OMELIA
Tuttavia, se guardiamo attentamente quello che la Rivelazione
ci regala attraverso la parola divina, ci accorgiamo che sia il testo
dell'antico testamento sia il brano evangelico ci dicono la mentalità con la
quale Dio ci ha creati.
Nel cammino della nostra esistenza dovremmo andare sempre
al punto iniziale della nostra vita, il momento in cui siamo stati creati e, in
quel momento, prendiamo coscienza che apparteniamo
a Dio. Dio è l'origine dell'uomo.
Quando Dio ha creato l'uomo, ha infuso in lui la sua vita,
l'uomo è sacramento della divina presenza. Rimandiamo sempre all'affermazione
con la quale l'autore della Genesi definisce l'uomo: “facciamo l'uomo a nostra
immagine”.
Quando l'autore sacro utilizza la parola “immagine”,
questa è da leggersi nel suo significato più vero: la nostra realtà visibile è segno
di una ricchezza invisibile. L'uomo è un visibile in cui opera l'invisibile.
Sussiste uno stretto e intrinseco rapporto tra il volto dell'uomo e la presenza
creatrice divina nella creatura.
Sicuramente la creatura umana non riesce a percepire
quello che è il mistero all'interno della sua vita perché tante volte non ci
poniamo l'interrogativo: chi sono? Qual è il mistero nel quale io sono chiamato
a vivere? E ci accorgeremmo che l'atto creativo di Dio è Dio che ama venire ad
abitare in noi. Se questo è vero nell'atto creativo dell'uomo, con la chiara
consapevolezza che l'uomo è sacramento della presenza di Dio, tanto più il
cristiano si sente, nella fede, sacramento della attiva presenza del Padre, del
Figlio e dello Spirito Santo.
L'attività interiore che ci qualifica e ci caratterizza è
l’operatività creativa del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo perché l’uomo
è il capolavoro del Dio trinitario. Spesse volte davanti alle esigenze del
Vangelo siamo molto abili nell'evidenziare i nostri difetti perché sono l'alibi
per diventare sordi, ciechi e muti di fronte all'ineffabile rivelarsi del volto
divino. La bellezza è avere il coraggio di percepire che le nostre persone sono
creatività divina continua, l'istante è Dio che ci ha ama in modo favoloso e
noi riusciamo a vivere perché è Dio che in quel momento ci ama in un modo
umanamente non sempre comprensibile! Davanti alle molteplici esigenze del
Vangelo non dobbiamo mai guardare eccessivamente i nostri limiti; dobbiamo piuttosto
gustare questa creatività presenziale di Dio per cui ogni volta che respiriamo
è il cuore che pulsa in modo divino-umano. Forse nella nostra vita corriamo
troppo, ci preoccupiamo in modo eccessivo di fronte agli avvenimenti del
quotidiano, siamo ansiosi nel ricercare il senso dell'istante e dimentichiamo
quello che noi effettivamente siamo. Le conseguenze di questa presa di
coscienza sono ben evidenti. Quando intuiamo nel cammino della nostra vita di essere
questo capolavoro, non possiamo non agire come ha agito Dio stesso, seguendo i
suoi stessi suggerimenti: “siate santi perché io il Signore Dio vostro sono
santo”, "voi mi appartenete, voi siete mia proprietà, in voi ho seminato
tutte le caratteristiche della mia personalità divina".
Dovremmo nel cammino della nostra vita qualche volta
fermarci un momento e dirci: ma chi sei in fin dei conti? E dare vita ad un cuore veramente ammirato di
fronte alla grandezza della bontà creatrice delle tre Persone divine.
Ricordiamo sempre a noi stessi che le gestualità della
vita sono i simboli del naufragare nell'amore incommensurabile del Signore per
ristorare i fratelli con la freschezza trinitaria. Quando riusciamo a cogliere
tutto questo, possiamo percepire quella conclusione dell'apostolo Paolo che è
così sintetica da farci inebriare: “Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo e
Cristo è di Dio”. Imitare Gesù è prendere coscienza che Egli in noi sta
compiendo meraviglie. E' bello tradurre la conclusione del Vangelo di questa
mattina con un'altra espressione che forse ci aiuta ulteriormente a entrare in
questo mistero. Il testo evangelico è così risuonato “siate perfetti come è
perfetto il Padre vostro che è nei cieli”.
Noi potremmo tradurlo così: "imitate la mia persona,
vi dico fratelli, perché io faccio tutto e solo ciò che è nel Padre."
Il mettere noi stessi nel Signore si ritraduce
nell'abbeverarci alla fonte del Padre. E' questo che ci ha detto l'apostolo:
"Tutto è vostro voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”.
La bellezza della nostra vita è avvertire che il Padre
opera in noi nello Spirito Santo, mentre ritrovare in noi la bellezza della
presenza di Gesù Cristo il quale, regalandoci la sua presenza, ci regala la sua
libertà, la sua comunione, ci fa gustare quell'esperienza di eternità beata per
cui l'istante è il luogo di quotidiana trasfigurazione.
Il Signore non ci dà i comandamenti che possono risultare
semplici costruzioni umane, il Signore ci dà il gusto della sua presenza e
quando l'uomo ha il gusto di questa presenza, di questa presenza creatrice,
rinnovatrice, di questa presenza che è la fiducia di Dio, istante per istante
le nostre azioni sono il semplice, quotidiano e ordinario traboccare di una
vita divino-umana in noi. Di conseguenza non esiste gesto nella nostra vita che
non ci faccia crescere nell'intimità divina.
Noi qualche volta ci preoccupiamo di fare, corriamo e
vogliamo vedere gli effetti; la bellezza della vita è percepire che ogni
pensiero dell'intelligenza, ogni movimento del cuore, ogni reazione sensitiva,
ogni gestualità della vita anche la più ordinaria sono segni dell'agire della
Santissima Trinità e allora ci accorgiamo che la vita non è quello che capita,
ma incarnare in quello che capita il mistero che è dentro di noi. Dovremmo
ripeterci più volte: "Signore sono tuo." Secondo il dettame
apostolico “Tutto è vostro, ma voi siete di Cristo”. Di riflesso come Gesù ha
costruito la sua vita come continuo linguaggio relazionale che dava fiducia
all'uomo regalando l'amore del Padre, così la nostra vita dovrebbe
rappresentare un linguaggio ordinario attraverso il quale cresciamo in questa
intimità d'amore.
Vivere è far maturare giorno per giorno il gusto di quella
comunione gloriosa che sarà piena e definitiva in paradiso. Attraverso i
linguaggi più semplici della vita, l'eternità, progressivamente, ci trasfigurerà
e quando la nostra vita sarà piena di questa presenza faremo il grande salto “Padre
nelle tue mani consegno il mio spirito” e la nostra persona illuminata di
eterno canterà per sempre la gioia dell'essere “siate santi perché io il Signore
Dio vostro sono santo”.
Viviamo questa verità in questa eucaristia. Gesù questa
mattina si regala a noi, ma di fatto si regala a se stesso, è lui in noi che ci
fa desiderare il suo corpo e il suo sangue, è la sua presenza che ci fa amare
la sua presenza sacramentale e nel momento in cui accoglieremo quel pane e quel
vino il Signore darà se stesso alla sua presenza e noi cresceremo in questo
mistero per poter camminare in quella novità di vita che non ci porta più a
cercare le perfezioni storiche, ma è ritrovare il gusto di una creatività
divina che compie meraviglie nelle nostre povertà quotidiane, anche nelle
nostre infedeltà quotidiane, perché il Signore soprattutto nel dono eucaristico
è un miracolo vivente che ci rende luminosi della sua luminosità.
Chiediamo al Signore d'essere veramente persone in cammino
che attraverso il gusto del feriale divengono continuamente una luce luminosa.
E allora quale grande speranza potremo gustare nella nostra vita… e non avremo
più le paure, anche se a livello psicologico potremmo averle ancora, sono i
limiti della vita.
In questo clima di vita divina interiore vedremo fiorire
quel fuoco amoroso della Trinità che dimora in noi, quel fuoco amoroso che l’eucaristia
rigenera continuamente perché possiamo andare incontro al Signore nella
luminosità eterna che è il desiderio di ogni nostro desiderio.
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