DOMENICA 3 SETTEMBRE 2023
Ger
20, 7-9 Rm 12,1-2 Mt 16,21-27
OMELIA
Gesù
continua il dialogo con Pietro e apre in noi orizzonti nuovi. Al di là del
rimprovero che in modo immediato emerge nel racconto evangelico, tuttavia il
brano, sullo sfondo del testo di Paolo nella lettera ai Romani, possiamo
leggerlo in modo positivo. Chi è il discepolo? È colui che vive del fascino del
Maestro: questa è la bellezza della nostra vita. Innamorati di Gesù, ne viviamo
il mistero con la certezza che abbiamo il cuore del Risorto. Il discepolo vive
del Maestro perché il Maestro è il senso della sua vita.
Se
noi volessimo rivedere il brano in modo positivo potremmo dire con Gesù
che così si rivolge a Pietro Se tu vuoi seguirmi, vedrai che nella mia
sequela troverai la bellezza della tua vita; chi segue me ha la capacità di
vincere il maligno, pensa secondo Dio e ritrova nel cammino della sua esistenza
la bellezza della propria storia. Ecco i tre aspetti sui quali questa mattina
vogliamo soffermarci per poter veramente illuminare in modo attraente la
bellezza di essere discepoli, partendo dall’idea che il Maestro genera in noi
il suo mistero prendendoci in quel fascino di cuore per cui godiamo della
presenza del Risorto.
Il
primo elemento da tener presente per una lettura positiva della nostra esistenza
come discepoli del Maestro, è che noi viviamo del Maestro. È sempre bello
risentire l’espressione di Paolo nella lettera ai Filippesi Abbiate
in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù. Conoscere Gesù
è vivere la sua interiorità, conoscere Gesù è entrare nel suo mistero,
conoscere Gesù è lasciarci affascinare dalla sua personalità, perché la
bellezza della nostra esistenza si chiama Gesù. Noi tante volte guardiamo alle
esigenze che nascono dalla sequela del Maestro, ma dobbiamo partire da un altro
punto di vista: la sua persona che prende la nostra esistenza e l’attira a sé e
la trasfigura nel suo mistero d’amore. Entrare in quella profonda esperienza di
contemplazione che è un’attrazione continua nel fascino del Maestro. Il
discepolo non può respirare se non guardando il Maestro come criterio di vita,
anzi la bellezza della sua vita è che Egli dimora in noi, ed è il secondo
passaggio a cui noi dobbiamo sempre fare riferimento: noi abbiamo questo
fascino di Gesù, perché Gesù non è fuori di noi, Gesù non è colui che ci dà
delle esigenze, Gesù è presente, in noi vive la sua storia.
Quando
Paolo poc'anzi ci ha detto che dobbiamo offrire i nostri corpi come sacrificio
vivente, santo e gradito a Dio, è questo il vostro culto spirituale, noi
vogliamo cogliere come la persona di Gesù è il sacrificio vivente, santo e
gradito a Dio; Egli, il Maestro, in noi continuamente sviluppa questo grande
mistero di presenza, di presenza oblativa e questa presenza oblativa è più
profonda nel mistero della croce, perché questa esperienza oblativa la troviamo
entrando nell’interiorità di Gesù.
E
allora, entrare nel suo mistero vuol dire vivere tre aspetti fondamentali della
vita oblativa: il senso della comunione, della gratuità e del rendimento di
grazie. Questi tre elementi vivono di quel fascino. Oggi Gesù lo conosciamo
perché ci facciamo prendere dal suo mistero, dalla sua persona - usando il
linguaggio caro agli evangelisti - dal
suo sguardo: lasciarci penetrare dalla sua personalità attraverso questa
sintonia di sguardo che apre il nostro cuore al suo mistero. Se noi entriamo
nel fascino di Gesù, ne abbiamo i sentimenti, diventiamo un sacrificio vivente,
santo e gradito a Dio, dove questo sacrificio è Lui in noi, è quel culto
spirituale, guidato dall’azione dello Spirito Santo, dove noi riusciamo a
cogliere la bellezza della nostra esistenza, dove il sacrificio è
essenzialmente un'esperienza di grande comunione, la comunione di vita con
Gesù.
Quando
Egli ci attira, entriamo nella sua comunione, nella sua comunione noi riusciamo
a vivere di gratitudine: gustare una presenza, una ineffabilità che penetra nel
nostro spirito e determina tutto il nostro itinerario interiore.
Culto
spirituale: Lui è il sacrificio vivente, Lui è il mistero che opera in noi, Lui
è la bellezza della nostra storia.
Che
cosa ci permette di seguire Gesù, se non il fascino della sua persona vivendone
i sentimenti in questo sacrificio vivente santo e gradito a Dio? È Lui che in
noi vive, in noi opera.
E
allora, il secondo passaggio che dobbiamo riuscire a cogliere nella nostra vita
di discepoli, è seguire il Maestro lasciandoci prendere dalla immedesimazione
della sua interiorità.
Il
discepolo vive del Maestro e attraverso anche il linguaggio negativo che appare
nel brano evangelico, noi ne percepiamo il risvolto positivo: vivere la nostra
storia, è crescere nella comunione con il mistero, nel quale noi - ed è il
terzo passaggio - ne gustiamo la presenza.
Il
fascino diventa contemplazione e si incarna nella gustazione per stare alla
presenza del Maestro che opera dentro di noi.
Noi
qualche volta ci chiediamo che cosa dobbiamo fare, entriamo nella nostra
interiorità per gustare la presenza del Maestro e vivere la bellezza interiore
che diventa veramente la nostra mentalità. E allora, nel gustare la sua
presenza, gustiamo la soavità del Maestro; quanto
è soave gustare il Maestro che dimora in noi.
Sono
le tre dimensioni che ci permettono di essere discepoli: il fascino, la
bellezza di avere dei sentimenti, la gustazione di una presenza. E allora,
l’invito che Gesù oggi ci offre è molto semplice: abbiamo lo sguardo del cuore
rivolto a questa meravigliosa realtà: il Signore che agisce dentro di noi e ci
dà la bellezza della vita. Seguire Gesù è fare in modo che la nostra mentalità
sia la sua; anzi, quanto più noi possiamo essere tentati di ragionare secondo
la mentalità comune, dobbiamo lasciarci attirare. In un certo qual modo
sentiamo le voci della storia e apriamo il cuore al mistero di Gesù. E allora,
quando Gesù si trova a suo agio nella nostra persona, compie in noi le sue
meraviglie.
Dovremmo
porci la domanda: Ma il Signore è veramente il grande attore della nostra
storia? É colui che agisce in modo profondo e radicale nel nostro quotidiano ed
è Lui che noi scegliamo ogni giorno.
Ecco
la bellezza di andare all’Eucaristia! Se noi oggi ci ritroviamo a celebrare
questi Divini Misteri, è perché noi siamo attirati da Gesù. Il rito detta il
linguaggio di questa attrazione, il quale diventa la gioia di una presenza e la
mente è animata da una grande speranza per costruire le nostre scelte nella
sintonia con il Maestro.
La
bellezza del Signore che è con noi, è la fecondità del nostro agire, del nostro
operare. Cristo deve sentirsi a suo agio in noi perché Lui è dentro di noi.
Infatti,
quella parola Seguire che ci è stata regalata da Gesù, può essere sacrificio
vivente, santo e gradito a Dio come Paolo ci ha detto. È riuscire veramente a
cogliere che la bellezza della nostra vita è un Gesù inabitante in noi, un Gesù
che vuol far fiorire la sua presenza, una presenza che, ed è bello entrare in
questo mistero, che è il Risorto che ci avvolge anche se abbiamo le stimmate
della croce e sentiamo la sofferenza della solitudine. Tuttavia c’è questa
grande concezione che Lui, il Risorto è dentro di noi ed è profondamente attivo
nella nostra vita.
Ecco
perché noi la domenica ci ritroviamo nella Divina Eucaristia, perché in quel
momento riusciamo a coglierne il segno; Lui ci affascina attirandoci a sé, Lui
mette in noi i suoi sentimenti attraverso questa esperienza continua di
contemplazione e noi gustiamo quella fecondità che ci dice di essere totalmente
pieni e liberi nella docilità alla creatività dello Spirito Santo. Seguire Gesù
è la forza per superare la mentalità corrente, è ritrovare la bellezza della
nostra vita. E quando ci porremo in cammino per andare ad accogliere i doni
eucaristici, in quel momento lasciamoci prendere dal suo mistero, il nostro
pensiero sia il suo pensiero, il nostro ragionamento sia il suo ragionare, il
nostro scegliere sia il suo scegliere. E allora, potremo in quell’Amen
eucaristico, ritrovare la bellezza del senso portante della nostra vita
quotidiana. Gesù questa mattina vuol dialogare con noi attraverso il rimprovero
che rivolge a Pietro, noi ritroviamo la bellezza positiva della vita: Seguiamo
Gesù! Se lo seguiremo, con quei sentimenti che sono i suoi, ci accorgeremo che
la vita assume valenze e potenzialità molto diverse. E quando diremo
quell’Amen, in quel momento diremo al Signore “Ti regalo la vita, ti rendo grazie per il mistero d’amore che mi
avvolge, cammino con Te, perché in Te ritrovo la bellezza della vita e mi si
aprono orizzonti di un’eternità beata che è la gioia dell’istante”.
Cristo
in noi deve trovarsi sempre a suo agio perché noi siamo sacramento della sua
presenza. Seguire Gesù è gustarne la continua attualità al di là delle
difficoltà che l’esistenza quotidianamente ci offre. E quindi questa mattina,
nel giorno a Lui dedicato, cerchiamo di cogliere questa bellezza e non abbiamo
paura di lasciarci attirare; vivremo di Lui, gusteremo la sua presenza e la
speranza fiorirà in ogni scelta che faremo nella nostra esistenza quotidiana.
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