OMELIA
Il discepolo è chiamato ad entrare progressivamente nella
sapienza del Maestro per poter entrare in quell'armonia di cui ha parlato il
profeta Geremia.
Seguire il Maestro è gustare la novità della vita, una
novità che - ci ha detto l'autore della lettera agli Ebrei - è solo in Gesù
Cristo.
In quel sacerdozio “secondo l'ordine di Melchisedek” noi scopriamo come nella persona di Gesù
nasce il mondo nuovo, scaturisce la speranza per il cuore di ogni fratello e la
gioia dello Spirito penetra le membra di chiunque lo segua.
Ora, davanti a questo orizzonte, il racconto della
guarigione di Bartimeo potremmo definirlo come il metodo per gustare i tempi
messianici che Gesù ci regala e, allora, il primo passaggio che cogliamo nel
racconto del cieco Bartimeo è quel “gridare”; è interessante come l'Evangelista
descriva il contesto: sta mendicando lungo la strada, sente parlare di Gesù e
grida.
Tre passaggi che non sono semplicemente una narrazione, ma
l'espressione di una condizione interiore; la strada dice “ricerca” perché è un
cammino.
La coscienza di Gesù che sta arrivando diventa la speranza
del cuore del cieco, il gridare la sua espressione.
Se vogliamo entrare nella sapienza della novità di Gesù
dobbiamo essere ricercatori del vero che si lasciano raggiungere dalla Parola
che diventa una professione di fede.
Spesse volte noi ci poniamo la domanda: come possiamo
giungere alla bellezza della fede? E l'inizio del racconto di questa mattina è
molto illuminante: il cuore dell'uomo è assetato di verità ma, a causa della
cecità, non riesce a percorrere quella strada e allora l'annuncio della parola “Gesù!”
diventa il grido e, il grido, è il linguaggio intenso del desiderio, è gridare
la bellezza di ritrovare la luce, di ritrovare l'itinerario per poter cercare
in verità……. il cuore dell'uomo è di un ricercatore!
E la ricerca nasce da un fascino che, in modo misterioso,
investe l'uomo e lo porta a gridare: “Figlio di Davide, Gesù, figlio di Davide!”
Spesse volte noi non riusciamo a camminare nella via della
fede e della sapienza del Vangelo perché ci manca questo punto iniziale: la
bellezza del vivere è cercare…sapendo che noi stiamo cercando Colui che da
sempre ci sta cercando, per cui, quel gridare è Gesù che genera nel cieco il
desiderio della visione. E’ il capolavoro all'interno della nostra esistenza.
Non è una sapienza - quella di Gesù - che noi ci
costruiamo, ma è una sapienza che nasce da una Presenza.
E allora questo grido diventa dialogo: “Coraggio, alzati,
ti chiama!”
Se il desiderio scaturisce dall'azione di Gesù, Gesù chiama.. il chiamare è dare compimento al
desiderio.
Quando noi entriamo nel cammino della fede noi pensiamo
che la fede si costruisca dandosi da fare, la bellezza della fede è il Cristo
che si fa desiderare e questo desiderio si ritraduce nella presenza di Gesù che
ci chiama……… Interessante quell'espressione: alzati! Entra nel suo mistero!
È “l’alzati!” della morte e resurrezione, è “l’alzati!” dell'uomo che entra nella capacità di poter
camminare. La ricerca diventa dinamica, la supplica diventa camminare in un
rapporto interpersonale favoloso.
È interessante come il cieco rivolgendosi a Gesù usi
quell'espressione “Rabbunì!”
“Rabbunì!” mio maestro! Quell'aggettivo possessivo che
determina proprio il rapporto, il cieco nato ormai ha avvertito che Gesù è il
suo maestro, quel desiderio che il maestro ha posto in lui, quel desiderio che
si è ritradotto nella chiamata si esprime in quel “Rabbunì!”. La fede è dire a
Gesù: mio maestro!
Quando noi entriamo in un cammino di fede noi abbiamo
sempre una relazione interpersonale: Gesù
è il nostro maestro!
Qui ovviamente alle nostre orecchie risuona di quella
bella espressione del Vangelo di Giovanni al momento della chiamata dei primi
discepoli: “Maestro, dove abiti?”
Il credente è un discepolo continuo dove si incrociano
ricerca, chiamata, relazione.
La novità della vita è il Signore che, nel dare la luce al
cieco, dice: sono penetrato nella tua vita, il tuo desiderio di luce che ti ha
collocato nella ricerca - attraverso l'incontro con me - con tutta la potenza
della tua fede, fà sì che tu sia illuminato.
La luce è il regalo di chi si lascia ogni giorno
conquistare……
È un'esperienza interiore che noi non dovremmo mai
dimenticare. Come è pragmatica la nostra vita di fede quando la riduciamo alle
cose che facciamo. La bellezza della fede è un fascino che ci prende tutta la
persona e ci fa cercare, gridare, si lascia incontrare perché nel mistero della
morte e resurrezione di Gesù la luce pervada tutte le nostre membra.
Ecco il secondo passaggio che questa mattina Gesù ci vuol
regalare.. la fede non nasce da dei ragionamenti, Gesù non è un filosofo, Gesù
non ci dice neanche cosa dobbiamo fare perché non è né un pragmatico né un
moralista, lui ci dice: accoglimi come il tuo maestro interiore.
E in quel momento la persona di Gesù penetra nel soggetto
che ritrova la bellezza e la fecondità della vita, ma il terzo passaggio con
cui l'Evangelista conclude il testo evangelico è l'impegno che Gesù ci vuole
regalare questa mattina: “E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada”.
Noi possiamo, ogni giorno, cercare.. seguendolo..
camminando...
La fede non è qualcosa che è acquisita una volta per
sempre, la fede è lo stile di una vita, di una vita che è nuova ogni giorno.
Ogni giorno siamo chiamati a cercare e a vedere e a seguire in una ricerca che
avrà il suo compimento solo quando Dio sarà tutto in tutti.
Per cui il vedere è la gioia di una intimità in un
crescendo continuo perché il vedere è l'occhio che ritraduce il pulsare di un
cuore in ricerca e, quindi, la nostra esistenza deve essere ogni giorno
conquistata dalla presenza di Gesù perché ogni giorno generiamo la supplica e,
ogni giorno, Gesù ci dice “ io sono la tua luce” e noi gli diciamo “tu sei il
mio maestro!”
È la bellezza che noi stiamo vivendo nell'eucaristia:
l'eucaristia è l'essere chiamati per vivere la persona di Gesù, la luce del
nostro cuore e Gesù, penetrando in noi, ci dà l'ebbrezza dell'esistenza. Ogni
giorno siamo la spiritualità del cieco Bartimeo.
Nel momento in cui dimenticassimo questa metodologia noi
ci accorgeremmo, in modo immediato, che le tenebre entreranno ancora nel nostro
cuore: la fede è la conquista quotidiana perché Gesù è nuovo ogni giorno e noi
lo seguiamo ogni giorno celebrando anche i divini misteri perché la luce del
Cristo ci faccia cercare le realtà eterne, quei tempi messianici di cui ha
parlato il profeta Geremia e che il salmo responsoriale ci ha fatto meditare.
Viviamo così quest'eucaristia in modo da tornare a casa
sereni… siamo sempre sulla strada a mendicare… il Signore non ci deluderà, aprirà
i nostri occhi, ci darà l'ebbrezza della vita e potremo attraverso i doni eucaristici
crescere nella nostalgia di quella luce interminabile e ineffabile che è la
luce del paradiso.
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