DOMENICA 24 NOVEMBRE 2024
Dn 7,13-14 Ap 1,5-8 Gv 18,33b-37
Questa mattina Gesù ci convoca
attorno a sé per introdurci nella pienezza della nostra esistenza.
La solennità di Cristo Re centro del
cosmo e della storia è nient'altro che la contemplazione del compimento della
nostra vita. Nati da Dio, diventiamo figli di Dio e saremo figli di Dio in
pienezza quando giungeremo nel giardino del paradiso.
Oggi Gesù ci orienta a contemplare
questo grande orizzonte. L'uomo cammina nel tempo e nello spazio, ma questo
cammino ha una grande meta: il Dio tutto in ciascuno di noi. Ora, per percepire
questa bellezza, dobbiamo prendere consapevolezza giorno per giorno che noi
apparteniamo a Gesù. Ricordiamoci sempre come l'evangelista Giovanni nel
prologo faccia quella bella affermazione A
quanti però l’hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli
che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da
volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. Il cristiano è il generato
da Dio: questa è la bellezza della nostra esistenza!
I genitori sono solo uno strumento di
questo grande mistero, noi nasciamo da Dio, viviamo di Dio per contemplarlo
nella pienezza della gloria del cielo. E allora partendo da questa visione, la
consapevolezza che noi dovremmo continuamente acquisire nel cammino del tempo e
dello spazio, è che la nostra vita appartiene a Dio e, quando diciamo Dio,
diciamo Padre, Figlio, Spirito Santo, apparteniamo alla Trinità beata, quindi
il nostro cammino è una ascensione continua in questo grande mistero che ci
avvolge continuamente.
Ma come possiamo camminare in questo
stile di vita? E allora, nati da Dio, prendiamo coscienza che siamo abitati da
Gesù. Ognuno di noi nel cammino della sua vita è un meraviglioso Sacramento: il
Signore in noi, il Signore che cammina con noi, il Signore che ci trasfigura
continuamente nel cammino della nostra esistenza. Ecco perché la festa della regalità
di Cristo è la festa del compimento della nostra vita.
Ma come noi possiamo entrare in
questa dinamica che ci affascina continuamente e che ci attira?
Ed è la bellezza di vedere la nostra
vita nelle mani della Trinità beata.
Si dice nella vita di San Giovanni
della Croce che il suo più grande desiderio era quello di vedere Gesù, tant'è
vero che egli afferma - Quando morirò
finalmente potrò dire di vederti! -.
La solennità di Cristo Re ci
introduce in questa mentalità: poter vedere il Signore in tutta la sua bellezza
e luminosità. Noi camminiamo nel tempo e nello spazio, ma in questo tempo e in
questo spazio noi siamo orientati alla pienezza del mistero della nostra
glorificazione: il Dio tutto in ciascuno di noi.
Su questo sfondo nasce l'interrogativo
- come noi effettivamente possiamo entrare in questa esperienza? - e allora
dobbiamo per un momento soffermarci sulla nostra identità.
Noi siamo nati da Dio.
Quando Giovanni nel prologo dice che
siamo nati da Dio, fa una grande affermazione: la nostra esistenza appartiene a
lui, alla Trinità beata, e noi camminiamo in questo desiderio continuo senza
alcun problema.
Come sarà bello quando al termine
della nostra storia vedremo il Signore faccia a faccia e potremmo dirgli “Eccomi!
Accoglimi nel tuo mistero, la tua gloria senso della mia esistenza!”
Ecco perché il discepolo nella festa
di Cristo Re è pieno di gaudio, perché veramente fa l'esperienza di quella
comunione divina che è la bellezza della sua storia, Dio tutto in ciascuno di
noi.
Ora tutto questo avviene nella Celebrazione
eucaristica.
Se noi ci poniamo l'interrogativo - perché
siamo qui alla Celebrazione eucaristica? - la risposta è molto semplice:
lasciarci trasfigurare, lasciarci continuamente introdurre in quella bellezza
trinitaria che è la gioia della nostra vita.
Noi viviamo per essere comunione
Divina. Chiunque, ha detto Gesù, è dalla verità, ascolta la mia voce. Noi siamo
nati da Dio, viviamo la comunione con Dio e lo ascoltiamo perché è il senso
della nostra storia e della nostra esistenza. Anzi, nel profondo del nostro
cuore, c'è un pulsare continuo che ci dice: “Quando ti potrò vedere finalmente o
Signore?” È la grande aspirazione che noi
gustiamo continuamente, essere in una esperienza di trasfigurazione per cui il
Signore diventa il tutto in ciascuno di noi.
Ecco perché il cristiano nella
solennità di Cristo Re cerca di percepire questa meravigliosa bellezza, essere
nel mistero divino criterio di fondo della nostra storia quotidiana.
Allora in questo orizzonte chiediamo
al Signore la grazia di avere lo sguardo sempre rivolto verso l’alto, di
lasciarci attirare continuamente in questo Mistero di gloria per essere veri e
autentici. Noi siamo chiamati a vivere questa esperienza, chiediamo al Padre
questo dono, viviamolo continuamente, camminiamo nella gioia dell'eternità beata
e il Signore sarà il tutto nella nostra vita e allora, quando moriremo, potremo
veramente dire: “Finalmente ti posso gustare, posso percepire la tua bellezza e
con tutti i fratelli cantare quella gloria divina che è il paradiso!”
Questa è la festa di Cristo Re, essere
immersi in una gloria che ci avvolge continuamente, che ci dà tanta speranza e
ci dice: essere Gesù è il compimento della vita, è la gioia dell'istante, è il
canto che ci avvolgerà per tutta l'eternità beata.
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