13 giugno 2021

XI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - ANNO B -

Ez 17,22-24  2Cor 5, 6-10           Mc 4,26-34

OMELIA

Dopo aver percorso i diversi misteri della vita di Gesù, la Chiesa oggi comincia il tempo ordinario per farci comprendere che la bellezza di un clima festivo è costruire la vita nel feriale. E’ il regno dei cieli che attraverso la storia si sviluppa lentamente. Ritroviamo la dinamica della vita di tutti i giorni nella quale il cristiano colloca la propria esistenza: il rapporto tra la libertà creatrice di Dio e la libertà creata dell’uomo. E’ il rapporto tra il seme che entra nel terreno, il piccolo granello di senape che è il più piccolo di tutti, che penetra nella storia di ogni uomo. La vita ordinaria è il luogo nel quale l’evento del mistero di Dio lentamente si sviluppa nella profonda consapevolezza che il regno di Dio è nient’altro che portare lentamente l’uomo a ritrovare veramente e pienamente se stesso. Tutto questo in un cammino tra la libertà creatrice di Dio, che entra nella storia, e la libertà creata dell’uomo.

La bellezza di queste due parabole, è saper leggere e interpretare la vita nel suo scorrere quotidiano, Dio è straordinario in ciò che è ordinario e quindi cogliere la bellezza della nostra esistenza di discepoli costruendo in semplicità la vita di tutti i giorni.

Infatti, se guardiamo attentamente, la nostra esistenza è la sintesi di tanti fatti attraverso i quali il Signore ci parla. Quando noi diciamo che Dio ci parla, noi potremmo rimanere rinchiusi alla parola di Dio, le Scritture, ma la Parola di Dio è molto più ampia, è un venire di Dio quotidiano attraverso tanti fenomeni che in un modo o in un altro incidono nella nostra esistenza.  I contesti della vita, nei quali ci veniamo a trovare, rappresentano il terreno nel quale viene il Signore.

Noi qualche volta abbiamo dei fatti della vita una visione cronachistica, tanti avvenimenti che si succedono. La bellezza della nostra esistenza è trovare i contesti della vita come Parola dell’imprevedibile incarnazione divina. Ecco perché il cristiano nella sua vita continuamente ha questo grosso interrogativo: che cosa Dio mi vuol dire in questa epoca storica?  E di riflesso, Dio ci parla attraverso gli avvenimenti che si stagliano nell’orizzonte del quotidiano attraverso le persone, gli incontri di tutti i giorni, le emozioni, i sentimenti. Son tutti linguaggi attraverso i quali Dio ci parla. Qui nascerebbe un nuovo stile di vita, non più come il “rispondiamo al Dio che viene”, ma come “cogliamo il Dio che ci parla”, il quale ha una sua logica che non è la logica che ognuno si aspetta. E’ l’incontro tra la libertà di Dio, della fedeltà di Dio; sia il seme della parabola del contadino, sia il seme di senape sono la fedeltà del Dio che viene. La storia è il Dio che entra nel quotidiano per farsi conoscere e nello stesso tempo per farci conoscere a noi stessi. E’ la bellezza del vivere la storia. In questo anche le delusioni storiche sono parola di Dio per noi. Ma per entrare in questo stile di lettura della nostra esistenza, il terreno che siamo noi, dev’essere caratterizzato da alcuni elementi che ci permettono lentamente di cogliere il mistero di Dio nella nostra quotidianità. E allora, la capacità fondamentale di saper ascoltare, l’apertura alla storia è un’apertura che è fondamentale perché ogni istante della vita è un atto della gratuità di Dio, e il modo di agire di Dio è fantasia, è una libertà creatrice che l’uomo non riesce a prevedere ma che rientra in quel donarsi di Dio innamorato dell’uomo. E’ il Dio imprevedibile perché l’uomo si alleni nell’ascolto a questo stile di agire di Dio. Ogni giorno non è uguale all’altro perché Dio è nuovo ogni giorno, amare l’ordinarietà è lasciarci educare da questa libertà creatrice di Dio, un ascolto ricco di silenzio. L’uomo di oggi non riesce ad avvertire la profondità della sua esistenza perché non vive il silenzio. La bellezza di ascoltare è essere il silenzio vivente, dove il silenzio è la dimenticanza dell’io che vive l’attenzione alla storia quotidiana. Ogni uomo dovrebbe imparare ad avere alcuni orizzonti di silenzio per poter ascoltare l’imprevedibilità di Dio, perché lentamente - come non lo sappiamo - Dio sta seminando nel nostro cuore, nelle nostre persone il mistero della Sua bellezza. E’ meditare continuamente! Infatti è sempre bello costruire la nostra giornata, al mattino aprendoci al silenzio di Dio che parla e, alla sera, chiederci che cosa Gesù ci ha detto. E’ qualcosa che rende la nostra vita attenta e agile. E’ molto bello come nella parabola dell’uomo che getta il seme, dorma o veglia, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce come egli non lo sa; noi siamo un progetto più grande di noi stessi e noi veniamo lentamente educati a questa grandezza di Dio. Per entrare in questo stile di vita non dobbiamo lasciarci catturare dalle realtà contingenti come se fossero un assoluto. L’addormentarsi alla sera dicendo: “Signore, quante parole oggi mi hai detto, ma quante ne ho ascoltate?”… capiremmo che l’esistenza diventa un cammino perché il regno di Dio, l’armonia della nostra esistenza possa veramente fiorire. Dall’altra parte, entrare in questa visione è molto rasserenante perché è una delle cose, delle verità che noi dovremmo acquisire, che come non conosciamo il Signore, noi nemmeno conosciamo noi stessi. E quindi la bellezza dell’ordinarietà è entrare in una scoperta continua di questo mistero del dialogo Dio-uomo, dove Dio lentamente ci rivela il suo volto e noi lentamente scopriamo noi stessi: è l’avventura della vita!

E allora, dovremmo in ultima analisi, vivere il tempo ordinario con la convinzione di fondo che Dio in ogni giornata ci dice qualcosa, magari deludendoci, ma ci sta parlando perché il mistero, che è questo rapporto con Dio in cui noi scopriamo la nostra umanità, lentamente possa fiorire.

Perché la nostra vita è tesa al momento della mietitura quando il Signore ci dirà: “Entra nella mia gloria!”, perché questa meta è dentro il nostro spirito, questo voler vedere il Signore faccia a faccia, è l’anima della nostra esistenza, lasciamoci condurre nella libertà di Dio per crescere ogni giorno nella gioia di essere uomini liberi. L’intelligenza aiuta, ma quando l’intelligenza domina può lentamente raffreddare il cuore.

La bellezza di leggere la storia sapendo che Dio anche attraverso gli errori ci sta parlando… E allora la bellezza della nostra esistenza diventa un lasciarci costruire. La bellissima immagine con la quale Gesù conclude la sua parabola, è che noi potremo diventare quei rami d’albero dove i fratelli possono mettere il loro nido perché siamo nella gioia della fantasia di un Dio imprevedibile che vuol far di noi i suoi capolavori, attraverso anche le povertà e i limiti della nostra storia.

La bellezza dell’Eucarestia che stiamo celebrando è la rivelazione della luce che illumina il nostro quotidiano; l’uomo non sempre ha una luce perfetta per costruire l’istante. La bellezza di ritrovarci la domenica nell’Eucarestia è lasciarci illuminare da questo segno collocato in noi che ci aiuta a interpretare la storia di tutta la settimana per affrontare il futuro nella bellezza della creatività di Dio che ci ama. E allora in ogni evento c’è speranza, in ogni evento c’è la fiducia di Dio, in ogni evento c’è il mistero che ci dice: “Sei un capolavoro che non conosci, ma che nella tua docilità all’oggi del mistero diventa luminosità” e di questo ci accorgeremo quando tra poco vedremo il volto del Signore faccia a faccia.


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