21 settembre 2020

XXV DOMENICA T.O. - ANNO A -

 


TRASFIGURAZIONE DELL’ICONA DEL SANTO JESUS

Chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie - Bergamo

Ap 5,6-14                 Eb 1,3-12                 Lc 24,35-48

OMELIA

Quanto più camminiamo nel tempo e nello spazio, tanto più cresce in noi la conoscenza di Gesù. La bellezza della vita, noi ben lo sappiamo, è entrare nell'intimità con lui, secondo quanto ci dicono gli Apostoli, i quali sono i testimoni del grande evento della risurrezione. Gesù appare agli Undici perché essi, imbevuti e impregnati della sua presenza, possano veramente annunciare agli uomini la novità della vita. È la Parola che abbiamo ascoltato poc’anzi nel testo evangelico: gli apostoli saranno testimoni della conversione per il perdono dei peccati. Se la conoscenza di Gesù, dicevamo nelle due domeniche scorse, si realizza attraverso il perdono dei peccati, la condizione per entrare in questa novità di Dio, che fa nuove tutte le cose, è la “conversione”, parola nella quale si racchiude necessariamente l'itinerario di chiunque voglia conoscere Gesù.

In un meraviglioso dialogo interiore tra la Trinità e la creatura umana le tre Persone Divine appaiono all'uomo attraverso il Risorto, penetrano la personalità della creatura e nasce il mistero della conversione. Solo chi si apre all'invadenza del Risorto può scoprire la dinamica della conversione. Quando Gesù afferma che dobbiamo convertirci, non ci pone dinanzi una serie di precettistiche morali o comportamentali, ci pone dinanzi l'ambiente vitale della conoscenza di Gesù, perché conoscere Gesù è lasciar fiorire la sua persona dentro di noi. Il discepolo è colui che si lascia prendere dalla figura del Maestro, entra nel suo mistero e, di riflesso, nasce uno stile di vita, per cui noi conosciamo Gesù, perché egli in noi opera la nostra conversione. È un ospite dinamico e operativo nel nostro istante, che agisce trasfigurando lentamente la nostra personalità. È lui che in noi opera e opera continuamente. Ora, per entrare in questo itinerario di novità di vita, che ci permette di conoscere il Maestro, dobbiamo a livello interiore lasciarlo abitare in noi, perché nel momento nel quale lasciamo abitare il Cristo in noi, nello Spirito Santo, egli è altamente dinamico: ci attira continuamente a sé. Anzi, il Padre ci regala ogni giorno il Figlio, che viene ad abitare in noi e, nell'energia dello Spirito, il nostro cuore, nell' entrare in comunione con il Padre, si trasfigura. È la bellezza della nostra esistenza: la conversione è un atto di fede nella signoria di Cristo che ha penetrato le nostre persone e le ha riqualificate, dandoci l'entusiasmo della vita. Quando il Signore abita in noi, si sviluppa un percorso di conversione che durerà per tutta la nostra esistenza, fino al momento in cui entreremo nella luminosità del Risorto, come abbiamo ascoltato sia dalla Lettera agli Ebrei che, soprattutto, dal testo dell'Apocalisse.

Ma che cosa avviene quando il Risorto entra in noi e diventa l'anima della nostra conversione? Ci accorgiamo che la sua presenza amorosa rende vivo il nostro cuore: è il cuore infatti l'anima della conversione. Noi non veniamo conquistati dall' intelligenza, ma dal cuore. Cristo, abitando in noi, costituisce la vivacità del nostro cuore. È quel desiderio di novità di vita che è profondamente radicato nel nostro spirito. Se la sua presenza amorosa rende vero e vivo il cuore, tale desiderio rende fervida la nostra mente. Il nostro pensare è diretto dal cuore. Se riflettiamo attentamente, quanto noi amiamo, così noi pensiamo. Il pensiero è il dilatarsi di un vissuto abitato da Gesù e, quando noi entriamo in questa bellezza, abbiamo il coraggio della volontà. Un cuore abitato è un cuore che fa camminare, un cuore abitato è un cuore che fa pensare, un cuore che si proietta nella bellezza della eternità beata. La conversione è il Signore che ci dice: "Io sto compiendo meraviglie in te. Ti regalo la gloria che sta alla destra del Padre, perché alla tua persona dono il mistero, con la speranza che in te possa veramente dilatarsi per sviluppare qualcosa di grande." Allora la conversione diventa ovviamente il perdono dei peccati: è la bella immagine che ci ha offerto l'Apocalisse, dove appare quell’ agnello ucciso e ritto in piedi, che penetra in noi e, essendo egli l'agnello che toglie il peccato del mondo, rifà la nostra esistenza e ci dà la capacità di vivere.

 È l'Eucaristia che stiamo celebrando. La costante esperienza di conversione, insieme al gusto di una abitazione trinitaria in noi, diventa uno stile di vita rinnovato continuamente dai doni eucaristici. La conversione spalanca il cuore, crea il desiderio di una pienezza di vita nel corpo e nel sangue del Signore, questo desiderio raggiunge il suo compimento e percepiamo quella novità interiore che rende vera e autentica la nostra esistenza. Allora gustiamo la presenza del Risorto che, essendo il Risorto, è un invisibile che ci affascina, che qualifica il cuore, un'invisibile che dà la gioia al cuore, alla mente, a tutta la nostra persona. Il resto non ci interessa. Ecco allora la bellezza di accedere a questa testimonianza degli Apostoli. La conversione è il mistero di Gesù che in noi chiede novità di vita attraverso la sua inabitazione. Spesse volte noi non riusciamo a entrare in questa ricchezza perché siamo troppo distratti. Entriamo in questa dinamica, con il Cristo in noi vivo e vero, senza che ricorriamo a nessuna immaginetta, per potere veramente gustare quella vitalità dello Spirito Santo che ci dice: "Cammina in novità di vita, io sono in te". Quando siamo guidati dallo Spirito, il Cristo diventa luminoso e il nostro unico desiderio è giungere a contemplare in eterno il volto del Padre.


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