06 aprile 2025

V DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C -

DOMENICA 6 APRILE 2025

Is 43,16-21      Fil 3,8-14      Gv 2,12-13

OMELIA

La bellezza d'essere discepoli del Signore è lasciarci amare in modo continuo e ineffabile perché in Gesù possiamo ritrovare la nostra libertà, possiamo ritrovare il gusto d'essere in comunione con Dio.

Tuttavia l'uomo, quando entra in questa gratuità dell'amore di Dio e entra in dialogo con lui, il mistero della libertà diventa la gioia di lasciarsi perdonare.

Dio perdona nell'atto del regalare all'uomo la sua libertà, in questo noi scopriamo che una delle coordinate fondamentali della nostra vita è la gioia di essere perdonati! Anzi, l'uomo, più gusta l'essere perdonato più ritrova la sua libertà.

Allora, davanti alla domanda cosa vuol dire essere perdonati, il profeta Isaia è stato molto chiaro: l'uomo è perdonato quando ritrova la gioia di vivere. L'uomo è perdonato quando ritrova il gusto di essere una creatura nuova, l'uomo è perdonato quando intravede la fiducia inesauribile di Dio.

Non esiste perdono quando l'uomo non avverte la creatività divina nel proprio cuore.

Infatti, quando uno perdona, se non quando regala all'altro tutta la sua fiducia?

Gesù, nei nostri confronti, si rivela come colui che ci dice: oggi la tua vita è rifatta perché la tua vita, oggi, in me è perdonata. E qual è il metodo che noi possiamo avvertire di questo perdono che il Signore in modo inesauribile e rigenerativo ci regala continuamente?

Il racconto del Vangelo di Giovanni è il segno, è il metodo per gustare l'essere perdonati.

Infatti, se entriamo nel centro del racconto, scopriamo questo tipo di struttura: c'è questa donna, peccatrice e, davanti a essa, Gesù che pone un primo gesto: si abbassa a terra, scrive per terra, poi si rialza e si rivolge agli accusatori e successivamente, di nuovo, dopo aver parlato, si china verso la terra, scrive e si rialza.

In questo dinamismo che cosa scopriamo? In questo dinamismo scopriamo il mistero d'essere perdonati.

Innanzitutto cosa vuol dire quel: “Gesù che si prostra per terra e scrive"? Noi, in quel gesto, troviamo l'espressione del Vangelo di Giovanni: “e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi e noi vedemmo la sua gloria" è il mistero della vita di Gesù, Dio si fa uomo. Gesù che si china, è il Gesù che venne ad abitare in mezzo a noi. Qui scopriamo la ricchezza dello scrivere per terra, è la sua storia concreta, e in quel "noi vedemmo la sua gloria" scopriamo il suo rialzarsi, che è il mistero della sua risurrezione.

In questo duplice gesto di Gesù scopriamo come l'uomo sia chiamato a riconoscere la vita di Gesù nella vita di ciascuno.

Quando vogliamo ritrovare la bellezza e il gusto della vita, lo sguardo di Gesù è il criterio di fondo. È quell'atteggiamento di Paolo tutto proteso a contemplare il Maestro.

Il senso del peccato si scopre lasciandoci attirare da Gesù, il senso del peccato lo scopriamo lasciandoci prendere dal suo volto e dal suo mistero di amore.

Usando un linguaggio più semplice: è la gioia di fissare lo sguardo del nostro cuore negli occhi di Gesù.

La profondità del peccato la percepisce solo l'uomo che ha l'amore nello sguardo di Gesù.

Il senso del nostro peccato, lo scopriamo nello sguardo di Gesù; infatti, quando l'uomo ritrova l'autenticità della sua vita, se non nello sguardo con Dio e con gli uomini?

Ma in questo sguardo c'è la scelta: ecco allora che quegli uomini se ne vanno, non reggono allo sguardo di Gesù, non si lasciano innamorare da quello sguardo e se ne vanno.

L'uomo quando è nello sguardo di Dio si sente sempre in stato deficitario, noi non scopriamo d’essere peccatori perché ci manca il coraggio di fissare Gesù; ora, quando noi entriamo nella bellezza della vita, noi scopriamo questa profonda verità: in Gesù ci riconosciamo deficitari.

Però Gesù vuole da noi il passo coraggioso, non quello di “andarcene” perché in questo caso lo sguardo di Gesù non realizza la sua finalità, ma dobbiamo stare davanti a Gesù come quella donna, perché Gesù, nel momento in cui ci guarda e ci dice: “sei peccato” ci regala anche la certezza che siamo perdonati.

Lo sguardo di Gesù è un’accusa ricca d'amore, è un'accusa ricca di perdono, è un'accusa dove l'uomo in quello sguardo si sente profondamente perdonato.

La gioia del perdono è di chi rimane, continuamente, nell'area di influenza di Gesù.

Spesse volte noi non riusciamo a costruire in autenticità la nostra vita perché non abbiamo il coraggio di reggere allo sguardo di Gesù. In quel momento avvertiamo d'essere talmente amati da avere il gusto dell'essere un peccato perdonato!

E quando l'uomo è un peccato perdonato è nella libertà: chi veramente gusta l'essere perdonato canta la libertà.

In questo, allora, ognuno di noi nella sua vita quando entra in quest'atteggiamento interiore sente continuamente le parole di Gesù: «Neanch'io ti condanno, va’ e non peccare più. Va’ e non dimenticarti mai di vivere sotto il mio sguardo amoroso».

Perché se il cristiano riesce a costruire la sua vita stando nello sguardo amoroso di Gesù dice che l'amore di Dio è più grande del peccato dell'uomo!

E quando l'uomo spalanca il proprio cuore all'amore ineffabile di Dio, in qualunque situazione possa trovarsi, è un uomo che dice: sono fatto nuovo! Non è possibile stare con Gesù e non sentire continuamente l'espressione del Maestro: «Ecco io faccio nuove tutte le cose, le cose passate non ci sono più, ne sono nate di nuove», è la novità che Gesù regala a chiunque, nel coraggio della fede e dell'amore, a chi ha lo sguardo nel mistero del Maestro.

L'uomo è grande perché ha la gioia di lasciarsi perdonare.

E allora, credo che questa mattina Gesù voglia farci il grande regalo: la bellezza della sua presenza che fà nuova la nostra vita. Il Signore non è venuto per condannare, è venuto per salvare, l'unica cosa che ci chiede è che lo sguardo del nostro cuore sia sempre attirato a lui. E quando noi abbiamo lo sguardo fisso in colui che intensamente ci ama, il nostro sguardo diventa ricco di fiducia, di speranza, di gioia, di coraggio perché nello sguardo di Gesù sappiamo che la vita è continuamente ricostruita.

L'importante, direbbe Paolo, che dimentichiamo noi stessi, entriamo nella sua area di influenza e camminiamo nella novità dello Spirito Santo. È quello che stiamo vivendo in questa Eucaristia.

Sentiremo le parole di Gesù; “Questo è il sangue della nuova ed eterna alleanza versato per voi e per tutti in remissione dei peccati”. L'Eucaristia è per chi ha il fascino di Gesù e quando entriamo in chiesa e ci lasciamo prendere dallo sguardo di Gesù, tutto il linguaggio che Gesù ci vuol regalare nella messa, è farci capire che siamo amati, che vogliamo godere della sua libertà, perché nello sguardo di Gesù in mezzo a noi siamo perdonati. Nell'atto dell'accogliere il Corpo e il Sangue del Signore Gesù, ci dice -e lo dice personalmente a ciascuno di noi-: «Ecco io faccio nuove tutte le cose, le cose passate non esistono più, ecco ne faccio di nuove».

Andando a casa abbiamo la gioia di essere talmente amati da avere una vita nuova, nonostante il nostro peccato. Questa sia la speranza che Gesù, oggi, ci vuole regalare perché possiamo camminare in novità di vita.

 

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