Is 2,1-5 Rm 13,11-14 Mt 24,37-44
OMELIA
La festa di
Cristo Re ha collocato la nostra attenzione sulla pienezza della gloria. La
vita è un cammino verso l'incontro trasfigurante con il Maestro divino e
davanti a questa grande meta nasce il tempo dell'attesa. Il tempo dell'Avvento
allora va letto come il tempo dell'accoglienza di questo Signore che è il
criterio di fondo della nostra esistenza. Cristo è presente, si fa attendere e sarà
la pienezza della nostra vita: questi tre aspetti devono diventare motivo della
nostra riflessione.
Noi innanzitutto
aspettiamo Colui che è già presente, qui, ora, anzi potremmo dire che “Lui in
noi si fa aspettare”. Si tratta di quella profondità del senso del desiderio
che abita nell’interiorità di ciascun uomo, il desiderio della realizzazione
della vita, il desiderio della giustizia, della verità e dell'autenticità, secondo
quanto ci ha suggerito il profeta Isaia nella prima lettura: il desiderio della
armonia cosmica, dove tutti i popoli, nella luce del Signore, potranno
finalmente incontrarlo nella pace. È una verità questa presente nella persona
umana, la quale intensamente desidera entrare in questo mondo di novità di vita.
Attendere il Signore è attendere questa bellezza, dove ogni uomo sarà tutto
nell'Uomo per eccellenza, Gesù, Signore della storia. Occorre però che noi ci
facciamo guidare ogni giorno dall’atteggiamento, che è lo specifico del
cristiano, che noi chiamiamo la speranza. Tutto il cammino dell'uomo nella
storia deve essere animato dalla speranza. È molto bello quello che l'apostolo
Paolo, iniziando la lettera ai cristiani di Colossi, afferma: “Rendo grazie al Signore per la fede in
Cristo, la carità verso i santi, la speranza che ci attende nei cieli”. Il
Signore è presente e si fa aspettare. Attendiamo colui che si fa attendere.
Ecco perché il cristiano è così concentrato su questa presenza del Signore, su
questo primato dell'invisibile che anima la storia visibile. Lui è la presenza
di un mistero che avvolge la nostra vita, dalla nascita alla morte. Noi, nella
nostra superficialità, spesso non ne siamo consapevoli. Abbiamo dimenticato nel
nostro parlare l’espressione “mistero”, perché abbiamo dimenticato di essere
mistero nel mistero. Forse non ci rendiamo più conto della grandezza del nostro
essere uomini, creati a immagine di Dio, per diventare sua somiglianza. La
condizione per entrare in questo cammino è prendere coscienza che lui è
presente. L'uomo è sogno, l'uomo è attesa. L'uomo è un’intensa tensione verso
il futuro, ma tutto prende significato da come costruiamo il presente e il
presente è gustare ogni istante una presenza. Spesse volte nasce la domanda “Cosa
vuole dire essere cristiani?”. L'unica risposta che noi possiamo dare è:
“Cristiano è chi vive di Gesù, l’uomo autentico, l’uomo perfetto, l’uomo per
eccellenza. Solo in lui l'uomo ritrova i parametri della sua vita”. L'attesa è
propria di chi vive di lui: vive della sua presenza che dà senso a ogni
esperienza, a ogni scelta, a ogni avvenimento. Attendere il Signore non è
un'illusione, attendere Il Signore è percepire questa sua attualità nel nostro
oggi. Quel Gesù, nel quale prende un significato nuovo tutta la storia, è in
mezzo a noi, costruisce insieme a noi, se noi desideriamo colui che si fa
desiderare, se non possiamo stare senza la sua persona. Questo secondo me è uno
dei criteri fondamentali dell'Avvento: noi usiamo molti riti, utilizziamo molte
riunioni, ma la bellezza della fede è il rapporto con il Maestro, nel quale
ritroviamo la bellezza e l'autenticità della nostra storia. Ecco perché il
secondo passaggio che dovremmo riuscire a cogliere fino in fondo è che questo
Gesù, presente in mezzo a noi, è da noi intensamente desiderato. La speranza è la
consapevolezza che Gesù in noi si fa desiderare. E allora il terzo passaggio che
dovrebbe alimentare ulteriormente la speranza è attendere il Signore che verrà
sulle nubi del cielo. La pienezza della nostra vita è il paradiso. Noi spesse
volte non rivolgiamo lo sguardo verso questo orizzonte, perché abbiamo
sostanzialmente un grande dramma spirituale: vogliamo vivere in modo assoluto
le cose contingenti, che finiscono per dominare i nostri pensieri, le nostre
relazioni, ogni nostra scelta. Ci privano della libertà autentica e ci fanno
dimenticare la presenza che ci fa uomini. Dovremmo imparare a elaborare uno
stile di vita nel quale Cristo Gesù sia il Signore, il Dio tutto in ciascuno di
noi.
Il vegliare
nel tempo di Avvento diventa così attendere la trasfigurazione dell’intera
umanità, la revisione del mondo che entra nella verità, nella giustizia e nella
autenticità. Ecco perché l'Avvento è un proiettarsi in avanti in una pienezza
di vita nella quale Gesù sarà tutto in ciascuno di noi. È molto bello come
l'apostolo Paolo, delineando il senso della vita, ci illumina sul nostro futuro,
quando Cristo ci collocherà nella gloria del Padre, dove realizzeremo il nostro
sogno della pienezza della vita! Ecco allora il trinomio che ci deve condurre
in questo tempo dell'Avvento, fondato su una certezza: il Signore è presente! Siamo
immersi in una relazione continua che egli vuole stabilire con ciascuno di noi.
La sua è una presenza intensamente desiderata perché, nella sua essenza, è
l'anima della nostra anima e, di riflesso, è una presenza che si compirà
nell’incontro definitivo con lui, quando passeremo da questa storia
all'eternità e lo vedremo luminoso, così come egli è, in una gloria che non ha
confini.
Ecco perché
il tempo dell'Avvento è il tempo della speranza: Dio è in mezzo a noi; è il
tempo dell'attesa: Dio sarà la pienezza della nostra vita; è il tempo del
coraggio di seguirlo senza dubbi e senza paure: chi può essere contro di noi? E
allora l'Eucaristia che stiamo celebrando è il tempo dell'attesa. Ricordiamo
sempre quelle espressioni che noi meccanicamente ripetiamo, senza coglierne la
pregnanza: “Annunciamo la tua morte Signore,
proclamiamo la tua risurrezione nell'attesa della tua venuta”. Ci
ritroviamo per maturare la gioia dell'attesa, gustando una presenza che avvolge,
trasfigura e dà speranza ai nostri passi. E allora riusciamo a capire perché la
Chiesa, nel tempo dell'Avvento, continuamente canti “Vieni, Signore Gesù, Maranatha!” È una presenza che illumina il
nostro istante e allora, nell’Eucaristia che stiamo celebrando, cerchiamo di
entrare in questo mistero, che è una realtà non facile da intuire nella cultura
di oggi, ma se il Signore oggi è con noi, nell'Eucaristia il modo particolare è
in mezzo a noi, noi abbiamo la certezza che stiamo proiettandoci verso la
pienezza della vita, quando “Dio sarà
tutto in ciascuno di noi”. Vegliare è stare svegli, animati in tutto il
nostro essere da questa attesa, perché il Signore introduca ciascuno di noi nel
suo grande mistero d'amore.
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