DOMENICA 19 FEBBRAIO 2023
Lv 19,1-2.17-18
1Cor 3,16-23 Mt 5,38-48
OMELIA
Gesù questa mattina, convocandoci attorno a sé, ci dà
il culmine della prima parte del discorso della montagna. Davanti alla proposta
delle beatitudini che ci orientano a contemplare la figura di Gesù per
personalizzarne il mistero, Gesù questa mattina ci orienta al Padre con un
imperativo esistenziale: Siate perfetti
come è perfetto il Padre vostro celeste. Ci sentiamo chiamati a percepire la bellezza di riscoprire la paternità
di Dio. Paolo ce lo ha detto molto bene nella seconda lettura voi siete di Cristo e Cristo è di Dio.
La bellezza di incontrare il Cristo è gustare il volto del Padre. Su tale
sfondo esistenziale cerchiamo di entrare in questo grande mistero della paternità
di Dio, attraverso tre possibili letture della storia in modo che la nostra
esistenza sia - Abbà Padre! – per
poter ritrovare la bellezza di questa supplica di questa professione di fede.
In tale orizzonte sottolineiamo tre momenti che
possono aiutarci nella complessità della storia a entrare nella bellezza della
paternità di Dio:
-siamo il respiro di Dio,
-gli uomini sono doni del Padre per ciascuno di noi,
-nella prospettiva di fare in modo che le nostre
azioni siano l’incarnazione del mondo del Padre.
Questi sono tre momenti di una sapienza nascosta da
secoli in Dio, che Gesù ci ha rivelato, e che ci fa intuire l'originalità
dell'evento cristiano.
Innanzitutto facciamo nostra la coscienza che noi
siamo il capolavoro del Padre. Quando noi cerchiamo di riflettere sulla nostra
identità e ci chiediamo cosa sia la nostra vita, dalla lettura delle Sacre Scritture,
essa è il soffio creativo di Dio. Ognuno di noi è il volto creato del Padre,
noi apparteniamo al Padre, l'uomo vive perché respira, l'uomo vive perché è
creato: è la bellezza dell'essere uomini. Spesse volte ci manca questa prima “lettura”
della nostra esistenza: siamo la signoria vivente del Padre. Ecco perché il
cristiano nel cammino della sua esistenza è stato educato da Gesù a dire - Abbà Padre! - a entrare in questa
bellezza divina che è il senso della vita. In tale orizzonte se l'uomo è un
capolavoro del Padre, ogni uomo che appare nella storia è un capolavoro del
Padre.
Spesse volte noi nella dinamica relazionale, passi
l'aggettivo, siamo un po’ moralisti
e dimentichiamo che ogni uomo in quanto uomo è un atto creativo di Dio, ogni uomo è un dono del Padre per ciascuno di noi.
Ecco la bellezza della nostra esistenza: il Padre ci regala dei fratelli,
l'uomo è essenzialmente relazionale, è il riflesso del mondo all'interno di
Dio, che è la comunione esistente tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Partendo da tale fondamento antropologico, noi siamo il linguaggio storico
della relazione all'interno di Dio. Avvertiamo
di conseguenza che non solo siamo stati creati a immagine di Dio e quindi ne siamo il capolavoro, ne siamo il respiro, ma l'esistenza è
una vivente relazione intra trinitaria. Quando l'uomo cammina nella sua storia
si sente stimolato a vivere questa coscienza relazionale. Non per niente oggi
si dice che la bellezza della fede è vivere la relazione che il Figlio costruisce
con ciascuno di noi. La bellezza di scoprire il Padre nella forte reciprocità
con i fratelli ci educa alla relazione intra trinitaria. Sicuramente il
linguaggio evangelico di questa mattina è abbastanza paradossale, ma il
cristiano quando entra nella profondità della sua esperienza di fede è
controcorrente.
La feconda consapevolezza d’essere la bellezza della
vita, d’essere capolavori della grandezza divina, d’essere la vivente e dinamica relazione intra
trinitaria, diventa il canto della bellezza di Dio, il creatore. L'uomo davanti
alla bellezza del Creato canta la Signoria di
Dio. L'uomo in tal modo partecipa all'azione creante del Padre. Spesse volte
noi ci poniamo la domanda - che senso abbia il cammino dell'esistenza
quotidiana - e attraverso quello che possiamo operare nel lavoro e nelle
relazioni, affermiamo che l’esistenza quotidiana è cantare la bellezza di
vivere.
Nella bellezza di Dio l'uomo respira la fecondità
della sua esistenza e vive il principio evangelico:
“Siate perfetti come è perfetto
il Padre vostro che è nei cieli”.
Scopriamo il principio evangelico: “Siate persone che
sanno gustare la grandezza della vita del Padre”. Noi tante volte dimentichiamo questa valenza essenziale
ed esistenziale, il Padre, eppure Gesù ci ha detto quando pregate dite Abbà Padre. In simile atteggiamento orante noi
scopriamo la bellezza e la grandezza di Dio. In simile situazione spirituale
cogliamo, come dicevamo all'inizio, la grandezza contemplativa di Gesù per
poter essere iniziati alla gustazione del volto del Padre che ci inebrierà per
tutta l'eternità beata. Una simile esperienza ci porta ad affermare che quando
ci ritroviamo la mattina nell'Eucaristia, siamo
convocati per gustare il volto del Padre. Se guardiamo attentamente tutto il
nostro pregare nella divina liturgia domenicale, esso è rivolto al Padre perché
la nostra esistenza è orientata in questo profondo mistero: è il Padre goduto,
il Padre celebrato, che teologicamente diventa
il Padre atteso: Annunciamo la tua
morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione nell'attesa della tua venuta quando
ci si svelerà la luminosità del volto di Dio Padre.
Ecco perché è bello ritrovarci questa mattina nel
contesto del compimento della prima parte del discorso della montagna:
lasciarci innamorare dal Figlio per poter desiderare il volto del Padre, come
recita il salmo: Il tuo volto Signore io
cerco non nascondermi il tuo volto attraverso quel gusto profondo alla
vita, alla relazione fraterna per poter cantare la bellezza. Il Padre è la
bellezza; nella divina rivelazione scritturistica scopriamo che Dio vide che
tutto era bellezza: è l’intero processo realizzato della creazione! Lasciamoci
inebriare da questo orizzonte che l'Eucarestia ci offre continuamente per poter
avere una forte speranza nei confronti della vita: gustare la bellezza
creatrice del Padre, come ci ha suggerito l’apostolo Paolo: Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e
Cristo è di Dio. Se noi riuscissimo a penetrare la profondità di questo
mistero noi ci accorgeremmo che il Signore attraverso il creato, attraverso la
bellezza dei rapporti interpersonali, attraverso il gusto dell'essere suo
capolavoro, ci dice che è bello vivere al di là delle crocifissioni feriali
perché è bello essere nel volto del Padre.
Tale sia il mistero che vogliamo condividere in questo
Eucaristia, in modo che quando diremo Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te,
Dio Padre onnipotente, nell'unita dello Spirito Santo, ogni onore e gloria per
tutti i secoli dei secoli, noi possiamo proclamare quell'Amen nella gioia ascensionale
che ci permette di respirare quell’ eternità finale nella quale noi potremo
essere veramente noi stessi nel gusto eterno della contemplazione del volto di
Dio nostro Padre.
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