Domenica, 30 luglio 2023
1Re
3,5.8-12 Rm 8,28-30 Mt 13, 44-52
OMELIA
Stamattina
Gesù, convocandoci attorno a sé, ci dice che dobbiamo essere i grandi
ricercatori del Suo Volto.
Il
regno dei cieli è la pienezza della vita, il regno dei cieli è l'armonia nella
quale noi ci troveremo, nella quale canteremo eternamente la bellezza della
nostra storia.
Il
regno dei cieli è la grande storia nella quale noi siamo coinvolti, che diventa
il luogo pregnante della nostra storia. Ma per vivere questo mistero del regno,
occorre essere grandi ricercatori.
Sono
le due immagini, sia di chi ha trovato il tesoro nel campo, sia di quello che
trova la perla preziosa; noi dobbiamo essere ricercatori. Ma cosa vuol dire
essere ricercatori del regno dei cieli? Quando noi siamo davanti al mistero
della vita, dobbiamo sempre chiederci quale sia il punto di partenza della
nostra esistenza: la bellezza di riscoprirci battezzati! Chi è il battezzato?
Qualche
volta dovremmo chiederci e porci profondamente la domanda: perché siamo
battezzati con acqua?
Questo
gesto ha un significato di purificazione, quale, se non quello di nascere a
vita nuova.
Ma
nel senso dell’acqua c’è qualcosa di più profondo, siamo dei grandi assetati
del mistero di Dio, assetati del volto del Signore. Noi siamo stati battezzati
nell’acqua, e che la nostra vita sia una ricerca, una ricerca continua dell’ineffabile,
una ricerca continua del senso della vita, una ricerca continua di cosa voglia
dire avere avuto un dono. Noi siamo degli assetati del mistero della salvezza,
siamo degli assetati del gusto di Dio, siamo degli assetati della bellezza.
Essere affascinati dal Signore è il gusto della nostra vita quotidiana.
E
allora, Gesù questa mattina ci dice, se vuoi veramente ritrovare l’armonia
della tua vita, se vuoi riscoprire il senso portante della tua storia, abbi
sempre questa grande sete, questo grande desiderio di qualcosa di grande che è
la bellezza della vita.
È
un presente che parte da un’origine; Dio in noi ha seminato il desiderio della
bellezza, per poterlo concludere in quella bellezza che è il Paradiso, quando
Dio ci farà gustare la bellezza della nostra storia. Come noi possiamo
veramente entrare in questo orizzonte che determina la nostra esistenza,
qualifica il nostro cammino, ci dà la bellezza di entrare in quei pesci buoni
che sono messi nei canestri e che diventano veramente il luogo della gustazione
eterna della gioia del Signore?
Credo
che quattro verbi ci possono aiutare in questo cammino, in quanto siamo
chiamati a
-
cercare
-
approfondire
-
gustare
-
condividere fino in fondo questa
bellezza.
Innanzitutto
la bellezza è cercare; la sete è una ricerca continua, è la vocazione
battesimale. Perché siamo stati battezzati, se non perché la nostra esistenza
sia orientata a qualcosa di bello e di ineffabile, a qualcosa di grande che
determini veramente la nostra storia.
“Il
tuo volto Signore io cerco, non nascondermi il tuo Volto; come una cerva anela
ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te o Dio; o Dio, tu sei il mio Dio,
all’aurora ti cerco, di te ha sete l’anima mia”.
Quando
noi ci svegliamo al mattino, abbiamo dentro di noi questa ansia profonda, il
volto del Signore. In quell’aurora che caratterizza il nostro svegliarci
mattutino, si aprono orizzonti infiniti di quella bellezza divina che è la
caratteristica della nostra storia.
Il tuo volto Signore io desidero,
con tutto me stesso, dice il salmista e con lui ognuno di noi, e in questa
ricerca approfondire il mistero: è la grande avventura della fede.
Noi
tante volte siamo un po’ pragmatici, diamo per avere, ma la sete è proiettarsi
in avanti, approfondire la bellezza della nostra storia, entrare in un cammino
dove lentamente noi gustiamo qualcosa di grande.
Ed
è il terzo aspetto, che non dobbiamo mai dimenticare: il gusto della soavità
del Signore! È sempre bello utilizzare il salmo 33, “quanto soave sei o Signore”; la gustazione nasce da un
approfondimento, l’approfondimento fa gustare in una reciprocità continua che
ci permette di camminare in novità di vita. È la bellezza della nostra
esistenza quotidiana, senza la quale noi potremmo cadere nella monotonia. È il
dramma dell’uomo di oggi che è drammaticamente ed esistenzialmente stanco,
stanco perché non ha valori pregnanti che lo portano a camminare, a cercare, a
gustare, ad approfondire, a condividere qualcosa che è veramente meraviglioso.
La
bellezza della nostra esistenza è metterci in questo itinerario meraviglioso,
che diventa condivisione del quarto verbo, perché da soli non si va in
paradiso, ma si va insieme ai fratelli. Se questo gusto della bellezza di Dio
ci affascina continuamente, dovremmo continuamente entrare in un cammino molto
più ampio di noi. Insieme con i fratelli entrare nella bellezza del cielo che è
la bellezza della nostra storia.
Gesù
questa mattina ci dice “prendi in mano la tua vita, riscopri la bellezza del
tuo battesimo, il mistero della tua esistenza come una sete di vita, un
desiderio di qualcosa di grande, il fascino di una bellezza che ci trascende
continuamente e ci permette di camminare in quella novità di vita che è la
gioia del nostro istante.
E
allora, se noi cammineremo in questo modo, realizzeremo il desiderio più
profondo del nostro battesimo, quando veramente dissetati dalla presenza del
Maestro nella fede, potremo veramente aprirci a questo essere dissetati in nella
bellezza della gloria del cielo del Paradiso.
Perché
questa mattina ci troviamo nell'Eucaristia? Unicamente perché sentiamo
l'esigenza del volto di Gesù. Non siamo qui per un rito che è molto esteriore a
volte, non siamo qui per fare tante cose, ma siamo qui per incarnare la
tensione più profonda che abbiamo dentro di noi: questo desiderio di pienezza
di vita.
Quando
giungeremo in paradiso, in quel momento potremo veramente cantare la bellezza
della nostra storia.
Questo
desiderio di grandezza divina che è la bellezza del nostro istante. E allora,
credo che questa mattina noi dovremmo avere il gusto della bellezza della
nostra storia.
Quando
ci poniamo la domanda, cosa voglia dire vivere, immediatamente insorgono tutti
i problemi che circondano la storia contemporanea, ma dimentichiamo tante volte
quella aspirazione interiore che determina fondamentale il nostro cammino, che
ci rende degli assetati di qualcosa di grande.
È
un travaglio in vista di una pienezza, di un compimento, di una luminosità
eterna che è la meta della nostra storia.
È
la nostra vocazione battesimale! E allora la bellezza della nostra vita
diventerà una cosa sola: amare il Signore, ascoltarlo per poter veramente
crescere in quel desiderio di gustarne la grandezza, in quella pienezza di vita
quando Egli ci chiamerà a quel mistero di risurrezione di gioia che è il senso
portante della nostra storia.
Cosa
vorrà dire stamattina fare la comunione, se non incarnare questa sete: il tuo
volto Signore io cerco, il Signore è il buon pastore, non manco di nulla, a
pascoli erbosi mi conduce.
Ci
proietta in una prospettiva di gioia eterna che è la bellezza della nostra
storia.
Entriamo
in questo itinerario con tanta serenità, con tanta pazienza, certi che il
Signore non ci deluderà. La sua bellezza è la nostra vita, la sua Presenza il
nostro desiderio, la gustazione del suo Volto l'ansia più profonda del nostro
spirito. E allora siamo come quello scriba che prende dal suo tesoro cose nuove
e cose antiche, per poter veramente immedesimarci in quella bellezza divina che
è il senso di fondo della nostra vita e quando siamo nelle difficoltà, facciamo
come ha fatto il re Salomone, chiediamo la Sapienza, il senso della nostra
vita.
L'Eucaristia
è il senso della nostra vita che Gesù ci regala continuamente e possiamo
camminare in vera novità di vita.
Questa sia la nostra gioia, la nostra forza e la nostra speranza in questo giorno del Signore in cui il Maestro ci chiama a sé, ci prospetta i grandi orizzonti della storia e ci dice, Cammina, cerca, non temere, continua, condividi e troverai la bellezza della tua vita in Me, nella visione gloriosa del mio Volto, nella realtà luminosa del paradiso che ci attende tutti.
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