DOMENICA 25 MAGGIO 2025
At 15,1-2.22-29 Ap 21,10-14.22-23 Gv 14,23-29
OMELIA
Il Risorto ci sta facendo percorrere
un cammino perché lentamente possiamo assumere la sua mentalità e noi possiamo
veramente avvertire questa sensibilità di Cristo dentro di noi attraverso
l’espressione con la quale Gesù oggi ha iniziato il racconto evangelico: “amare
e osservare”.
“Se
uno mi ama osserva la mia parola” dove, in questi due verbi “amare e osservare”
ritroviamo quella che è la dinamica all’interno dell’uomo che crede: amare e
accogliere, osservare e mettere in pratica. L’osservare è il divenire
dell’accogliere, è il divenire dell’essere intensamente immersi nell’amore del
Signore; quindi la “mentalità” è niente altro che lo sviluppo di questa
diuturna accoglienza del Signore, lasciandoci da lui amare, in modo che la
nostra vita diventi il sacramento, il segno concreto della sua Presenza. Ma nel
momento nel quale assumiamo questa mentalità riscopriamo una ricchezza
meravigliosa della nostra vita: “Il
Padre lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.
Intuiamo quindi una circolarità che
entusiasma chiunque abbia la gioia di essere discepolo del Signore: chi
nell’amore osserva, gode di una Presenza. Il Padre e il Figlio nella
illuminazione operativa dello Spirito vengono ad abitare in noi per cui
scopriamo questo cammino nella nostra esistenza: mentre amiamo e osserviamo
godiamo una Presenza e questa Presenza diventa un amore che a sua volta diventa
linguaggio concreto. È quell’esperienza che noi come cristiani siamo
continuamente chiamati a sviluppare: l’inabitazione di Dio che diventa vita e
la vita che, a sua volta, diventa segno meraviglioso della vita di Dio dentro
di noi.
Ma questa verità del dimorare dentro
di noi del Padre e del Figlio nello Spirito Santo ha un duplice effetto che
dobbiamo cercare di mettere bene a fuoco per essere uomini, al di là delle
tribolazioni della vita, ricchi di grande speranza. Quando vogliamo riuscire a
intravedere cosa sia la vita non dobbiamo guardarci troppo d’attorno, dobbiamo
rientrare in noi stessi e ritrovarci “abitati” dal Padre, dal Figlio e dallo
Spirito Santo. Allora, come prima sfaccettatura di questo dimorare di Dio in
noi ci accorgiamo che il gusto della vita divina in noi brucia tutto ciò che è
negativo; brucia la nostre paure perché quando siamo abitati dalle tre Persone
divine non esiste più la paura, perché esiste una Presenza. È qualcosa che noi
a livello interiore dovremmo continuamente rivisitare. Se il Signore è in noi,
se il Signore è con noi, insieme al Padre e allo Spirito Santo di che cosa
possiamo avere paura?
È vero, ci sono i nostri limiti
psicologici che generano paure, ma la nostra persona è luogo di una Presenza divina.
Se questa Presenza divina da noi è sommamente amata e incarnata nelle piccole
cose di ogni giorno, ci accorgiamo che, lentamente, le nostre paure vengono
bruciate. Chi ha contatto con le tre Persone che agiscono veramente in modo
dinamico dentro di lui ha la sua vita totalmente rinnovata e rifatta. Gustare
la presenza del Padre e del Figlio nella luce illuminante dello Spirito è
ritrovare il coraggio della vita.
Ma c’è un altro aspetto positivo: non
solo le tre Persone divine distruggono le nostre paure con tutto ciò che in
esse è contenuto, peccato compreso, ma ci fanno ritrovare il nucleo vero della
nostra vita perché siamo sacramento di una comunione. Spesso uno dei drammi
dell’uomo dei nostri giorni è la solitudine; questo è un grande dramma dell’uomo
contemporaneo: il dramma di sentirsi solo e di essere lasciato solo.
Nel momento in cui intravediamo
questa promessa di Gesù: “Io e il Padre verremo a lui e prenderemo dimora
presso di lui” scopriamo che la nostra vita è sacramento di una comunione.
Se nella fede, illuminati dallo
Spirito Santo, entriamo in noi stessi ci accorgiamo che il Padre e il Figlio
stanno operando dentro di noi, la nostra solitudine esteriore diventa
un’affascinante comunione interiore!
È la presa di coscienza di questa
inabitazione divina che ci dà la gioia e la capacità di essere in comunione.
Usando un’immagine che si richiama al racconto della creazione dell’uomo si può
dire che la nostra vita è il “passeggiare del Padre, del Figlio e dello Spirito
Santo con noi”.
Come nel vecchio racconto della
creazione si diceva che Dio passeggiava con i progenitori Adamo ed Eva, così
noi in questa luce ci sentiamo così abitati dalle tre Persone divine per cui
noi passeggiamo con le tre Persone nel cammino della vita. È come quando una persona
si sente fortemente amata, in quel momento, la persona amata è dentro di lui,
dentro di noi, per cui non ci sentiamo
soli perché la persona amata è dentro la nostra vita e con questa persona non
abbiamo alcuna paura.
Così è nell’ordine della fede.
Se noi scoprissimo questa vita divina
che sono le tre Persone, non saremo più soli! L’uomo vecchio avrà tante paure,
ma l’uomo interiore cammina con il Padre, il Figlio e lo Spirito in
un’affascinante avventura che dà il gusto dell’ebbrezza della vita. Se vogliamo
acquisire una vera mentalità evangelica, se vogliamo acquisire la capacità di
leggere e amare la storia come la legge e la ama il Signore, dentro di noi
scopriamo il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo che agiscono dando vitalità,
ebbrezza e freschezza nella nostra vita.
In questo fascino allora potremmo
veramente diventare uomini di speranza!
Ecco perché questa mattina siamo qui,
in chiesa, perché possiamo accogliere il Signore nella sua verità, il suo Corpo
e il suo Sangue, è lui che entra in noi, i fiumi dello Spirito Santo ci danno
la freschezza perché la nostra vita sia un inno al Padre. Allora usciremo di
chiesa e torneremo a casa dicendo: “Sono abitato dal Padre, dal Figlio e dallo
Spirito” perché la presenza delle tre Persone generi in ognuno di noi la gioia
della speranza contro ogni speranza!
Viviamo così questa Eucaristia nella
certezza che siamo abitati dalle Persone divine per essere uomini di gioia
anche nelle lacrime, di speranza anche nel buio, perché il Signore è con noi e
vivendo ogni giorno con il Signore ci apriamo su quell’orizzonte di paradiso
che è la grande meta, la grande speranza, la grande gioia di tutta la nostra
vita.
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