DOMENICA 15 OTTOBRE 2023
Is 25,6-10 Fil
4,12-14.19-20 Mt 22,1-14
OMELIA
Gesù in queste domeniche continuamente ci fa ripensare
al senso del regno dei cieli, del regno
di Dio. La bellezza dell'incontro con Gesù è aprire gli orizzonti su questo
infinito di Dio nel quale la persona ritrova veramente se stessa. Gesù è
entrato nella storia per regalarci la presenza del Maestro che si chiama il
Padre e il Padre vuole introdurci tutti nella sua intimità, in una gioia
veramente inesauribile. Il Padre ci ha creati per poterci introdurre nel
banchetto della sua persona per gustare la sua personalità, per vivere di quella
ebrezza infinita che determina tutta la nostra vita. Oggi noi siamo creati per
poter crescere nel desiderio del volto del Padre. Davanti a questo grande orizzonte, l'idea ancora più
profonda che questa domenica il Signore ci vuol regalare è l'idea del
banchetto, il banchetto come mentalità di convivialità, come elaborare un itinerario di vita che sia veramente al
centro della nostra storia e che è dentro di noi in forza dell'essere uomini,
uomini battezzati che attraverso l'esperienza
della Chiesa ritrovano sempre più se stessi. Questo invito è rivolto a tutti
gli uomini, a tutti perché tutti devono entrare a contemplare il suo volto e
davanti a questo orizzonte di grande apertura, ecco, nella parabola si mettono
in luce due aspetti negativi che devono stimolarci da una parte a innamorarci
sempre di più di questo invito al banchetto nuziale che è il senso di fondo
della nostra vita e, dall'altra, il coraggio di non cadere nelle tentazioni
della cultura odierna che ci può far dimenticare questa grande meta alla quale
siamo chiamati. E allora ecco i due “difetti”
che emergono dalla parabola: l'essere
eccessivamente preoccupati di quello che facciamo ogni giorno e, il secondo, la
carenza di vera libertà interiore.
Innanzitutto il primo ostacolo che è dato dalla
cultura di oggi: l'uomo di oggi è sempre di corsa, cammina, è un affannato, è
un teso, non riesce a percepire la bellezza della vita come dono, non riesce a
trovare quel momento di silenzio in cui gusta la vita come un atto gratuito di
Dio che lo chiama alla comunione. Non c'è il tempo per pensare - stando alla parabola - alla
gioia di partecipare alla convivialità del Padre che vuol renderci creature nuove nell'esperienza della Pasqua
del Maestro divino. È il banchetto di nozze che nasce dalla sua oblazione
pasquale, però la bellezza della nostra vita è tenere presente questa apertura
e nello stesso tempo ritrovare la capacità di non lasciarci distrarre dalle
tante cose della vita. Noi qualche volta siamo troppo pieni di interessi
storici e dimentichiamo di respirare questo infinito nel quale la nostra
esistenza continuamente si ritrova e spera, respira: siamo chiamati dal Padre per respirare questa comunione eterna,
vivere di questo infinito.
Uno dei drammi della cultura di oggi è la carenza di
questa percezione di una vita chiamata a entrare in una eternità beata. E allora ecco il rimprovero fatto da
Gesù attraverso la parabola, non dobbiamo dimenticare questo grande orizzonte
del cuore nel quale siamo chiamati a entrare, che dobbiamo desiderare e
dovremmo avere, questo entusiasmo, ogni volta che il Padre ci chiama alla
comunione di vita con sé che è partecipazione pregustativa di quella bellezza
gloriosa che sarà il paradiso. Ma dall'altra parte occorre ritrovare la
bellezza della nostra interiorità, dove l'interiorità è nient'altro che gustare
la presenza di Gesù, la presenza della Trinità, la presenza della grazia del
nostro quotidiano.
Entrare alle nozze, al banchetto
delle nozze del figlio del re, è entrare con l'abito degno di queste nozze, che
è l'abito nuziale. L'abito nuziale era offerto a tutti i partecipanti al
banchetto nuziale. Ora il dramma dell'uomo è lasciarsi così impegolare nelle
vicende quotidiane dimenticando lo sviluppo di quella vita interiore che gli
permette di costruire in modo autentico il suo cammino di tutti i giorni. Non
solo avere l'orizzonte vasto dell'Infinito di Dio nel quale respirare la
bellezza della vita, ma nello stesso tempo avere quella interiorità che è un
dialogo quotidiano con il Maestro, sotto l'azione creatrice dello Spirito Santo.
La bellezza della nostra vita è entrare in questa interiorità, perché l'interiorità è comunione, anzi,
il banchetto, espressione
di fraternità, vive intrinsecamente di questa vita spirituale, dove il desiderio dei nostri desideri si chiama il mistero
di Gesù nel quale noi siamo chiamati a entrare giorno per giorno. Usando il
linguaggio caro a Matteo - dal discorso della montagna - dovremmo ascoltare e
mettere in pratica, essere l’intimità con Gesù incarnandone il mistero nella
semplicità di tutti i giorni. Allora davanti a questi due “difetti”, questi due
drammi di chi rifiuta di partecipare al banchetto perché è impegnato in tante
cose esteriori e che non ha sviluppato in profondità questa vita spirituale di
intimità con il Maestro, noi dobbiamo ritrovare la gioia di camminare in modo
autentico in questa direzione. Cos'è questo invito? Questo invito potremmo
ritradurlo con tre semplici sottolineature:
- avere la mentalità di Gesù,
- avere il cuore pulsante di Gesù,
- vivere il rapporto con i fratelli con un cuore ricco
di tanta speranza.
Avere la mentalità di Gesù, avere questa percezione
più profonda che siamo degli amati, dei trasfigurati e quel banchetto nuziale è
il compimento sacramentale di questa intimità profondamente desiderata
dall'uomo nel cammino della sua storia e, di riflesso, conquistati da questa
interiorità ritrovare la bellezza di una comunione di vita, di ideali, amare la
storia come la ama Gesù, amare l'uomo come lo ama Gesù, avere la coscienza che
il pensiero del cuore di Gesù è il pensiero che anima le nostre scelte
quotidiane. Al banchetto di nozze noi condividiamo questa bellezza e di
riflesso le scelte che noi facciamo sono il mettere alla luce questa nostra
grande libertà interiore che ci permette di orientare la nostra vita in questo
grande mistero di pienezza di gloria. Questa è la bellezza della nostra vita.
Questo è il cammino che vogliamo percorrere.
Come è bello questa mattina ritrovarci nell'Eucaristia
e vedere il Padre che ci invita al banchetto di nozze del Figlio: l'Eucaristia.
È la gioia di spalancare il cuore, la vita, il senso della nostra storia a
questa somma gratuità di Dio e per evitare di cadere nei due limiti dell'uomo
che si lascia trascinare dalla storia e nello stesso tempo non riesce a gustare
la purezza del cuore, abbiamo lo sguardo del cuore profondamente immerso in
quell'invito, andiamo al banchetto, andiamo alla comunione di vita con Gesù,
andiamo a condividere la potenza dello Spirito Santo che ci inebria, ci rende
obbedienti al Padre e ci dà la gioia di pregustare quella gloria del paradiso
che attende tutti noi. Il regno dei cieli è simile a questo banchetto nel quale
noi pregustiamo la bellezza della gloria futura, pregustiamo la grandezza del
mistero della nostra vita.
Come sarebbe bello se al termine di questa Celebrazione
eucaristica crescesse in noi il desiderio di una esperienza di beatitudine
gloriosa. Se è vero che
l'Eucarestia è il sacramento della eternità gustato nel cammino della storia,
noi questo Sacramento dovremmo riuscire a coglierlo fino in fondo e cogliendolo
fino in fondo avremo la capacità di vivere la tentazione delle cose che
appaiono o dell’assenza di quella interiorità che dà entusiasmo alla vita.
Entriamo in questo grande mistero. Gesù ci raduna tutte le domeniche attorno a
questo invito eucaristico del Padre per inebriarci di eternità, lasciamoci
avvolgere da questo grande mistero e nonostante le resistenze che l'uomo
vecchio può porre, ritroviamo la bellezza di camminare in questa certezza:
nell'Eucaristia il Padre ci fa pregustare quella comunione gloriosa che tra
poco ci avvolgerà tutti in un inno di lode nella realtà del Paradiso. Il regno
dei cieli è nient'altro che la grande meta del nostro cuore, la bellezza della
nostra vita, la certezza che non saremo mai delusi. Lui è in noi, il Cristo ci
regala il Padre e nello Spirito Santo ci dice che è bello vivere in attesa di
questo mistero nuziale glorioso quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi.
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