11 dicembre 2022

III DOMENICA DI AVVENTO – ANNO A

Is 35,1-6a.8a.10                Gc 5,7-10        Mt 11,2-11

OMELIA

Il nostro cammino di avvento va verso la venuta del Signore, anzi il Signore, che è presente in mezzo a noi, ci stimola perché diventiamo ricercatori del suo volto. La bellezza della nostra esistenza si coglie quando ci poniamo in una esperienza di constante attenzione attiva al quotidiano. L'interrogativo che nasce dalla Parola che abbiamo ascoltato potrebbe essere così espresso: Chi è Gesù? Una domanda che può sembrare ovvia, ma è una domanda che dovrebbe interpellarci continuamente perché la bellezza di andare verso il Natale, verso la manifestazione gloriosa del Signore, presuppone un fascino continuo da parte di Gesù. Si rivela estremamente necessario e interessante porci questa domanda perché noi conosceremo Gesù solo nella liturgia del cielo. Là lo vedremo faccia a faccia, là saremo trasfigurati, là potremmo cantare il canto nuovo di chi si sente uomo pienamente libero perché liberato in quel clima di luminosa salvezza. Infatti che senso avrebbe un simile cammino verso la venuta del Signore, se non un itinerario nello stesso tempo pedagogico e mistagogico per imparare a conoscere Gesù. Ed è interessante come alla domanda dei discepoli di Giovanni - Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? - Gesù pone davanti alla loro curiosità dei miracoli.

Cosa rappresentano questi miracoli nella prospettiva della conoscenza del Maestro divino? E allora è interessante entrare nella grandezza di questo agire di Gesù perché la bellezza di incontrare Gesù possiede una chiara finalità: incontrare la bellezza e la fecondità della nostra esistenza. Se guardiamo attentamente questi miracoli, essi riguardano la fisicità dell'uomo. Noi ben sappiamo che gli ammalati sono un punto di domanda davanti alle situazioni storiche. Gesù è venuto per dire all'uomo: ritrova la bellezza della tua umanità. Le guarigioni sono nient'altro che il linguaggio di questo Gesù che fa l'uomo nuovo, è la bellezza dell'Avvento, che consiste nell’entrare nella conoscenza di Gesù, nella profonda convinzione che Gesù non lo conosceremo mai in modo pieno, ma solo in una attiva partecipazione alla sua grandezza che va al di là delle nostre capacità. Tutti gli studiosi si sono dati da fare per intravvedere il volto di Gesù, ne hanno abbozzato alcune piste, ma hanno rinunciato nel perseguire tale ideale, perché la conoscenza di Gesù è nient'altro che diventare Gesù. Quanto più noi diventeremo il cuore di Cristo, tanto più noi potremmo, lentamente, conoscere Gesù introducendo in noi quel desiderio di pienezza di vita, che avverrà quando Lui sarà tutto in ciascuno di noi. La grandezza del morire è lo spalancarsi della luminosità del volto di Gesù e poiché dobbiamo essere sempre in cammino ecco la figura di Giovanni il Battista, il quale ci educa -lentamente- a crescere nella sete del volto di Gesù; infatti ed è l'espressione con la quale si è concluso il vangelo: In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Giovanni ha la capacità esistenziale di farci ricercare il volto di Gesù. Entriamo ora nel suo mistero.

Davanti alla figura di Giovanni emergono tre possibili letture della sua presenza in questo tempo di Avvento. Come già accennavamo domenica scorsa Giovanni ci fa desiderare la conoscenza di Gesù. In un certo qual modo usando l'immagine del vangelo, Giovanni ci dice: va da Gesù e chiedigli: chi sei?  Allora il Maestro attraverso i miracoli di guarigione si presenta come la novità dell'uomo, ci troviamo di fronte all'uomo profondamente rifatto, la bellezza di Gesù è dire all'uomo: Sii veramente te stesso! Ecco perché l’Avvento è un meraviglioso dialogo tra l'uomo e cerca la sua autenticità e un Gesù che appare nel tempo come colui che dice: Ecco. Io sono il vero volto dell'uomo! Utilizzando questo duplice elemento, del dialogo tra Dio e l’uomo nel miracolo, che cosa vuol dirci questa mattina il Maestro? E allora la figura di Giovanni ci aiuta: essere essenziali, essere infaticabili ricercatori del vero, essere aperti alla libertà di Dio.

Innanzitutto essere persone che sono infaticabili ricercatori del volto di Dio. La bellezza della vita è cercare, questa ricerca è la condizione per un approccio lento e progressivo a quella essenzialità. Gesù è essenziale, la ricerca è essere condotti in questa bellezza di Gesù, è un fascino che ci avvolge continuamente e ci stimola a essere in fase di costante cammino di conversione. Ecco la domanda sempre profonda che dovremmo porci: chi è Gesù? E in parallelo: chi è l'uomo? E poiché l'uomo desidera essere tale, si diventa ricercatori del volto di Gesù. Le due realtà sono strettamente connesse. In questa prospettiva noi riusciamo a comprendere come il cammino ci proietti in avanti. L'Avvento è scuola di essenzialità, di ricerca, per entrare nel mistero incomprensibile di Dio. Ecco perché l'attesa della venuta del Signore non è un bambino, non è un presepe, ma la bellezza di un Gesù che appare sulle nubi del cielo e ci rivela la bellezza di quel mistero nel quale ognuno di noi è veramente e pienamente se stesso. Alunni di Giovanni noi ci accostiamo a Gesù, noi intuiamo il senso della frase finale del Vangelo. Diventiamo alunni di Giovanni per fare un salto di qualità: diventiamo quei piccoli ai quali è rivelato il volto di Gesù. Se noi dovessimo, in termini più semplici, riuscire a cogliere il senso dell'Avvento, ci accorgeremmo che stiamo vivendo il desiderio di essere immedesimati nella persona di Gesù, e quanto più noi entreremo in questa immedesimazione, più lo potremo effettivamente conoscere. Tante volte ci poniamo la domanda: cosa sarà la vita domani? E allora la risposta che in questo tempo di Avvento ci viene offerta è molto semplice: lasciarci rapire dal volto luminoso di Gesù in un itinerario che non avrà mai fine. Noi non lo conosceremo mai pienamente, ma tutta l’eternità sarà di entrare in questo mistero che ci affascina sempre di più e da l’esultanza per il nostro cuore, ecco perché il più piccolo nel regno dei cieli è il più grande di Giovanni, perché c'è questa attrazione verso una luce ineffabile che sarà il Dio tutto in ciascuno di noi. Il tempo dell'Avvento è un tempo in cui noi entriamo nel deserto di Giovanni, purifichiamo le nostre attese, ci essenzializziamo con una purezza di desiderio, così come recita il salmo: il tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto: è l’Eucaristia che stiamo celebrando.

Se noi ci chiedessimo effettivamente perché ci troviamo questa mattina nella celebrazione eucaristica, la risposta in un certo qual modo è quella di Giovanni: Andate e chiedete: Sei tu colui che deve venire?  E la risposta di Gesù è molto semplice: Entra nella dinamica della celebrazione sacramentale e fa tue le mie parole: Questo è il mio corpo dato per voi, questo è il mio sangue versato per voi…con la meravigliosa conclusione: Beati gli invitati alla cena delle nozze dell'Agnello. Lasciandoci attirare in un grande mistero ed entrando in questa meravigliosa esperienza del mistero di Gesù, l'anima di ogni discepolo si riempie di gioia, è la gioia di un mistero vissuto, intravisto, desiderato. Ecco perché in questa Eucaristia vogliamo veramente entrare in questa conoscenza del Maestro come il valore portante della nostra vita in modo che quando noi giungeremo all'incontro finale con il Maestro nella visione della Gerusalemme celeste, ogni nostro desiderio si realizzerà, quella visione ci affascinerà per sempre e potremo cantare la bellezza della nostra umanità. Questo dovrebbe essere il messaggio che Gesù potrebbe volerci regalare in questo cammino di Avvento, illuminando di eternità il nostro percorso esistenziale nel tempo e nello spazio per farci desiderare sempre più quella sublimità della luce gloriosa della Gerusalemme celeste quando Dio sarà tutto in ciascuno di noi.

 

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