Is 35,1-6a.8a.10 Gc 5,7-10 Mt 11,2-11
OMELIA
Il
nostro cammino di avvento va verso la venuta del Signore, anzi il Signore, che
è presente in mezzo a noi, ci stimola perché diventiamo ricercatori del suo
volto. La bellezza della nostra esistenza si coglie quando ci poniamo in una
esperienza di constante attenzione attiva al quotidiano. L'interrogativo che
nasce dalla Parola che abbiamo ascoltato potrebbe essere così espresso: Chi è
Gesù? Una domanda che può sembrare ovvia, ma è una domanda che dovrebbe
interpellarci continuamente perché la bellezza di andare verso il Natale, verso
la manifestazione gloriosa del Signore, presuppone un fascino continuo da parte
di Gesù. Si rivela estremamente necessario e interessante porci questa domanda
perché noi conosceremo Gesù solo nella liturgia del cielo. Là lo vedremo faccia
a faccia, là saremo trasfigurati, là potremmo cantare il canto nuovo di chi si
sente uomo pienamente libero perché liberato in quel clima di luminosa salvezza.
Infatti che senso avrebbe un simile cammino verso la venuta del Signore, se non
un itinerario nello stesso tempo pedagogico e mistagogico per imparare a
conoscere Gesù. Ed è interessante come alla domanda dei discepoli di Giovanni -
Sei tu colui che deve venire o dobbiamo
aspettare un altro? - Gesù pone davanti alla loro curiosità dei miracoli.
Cosa
rappresentano questi miracoli nella prospettiva della conoscenza del Maestro
divino? E allora è interessante entrare nella grandezza di questo agire di Gesù
perché la bellezza di incontrare Gesù possiede una chiara finalità: incontrare
la bellezza e la fecondità della nostra esistenza. Se guardiamo attentamente
questi miracoli, essi riguardano la fisicità dell'uomo. Noi ben sappiamo che
gli ammalati sono un punto di domanda davanti alle situazioni storiche. Gesù è
venuto per dire all'uomo: ritrova la bellezza della tua umanità. Le guarigioni
sono nient'altro che il linguaggio di questo Gesù che fa l'uomo nuovo, è la
bellezza dell'Avvento, che consiste nell’entrare nella conoscenza di Gesù,
nella profonda convinzione che Gesù non lo conosceremo mai in modo pieno, ma
solo in una attiva partecipazione alla sua grandezza che va al di là delle
nostre capacità. Tutti gli studiosi si sono dati da fare per intravvedere il
volto di Gesù, ne hanno abbozzato alcune piste, ma hanno rinunciato nel
perseguire tale ideale, perché la conoscenza di Gesù è nient'altro che
diventare Gesù. Quanto più noi diventeremo il cuore di Cristo, tanto più noi
potremmo, lentamente, conoscere Gesù introducendo in noi quel desiderio di
pienezza di vita, che avverrà quando Lui sarà tutto in ciascuno di noi. La
grandezza del morire è lo spalancarsi della luminosità del volto di Gesù e poiché
dobbiamo essere sempre in cammino ecco la figura di Giovanni il Battista, il
quale ci educa -lentamente- a crescere nella sete del volto di Gesù; infatti ed
è l'espressione con la quale si è concluso il vangelo: In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande
di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di
lui. Giovanni ha la capacità esistenziale di farci ricercare il volto di
Gesù. Entriamo ora nel suo mistero.
Davanti
alla figura di Giovanni emergono tre possibili letture della sua presenza in
questo tempo di Avvento. Come già accennavamo domenica scorsa Giovanni ci fa
desiderare la conoscenza di Gesù. In un certo qual modo usando l'immagine del
vangelo, Giovanni ci dice: va da Gesù e chiedigli: chi sei? Allora il Maestro attraverso i miracoli di
guarigione si presenta come la novità dell'uomo, ci troviamo di fronte all'uomo
profondamente rifatto, la bellezza di Gesù è dire all'uomo: Sii veramente te
stesso! Ecco perché l’Avvento è un meraviglioso dialogo tra l'uomo e cerca la
sua autenticità e un Gesù che appare nel tempo come colui che dice: Ecco. Io
sono il vero volto dell'uomo! Utilizzando questo duplice elemento, del dialogo
tra Dio e l’uomo nel miracolo, che cosa vuol dirci questa mattina il Maestro? E
allora la figura di Giovanni ci aiuta: essere essenziali, essere infaticabili
ricercatori del vero, essere aperti alla libertà di Dio.
Innanzitutto
essere persone che sono infaticabili ricercatori del volto di Dio. La bellezza
della vita è cercare, questa ricerca è la condizione per un approccio lento e
progressivo a quella essenzialità. Gesù è essenziale, la ricerca è essere
condotti in questa bellezza di Gesù, è un fascino che ci avvolge continuamente
e ci stimola a essere in fase di costante cammino di conversione. Ecco la
domanda sempre profonda che dovremmo porci: chi è Gesù? E in parallelo: chi è
l'uomo? E poiché l'uomo desidera essere tale, si diventa ricercatori del volto
di Gesù. Le due realtà sono strettamente connesse. In questa prospettiva noi
riusciamo a comprendere come il cammino ci proietti in avanti. L'Avvento è scuola
di essenzialità, di ricerca, per entrare nel mistero incomprensibile di Dio. Ecco
perché l'attesa della venuta del Signore non è un bambino, non è un presepe, ma
la bellezza di un Gesù che appare sulle nubi del cielo e ci rivela la bellezza
di quel mistero nel quale ognuno di noi è veramente e pienamente se stesso. Alunni
di Giovanni noi ci accostiamo a Gesù, noi intuiamo il senso della frase finale
del Vangelo. Diventiamo alunni di Giovanni per fare un salto di qualità: diventiamo
quei piccoli ai quali è rivelato il volto di Gesù. Se noi dovessimo, in termini
più semplici, riuscire a cogliere il senso dell'Avvento, ci accorgeremmo che
stiamo vivendo il desiderio di essere immedesimati nella persona di Gesù, e
quanto più noi entreremo in questa immedesimazione, più lo potremo
effettivamente conoscere. Tante volte ci poniamo la domanda: cosa sarà la vita
domani? E allora la risposta che in questo tempo di Avvento ci viene offerta è
molto semplice: lasciarci rapire dal volto luminoso di Gesù in un itinerario
che non avrà mai fine. Noi non lo conosceremo mai pienamente, ma tutta l’eternità
sarà di entrare in questo mistero che ci affascina sempre di più e da l’esultanza
per il nostro cuore, ecco perché il più piccolo nel regno dei cieli è il più
grande di Giovanni, perché c'è questa attrazione verso una luce ineffabile che
sarà il Dio tutto in ciascuno di noi.
Il tempo dell'Avvento è un tempo in cui noi entriamo nel deserto di Giovanni,
purifichiamo le nostre attese, ci essenzializziamo con una purezza di desiderio,
così come recita il salmo: il tuo volto
Signore io cerco, non nascondermi il tuo volto: è l’Eucaristia che stiamo
celebrando.
Se
noi ci chiedessimo effettivamente perché ci troviamo questa mattina nella
celebrazione eucaristica, la risposta in un certo qual modo è quella di
Giovanni: Andate e chiedete: Sei tu colui che deve venire? E la
risposta di Gesù è molto semplice: Entra nella dinamica della celebrazione
sacramentale e fa tue le mie parole: Questo
è il mio corpo dato per voi, questo è il mio sangue versato per voi…con la meravigliosa conclusione: Beati gli invitati alla cena delle nozze
dell'Agnello. Lasciandoci attirare
in un grande mistero ed entrando in questa meravigliosa esperienza del mistero
di Gesù, l'anima di ogni discepolo si riempie di gioia, è la gioia di un
mistero vissuto, intravisto, desiderato. Ecco perché in questa Eucaristia vogliamo
veramente entrare in questa conoscenza del Maestro come il valore portante
della nostra vita in modo che quando noi giungeremo all'incontro finale con il
Maestro nella visione della Gerusalemme celeste, ogni nostro desiderio si
realizzerà, quella visione ci affascinerà per sempre e potremo cantare la
bellezza della nostra umanità. Questo dovrebbe essere il messaggio che Gesù potrebbe
volerci regalare in questo cammino di Avvento, illuminando di eternità il
nostro percorso esistenziale nel tempo e nello spazio per farci desiderare sempre
più quella sublimità della luce gloriosa della Gerusalemme celeste quando Dio
sarà tutto in ciascuno di noi.
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