OMELIA
Quando l'uomo si pone l'interrogativo quale sia il senso del tempo, della storia, del quotidiano, la risposta ci è data chiaramente: dalla esperienza della conoscenza di Gesù. Gesù è la nostra pace, Gesù è l'armonia della vita, Gesù è colui che vince ogni forma di violenza.
Celebrare
il giorno della pace come non-violenza vuol dire riscoprire la bellezza feconda
della conoscenza di Gesù. Solo in Lui e con Lui possiamo camminare in novità di
vita, ma questa conoscenza di Gesù se guardiamo attentamente la parola che il Maestro
ci sta indirizzando questa mattina, passa attraverso l'atto creativo di Dio: è
la bellezza della preghiera o benedizione di Aronne dove la bellezza del
conoscere Gesù nasce fondamentalmente dall'essere benedetti da Dio. La conoscenza di Gesù nasce dalla condiscendenza
dell'amore del Padre nei confronti dell'umanità.
L'uomo
conosce Gesù perché è benedetto da Dio Padre. Non esiste conoscenza del Maestro
che non nasca dalla azione creatrice di Dio Padre che nello Spirito Santo ci dà
la capacità di diventare Gesù. Infatti, la conoscenza di Gesù l’ha solo chi si
lascia trasfigurare dallo Spirito Santo nel mistero di Gesù. È quello che è avvenuto in Maria nella sua verginità
materna, è quello che avviene in ognuno
di noi, quando ci poniamo il grande interrogativo e il grande desiderio di
conoscere il Maestro perché in lui abbiamo il criterio e il parametro della
vita.
Allora
una prima sfumatura che possiamo cogliere per entrare in questa ammirabile
avventura è la gioia della accoglienza, della passività-attiva dove l'uomo apre il cuore all'invadenza di
Dio.
Non
è l'uomo che conosce, ma è l'uomo che accoglie nel conoscere.
È
una verità questa che ci fa intuire come la conoscenza di Gesù scaturisca
sostanzialmente da questo venire dello Spirito Santo che lentamente,
progressivamente, giorno per giorno ci qualifica secondo la mentalità del Maestro.
La
consapevolezza d'essere veramente dono ci fa intuire che ogni mattina, quando
ci svegliamo, riceviamo una grande vocazione: imparare a conoscere Gesù. Tutto
quello che lungo la giornata potremo fare o non fare sarà nient'altro che il
linguaggio attraverso il quale la divina provvidenza ci allena a lasciarci “costruire”
in questa nostra identità che è la conoscenza di Gesù.
Ecco
perché Maria ci insegna quel silenzio che è accoglienza nell'iniziativa di Dio.
Ecco
un primo elemento che possiamo cogliere dalla parola di Gesù questa mattina per
entrare in questa conoscenza del suo mistero.
Il
secondo aspetto è il momento nel quale personalizziamo questo dono di Dio
perché, se è vero che la nostra esistenza è intrinsecamente benedetta, la
benedizione divina è il luogo nel quale gustiamo la creatività di Dio, i doni
di Dio diventano nostri nel canto della gratitudine dove entrambe le parole “canto
della gratitudine” hanno un profondo significato. La gratitudine è la
consapevolezza che emerge dal più profondo del nostro spirito che noi siamo “grazia”
siamo “gratuità”, siamo dei “benedetti”, luoghi in cui Dio ama deporre tutta la
sua benevolenza…
La
conoscenza diventa vita della vita solo nella gratitudine, perché la
gratitudine è il luogo della meravigliosa fecondità di Dio. Poiché la
gratitudine scaturisce dalla percezione della meravigliosa condiscendenza di
Dio, la gratitudine si canta! Questo è quell'atteggiamento interiore che ritraduce
l'entusiasmo, la commozione del cuore davanti a questa benevolenza divina che è
al di là delle nostre attese.
Conoscere
Gesù non è una cosa ovvia, gustare Gesù nostra pace non è un'esperienza
immediata, la conoscenza di Gesù non si impara a scuola… la conoscenza di Gesù
è una gratitudine che penetrando nel più profondo del nostro essere ci dà la
capacità di cantare perché quando l'uomo nel suo cuore canta, si lascia
plasmare. Cantare la gratitudine è un'attrazione meravigliosa del mistero di
Dio che determina tutta la nostra personalità. La conoscenza di Gesù è una
trasfigurazione divino-umana perché la bellezza della conoscenza di Gesù è quel
“cammino molto lento” per cui noi amiamo col cuore di Gesù, pensiamo con la
mente di Gesù, operiamo con l'entusiasmo del cuore proprio di Gesù e allora
entriamo in quella conoscenza che è il vissuto quotidiano; ecco perché l'uomo
non conosce lo scorrere degli anni… l'anno è un concetto… l'uomo vive il
frammento creativo di Dio: il giorno!
Dovremmo
nella nostra vita riuscire a cogliere che l'istante in cui si rivela la
benevolenza divina ci riempie talmente di questa azione creatrice di Dio che il
cuore, cantando la gratitudine, gusta la vera pace. Il vero metodo per vincere
la violenza è cantare la gratitudine perché la violenza è l'uomo insoddisfatto
che aggredisce.
L'uomo
che conosce Gesù come atto della condiscendenza divina in un canto di
gratitudine è una armonia che si diffonde.
In
questo cogliamo come la bellezza del conoscere Gesù è ritrovare quell'armonia
interiore che ci fa sorridere anche con i drammi, con le lacrime, con il non-senso
del quotidiano perché ogni istante è una benevolenza divina in cui il Padre
nello Spirito ci regala Gesù, e noi cantando la gioia di essere il Cristo
vivente cresciamo lentamente in questa conoscenza trasfigurante: è la vera
fecondità della vita!
L'uomo
benedetto da Dio benedice Dio nel canto della gratitudine e, di riflesso, ha la
fecondità esistenziale: dalla Luce ai frutti di pace.
È
un'esperienza che dovremmo, nello Spirito Santo, portare avanti ogni giorno per
poter avere quella illuminazione interiore che è più forte di ogni oscurità.
L'oscurità della storia è luminosità divina per un cuore abitato che, nella
gratitudine, dà alla luce sempre la luce e, allora, penso che questa mattina il
Signore chiamandoci attorno a sé e dicendoci che conoscerlo è la pace del cuore,
è l'entusiasmo della vita, è la fecondità dell'istante, voglia dirci che è
sufficiente imparare quel silenzio di Maria e gustare l'ineffabilità del Dio
presente.
Ecco
perché ci ritroviamo nell'eucarestia perché l'eucarestia è l'entusiasmo di un
cuore che si lascia penetrare dal Signore e diventa il luogo della conoscenza
di Gesù; non conosciamo Gesù con tanti studi dell'intelligenza, ma conosciamo
Gesù nel farci conoscere da lui accogliendone la presenza, e in quel corpo dato
e in quel sangue versato veniamo interiormente illuminati, animati da quella ricchezza divina che è la
speranza della vita. Questa pace nessun conflitto può togliercela perché è la Pace
del cuore e l'uomo quando vive è il riflesso del suo cuore. Quando il cuore è
abitato da Gesù noi intuiamo come tutti possano anche combatterci, ma non
possono toglierci il cuore perché il cuore è la vita della vita.
Camminiamo
l'inizio di quest'anno con questa visione, dovremmo dirci ogni giorno: “santo
giorno!” perché apparteniamo a questo Signore la cui conoscenza è la speranza
della nostra vita. Allora, alla violenza, ci sarà la pace, ci sarà quel mondo
nuovo che Gesù nella sua morte e resurrezione, e che è nell'eucarestia, ci
regala ogni giorno per essere uomini nuovi, uomini nuovi che regalano solo
speranza, armonia e autentica pace.
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