LUNEDÌ 26 DICEMBRE 2022
At 6,8-10.12; 7,54-60 Mt 10,17-22
OMELIA
Nel mistero del Natale abbiamo scoperto la gioia della nostra
umanità e abbiamo goduto di condividere la gioia di Dio che in noi ha rivelato
la bellezza del suo mistero. La presenza di santo Stefano questa mattina ritraduce
una domanda che potrebbe in noi nascere davanti al dono della nostra umanità:
come è possibile vivere la gioia d'essere nati da Dio? Ed emergono tre aspetti
dalla Parola che questa mattina abbiamo ascoltato:
-
Stefano è pieno di Spirito Santo,
-
Stefano legge la sua vita con la parola di Dio,
-
Stefano incarna la signoria del Maestro nel suo
martirio.
Queste tre dinamiche, che noi cogliamo dal testo scritturistico di
questa mattina, ci aiutano a dare delle risposte al nostro interrogativo: come
noi possiamo veramente dire Gesù nella nostra umanità costruendo
evangelicamente il nostro quotidiano?
Il primo aspetto è prendere coscienza che noi siamo la pienezza
dello Spirito Santo. Di Stefano si dice che era pieno di fede e di Spirito Santo
e la nostra esistenza è un'esistenza piena di Spirito Santo. Quando siamo stati
cresimati siamo stati introdotti nella pienezza di Dio, per cui si è realizzato
in noi il principio che abbiamo ascoltato dal Prologo di Giovanni ieri Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo
ricevuto: grazia su grazia, siamo la pienezza di Dio! Noi qualche volta
abbiamo dimenticato questo grande valore che è presente nel nostro spirito: Dio
in noi ha incarnato il suo mistero. Ecco perché il cristiano è chiamato giorno
per giorno a ritrovare e a riscoprire il suo mistero che è la sua esistenza:
siamo la pienezza di Dio! Usando una bella immagine noi siamo un Dio
partecipato, un Dio creato. Noi siamo stati formati a immagine e somiglianza di
Dio, la nostra fisicità è sacramento del Divino che opera in noi. Ecco perché
nel brano evangelico Gesù ci ha detto che non dobbiamo preoccuparci davanti
alle difficoltà della vita, lo Spirito che è in noi parlerà, è la pienezza di
Dio che in noi fa meraviglie, è il gusto della vita e Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia,
siamo il sacramento vivo dell’oggi di Gesù.
Partendo da questa prima convinzione che deve imprimersi nel
nostro spirito, come Stefano, leggiamo la nostra vita con la parola di Dio.
Spesse volte nel cammino della nostra esistenza nascono tanti interrogativi,
anzi nella complessità culturale odierna questi interrogativi aumentano sempre
di più, e davanti a noi emerge l’esigenza di dire: dove trovo la soluzione agli
interrogativi della vita? Stefano li ha trovati nella rivelazione
scritturistica: accostarci alla Parola, risentire risuonare in noi i testi
profetici Così dice il Signore e,
nello stesso tempo, tenere sempre presente e fisso al nostro sguardo la figura
di Gesù. Dalla sua pienezza noi tutti
abbiamo ricevuto: grazia su grazia. In questa pienezza noi continuamente guardiamo
a lui per ritrovare la luminosità della nostra vita, seguendo il linguaggio
scritturistico: così dice il Signore… ma sulla tua parola getterò le reti. Una
simile esperienza è una caratteristica
che dovremmo ritrovare dentro di noi. Davanti agli interrogativi della vita non
solo prendere coscienza che siamo la pienezza del rivelarsi di Dio, ma abbiamo
anche la capacità di leggere la storia con la parola di Dio. In certo qual modo
essere persone che si educano a questa profonda convinzione: cercare in Gesù la
parola con la quale illuminare la nostra esistenza. Così ci suggerirebbe il
salmo: Guardate a lui e sarete raggianti
non saranno confusi i vostri volti… questo povero grida e il Signore lo ascolta
e lo libera da tutte le sue angosce- Il dramma della nostra esistenza sta
nel come interpretare la vita, ma guardiamo a Gesù, nella sua pienezza abbiamo
continuamente attinto al senso della vita, lui ci darà la luce per interpretare
la nostra storia ma sulla tua parola getterò le reti, Di conseguenza la
nostra vita sarà incarnare la persona di Gesù. Se abbiamo notato nel brano in
cui l'evangelista Luca narra la morte di Stefano. Egli non fa nient'altro che
incarnare la morte di Gesù. In certo qual modo la nostra vita è dare un volto a
Gesù in tutte le situazioni che la storia ci offre. Ci accorgiamo allora che non
solo con la parola sappiamo interpretare la nostra esistenza, ma nello stesso
tempo lasciare veramente agire e operare Gesù nella nostra esistenza. In certo
qual modo è quella pienezza che diventa la nostra vita. Abbiamo la possibilità
di gustare la creatività di Gesù dentro di noi in qualunque situazione la
storia ci possa collocare. E allora noi ci accorgiamo che la gioia di essere
uomini che il Natale ci ha regalato, noi la possiamo continuamente far fiorire
prendendo coscienza di chi siamo la pienezza della creatività di Dio, impariamo
a come possiamo leggere la storia, accogliendo la parola di Dio e, nello stile
quotidiano, incarnare il mistero della persona di Gesù. Quando Gesù diventa il
senso della vita, in quel momento, noi possiamo dire di essere uomini autentici.
Riusciamo allora a comprendere perché la Chiesa e la Chiesa
universale dopo le celebrazioni del Natale pone sempre la figura di Stefano
perché lui ritroviamo il “come” vivere il gaudio del nostro essere creature. Questa
è la bellezza della nostra vita. Se il Signore è dentro di noi, se il Signore
illumina la nostra mente, se il Signore è creativo nelle nostre azioni di che
cosa possiamo aver paura? E’ lui il grande protagonista della nostra esistenza
e quindi camminiamo in questa luce. E’ la bellezza di ritrovarci questa mattina
nella celebrazione eucaristica che non altro che incarnare questo mistero: Gesù
nell'Eucaristia ci rende partecipi della sua pienezza - il corpo e il sangue
del Signore - ci dà la capacità di
leggere la vita con la sua Parola, “Parola di Dio - Parola del Signore” - e
soprattutto ci riempie attraverso il suo corpo e il suo sangue della sua
presenza creatrice che ci dà il coraggio di camminare pur nelle difficoltà
nella vita quotidiana. Contempliamo il
presepio, gustiamo Il martirio, viviamo la gioia di incarnare Gesù. Se noi
avremo questi parametri esistenziali, giorno per giorno diventeremo quel volto
di Gesù così luminoso e così grande per cui anche noi, come Stefano, nel
momento in cui moriremo diremo: nelle
tue mani consegno il mio spirito! Prendiamo sempre più viva coscienza che
siamo tutto un dono, viviamo nella gratitudine, consegniamo noi stessi alla
fonte della Vita. Entrando in questo mistero la nostra vita fiorisce e fiorirà
sempre più perché abbiamo la gioia di essere il volto vivente di Gesù, nostro unico
e fecondo maestro di vita.
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