OMELIA
Il cammino della fede
anima la storia del discepolo e in queste domeniche la Chiesa ci sta educando a
contemplare in modo vivo e vivace la figura di Gesù per entrare sempre più nel
suo mistero che rappresenta la sorgente della nostra esistenza evangelica.
Domenica scorsa la professione di fede in Gesù in tutta la sua paradossalità
l’abbiamo vissuta nella profonda convinzione che siamo in una costante scuola
di autentica liberazione interiore.
La bellezza della fede si
costruisce in un costante cammino nel quale il Cristo ci dona la sua libertà,
liberandoci continuamente dai nostri condizionamenti. Qui veniamo ulteriormente
stimolati a seguire Gesù nella attrazione che Dio opera nel cuore di Geremia.
La potenza dello Spirito
Santo opera in noi in un itinerario che ci permette di comprendere in tutta
verità che solo l'azione divina in noi rappresenta il clima per vivere una
libertà che l'uomo contemporaneo non riesce più a darsi o a ritrovare nel
contesto culturale odierno. Seguire Gesù vuol dire superare i condizionamenti
che ci rendono schiavi del momento presente per entrare in una esperienza di esodo
che, giorno per giorno, ci rende sempre più docili allo Spirito che riplasma la
nostra interiorità rendendoci sempre più simili al Maestro divino.
In questo contesto di
esodo noi siamo collocati nella nube che ci richiama ogni giorno la viva
presenza delle tre Persone divine che ci conducono a fare un passo in avanti,
per entrare in una profonda esperienza di fede, perché il Cristo divenga
veramente vita della nostra vita. E' il grande ideale al quale l'apostolo Paolo
ci rimanda perché il cammino nel processo di liberazione possa essere autentico:
“Vi esorto, per la misericordia di Dio, a
offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo
il vostro culto spirituale”. Questo testo riassume tutto l'ideale di un
vissuto che voglia veramente essere evangelico. Immersi nell'amore creativo del
Padre, il Cristo vive in noi, con noi e per noi la sua esistenza di donazione
al Padre e all'umanità. Solo così possiamo rendere vero il nostro cammino di
fede, poiché l'interiorità del Cristo è attiva in noi e ci permette d'essere
veramente in sintonia con Gesù. Dovremmo profondamente riscoprire il fatto che
il Risorto in noi rivive la tutta sua esistenza, rendendola partecipe a ciascuno
di noi, se nella fede entriamo nel suo cuore innamorato del Padre e dell'intera
umanità.
L'apostolo ci richiama
continuamente nei suoi scritti che il culto, prima d'essere un rito, è uno
stile di vita interiore dove ogni linguaggio del quotidiano è:
·
un olocausto di rendimento di grazie in cui facciamo l'esperienza
di voler crescere nella appartenenza al suo amore,
·
un momento di rinnovamento della comunione fraterna,
·
una purificazione dell'uomo vecchio che si sente chiamato
a entrare nella autentica libertà del cuore.
Chi fa l’atto di fede
deve vivere come Lui è vissuto e la concretezza della sua storia è un culto a
Dio gradito.
Scegliere il Cristo è
vivere come il Cristo: vivere la sua morte per condividere la sua
risurrezione. Qui è il nucleo essenziale dell’esistenza.
Se guardiamo
effettivamente il cammino della nostra vita intuiamo questa profonda verità:
l’uomo ha la vita da Cristo ed è chiamato ad arrivare alla pienezza di Cristo.
Quando entriamo nella
verità della fede partiamo dal Cristo per giungere al Cristo perché la fede o è
radicata in questa meta, in questa finalità - da lui a noi e da noi a Lui –
diversamente la nostra esistenza non si costruirebbe affatto. Dobbiamo, nella
viva imitazione del Cristo, costruire la nostra esistenza per gustare il
significato della nostra appartenenza a Lui.
Noi viviamo in Gesù, per
Gesù, e con Gesù poiché l’itinerario di vita che ci porta progressivamente a
essere trasfigurati in Lui ha queste tre caratteristiche: viviamo in
Lui, con
Lui, per
Lui.
La fede si costruisce
attraverso cinque preposizioni:
*da
Cristo è la vita,
*
in Cristo la costruiamo,
*con
Cristo la maturiamo,
*per
Cristo accediamo al Padre,
*a
essere a Cristo configurati.
Questa è la bellezza
attorno alla quale ruota l’esperienza della nostra fede.
Noi viviamo solo di Lui e
del suo mistero ma davanti a questo orizzonte, come noi possiamo avere una
effettiva capacità per poter veramente elaborare una vita di fede, dove
progressivamente veniamo in Lui trasfigurati?
La risposta ce l’ha data
molto bene il profeta Geremia, come si è visto all'inizio. Questa esperienza si
costruisce in un mistero di attrazione in base alla quale, al di là delle
difficoltà che il seguire Cristo comporta, noi stiamo vivendo il fascino di
Cristo e non ci deve mai abbandonare.
Il credente è colui che
non può vivere senza Cristo. Ecco perché noi quando nelle difficoltà della fede
potremmo cadere nel rischio - come Geremia - di allontanarci dal Signore, il fascino della
sua presenza ci dà il coraggio della sequela, l’essere in Lui e con Lui è più
importante dei concreti avvenimenti della storia quotidiana!
Qualunque siano le croci,
il Signore c’è e attraverso questa centralità del Signore noi ritroviamo
effettivamente il significato portante della nostra esistenza.
Noi non siamo chiamati ad
amare la croce, siamo chiamati ad amare Cristo che porta la croce!
La croce in se stessa può
risultare deprimente. Se invece viviamo di Cristo, in Lui, con Lui e per Lui,
viviamo quel mistero di amore che vive della croce gloriosa del Cristo.
Se la nostra fede entra
in questa visione ci accorgiamo che la bellezza della fede è sentirci
progressivamente trasfigurati nel Maestro. L’atto di fede diventa vita credente,
scegliere Cristo vuol dire “diventare” Cristo.
Le difficoltà che tante
volte incontriamo fin dal mattino è che noi non abbiamo sempre l’orizzonte del
cuore pienamente rivolto a Lui!
Siamo spesso distratti
dalle cose, appesantiti dagli interrogativi della vita, dalle paure
dell’esistenza e non abbiamo questa concentrazione.
Ecco perché il cammino
della fede diventa un’avventura esaltante di imitazione concreta del Cristo.
Quello che è capitato a Lui, interiormente ed esistenzialmente capita anche a
noi, perché il discepolo non è da meno del Maestro.
Se hanno trattato così
Cristo, tratteranno così anche noi…….
Questa mattina ci ritroviamo
nell'eucaristia a celebrare continuamente il desiderio di diventare Gesù Cristo, di maturare nel sacrificio
vivente, santo e gradito a Dio che è stata la sua esistenza..
Il rito dell’Eucaristia è
un atto di fede: “Signore, senza di Te non posso più vivere, la tua Persona è
l’anima della mia persona!”
E’ quello che ritualmente
noi tra poco porremo.
Nel momento della comunione
ci sarà offerto, nel pane e nel vino, il Corpo e il Sangue del Signore, e in
quel momento diremo: Amen! I nostri sentimenti potranno così essere espressi: “Tu sei l’unico fascino della mia vita, con
la tua morte e risurrezione, senso della mia storia. Ricolmami della tua
Presenza perché io sia veramente trasfigurato in Te”.
Questo sia il mistero che,
nello Spirito Santo, insieme vogliamo celebrare, in modo che la nostra vita,
trasfigurata in Lui possa veramente ogni giorno camminare in novità di vita,
mentre siamo in attesa di poter eternamente contemplare il volto del Padre.
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