OMELIA
Il discepolo è chiamato a vivere della sapienza divina per incarnare nella storia quotidiana la convinzione che nel Signore tutto è possibile. La sapienza che viene dall'alto è la luce che guida i nostri passi. Scopriamo allora che il gusto della mentalità di Cristo rappresenta la nostra speranza nel cammino del tempo perché ci offre la capacità di avere la potenza e la sapienza dello Spirito nel vivere le realtà contingenti di tutti i giorni. Noi tutti, come suoi discepoli, gli apparteniamo per vivere con l'entusiasmo della fede le molteplici situazioni contingenti della vita.
Il discepolo è chiamato a vivere della sapienza divina per incarnare nella storia quotidiana la convinzione che nel Signore tutto è possibile. La sapienza che viene dall'alto è la luce che guida i nostri passi. Scopriamo allora che il gusto della mentalità di Cristo rappresenta la nostra speranza nel cammino del tempo perché ci offre la capacità di avere la potenza e la sapienza dello Spirito nel vivere le realtà contingenti di tutti i giorni. Noi tutti, come suoi discepoli, gli apparteniamo per vivere con l'entusiasmo della fede le molteplici situazioni contingenti della vita.
Tale meta affascina ogni creatura che si sente appesantita
dalle oscurità dell’esistenza.
Cresce allora l’interrogativo sul percorso da seguire
perché la sapienza di Gesù possa diventare lo stile feriale e ordinario del
nostro cuore e del nostro sentire: è’ la luce che il Maestro ci regala oggi nel
dialogo con i figli di Zebedeo. Tale è
il percorso per crescere sempre più nella sapienza che viene dall’alto.
Innanzitutto Gesù pone loro la necessità di bere al calice
al quale egli stesso si sta accostando. In questa immagine scopriamo il cuore
del Maestro: l’esperienza del mistero dell’obbedienza alla misteriosa volontà
divina; infatti - in questo linguaggio immaginifico - veniamo ricondotti alla
figura del calice che è stato offerto a Gesù nell’orto degli olivi. Qui il
Maestro avverte tutta la drammaticità della volontà divina. Nello stesso tempo,
però cogliamo anche la grandezza del Maestro. In quell’accostarsi al calice
viene evidenziato il suo “sì” al Padre, atteggiamento interiore espresso nel
linguaggio del “bere”. Con tale immagine comprendiamo che l’oggi di Dio deve
penetrare nel nostro essere personale per essere radicalmente inebriati dalla
sapienza divina.
In quel calice scopriamo la bellezza dell’amore di Dio che
si offre completamente al Padre per l’umanità per offrire un volto evangelico
ed autentico ad ogni umana creatura. Nell'amore incondizionato di Gesù per ogni
uomo si è chiamati a vivere l’impossibile - possibile dell'Amore per dare
coraggio e speranza ad ogni persona sommamente amata dalle tre Persone divine.
Un amore che non viva la gioia di regalarsi pienamente all'altro, al di là di
ogni suo fisionomia, non sarebbe amore veramente evangelico. E' il grande
orizzonte che Gesù offre ad ogni suo discepolo
Il dono della propria vita ad ogni uomo caratterizza la personalità
del Maestro, poiché la grande meta della sua esistenza è che ogni uomo possa
ritrovare se stesso maturando nella grandezza del dono della vita stessa.
Questo orizzonte, che illumina in modo positivo anche le situazioni negative
della storia, rafforza la volontà oblativa di Gesù che nella radicale
attenzione al Padre dimentica se stesso e fa proprio il disegno divino di
donare vita e luce a chiunque a lui si accosti.
L’ebbrezza dell’oblazione amorosa anima quella sapienza
che nello Spirito Santo deve permeare il cuore di chiunque voglia seguire il
Maestro in tutta la sua verità, per acquisirne la sapienza.
Questo proposito passa all’azione nel desiderio del
battesimo.
In questa immagine scopriamo il morire di Gesù nella
passione in croce: la volontà oblativa deve incarnarsi nell’obbedienza. Il
coraggio d’essere in Dio si ritraduce necessariamente nell’incarnare la
pienezza dell’amore, passando attraverso le spoliazione, l’oscurità, le
incomprensioni, le solitudini, le sofferenze fisiche che hanno caratterizzato
Gesù.
La grandezza dell’amore lo spinge a offrire se stesso al
Padre per l’umanità, perché ogni uomo possa attingere al suo sangue la linfa
che gli possa permettere di respirare in
un vivo clima di forza e di coraggio, di fiducia e di speranza. Non si dà vera sapienza senza il vivere la
bellezza della croce.
Sicuramente qui ci ritroviamo di fronte alla paradossalità
del mistero pasquale. Infatti la vera bellezza della vita è rappresentata
dall’amore oblativo: siamo davanti ad una bellezza sfigurata per gli uomini, ma
ad una bellezza luminosa per chi sa vivere nel vero amore.
Qui, nel Crocifisso, possiamo accostarci a quella “porta”
attraverso la quale possiamo accedere al grande mistero della vita.
Ogni volontà amativa deve diventare volontà oblativa,….
ogni desiderio di dono per il fratello deve incarnarsi nel “farsi mangiare dal
fratello” per introdurlo nel gusto della propria identità.
A noi Gesù prospetta l’orizzonte dell’albero della croce
per vivere con lui e come lui la grandezza della nostra esistenza.
Su quella croce
riusciamo a comprendere la grandezza ineffabile e incomprensibile dell’more
divino - umano di Dio in Gesù Cristo.
Questo orizzonte non vuole però dire in modo immediato il
raggiungimento della pienezza della vita. Chiunque si accosti seriamente
all’evento evangelico della passione e morte di Gesù si sente persona
consegnata alla libertà di Dio. Amare infatti non è altro che far crescere nel
gusto dell'autentica libertà: la libertà di Dio che si comunica nell'amare, la
libertà dell'uomo che gusta nel lasciarsi amare nella meravigliosa fantasia
trinitaria.
Il vero amore si consegna nella massima generosità, senza
alcun calcolo, non si colloca nell’orizzonte del contraccambio: amare è
regalare e condividere libertà per una comunione che canta la bellezza e la
fecondità della vita.
Chi ama, ama liberamente, gode della libertà dell’altro e
sa vivere della libertà e dei tempi della persona amata. Così ha fatto Gesù.
Egli si è pienamente consegnato nelle mani del Padre sulla
croce e nella sepoltura ha atteso il darsi della libertà divina, che si è
rivelata nell’evento della risurrezione.
Contemplando Gesù morto, sepolto e risorto sappiamo
chiaramente che non saremo mai delusi.
Tuttavia dobbiamo continuamente vivere della libertà e
della purezza del cuore . Qui cresciamo nella gratuità del dono, affidandoci a
quel Dio che non delude mai. E’ la
bellezza del cuore credente. Egli sa che chiunque viva nella e della libertà
divina non sarà mai deluso, anche se la storia contingente spesse volte può
apparire come una grande delusione o un drammatico fallimento.
La sapienza che Gesù ci vuole regalare è quella della
fiducia in un Dio che nel mistero di Gesù ha avuto grande fiducia nei confronti
dell’uomo, amandolo all’inverosimile.
Solo “giocando” in questo affascinate clima divino
dell’amore del Cristo per il Padre per la creatura umana, potremo veramente
donare la vita, con e come Gesù sapremo “vivere di quella libertà divina” che
permette d’essere uomini liberi nel cammino quotidiano.
In tal modo regaleremo libertà ad ogni fratello che
incontreremo nelle strade della vita. Ciò che ci deve chiaramente affascinare è
il gusto di maturare nella libertà del Padre e in questo non temiamo mai nel
regalare noi stessi a lui fino ad entrare nelle profondità misteriose del suo
volere.
La celebrazione eucaristia, che ci riunisce, ci insegna
ogni domenica ad amare questa meravigliosa volontà oblativa delle tre Persone
divine. Nei doni eucaristici che ci saranno offerti scopriremo il gusto di
amore con il cuore di Cristo in tutte le direzioni della nostra esistenza
personale.
Il suo sangue, che ci è offerto nel segno del vino,
penetrerà in noi e ci donerà l’ebbrezza d’essere battezzati in quell’oggi del
Padre che costituisce la scuola quotidiana della nostra vera sapienza.
La gioia che scaturirà dal nostro cuore sarà la presa di
coscienza dell’affascinante gusto della libertà divina, che ci sosterrà nel
percorso di questa settimana. Non temiamo il calice dell’oggi di Dio, entriamo
nel cuore del Cristo inebriandoci della grandezza del amore e potremo percepire
quella meravigliosa esperienza di libertà che ci dona il coraggio nella vita
che corre, mentre siamo in cammino verso la Gerusalemme celeste, dove con tutti
i santi canteremo eternamente quella libertà che, assunta nella croce del
Cristo, ci donerà la bellezza di cantare eternamente il suo amore con tutti i
fratelli.
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