veniamo sempre rinnovati per poter
lentamente acquisire quella visione del mondo che ci fa intuire le parole di
Gesù.
Infatti Gesù ci parla per dirci la
bellezza della nostra umanità.
Dio ci parla per indicarci le
coordinate con le quali costruire la nostra esistenza. Gesù si affianca alle
nostre persone per illuminare le scelte quotidiane, perché esse siano veramente
il riflesso del suo mistero. E tutto questo è possibile, e lo ha detto molto
bene l’Apostolo Paolo, perché lo Spirito Santo ci rivela tale verità. E’ quel
fuoco che ci è comunicato che, mentre ci scalda, ci rende docili, ci rende
capaci di cambiamento, ci dà la capacità di assumere progressivamente l'identità
di Gesù stesso.
Se entrassimo in questa sapienza, in
questo stile interiore di vita, le scelte che facciamo ne dovrebbero essere
l’incarnazione. Non dobbiamo leggere l'esperienza evangelica come avere davanti
a noi un precetto per applicarlo materialmente, ma abbiamo di fronte a noi e
nel nostro cuore un mistero che è Cristo Gesù nel quale vivere istante per
istante. La sapienza di Gesù è veramente inesauribile e progressivamente la
dobbiamo acquisire per incarnare questa vita interiore del Maestro nelle scelte
umane di tutti i giorni, per ritrovarci sempre più uomini. Gesù non è venuto
per darci dei precetti, ma per regalarci il suo mistero in modo da acquisire
una sensibilità per costruire la nostra umanità secondo il vangelo.
Se riuscissimo a entrare in questo
tipo di esperienza ci accorgeremmo che il nostro vivere nelle scelte quotidiane
è nient’altro che accogliere una verità che, mentre ti trasfigura interiormente,
ti dà la capacità e la possibilità di camminare nella via del Vangelo.
Il cristiano perché ogni domenica si
ritrova nella celebrazione eucaristica? Il Signore nell’ultima cena ci ha
regalato la sua persona e ci ha invitato a diventare contemporanei con il suo
mistero, per educarci giorno per giorno a entrare nella sua sensibilità. Tante
volte pensiamo di capire la parola di Dio, approfondendola con l’intelligenza.
La parola di Dio la comprende chi, rinnovato nei doni eucaristici, rinfrancato
dal calore dello Spirito Santo, entra nella personalità di Gesù e in quel momento
si coglie il profondo e intenso significato evangelico delle sue parole. L’uomo
conosce la parola di Dio non ponendosi davanti a un libro, ma lasciandosi
infervorare interiormente da una presenza trasfigurante che gli fa capire il
libro. Chi ha il cuore in Gesù capisce le parole di Gesù; chi non ha il cuore
di Gesù, interpreta la parola secondo una sapienza semplicemente umana.
In questa eucaristia, cerchiamo di
acquisire nello Spirito Santo questa grandezza del mistero rivelativo di Dio
per camminare in serenità e in semplicità, allora intuiremo che ogni volta che
Gesù parla, il nostro ascolto nasce dal cuore che lo contempla. E quando il
cuore contempla, ragiona come il Signore, ne comprende le parole e ritrova la
speranza nella vita, perché il Signore non è una parola semplicemente detta, ma
una parola che entrando in noi, crea, agisce, dà speranza, rinnova la nostra
interiorità e ci dà l’entusiasmo, pur sofferto, del cammino quotidiano.
Chiediamo allo Spirito questa
sapienza, che l’uomo di oggi non comprende come ha detto Paolo, ma a noi dallo
Spirito è stato rivelata e possiamo crescere e camminare in autentica novità di
vita.
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