OMELIA
Il nostro settimanale incontro con il Risorto diventa una meravigliosa scuola per assumere il nostro vero volto di uomini nati da Dio. Questo volto noi lo riscopriamo progressivamente mediante la quotidiana conversione nella quale il Signore diviene sempre più il principio portante della nostra identità e delle nostre scelte.
Oggi il Maestro vuol condurci a un grande metodo per
ritrovare questo senso della nostra conversione e per assumere veramente la sua
sensibilità. Andare sul monte delle beatitudini, stare in ascolto delle sue
parole, contemplandone il volto è l'anima per riscoprire e rivivere la
sensibilità del Cristo. Il discorso della montagna, che rappresenta la carta
fondamentale della vita del cristiano, non è altro che il metodo per poter
veramente costruire nello stile del Vangelo la vita: essere ai piedi del Maestro,
accoglierne il mistero, per essere introdotti nella sua sapienza. Infatti,
quando siamo davanti al discorso delle beatitudini, noi potremmo essere
catturati dalle otto beatitudini, dimenticando che il mistero all'interno di
questo discorso è una sintesi quotidiana creata dal fascino di Gesù in un uomo
che vive la storia quotidiana. Le beatitudini sono infinite quanto è infinita e
ricca la storia quotidiana perché le beatitudini sono l'invito che Gesù rivolge
a ogni discepolo ad assumere il suo mistero, coniugandolo con la storia
quotidiana, oppure assumendo la storia quotidiana e collocandola nel suo
mistero. Allora se riuscissimo a ritrovare questo metodo, ci accorgeremmo che
la bellezza delle beatitudini è veramente infinita.
Come è infinito e incomprensibile il volto di Gesù, come è
variegata e inesauribile la storicità quotidiana, così le beatitudini sono
nient'altro che l’invito che Dio Padre rivolge a noi di costruire la nostra
esistenza guardando il Maestro. In certo qual modo, guidato dallo Spirito Santo,
ogni uomo costruisce il suo stile di beatitudine, ritraducendo la sensibilità
del Maestro nella propria originalità esistenziale. La bellezza dell'esistenza
è l'incontro tra la benevolenza di Dio che si manifesta nella poliedrica
personalità di Cristo e una storia quotidiana che desidera ritrovare il gusto
della propria sussistenza e della propria verità evangelica. Allora potremmo
dire che veramente le beatitudini appartengono a chiunque segua il Maestro.
Con questo metodo di vita, quando ci lasciamo costruire
dal mistero di Gesù e dalle sue parole, abbiamo come risultato il bel quadro
che l'apostolo Paolo ci ha regalato questa mattina nella prima lettera a
Corinto: chi si pone in ascolto del Maestro è colui che amando il suo limite si
lascia costruire dalla fantasia divina. La bellezza delle beatitudini è
l'incontro tra una luce inesauribile, che è quella del volto del Signore, e la
povertà storica di ogni uomo, la più vera povertà dell'uomo storico si
manifesta nell'amare la propria identità ricca di tanti limiti compresi da
diversi punti di vista.
Questo meraviglioso incontro tra una luce che penetra nel
nostro spirito e la nostra povertà che si lascia, in modo originale, costruire
da Dio dà alla luce lo stile personale di beatitudine di ogni discepolo.
Il Signore ama la nostra libertà e ci dice una cosa sola: "Abbi
lo sguardo del cuore rivolto a me, non guardare mai a quello che sei o a quello
che non sei, ma metti la tua persona nel mio mistero, che rigenererà le tue
paure dandoti slancio nella vita". Se riuscissimo a penetrare questo
metodo, ritroveremmo la prima parola che l'apostolo Paolo ci ha detto: dovremmo
riuscire a cogliere l'esperienza della sapienza, acquisire la sensibilità
interiore di Gesù, gustare il cuore illuminato del Risorto. Ecco perché dicevo che
le beatitudini sono infinite perché la personalità di Gesù è inesauribile e la
storia è estremamente variegata. Lo spirito delle beatitudini è acquisire ogni
giorno nella accoglienza del volto del Maestro il suo stile di vita.
Quando entriamo in questa sapienza, opera dello Spirito Santo, ci ritroviamo
uomini giusti, uomini che sono l’oggi del mistero di Dio.
Come noi potremmo ogni giorno essere l’oggi del mistero di
Dio se lo sguardo del cuore non è tutto attento alla sua persona? E’ quella
meravigliosa creatività dello sguardo, dove innamorati del Maestro egli opera
meraviglie nella nostra esistenza. Allora ritroveremo la gioia di appartenergli,
che è la santificazione.
Le beatitudini sono nient'altro che il linguaggio divino
umano che Gesù ha vissuto nella sua esistenza, che il Padre ci regala per poter
veramente costruire una vita che sia riflesso del mistero di Dio. Noi
apparteniamo a Dio, noi siamo santi e poiché siamo santi, in forza dell'azione
creatrice di Dio, nell'ascolto innamorato della storia diventiamo un po' alla
volta questo meraviglioso e misterioso volto di Dio.
Il quarto passaggio che l'apostolo Paolo ci offre è quello
della redenzione e la redenzione è la potenza santificatrice della conversione
perché noi avvertiamo, nel profondo della nostra persona, questa creatività di
Dio che ci fa passare quotidianamente dalle tenebre alla luce, dal peccato alla
grazia, dalla schiavitù alla libertà, dal non senso della vita ad acquisire la
vera esperienza dell'esistenza. La beatitudine è nient'altro che il Signore che
ci rivolge un augurio: godi del mio volto e sarai beato nel regno dei cieli,
vivi di me e in me e acquisirai la luminosità della Gerusalemme celeste.
Le beatitudini perciò fioriscono da una profonda
attenzione del cuore sia a Gesù che alla storia per poter seminare il volto di
Gesù nella vita quotidiana. Il vissuto ordinario diventa allora il luogo della
speranza di Dio con la meravigliosa conclusione paolina: chi si vanta, si vanti
nel Signore. Le beatitudini sono il canto della riconoscenza a un Dio che in
modo meraviglioso ci ha rivelato la sua sapienza e in questa sapienza
ritroviamo la bellezza, la profondità, il gusto della nostra esistenza
quotidiana. Rivolgiamo quindi ogni giorno lo sguardo del cuore là, alla persona
del Maestro, convinti che siamo dei limiti
che amano lasciarsi riempire dalla potenza divina e allora potremo gustare la
comunione gloriosa del cielo.
Quelle beatitudini, che Gesù ci ha oggi rivolte, sono
l'invito alla gioia, l'invito all'imitazione di Cristo, l’invito a condividere quell’eternità
che si ritraduce: chi si vanta si vanti nel Signore.
Siamo un capolavoro della gratuità di Dio, dove Dio, in un
animo attento, compie meraviglie.
In questo orizzonte cerchiamo di celebrare in serenità
questa eucaristia nella quale noi siamo sul monte delle beatitudini. E’ molto
bello stabilire un rapporto tra il monte delle beatitudini e il monte calvario:
le beatitudini sono la sapienza di Gesù vissuta nell'amore oblativo della
croce. E’ l'eucarestia che stiamo celebrando.
Quella sapienza che Gesù ci può regalare nello sguardo
trasfigurante attento alla sua persona, diventa vita della nostra vita
attraverso il corpo dato e il sangue versato. Quando acquisiamo questa sapienza
di Dio, la storia assume un altro volto, il cuore si ricolma di speranza e
camminiamo nel tempo senza alcuna paura perché il Signore rappresenta il nostro
grande maestro, ci offre la sua capacità di vivere, ci regala quella luce che
illumina ogni giorno i nostri passi. Personalizziamo questa capacità di
personalizzazione del Mistero della storia della salvezza per camminare nella
speranza, certi che la nostra esistenza è un capolavoro meraviglioso della
gratuità divina.
L'eucaristia rappresenta nello stesso tempo il culmine e
la fonte, la fonte e il culmine di ogni aspirazione di un'esistenza veramente
beata che ha il gusto dell'eterno nel cammino quotidiano della storia, mentre
aspira alla trasfigurazione del cielo.
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