08 gennaio 2017

BATTESIMO DEL SIGNORE - Anno A -

Is 42,1-4,6-7           At 10,34-38 Mt 3,13-17
OMELIA
L'esperienza del Natale è un'esperienza nella quale, guidati dallo Spirito Santo, entriamo nella conoscenza di Gesù. Benedetti, per grazia, dalla potenza divina e guidati dalla Parola che illumina i nostri passi, questa mattina Dio Padre ci regala il suo Figlio e ce ne propone il mistero. Nella meravigliosa manifestazione divina che abbiamo poc'anzi udito dal Vangelo noi intuiamo una meravigliosa verità: è Dio stesso, il Padre, che non solo ci regala il suo Figlio, ma ci dice anche chi sia il suo Figlio. La gioia di poter entrare in questa gloriosa manifestazione si ritraduce nel desiderio d'imparare a costruire in verità la nostra identità umana.

Il Padre ci regala il Figlio, ci indica chi egli effettivamente sia, perché solo nel Figlio, nella sua profonda identità, noi possiamo ritrovare la bellezza feconda della nostra umanità. Allora le tre parole fondamentali che abbiamo udito dal Padre sono le tre parole fondamentali sulle quali costruire la nostra esistenza: “Questi è il mio Figlio, l'amato, in lui ho posto il mio compiacimento”.

Innanzitutto si rivela importante che entriamo nel mistero di Gesù, che è il Figlio del Padre.  In questa visione cogliamo il mirabile disegno di comunione che esiste tra il Padre e il Figlio, una comunione da cui deriva la storia dell'intera umanità. Entrare nella figura di Gesù è percepire la mirabile comunione che sussiste tra i due: Essi sono la sorgente della vita!

L'essere attirati dalla voce del Padre significa che siamo chiamati a guardare verso l'alto e possiamo così udire quella esperienza di Gesù nella quale noi siamo chiamati per gustare la gioia d'essere figli nel Figlio. Nella comunione meravigliosa che esiste tra il Padre e il Figlio ci sentiamo figli. L'espressione “figli” ritraduce l'essere continuamente generati.

Poiché ogni generazione nasce da un evento di comunione, il cristiano, lasciandosi introdurre in questa rivelazione, intuisce l'essere continuamente generato, come dicevamo il giorno del Natale del Signore.

Questa esperienza d'essere figli in una comunione tra il Padre e il Figlio dà alla luce la seconda caratteristica: amato! Gesù è Colui nel quale si riverbera e si incarna l'amore del Padre per l'uomo.

Se per un momento intuissimo la profondità di quell'espressione “amato”, intuiremmo l'altra espressione di Giovanni “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”. La nostra esistenza è immersa nell'amore del Padre che ci ha regalato il Figlio. È la bellezza della nostra esistenza: noi siamo generati nell'Amore, un Amore che caratterizza la relazione tra il Padre e il Figlio e che diventa oblazione per dare vitalità al cammino di comunione presente in ogni creatura. Infatti l'espressione “amato” è nient'altro che l'espressione con la quale Dio rivolgendosi ad Abramo gli disse: "Prendi tuo figlio, il tuo unigenito che ami, Isacco, va nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io ti indicherò". La bellezza di vedere la nostra esistenza talmente amata da Dio ci permette di intuire che Dio regala se stesso per noi nel mistero del Figlio. Il Padre ci regala l’amato del cuore per sentirci intensamente amati.

Il cristiano, quando si lascia prendere da questa profonda esperienza, riscopre nel profondo del proprio essere la bellezza di essere creatura nuova.

L'immagine, a cui l'evangelista si richiama nell’evidenziare questa meravigliosa manifestazione del Signore, è l'immagine della creazione del mondo: in Gesù, dono del Padre, nasce un mondo nuovo.

Chi entra nella meravigliosa comunione, che esiste tra il Padre e il Figlio che ci regalano Amore, gode di veder nascere il mondo nuovo. Questa grande manifestazione diventa perciò la speranza che anima la nostra esistenza.

La globalità di una simile esperienza si coglie nella terza parola: in lui ho posto il mio compiacimento!

Nella persona di Gesù, Dio Padre ci regala tutto! In lui abita corporalmente la pienezza della divinità e noi tutti partecipiamo a questa pienezza poiché, nella esperienza di Gesù, riceviamo grazia su grazia. Non abbiamo più bisogno di nessuna rivelazione: nella persona di Gesù c'è tutto!  Il Padre nella figura di Gesù ci ha regalato tutta la sapienza della vita, in lui c'è la sorgente dell'esistenza e non abbiamo bisogno dei vari fenomeni di possibili-apparizioni. La bellezza della vita è entrare in questo fiume che è la persona di Gesù.

Non abbiamo bisogno dei piccoli torrenti poiché, nel momento in cui entriamo nel mistero di Gesù, l'anima ritrova autenticamente se stessa. Se ci lasciamo avvolgere da questo grande mistero, riscopriamo la profondità, la bellezza e la fecondità della nostra esistenza umana.

Generati da un mistero di comunione, siamo il luogo dell'amore inesauribile di Dio e quando l'uomo si lascia prendere da questo amore inesauribile, in quel momento, ha il gusto della pienezza della vita. Il cristiano vive in una pienezza divina! Quando intuiamo la bellezza e la profondità di questa manifestazione il cristiano, pur con tutte le conflittualità della vita, lentamente, scopre la sua identità.

Spesse volte nel cammino della nostra storia ci poniamo tanti perché.

Ora la bellezza dei "perché" sta nel condurci alla profondità; gli interrogativi della vita ci permettono di camminare, le oscurità della storia ci fanno bramare la luce e in Gesù abbiamo tutto! In lui e solo in lui abbiamo veramente il criterio fondamentale della nostra esistenza.

Non per niente la festa di oggi è la festa più antica del Natale, è del secondo secolo: è la bellezza del Dio innamorato dell'uomo che vuole introdurre ognuno di noi nella comunione che ha con il Figlio nel quale ci sentiamo misteriosamente, ma meravigliosamente amati e ricreati: entrare nella nube dello Spirito è percepire l'ebbrezza e l'esultanza della vita che è speranza in ogni drammaticità dell'esistenza.

A noi, fin dal mattino, sentire questa voce, questo regalo che il Padre ci offre quotidianamente: questi è il mio Figlio, l'amato, in lui ho posto la mia compiacenza.

Respirare questa atmosfera è ritrovare il gusto della vita senza correre né qua né là e, allora, in quest'eucarestia dobbiamo riscoprire questa bellezza. In ogni eucarestia il Padre ci regala l’Amato e nel momento in cui ci accostiamo ai doni eucaristici il Padre pone in noi il suo compiacimento. L’essere in quel pane e in quel vino ricolmati di una pienezza divino-umana che ci dà la bellezza e il gusto della vita.

Chiediamo al Signore in quest'eucarestia di intravedere qualche fiammella di questa luce affascinante per potere camminare sempre nella speranza. Se avvertiamo, tante volte, le pesantezze della nostra corporeità guardiamo in alto, entriamo nel cuore e sentiamo le tre Persone divine che stanno giocando nelle nostre persone per poter sentirci dire dall'alto: noi tre abitiamo in te, noi tre siamo la speranza, noi tre siamo il gusto della vita. Entrando in questa esperienza cammineremo in autentica novità di vita e allora non abbiamo paura di camminare giorno per giorno perché quanto più entriamo in questo mistero tanto più ritroviamo l'ebbrezza della vita, e desideriamo quell'incontro finale quando, nella gloria, saremo in quella pienezza che diventerà canto per tutta l'eternità beata.
 
 
 
 
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