OMELIA
L’esperienza d’essere discepoli ci ha condotti lentamente a entrare in quella purificazione interiore che ci ha spalancati sulla luminosità della gloria del cielo.
Il desiderio di eternità beata è presente in ogni discepolo poiché la
bellezza di essere del Maestro è contemplarne il Volto per sempre.
La Chiesa oggi ci insegna che questo grande itinerario passa
attraverso l’esperienza della sete, seminata in noi con il battesimo. La prima
lettura ci offre il clima per entrare in questo percorso esistenziale: come il
popolo ebraico aveva sete nel deserto e Dio ha dato l’acqua per continuare a
vivere, così il battezzato è assetato del Volto di Dio e, Gesù, gli dà l’acqua
che zampilla per la vita eterna.
Ogni discepolo vive in se stesso il principio espresso dal salmista: “La
mia anima ha sete di Dio, del Dio vivente, quando vedrò il suo Volto?” e
nell’immagine dell’acqua noi scopriamo l’intensità di ricerca presente nel
cuore dell’uomo. L’uomo ha una profonda sete di esistenza, e come l’uomo non
può vivere senza dissetarsi, il discepolo non può costruire la propria
esistenza senza il misterioso ma favoloso desiderio del Volto di Dio. Noi
saremo dissetati quando potremo eternamente contemplare la gloria del Padre.
Questa è la grande avventura che il discepolo è chiamato lentamente ad
acquisire. Dovremmo approfondire la consapevolezza che la condizione d'aver
sete è aver la voglia di vivere, è sentirsi stimolati a ricercare il nucleo
dell’esistenza per poter veramente essere dissetati, essere nell’armonia
esistenziale in tutte le sue componenti.
L’incontro tra Gesù e la donna di Samaria può essere il metodo
attraverso il quale lentamente possiamo alimentare questa sete e giungere a
gustarne la grandezza. Nel testo evangelico ci siamo accorti che in tutto il
racconto il grande protagonista è Gesù. E’ Gesù che attende la donna, è Gesù
che prende l’iniziativa, è Gesù che genera la curiosità, è Gesù che rivela il
suo Volto.
La bellezza della sete è qualcosa che Dio ha messo in noi e che
continuamente si dilata in noi.
E’ quello che in modo meraviglioso ci ha detto l’apostolo Paolo: il
Cristo, lo Spirito, il Padre, operano in noi attraverso la fede, la speranza,
la carità.
Il confronto con l'esperienza umana ci può essere di utilità. Come
fisicamente il corpo dell'uomo comporta il desiderio dell’acqua, così il
cristiano nella sua persona sente la presenza del Signore che gli fa desiderare
qualcosa di grande, gli infonde la sete dell'Ineffabile.
La bellezza di essere dissetati è un atto della gratuità di Dio, "l’acqua
che io gli darò, ha detto Gesù, diventerà in lui una sorgente d'acqua che
zampilla per la vita eterna". E' chiaro che quest'acqua fluisce da Gesù:
l’acqua è Lui.
In questo dialogo tra Gesù e la donna scopriamo come la parola del
Maestro l’abbia affascinata e l’abbia condotta lentamente a entrare in questa
meravigliosa pedagogia divina. Il punto centrale del dialogo è rappresentato da
quella domanda in cui si rivela la fonte vera della sete.
Gesù le rivolge la domanda: porta qui tuo marito.
Alla luce di quello che abbiamo ascoltato, il problema della sete non
è di intelligenza, noi potremmo avere tante nozioni ma non essere assetati. La
vera sete nasce dal cuore.
Se siamo allenati al linguaggio di Giovanni, l’evangelista ci rivela
la verità che ci vuole comunicare attraverso i numeri. Giovanni dice,
attraverso i numeri, il senso del mistero che vuole rivelare.
Se guardiamo attentamente, nella risposa della donna c’è tutto: ha
avuto cinque mariti, l’attuale non è suo marito, perché sta "desiderando"
il marito. Cinque più uno è l’imperfezione del cuore, che si manifesta nel
numero sei. Il numero sei è il tormento che porta a desiderare il numero sette:
il numero sette è Gesù. Quella donna è stata condotta da Gesù a ritrovare il
vero senso della sete, partendo dal suo cuore. Il cuore è il motore nella
ricerca del senso della sete presente nell’uomo.
Ricordiamoci sempre che Dio abita il cuore dell’uomo, la verità della
vita è il suo cuore, Gesù è nel cuore di quella donna, quella donna è assetata
di Gesù.
Il cuore per natura sua brama sempre l’infinito, l’intelligenza rimane
al finito del ragionamento, il cuore spazia sull’infinito e l’infinito è Gesù.
Tutta la vita è alimentare questa sete, é questa sete alimentata da
Gesù che opera intensamente nel cuore del discepolo. Questi accoglie la grande
rivelazione che in certo qual modo noi dovremmo sempre desiderare.
In seguito a questo dialogo la donna così si rivolge a Gesù: “So che
deve venire il Messia chiamato il Cristo, quando Egli verrà ci annuncerà ogni
cosa” e Gesù dice alla donna: “Sono Io che parlo con te." Qui abbiamo la grande manifestazione del
mistero di Gesù "Io Sono”.
E’ la bellezza della ricerca che incontra quel Sono io la persona di Gesù, l'acqua che zampilla per la vita eterna.
Credo che il discepolo nel cammino della sua esistenza non abbia altro
orientamento che questo: avere un cuore assetato di verità. Ecco perché in
questo meraviglioso racconto Gesù sceglie una donna, perché la donna è per
eccellenza il cuore.
Intuiamo che la bellezza della fede è far venire la voglia del
Signore.
L’uomo di oggi non riesce più a credere perché ha paura di avere un
cuore vigilante, attento e dinamico. La bellezza della fede è un cuore assetato
e il cuore non si accontenta mai. Se guardiamo attentamente la dinamica del
cuore, ci accorgiamo che il cuore è un infinito, presente nella persona, che fa
bramare l’infinito. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono nel nostro
cuore.
Gesù ci dice La mia Persona non
l’accogliete attraverso tanti ragionamenti, non l’accogliete attraverso tanti
riti, come egli stesso ha detto, "né a Gerusalemme né su questo monte adorerete il Padre". Da queste parole
del Maestro comprendiamo che dobbiamo lasciare dimorare Gesù in noi sommamente
amato per dilatare la sete battesimale d'incontrare il Volto del Padre. Quando
il discepolo entra in questa esperienza, la sua gioia è comunicazione che
contagia. Il cuore contento è un calore che si diffonde, che conquista le persone
come ha fatto quella donna.
Questa mattina nel nostro cammino quaresimale Gesù ci dice
semplicemente Fai invadere la tua vita
dalla mia presenza, dilata il desiderio di verità, di verità non intellettuale
ma esistenziale e vedrai che mi incontrerai e io ti dirò che sono Io colui che
ti sta parlando. E l’uomo in quel momento è nella gioia.
L’Eucaristia che stiamo celebrando è per chi è assetato del Volto di
Dio. Non dobbiamo mai guardare se abbiamo peccati o non peccati; non è questo
il discorso di Gesù, il discorso di Gesù è molto semplice: noi tutti siamo
assetati di lui. E tutti gli interrogativi della vita sono uno sviluppo della
sete che è in noi. L’uomo quando va all’Eucaristia, è un assetato di senso
della vita che è una persona, e quando noi tra poco ci accosteremo ai doni
eucaristici - in quel momento - saremo dissetati: "l’acqua che Io darò
disseta per la vita eterna". E allora in quel momento l’esistenza, avvolta
da questa presenza eucaristica, sarà un’esistenza dissetata che desidera solo
un’acqua, l’acqua della Gerusalemme del Cielo.
Viviamo così il mistero in tanta semplicità, non guardando alle nostre
povertà, non guardando ai nostri interrogativi, non guardando a tante cose,
viviamo la sete, questo cuore che desidera essere amato dal Signore per poter
veramente gustare quella meravigliosa presenza che ci disseta, ci dà il gusto
della vita e ci dà la gioia di costruire con fiducia il nostro istante.
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