Venerdì 15 settembre 2023
Gv
14,1-13
OMELIA
Il
Signore Risorto questa sera ci convoca intorno a sé, perché abbiamo questo
sguardo di fede sull’icona del Santo Jesus. Ed è molto bello sentire il Maestro
Divino che ci dice fissa il tuo sguardo
sulla mia persona e troverai il senso della tua vita, come Gesù ci ha
detto: “ Io sono la via, la verità e la
vita".
Cosa
significa fissare lo sguardo su Gesù? Innanzitutto vuol dire lasciarci
conquistare dalla sua persona.
La
bellezza di un discepolo è quella di lasciarsi affascinare, perché la bellezza
del discepolo è incarnare nel cammino della vita quotidiana il mistero del
Maestro. Cosa è lo sguardo? Se entriamo in profondità, lo sguardo è un incontro
interiore tra l’uomo che regala luce e l’uomo che raccoglie, in un intenso
rapporto di reciprocità. Gesù ha chiamato i suoi discepoli con lo sguardo e lo
sguardo è il luogo in cui si stabilisce una relazione interpersonale e l’uomo
si sente rivestito da una presenza. Ecco perché la bellezza di ritrovarci
attorno al Risorto, contemplando questa icona, è lasciarci conquistare da quello
sguardo, vivendo il Mistero che vi è presente e che io vorrei tracciare da tre
angolature:
-lo
sguardo che diventa camminare con
Gesù;
-lo
sguardo che fissa l’attenzione del cuore alla sua sofferenza;
-
lo sguardo che si mette nella gloria del cielo, in quella croce gloriosa.
Tre
coordinate che noi dovremmo questa sera imparare da Gesù Risorto attraverso
l’icona del Santo Jesus. Innanzitutto quel Gesù che cammina nel tempo e nello
spazio è un amore incarnato, è un amore che è entrato nella storia, un amore
che ha amato l’uomo, “Io sono la via”. Ecco perché il cristiano, nel cammino
della sua storia, orienta la propria esistenza a quel Gesù che cammina nella
terra di Palestina per annunciare il vangelo del regno. Annunciare la novità
del mondo, è camminare per regalare all’uomo la bellezza della vita. Il vangelo
è la vita di Gesù che ci è regalata. Quindi, guardando l’icona del Santo Jesus,
guardiamo a Gesù che cammina nel tempo e nello spazio per dare all’uomo questa
grande consapevolezza, che, Egli, l’uomo, è chiamato a seguire Gesù vivendone
profondamente il Mistero. Ecco il primo aspetto che dobbiamo tener presente:
camminare con Gesù.
Camminando
con Gesù noi entriamo nell’ascensione gloriosa di Gesù: i segni della sua passione.
Noi guardiamo al Santo Jesus, ne vediamo i segni della crocifissione, vediamo i
segni di quella morte che è diventata salvezza per noi.
Ma
che cos’è questo segno? È l’espressione di questa totalità di amore che Gesù ha
per l’umanità. È molto bello come nell’introduzione all’esperienza dell’ultima
cena, l’evangelista Giovanni usi questa espressione: “Poiché erano vicini i giorni della Pasqua, Gesù sapendo che era giunta
la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel
mondo, li amò sino alla fine”; guardare Cristo nel Santo Jesus, è Gesù che
ci dice "Guarda quanto io ti amo”,
e l’amore di Gesù -ed è provato a livello scientifico- è stato un infarto
d’amore.
Gesù
ci ha amati, morendo d’amore. Ecco perché la bellezza di guardare al Santo
Jesus, è vederci avvolgere da questo grande mistero che è essere amati da Gesù.
Cos’è
lo sguardo? Se noi guardiamo attentamente la storia dell’uomo, il rapporto più
profondo che avviene tra le persone, è lo sguardo d’intenti, dove la bellezza
dell’Uno attira l'altro in una tensione di esistenza interiore: camminiamo con
Gesù, per entrare nel cuore oblativo di Gesù. La bellezza di essere avvolti da
quello sguardo vuol dire lasciarci amare nello stile di Gesù, soprattutto
nell'icona cara a Giovanni “E dal suo fianco uscì sangue e acqua”, che Agostino dice sono i sacramenti della chiesa.
In
un certo qual modo, lo sguardo davanti a quelle piaghe che Cristo ci rivela, ci
manifesta la grandezza del suo amore inesauribile. Guardare il Santo Jesus è
lasciarsi prendere dallo sguardo che ci ama intensamente e profondamente. E
allora questo secondo passaggio è importante: lo sguardo che fa entrare
nell’interiorità oblativa: dare la vita come l’ha data a Lui. E il risultato di
questa esperienza è il terzo passaggio: il mistero della sua risurrezione, è Gesù
che è Signore davanti a quella croce, in quegli abiti gloriosi che lo avvolgono
e che danno il senso della luminosità eterna. Spesse volte non abbiamo notato
un particolare della crocifissione del vangelo di Giovanni, quando
l’evangelista Giovanni dice che Pilato ha fatto mettere un cartino sull’albero
della croce: “Gesù Cristo, figlio di Dio”.
E allora Giovanni ci dice che quell’iscrizione fu in ebraico, greco e latino.
Gli studi attuali hanno cercato di approfondire quella frase, quella sigla
scritta da Pilato in ebraico, e in ebraico quella scritta vuol dire Javè. La
bellezza del mistero di Dio è camminare nel tempo, dare la vita all’uomo per
introdurre l’uomo nel mistero stesso di Dio. Guardare il Santo Jesus è
pregustare in profondità la bellezza del paradiso. Noi tante volte siamo
sorpresi dalla realtà della sofferenza, le piaghe, i piedi stanchi, ma dobbiamo
guardare quel volto glorioso che ci conduce nell’eternità beata. Ecco lo
sguardo, lo sguardo alla storia, lo sguardo alla passione, lo sguardo
all’eternità beata.
Se
noi entrassimo in questa visione, Gesù ci dice in questa celebrazione, che lo
sguardo al Santo Jesus deve portarci interiormente a entrare nel cuore di Gesù
Risorto, vivendone il dramma storico nella bellezza di una gloria eterna. Ecco
perché, quando noi siamo davanti al Santo Jesus, siamo davanti a un affresco ma
che dobbiamo guardare innamorati di Gesù. Quell’innamoramento di Gesù diventa
il senso portante della vita, delle scelte del cuore, della visione gloriosa
che ci aspetta in paradiso. È molto bello, se voi guardate, da una parte c’è
l’icona del Santo Jesus, e al centro noi troviamo un altare. La bellezza del
Santo Jesus è l’altare, dove l’uomo fa esperienza dell’amore inesauribile di
Dio. Guardare il Santo Jesus è lasciarci invadere dall’amore personale di Gesù
che fa di noi i suoi capolavori. Questo sia il mistero che vogliamo celebrare
in questa Eucaristia, in modo che il nostro sguardo non si ferma al Santo Jesus,
ma il nostro sguardo si lascia attirare nel Mistero di Gesù Cristo che diventa
il mistero della nostra vita: Io sono la
via (il cammino), la verità (il
rapporto per il Padre), la vita (l’eternità
beata). In un certo qual modo attraverso questa celebrazione, vogliamo
ritrovare la bellezza di eternizzare la nostra storia, perché possiamo
veramente camminare in quella novità di vita che è il Signore dentro di noi, è
con noi e cammina per noi. Questa è la bellezza di questa Eucaristia e quando
faremo la comunione, lo sguardo del cuore, sia veramente rivolto al Signore, perché
il Signore divenga la luce del nostro cuore, l'intelligenza della nostra mente
e quell’entusiasmo di vita che ci fa dire cammina
nel tempo, dona la vita e canta l’anticipazione della risurrezione del
Paradiso.
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