DOMENICA 2 LUGLIO 2023
2Re 4,8-11.14-16a Rm 6,3-4.8-11 Mt 10, 37-42
OMELIA
La storia di Gesù è la storia di
ogni umana creatura. È quello che potremmo cogliere dal brano evangelico che
abbiamo ascoltato questa mattina: il primato di Gesù, principio per amare e
accogliere la storia quotidiana.
Innanzitutto il principio di fondo
a cui noi veniamo richiamati questa mattina è il primato assoluto di Gesù.
Sicuramente Gesù utilizza il linguaggio caro al Deuteronomio, per introdurci in
questa forte esperienza: Gesù è il Signore della vita, la vita viene da Lui, la
vita è costruita con Lui, la vita ha la sua meta in Lui. È il senso stesso
della nostra esistenza, in Lui troviamo l'inizio, la continuità, la pienezza
della vita. Ecco perché Gesù ci dice sostanzialmente che la bellezza di essere
cristiani è avere in Lui il criterio fondamentale della nostra esistenza,
percepire in Lui il senso della nostra vita: viviamo il suo primato esistenziale.
Gesù ha conquistato questo primato nella nostra vita, amando l’umanità fino in
fondo. Infatti l'espressione centrale nel brano evangelico ci fa molto pensare.
Cosa vuol dire accogliere la croce per il mistero di Gesù? E allora è bello
entrare nella sua personalità: Gesù è entrato nella storia amando il Padre e
amando l’uomo, in un amore che continuamente si è costruito in modo
meraviglioso attraverso l'ordinarietà. La bellezza della vita è spalancare la
propria storia come ha fatto Gesù. E allora credo che contemplando il Maestro,
ci accorgiamo che il senso della nostra vita è aprire l’orizzonte del nostro
cuore alla storia di tutti i giorni. Infatti, guardando Gesù impariamo tre
aspetti che possono aiutarci:
- impariamo la verità di essere
uomini
- diventiamo speranza per i
fratelli
- creando un profondo processo di
comunione.
Nel primato di Gesù noi impariamo
a vivere la sua storia come la nostra storia. Tante volte ci poniamo la domanda
cosa significhi essere cristiani e immediatamente nasce in noi tutta una serie
di precettualità dimenticando che l’essere cristiani è vivere il mistero di
Gesù. Paolo ce lo ha detto molto bene nella seconda lettura: “in forza del battesimo siamo il Cristo
Vivente”; la nostra esistenza sta nel contemplare la storia di Gesù, dove
la croce è nient’altro che l’espressione massima dell’amore: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo,
li amò sino alla fine”. In un certo qual modo è bello cogliere questo sino alla fine, attraverso le due
dinamiche fondamentali della sua vita: il Padre e l’uomo, in una dialettica che
è continua nella vita di Gesù. Noi tante volte ci poniamo la domanda: come Gesù
abbia potuto camminare nella volontà del Padre? La risposta che ci viene è
molto semplice: amando la realtà dell'uomo. La storia era l’espressione
dell’amore del Padre per l’uomo. Infatti nell’esemplarità che Gesù ci ha
offerto questa mattina, noi troviamo questa dimensione fondamentale: Il Verbo si è fatto uomo, accogliendo
l’uomo nella sua identità per dare all’uomo il senso della vita, quel senso
della vita che Lui ritrovava continuamente nel dialogo con il Padre. Collocare
Gesù al centro della nostra esistenza, è ritrovare la bellezza di essere
veramente uomini che accolgono l’uomo così come è.
Il primo aspetto che dobbiamo
intuire dalla Parola di questa mattina è il primato di Gesù, è avere sempre
davanti allo sguardo del cuore la Sua persona, nelle sue due dinamiche fondamentali:
accogliere il Padre accogliendo l’uomo, accogliere l’uomo accogliendo il Padre,
per costruire quella unità di vita che è il senso portante di ogni nostro
istante.
Qui intuiamo il secondo passaggio, Gesù ha
amato la storia dell’uomo nella sua concretezza. Poniamoci allora la domanda
cosa sia il vivere la croce. Noi immediatamente pensiamo alla croce storica del
Maestro e il cristiano, davanti a questa croce storica, può avere delle
difficoltà. Amiamo la croce che è l’ordinarietà, la storia nelle sue
espressioni di tutti i giorni, vedere la bellezza della vita come incarnazione
quotidiana del rapporto con Dio e con gli uomini. Una delle cose belle della
teologia contemporanea è la valorizzazione dell’Incarnazione che è il grande
mistero: Dio, innamorato dell’uomo, è talmente innamorato dell’uomo da
diventare uomo per costruire una vita che accolga l’uomo, accogliendo il Padre,
e viceversa.
E qui noi entriamo in una profonda
riflessione: la nostra esistenza è accogliere. Noi qualche volta vorremmo
capire e interpretare ogni dinamica relazionale; dovremmo invece accogliere
amando l’uomo come lo ha amato Gesù.
Ecco il primo elemento
fondamentale da ritrovare nella nostra esistenza. Se noi cogliessimo questo
primo aspetto della persona di Gesù, la storia quotidiana sarebbe nient’altro
che lo spalancarsi davanti a noi dell’imprevedibilità amorosa di Dio.
Dovremmo imparare a dire oggi Signore, che cosa mi hai detto, che
cosa oggi mi hai rivelato, quale è il mistero di cui mi hai reso partecipe? L’entrare
in questa esperienza abituale ci permetterebbe di camminare in continua novità
di vita. È la vitalità dell’esistenza.
Davanti alla storia spesse volte
diventiamo molto perplessi. Accogliamola così com’è in un intenso cammino
d’amore che ci spalanca davanti al mistero per essere veri ed autentici. La
storia è Parola di Dio per noi. E allora questo secondo passaggio importante,
tante volte noi ci scontriamo con i nostri desideri, dovremmo nella nostra vita
avere un grande desiderio. Se il Signore è al centro della nostra storia,
spalanchiamo la nostra vita alla sua presenza attraverso l’incontro con la
storia quotidiana. Noi ci accorgiamo che la bellezza della vita diventa un
continuo camminare, un proiettarci continuamente in avanti per camminare
veramente in autenticità. E allora di riflesso, in un terzo passaggio, potremmo
dire quello che Paolo dice, abbiate in voi gli stessi sentimenti che
furono in Cristo Gesù… da ricco che era divenne per noi povero perché noi,
attraverso la sua povertà facessimo parte della sua ricchezza. Allora
potremo essere veramente noi stessi. Gesù, in certo qual modo, nel brano
evangelico, è stato molto totalizzante, ma se noi guardiamo attentamente il
nostro vissuto evangelico, più si vive nella storia, più si diventa affascinati
dalla persona di Gesù e veniamo pungolati a incarnare la Sua persona,
spalancando la nostra vita alla bellezza della sua presenza che fa nuove tutte
le cose.
Il risultato è che il nostro cammino
quotidiano è nient’altro che immedesimarci in lui: non sono più io che vivo, ma il
Cristo che vive in me, è la bellezza del battesimo, siamo il volto
vivente del Maestro. Nell’ultimo giorno, quando noi incontreremo il volto del
Padre, in quel momento il criterio sarà come il Cristo sia stato il principio
fondamentale della nostra esistenza. Più camminiamo nella vita, più il Cristo
diventa il Signore, diventa il metro, diventa la luce che guida i nostri passi
per costruire la pienezza della nostra storia. È la bellezza della nostra vita.
Quindi la totalità di Gesù è il criterio per camminare nella verità, nella
libertà e nella semplicità. Dovremmo acquisire lentamente tali caratteristiche,
avendo lo sguardo del cuore sempre rivolto a Lui. Quando noi costruiremo un
simile stile di vita, ci accorgeremo di quanto il Cristo sia il Signore della
nostra storia.
Questa mattina ci siamo ritrovati nella
celebrazione dell’Eucaristia, perché Lui è il nostro Signore, Lui è la vita
della nostra vita, la sua Parola l’anima del nostro istante, il suo stile di
vita il nostro stile di vita. E davanti alle nostre difficoltà nel costruire evangelicamente
il quotidiano, nell’Eucaristia Egli ci dice
Io sono con Voi, Io sono dentro di voi, Io cammino con Voi. Queste parole le
dovremo sempre ripetere per ritrovare la bellezza della profondità del nostro
cammino quotidiano. Questa sia la bellezza della nostra vita! In questa
Eucaristia contempliamo il Maestro. Davanti alla pienezza del suo amore che si
regala a noi, non abbiamo paura di essere suoi discepoli pur sapendo, che quando
noi sappiamo vivere come Lui, accogliamo la storia e i fratelli, generiamo
speranza, ritroviamo il gusto della vita, ci introduciamo in quell’itinerario
meraviglioso che ci porterà all'eternità beata.
È un qualcosa che ci deve prendere
fino in fondo e questa eternità noi la stiamo gustando in quel Pane e in quel
Vino, dove il Signore si regala a noi nella pienezza del suo mistero. Quindi
Gesù ci fa delle proposte e ce le fa nell’Eucaristia, perché nell’Eucaristia
Lui sta vivendo queste proposte in noi per darci quell’entusiasmo spirituale
che diventa vita della nostra vita, il coraggio di camminare ogni giorno nella
prospettiva di una pienezza di gloria. E
allora, ritroviamo Gesù in noi, camminiamo con Lui, siamo uomini di speranza in
modo che quando possiamo avere momenti depressivi, possiamo dire: Gesù è con
me, cammino con Lui, con Lui costruisco il mio istante, nella prospettiva di
quell’incontro meraviglioso nella gloria quando il Signore sarà tutto in tutti.
Scegliamo Lui come il Tutto, perché domani Lui sarà Tutto in ciascuno di noi.
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