28 dicembre 2022

SANTO STEFANO, PRIMO MARTIRE – FESTA

LUNEDÌ 26 DICEMBRE 2022

At 6,8-10.12; 7,54-60                 Mt 10,17-22

OMELIA

Nel mistero del Natale abbiamo scoperto la gioia della nostra umanità e abbiamo goduto di condividere la gioia di Dio che in noi ha rivelato la bellezza del suo mistero. La presenza di santo Stefano questa mattina ritraduce una domanda che potrebbe in noi nascere davanti al dono della nostra umanità: come è possibile vivere la gioia d'essere nati da Dio? Ed emergono tre aspetti dalla Parola che questa mattina abbiamo ascoltato:

-          Stefano è pieno di Spirito Santo,

-          Stefano legge la sua vita con la parola di Dio,

-          Stefano incarna la signoria del Maestro nel suo martirio.

Queste tre dinamiche, che noi cogliamo dal testo scritturistico di questa mattina, ci aiutano a dare delle risposte al nostro interrogativo: come noi possiamo veramente dire Gesù nella nostra umanità costruendo evangelicamente il nostro quotidiano?

Il primo aspetto è prendere coscienza che noi siamo la pienezza dello Spirito Santo. Di Stefano si dice che era pieno di fede e di Spirito Santo e la nostra esistenza è un'esistenza piena di Spirito Santo. Quando siamo stati cresimati siamo stati introdotti nella pienezza di Dio, per cui si è realizzato in noi il principio che abbiamo ascoltato dal Prologo di Giovanni ieri Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia, siamo la pienezza di Dio! Noi qualche volta abbiamo dimenticato questo grande valore che è presente nel nostro spirito: Dio in noi ha incarnato il suo mistero. Ecco perché il cristiano è chiamato giorno per giorno a ritrovare e a riscoprire il suo mistero che è la sua esistenza: siamo la pienezza di Dio! Usando una bella immagine noi siamo un Dio partecipato, un Dio creato. Noi siamo stati formati a immagine e somiglianza di Dio, la nostra fisicità è sacramento del Divino che opera in noi. Ecco perché nel brano evangelico Gesù ci ha detto che non dobbiamo preoccuparci davanti alle difficoltà della vita, lo Spirito che è in noi parlerà, è la pienezza di Dio che in noi fa meraviglie, è il gusto della vita e Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia, siamo il sacramento vivo dell’oggi di Gesù.

Partendo da questa prima convinzione che deve imprimersi nel nostro spirito, come Stefano, leggiamo la nostra vita con la parola di Dio. Spesse volte nel cammino della nostra esistenza nascono tanti interrogativi, anzi nella complessità culturale odierna questi interrogativi aumentano sempre di più, e davanti a noi emerge l’esigenza di dire: dove trovo la soluzione agli interrogativi della vita? Stefano li ha trovati nella rivelazione scritturistica: accostarci alla Parola, risentire risuonare in noi i testi profetici Così dice il Signore e, nello stesso tempo, tenere sempre presente e fisso al nostro sguardo la figura di Gesù. Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. In questa pienezza noi continuamente guardiamo a lui per ritrovare la luminosità della nostra vita, seguendo il linguaggio scritturistico: così dice il Signore… ma sulla tua parola getterò le reti. Una simile esperienza è una caratteristica che dovremmo ritrovare dentro di noi. Davanti agli interrogativi della vita non solo prendere coscienza che siamo la pienezza del rivelarsi di Dio, ma abbiamo anche la capacità di leggere la storia con la parola di Dio. In certo qual modo essere persone che si educano a questa profonda convinzione: cercare in Gesù la parola con la quale illuminare la nostra esistenza. Così ci suggerirebbe il salmo: Guardate a lui e sarete raggianti non saranno confusi i vostri volti… questo povero grida e il Signore lo ascolta e lo libera da tutte le sue angosce- Il dramma della nostra esistenza sta nel come interpretare la vita, ma guardiamo a Gesù, nella sua pienezza abbiamo continuamente attinto al senso della vita, lui ci darà la luce per interpretare la nostra storia ma sulla tua parola getterò le reti, Di conseguenza la nostra vita sarà incarnare la persona di Gesù. Se abbiamo notato nel brano in cui l'evangelista Luca narra la morte di Stefano. Egli non fa nient'altro che incarnare la morte di Gesù. In certo qual modo la nostra vita è dare un volto a Gesù in tutte le situazioni che la storia ci offre. Ci accorgiamo allora che non solo con la parola sappiamo interpretare la nostra esistenza, ma nello stesso tempo lasciare veramente agire e operare Gesù nella nostra esistenza. In certo qual modo è quella pienezza che diventa la nostra vita. Abbiamo la possibilità di gustare la creatività di Gesù dentro di noi in qualunque situazione la storia ci possa collocare. E allora noi ci accorgiamo che la gioia di essere uomini che il Natale ci ha regalato, noi la possiamo continuamente far fiorire prendendo coscienza di chi siamo la pienezza della creatività di Dio, impariamo a come possiamo leggere la storia, accogliendo la parola di Dio e, nello stile quotidiano, incarnare il mistero della persona di Gesù. Quando Gesù diventa il senso della vita, in quel momento, noi possiamo dire di essere uomini autentici.

Riusciamo allora a comprendere perché la Chiesa e la Chiesa universale dopo le celebrazioni del Natale pone sempre la figura di Stefano perché lui ritroviamo il “come” vivere il gaudio del nostro essere creature. Questa è la bellezza della nostra vita. Se il Signore è dentro di noi, se il Signore illumina la nostra mente, se il Signore è creativo nelle nostre azioni di che cosa possiamo aver paura? E’ lui il grande protagonista della nostra esistenza e quindi camminiamo in questa luce. E’ la bellezza di ritrovarci questa mattina nella celebrazione eucaristica che non altro che incarnare questo mistero: Gesù nell'Eucaristia ci rende partecipi della sua pienezza - il corpo e il sangue del Signore -  ci dà la capacità di leggere la vita con la sua Parola, “Parola di Dio - Parola del Signore” - e soprattutto ci riempie attraverso il suo corpo e il suo sangue della sua presenza creatrice che ci dà il coraggio di camminare pur nelle difficoltà nella vita quotidiana.  Contempliamo il presepio, gustiamo Il martirio, viviamo la gioia di incarnare Gesù. Se noi avremo questi parametri esistenziali, giorno per giorno diventeremo quel volto di Gesù così luminoso e così grande per cui anche noi, come Stefano, nel momento in cui moriremo diremo: nelle tue mani consegno il mio spirito! Prendiamo sempre più viva coscienza che siamo tutto un dono, viviamo nella gratitudine, consegniamo noi stessi alla fonte della Vita. Entrando in questo mistero la nostra vita fiorisce e fiorirà sempre più perché abbiamo la gioia di essere il volto vivente di Gesù, nostro unico e fecondo maestro di vita.

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