12 marzo 2017

II DOMENICA di QUARESIMA (ANNO A)

Gen 12,1-4  2Tm 1,8-10        Mt 17,1-9
OMELIA
La bellezza del cammino quaresimale ha come meta l'essere sempre più consapevoli d'essere discepoli del Signore e per realizzare questa meta Gesù, domenica scorsa, ci ha condotti nel deserto perché vivessimo unicamente della Parola,  della fedeltà di Dio, del Dio che guidandoci non delude. Questo cammino, oggi, viene illuminato dalla grande meta della nostra esistenza:  il discepolo è colui che vivendo del Maestro entra in un itinerario di trasfigurazione.

Questa è la meta della nostra esistenza e la sua animazione quotidiana.

Il cristiano camminando nel tempo sogna questa realtà futura, questa trasfigurazione, questa luminosità eterna che è il senso stesso della nostra esistenza. Quelle vesti candide non sono nient'altro che la nostra esistenza avvolta dalla luminosità gloriosa di Dio. Si potrebbe paragonare questa rinascita luminosa alla affascinante luminosità del mare quando le onde sono calme e la luce si riflette in modo dinamico sulle onde, facendoci sperimentare la luminosità che vediamo nelle vesti candide di cui è avvolto Gesù nell'episodio della trasfigurazione e di cui anche noi saremo rivestiti nella meravigliosa liturgia della Gerusalemme del cielo.

Gesù oggi ci vuol collocare nella sua persona gloriosa che sarà il nostro futuro definitivo.

In quest'ottica riscopriamo che il vivere di futuro non è altro che trovare una feconda speranza nel presente, senza lasciarci condizionare dal passato. Il Signore nel deserto della storia ci dice la luminosità eterna che lentamente fiorisce nella nostra ferialità. Sono le luci che il Maestro ci offre in questo inizio di percorso quaresimale.

Per realizzare questa meta gli evangelisti pongono accanto alla figura luminosa di Gesù le due persone di Mosè e di Elia. L'approccio a quei due personaggi dell'antico testamento ci permette di rispondere ad una domanda che nasce spontanea nel nostro cuore: "Come, Signore, possiamo veramente entrare in questa gloria, lasciarci rigenerare da questa eternità beata nel momento stesso che camminiamo nel tempo?”

In quel conversare di Gesù con Mosè ed Elia scopriamo la strada per entrare in questa luminosità, perché entrambi hanno vissuto - sia pur nelle modalità loro - la stessa esperienza: la montagna sulla quale Dio si è loro manifestato.

Gesù si trasfigura sulla montagna, Mosè ed Elia vengono rinnovati dalla gloria di Dio sulla montagna perché il criterio di fondo per giungere a questa trasfigurazione sul monte è vivere l'esperienza di Mosè ed Elia. Quest'esperienza di Mosè e di Elia si è costruita nei 40 giorni che Mosè ha vissuto sul monte e nei 40 giorni che Elia ha vissuto nel cammino verso la montagna del Signore.

In questo cammino verso la montagna del Signore dove entrambi hanno avuto la manifestazione della gloria di Dio essi sono vissuti nel digiuno, nel gusto di una presenza e di una intensa intimità spirituale.

Si dice nelle testimonianze scritturistiche che Mosè per 40 giorni e 40 notti sul monte digiunò, e di Elia si afferma che per 40 giorni e 40 notti si nutrì e visse di quello che Dio gli regalava, mentre era in cammino verso la montagna del Signore. Su un simile sfondo diventiamo alunni di queste meravigliose esperienze di Mosè e di Elia per poter percepire dentro di noi quella forza trasfigurante che avrà la sua realizzazione quando saremo in paradiso.

L'atteggiamento che li ha caratterizzati è stato, sia pur in modalità diverse, il digiuno. La domanda che nasce spontanea potrebbero essere questa con una immediata risposta:

"Cosa vuol dire digiunare se non “ascoltare”?

Cosa vuol dire digiunare se non purificare il desiderio?

Cosa vuol digiunare se non evidenziare il primato dell'invisibile e delle realtà celesti rispetto al visibile e alle realtà terrestri?”

Infatti se guardiamo attentamente la bellezza della vita essa non è altro che un camminare con un intenso desiderio di autenticità di vita. L'uomo nel cammino della sua esistenza desidera essere autentico, soprattutto in una cultura dell'immagine che porta l'uomo fuori dalla sua verità di vita. Camminare nel digiuno è dire questo primato dell'invisibile, questo primato dei grandi ideali che devono affascinare la nostra vita, dei grandi orizzonti nei quali introdurre la nostra esperienza.

Il digiuno è la voglia di vivere in pienezza dove questo vivere in pienezza è niente altro che dissetarci e sfamarci alla divina presenza. Entrambi, Mosè ed Elia, hanno goduto di questa meravigliosa presenza. Se cogliessimo a livello interiore questo itinerario riusciremmo a capire cosa sia "trasfigurazione", cosa voglia dire entrare nella luminosità di Dio, cosa significhi vivere di un futuro che dà respiro nel travaglio del contingente che, tante volte, ci soffoca e ci impedisce di respirare.

Se uniamo le due esperienze di Mosè ed Elia intuiamo la bellezza trasfigurante d'essere discepoli.

Mosè al termine di quei 40 giorni e 40 notti vide la gloria di Dio, la presenza di Dio, il Dio che gli parlava, il Dio che gli regalava la legge, che gli regalava il "cuore" nel quale Israele era destinato a costruire la sua vita.

Un digiuno che non divenga ascolto, che non divenga desiderio amoroso di una presenza, non ha senso.

La bellezza del camminare sul monte del Signore è quella di una ascensione interiore, autentica, dove tutta la persona desidera  essere trasfigurata. Quel desiderio immenso che c’è nel discepolo di diventare come il Maestro  non è altro che l'esperienza di Mosè.

Se poi entriamo nell'esperienza di Elia, ci accorgiamo come egli al termine del suo itinerario nel deserto, sul monte, ha respirato il respiro di Dio. In quella visione che noi abbiamo ritradotta in modo molto forte il gusto dell'incontro con la bellezza di Dio. Se guardiamo attentamente il testo che narra la vicenda di Elia ci accorgiamo della grandezza dell'entrare nella brezza divina che ci offre un significato molto profondo: Elia ha gustato il respiro di Dio e avendo gustato il respiro di Dio ha ritrovato lo slancio nella sua esistenza e si è riavuto nel continuare la sua missione profetica.

E' sicuramente molto bello vedere il risultato di questa loro vicenda spirituale.

Entrambi, scendendo dal monte, dopo aver fatto questa meravigliosa esperienza hanno comunicato la luminosità di Dio ad Israele, come nel caso di Mosè; Elia a sua volta ha comunicato l'entusiasmo della vita. Nelle loro figure vediamo la vita dei discepoli che scendendo dal monte gustano d'essere con il Maestro: videro Gesù solo con loro! La bellezza della trasfigurazione è desiderare di vedere solo il Signore in una essenzialità di vita che qualifica fine in fondo la nostra storia: è il reale sogno del discepolo!

Allora entrando in questo itinerario interiore, scopriamo che l'essere discepoli non è portare dei pesi, ma liberarci dai pesi, in una esperienza in cui Dio ci solleva dalle pesantezze della storia che ci impediscono di respirare per entrare in un cammino di gloria dove le vesti candide avvolgono la nostra vita e la nostra corporeità diventa luminosa nella luminosità di Dio.

È il mistero eucaristico che ci qualifica interiormente.

La gioia ogni domenica di ritrovarci nell'eucarestia è la gioia degli affamati che digiunano dei desideri di questo mondo per essere veramente alimentati da questo desiderio di eternità che riempie il cuore, la mente, il sensibile e ci rende interiormente uomini così luminosi poiché il Maestro si rivela a noi, e noi vediamo tutto negli occhi del Risorto che diventano i nostri occhi.

Questa è la bellezza dell'essere discepoli: entrare nella trasfigurazione è nient'altro che entrare in un cammino; con il cibo eucaristico camminiamo per i 40 giorni e 40 notti che è la nostra vita intera, per poter giungere al termine della nostra vicenda storica. Quando moriremo, saremo per sempre in quella luminosità eterna dove eternamente canteremo la gioia di essere stati con Gesù.

Questa sia la speranza che vogliamo portarci a casa questa settimana in modo che la nostra esistenza in questa luminosità di vita ora vissuta possa diventare quella grande forza che ci proietta in avanti. Un simile desiderio si compirà solo quando saremo investiti di questa luminosità eterna che è la bellezza e la gioia della nostra storia.
 
 
 
 
-

Nessun commento:

Posta un commento