OMELIA
Il cammino quaresimale ci ha lentamente introdotti nell'esperienza del mistero di Gesù.
Domenica scorsa egli ci ha insegnato che la bellezza e la fecondità di
essere discepoli è l'essere uomini perdonati: la grandezza del discepolo è
gustare l'essere creatura rinnovata.
Questo lo abbiamo accolto molto bene nelle espressioni e nei dialoghi di
Gesù ascoltati nel racconto della passione dove, mentre volgiamo lo sguardo a
colui che hanno crocifisso, in quelle parole cogliamo il senso di tutta la vita
di Gesù. Egli è entrato nella storia perché l'uomo fosse rigenerato e perdonato
dai suoi peccati; è il bel testo che la Chiesa antica ha composto e che abbiamo
ascoltato nella seconda lettura: la comunità rivolgendosi a Dio padre contempla
il Cristo nel quale ogni umana creatura si sente profondamente rinnovata.
In queste parole di Gesù sull'albero della croce scopriamo tutto il
senso della vita del Maestro. Gli evangelisti hanno messo sulle labbra di Gesù
morente quelle che erano state le caratteristiche di tutta la sua vita, far sì
che l'uomo superasse quella nebbia causata dal peccato e potesse veramente
entrare in comunione con il Padre. E’ bello soffermarci sulle tre parole che
Gesù ci ha regalato per riscoprire la bellezza e la fecondità di essere in
quella croce uomini radicalmente perdonati: "Padre perdona loro perché non
sanno quello che fanno", "Oggi sarai con me in paradiso", "Nelle
tue mani consegno mio spirito", tre passaggi che esprimono tutta la storia
di Gesù che è entrato nelle vicende umane perché l'uomo perdonato dal peccato
potesse contemplare il volto del Padre.
Contempliamo il crocifisso per gustare la luminosità del volto del Padre.
Infatti, nella prima espressione di Gesù "Padre perdona loro
perché non sanno quello che fanno" potremmo risentire un'espressione più
profonda presente nel cuore di Gesù: "Padre perdona loro perché non ti
hanno mai conosciuto".
La bellezza del rapporto con il Padre l'uomo non riesce a scoprirla
perché il peccato ha ottenebrato il cuore che gli ha impedito di vivere quella
relazionalità con il Padre che è il senso della vita; l'uomo che non conosce il
Padre come fa conoscere l'amore del Padre nel mistero del Figlio?
Gesù è entrato nella storia, ha assunto il peccato come oscurità del
rapporto divino per regalare all'uomo questa meravigliosa esperienza: il Padre.
Se dovessimo chiederci quale sia il senso fondamentale della nostra
esistenza dovremmo semplicemente dire: mostraci il Padre e ci basta.
Essere nel volto del Padre è gustare pienamente la realizzazione della
nostra esistenza.
Se uno non entra nel fascino del Padre come può conoscere il Figlio e gustare
il perdono? In quell'espressione di Gesù "Padre perdona loro perché non
sanno quello che fanno" ritroviamo come il cuore di Dio sappia capire il
cuore dell'uomo perché il peccato gli impedisce di respirare quell'atmosfera
divina che è il senso della vita. Il fascino di Gesù è così forte che uno dei
due ladroni dice "Ricordati di me quando sarai nel tuo regno" che
potremmo ritradurre con “conoscere il volto del Padre”.
La bellezza del rapporto con Gesù, la fecondità della relazione con
lui, si percepisce solo perché egli è il sacramento dell'amore del Padre. In
certo qual modo potremmo parafrasare l'espressione del ladrone come ho tanta nostalgia del volto del Padre di
cui tu sei innamorato, dammi la capacità di poter contemplare sempre la pienezza della vita.
Gesù gli dice "Oggi, con me, contemplerai il Padre".
La cosa più bella che Gesù ci può regalare ogni giorno nel nostro
cammino di conversione è il desiderio nostalgico del Padre. L'uomo non si
converte per essere più buono, sarebbe rinchiuso nelle sue categorie morali……
L'uomo si converte perché nel suo cuore c'è un tale desiderio di pienezza di
vita in Colui che è la fonte della vita stessa da desiderarne la visione.
Essere in paradiso è condividere con Gesù la visione gloriosa del Padre
"Oggi, con me, canterà l’ebbrezza della tua vita".
Sono quei valori che cogliamo nella persona di Gesù.
Se guardiamo attentamente perché il Verbo si è fatto carne ci accorgiamo
che Gesù voleva insegnarci la strada per vedere, per entrare nell'intimità
divina. Il peccato è una pesantezza anteriore, il peccato è una pesantezza
esistenziale, il peccato è la chiusura dell'uomo, dell'autosufficienza dell'io.
I peccati non sono il peccato, il vero peccato dell'uomo è non riuscire a
desiderare il volto del Padre. Gesù, su quella croce, ci dice "Oggi sarai
con me in paradiso" perché hai desiderato il volto del Padre. Avvertiremo
di conseguenza perfettamente lo stretto rapporto tra "Padre perdona loro
perché non sanno quello che fanno" - "Oggi sarai con me in
paradiso". In quella "ricordati" del ladrone non è altro
che il volto di Gesù che è entrato nel
cuore del ladrone e ha seminato nel suo cuore gli stessi sentimenti del Figlio:
essere in comunione con il Padre. In quel ladrone l'evangelista vede l'intera
umanità che si sente immersa nella novità di Dio e Gesù non può non
sottolineare questo dicendo "Padre nelle tue mani consegno il mio
spirito" e così "La mia missione è terminata, in me l'umanità sta
desiderando la luminosità del tuo volto".
La bellezza della fede è molto essenziale: avere dentro di noi questo
desiderio del volto del Padre come criterio della vita.
È stato il criterio della vita di Gesù come abbiamo ascoltato
nell'inno ai Filippesi "perciò Dio lo ha esaltato gli ha dato un nome che
è al di sopra di ogni altro nome perché, nel nome di Gesù, ogni ginocchio si
pieghi in cielo e sulla terra e ogni lingua proclami che Gesù è il
Signore".
Volgere lo sguardo a colui che hanno trafitto è fare quest'esperienza.
Iniziare la settimana Santa con questo orizzonte ci permette di
leggere in modo globale il mistero di Gesù: esiste una croce, ma la croce è la
forza per la luminosità del paradiso. La croce non è l'ultima parola della
vita, la croce non è il motivo di fondo della vita di Gesù, il motivo di fondo
della vita di Gesù è di togliere dal nostro cuore tutte quelle nebbie interiori
che impediscono di amare il Padre in modo che, purificato il cuore da queste
nebbie, il desiderio possa diventare appagamento: "Oggi sarai con me in
paradiso "-"Padre nelle tue mani consegno il mio spirito".
È l'eucarestia che stiamo celebrando………
Quando andiamo all'eucaristia, in certo qual modo, nell'ordine
sacramentale, siamo nel fascino di Gesù e mentre celebriamo i divini misteri
diciamo a Gesù "ricordati di me quando sarai nel tuo regno".
Andiamo all'eucaristia come creature povere, ma nel fascino del Maestro
gli diciamo: ricordati di me quando sarai nel tuo regno e, nel momento in cui
faremo la comunione, Gesù ci dirà "Oggi sarai con me in paradiso!" e,
al termine dell'eucaristia, Gesù ci congederà dicendo al Padre "Ormai
tutto è compiuto, nelle tue mani consegno il mio spirito "-"Ho fatto
nuovo l'uomo che esce di chiesa perché canti la bellezza di essere stato
perdonato, di essere ricreato nella bellezza divina".
Viviamo con serenità questo mistero in modo che la settimana santa non
sia fare tante cose, tanti riti…… ma sia contemplare questo volto per entrare
nel suo fascino e, entrando nel suo fascino, nella notte di Pasqua cantare la
luminosità del volto del Padre nel quale il nostro desiderio sarà veramente
realizzato.
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