09 marzo 2025

I DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C

DOMENICA 9 MARZO 2025

Dt 26,4-10      Rm 10,8-13      Lc 4,1-13

OMELIA

Il cristiano sa che nella sua esistenza è chiamato ad assumere la stessa sapienza del Cristo: goderne la mentalità operando scelte che siano la traduzione della vita stessa del Maestro. È quel vivere di fede, è fare della nostra esistenza una professione di fede di cui ci ha parlato l’apostolo Paolo. All’inizio della quaresima questa nostra vocazione viene profondamente interpellata perché questa mentalità del Signore possa permeare la mente, il cuore, la volontà.

L’inizio del testo evangelico ascoltato ci aiuta a come, in questo tempo quaresimale, approfondire questa sensibilità del Maestro in modo che possiamo acquisire quella mentalità evangelica che è propria di chi segue Gesù in ogni frammento della sua vita.

Nel testo iniziale del Vangelo abbiamo colto due grossi valori: la dimensione del deserto come luogo di tentazione, la creatività dello Spirito Santo nella persona di Gesù. Due elementi sui quali questa mattina dobbiamo soffermarci per poter veramente cogliere fino in fondo quella mentalità evangelica che ci deve continuamente trasformare.

Innanzitutto il primo elemento è dato dal fatto che Gesù viene condotto nel deserto per essere tentato. Se questo brano lo volessimo tradurre nell’ordine dell’esistenza potremmo così riesprimerlo: nello Spirito siamo condotti nella nostra quotidianità perché attraverso la prova dell’istante possa emergere ciò che veramente vale per la nostra vita.

La tentazione, luogo della verità delle nostre persone: tutto questo avviene nel “deserto del quotidiano”.

Spesse volte, all’inizio della quaresima, ci poniamo la domanda su cosa possiamo o dobbiamo fare per poter in modo più profondo immedesimarci a Gesù e quindi a viverne il mistero. La risposta che Gesù ci dà è molto semplice: ama la vita, ama la tua vita, scopri nel quotidiano il luogo della verità della tua storia. La vera tentazione, in senso positivo, è l’innamoramento del feriale, è l’innamoramento delle pareti della propria casa, è l’innamoramento della propria storia; imparare a comprendere, lì, nel tuo feriale, Dio che ti parla. Il dramma nel quale l’uomo contemporaneo si viene a trovare è quello di fuggire dalla propria storia, pensare un’esistenza che non ci sarà mai.

Il cristiano, invece, sa esattamente che deve entrare nello stile dell’Incarnazione e vivere il suo quotidiano. Il discepolo del Signore, iniziando la giornata dice a se stesso: “Oggi, in questo mio concreto, Dio mi rivelerà il suo volto”. Allora scopriamo che il deserto in cui veniamo collocati diventa la “nostra tentazione” perché è come noi costruiamo l’istante, nella sua monotonia feriale, che scopriamo chi effettivamente siamo.

L’uomo che cerca sempre il diverso per vivere il presente non capirà mai la sua identità. Chi fugge, non accogliendo il suo presente, non conoscerà mai se stesso. Ecco perché, con Gesù, all’inizio di questa quaresima siamo condotti nel deserto del feriale: per cogliervi la creatività di Dio!

È la grandezza dell’Incarnazione: il Verbo si è fatto storia in questa storia concreta, in queste concrete coordinate spazio-temporali, “il tuo feriale nascosto”, luogo del rivelarsi di Dio. Davanti a questo orizzonte, inevitabilmente, nasce la domanda che prorompe in noi: “Signore, come posso vivere in autenticità, in fecondità il mio feriale, soprattutto sapendo che esso è tante volte crocifiggente, oscuro, drammatico, senza soluzioni umane?”.

Il testo evangelico che ci introduce nella contemplazione di Gesù che è condotto nel deserto per essere tentato ci dà la risposta: pieni di Spirito Santo, guidati dallo Spirito Santo. Due elementi sui quali non sempre riflettiamo a sufficienza.

Innanzitutto Gesù è condotto dallo Spirito Santo nel deserto in quanto “pieno di Spirito Santo” perché nella pienezza dello Spirito Santo c’è la capacità di vivere e di sperare, di seguire e di scegliere, di intuire e di incarnare, di credere e di amare.

Il discepolo è nella pienezza di Dio.

Spesso non riusciamo a vivere con coraggio il feriale nascosto perché ci sentiamo noi al centro con tutte le nostre povertà drammatiche, mentre dobbiamo partire dalla convinzione che siamo nella pienezza di Dio.

Essere pieni di Spirito Santo è essere nella pienezza della creatività di Dio e quando l’uomo è nella pienezza della creatività di Dio sa esattamente che a Dio nulla è impossibile e, in questa pienezza, ci lasciamo guidare. È molto bello vedere la storia come un essere guidati dallo Spirito Santo! Noi, al mattino, potremmo - qualche volta - svegliarci esistenzialmente stanchi, con tutte le paure che in un modo o in un altro ci possono circondare. Al mattino dobbiamo fare quel profondo atto di fede: “Siamo pieni di Spirito Santo e incominciando la giornata siamo guidati dallo Spirito nel deserto della vita per rivelare il mistero che è dentro di noi.” L’uomo che non vive intensamente la sua esistenza nella creatività dello Spirito Santo non comprenderà mai il mistero che è la sua esistenza.

Usando il linguaggio biblico: “Poiché Dio ti amava era necessario che ti mettesse alla prova” perché attraverso la prova si rivela l’identità dell’uomo.

Ecco perché la quaresima, se la sappiamo leggere in quest’ottica, diventa l’ingresso in un grande mistero nel quale conosciamo noi stessi e conosciamo Dio, conosciamo Dio e conosciamo noi stessi. È la bellezza feconda dell’essere discepoli di Gesù. In tal modo assumiamo progressivamente quella mentalità evangelica che ci deve profondamente qualificare. L’uomo che ama il suo istante, che nell’istante si lascia guidare dalla creatività dello Spirito e, di riflesso, innamorato dallo Spirito continuamente sceglie nel concreto della vita, conosce se stesso come capolavoro della sapienza di Dio.

Ecco perché la quaresima diventa la scuola della nostra identità, un’occasione propizia perché la mentalità del Vangelo divenga la nostra storia. Amiamo l’istante con tutta l’intensità della nostra persona, lasciamoci condurre dalla pienezza creativa di Dio che è lo Spirito e avremo la luminosità di essere noi stessi, faremo della nostra vita una meravigliosa professione di fede, la mentalità che diventa criterio di scelte storiche.

Viviamo questo mistero come il mistero che stiamo celebrando, l’Eucaristia, perché è l’Eucaristia che santifica e illumina la quaresima. Nel momento in cui assumeremo i Doni eucaristici il nostro feriale sarà ricolmato da quello Spirito pasquale che anima ogni frammento della nostra esistenza. Vivendo in questo modo l’istante cammineremo verso la pasqua eterna del Regno.

Tale sia la gioia che vogliamo condividere, il coraggio che vogliamo approfondire, in modo che il feriale non sia più un buio incomprensibile, ma il feriale sia una pienezza divina nel buio storico per preparare quella luce gloriosa che sarà la pasqua eterna del Regno.

 

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