OMELIA
Il Signore apparendo ai discepoli dona a essi sempre una missione.
E’ una costante che cogliamo in tutti i racconti della
Risurrezione del Maestro che noi dovremmo continuamente tenere presente: il Signore
si manifesta per inviare, il Signore si manifesta per regalare una missione, il
Signore si manifesta perché condividiamo il dono della sua presenza.
Il cristiano non è colui che si appropria del dono di Dio,
il cristiano accoglie un dono per poterlo regalare. E questa mattina Gesù,
apparendo alle donne, dà a loro un compito ben chiaro: "Andate ad
annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea, là mi vedranno."
Attraverso quelle donne Gesù dà appuntamento ai discepoli
in Galilea e questa sottolineatura, cara sia a Matteo che a Marco, è
estremamente importante per cogliere il mistero della Risurrezione. Infatti,
perché il Risorto offre l'appuntamento ai discepoli in Galilea?
Accostandoci ai testi evangelici di Matteo e di Marco
scopriamo chiaramente che la Galilea rappresenta l’inizio della missione di
Gesù.
Quando noi rileggiamo le catechesi della Chiesa di
Gerusalemme, che gli Atti degli Apostoli ci offrono, cogliamo una interessante
verità: dalla Galilea inizia il ministero di Gesù. Chi non va in Galilea non
coglierà mai l’evento della Risurrezione. Infatti, possiamo sempre correre il
rischio, davanti all’evento della Risurrezione, di vederlo semplicemente come
un fatto accaduto, ma se noi entriamo nella coscienza del Vangelo, l’evento
della Risurrezione è la conclusione logica di un percorso di vita.
L’abbiamo intuito nel discorso di Pietro con gli altri
undici la mattina di Pentecoste, quando Pietro cercando di evidenziare la
bellezza della Risurrezione, cita il Salmo 15 (che noi abbiamo meditato anche nel
Salmo Responsoriale), poiché chi non vive la storia di Gesù, chi non entra nel
mistero della sua personalità, chi non fa le scelte che ha fatto Lui, non potrà
mai giungere all’evento della Risurrezione e a gustarne la bellezza.
Solo chi, nella docilità quotidiana alla potenza dello
Spirito si pone in cammino ripercorrendo tutta la storia di Gesù, giunge alla
Risurrezione. Si rivela molto stimolante quella bella espressione che troviamo
nel Salmo “Anche di notte il mio cuore mi istruisce. Io pongo sempre davanti a
me il Signore, sta alla mia destra, non potrò vacillare”. In un simile
linguaggio avvertiamo il desiderio che Gesù ha nei nostri confronti: che noi
camminiamo come ha camminato Lui nella continua imitazione del Padre. Una
imitazione del volere del Padre anche di notte.
Una delle verità che spesse volte non riusciamo a cogliere
nell’evento della vita del cristiano è che la notte è il luogo normale del
rivelarsi di Dio. Infatti, la notte rappresenta la comunicazione della potenza di
Dio nell’impotenza dell’uomo. La notte è la gratuità di Dio per l’uomo assetato
di Dio.
Gesù in tutto l’arco della sua esistenza ha avuto sete
solo del Volto del Padre, del suo mistero e la comunione con Lui è stato il
motivo vitale di tutto il percorso della sua esistenza. Inoltre il camminare
nell’obbedienza al Padre evidenzia un mistero di comunione, che passa
attraverso l’oscurità della storia. Gesù, infatti, partendo dalla Galilea per
giungere alla Giudea, fa il passaggio dalla amena realtà di Nazareth al deserto
arido e roccioso della Giudea, in una salita continua.
Gesù lentamente ha avvertito quello che il Padre
storicamente voleva da Lui, in un rincorrersi di oscurità, che veniva dalla
storia, e in una luminosità che veniva dalla parola divina, la Sacra Scrittura.
Coniugando Gesù l’oscurità della storia con la rivelazione scritturistica, lentamente,
intuiva quel mistero di cui avrebbe goduto: attraverso l'oscurità tragica e
drammatica della morte passare alla luminosità della risurrezione.
Gesù apparendo a quelle donne e dicendo: "Andate dai
discepoli e dite loro che mi attendano in Galilea" ha comunicato loro il
percorso da seguire per giungere alla pienezza della vita. Essi, imitando il
Maestro, potevano veramente entrare nell’esperienza della Risurrezione.
Quanti di noi si sono posti la domanda: come posso gustare la Risurrezione? Come
posso entrare in quella esperienza della Risurrezione?
Ieri dicevamo che occorreva entrare nell’intimità di Gesù,
come il discepolo che Gesù amava; oggi ci viene detto: percorri la strada di
Gesù. L'intimità è feconda nella incarnazione concreta e storica di una simile
esperienza spirituale. La celebrazione dei divini misteri ci può essere di
grande aiuto.
E’ molto bello come la Divina Liturgia di San Giovanni
Crisostomo veda tutto il percorso della Divina Liturgia come una vivente
imitazione sacramentale dell'intera storia di Gesù: dall’evento dell’Incarnazione,
espressa nei riti d’ingresso (la Protesi), al seguire Gesù che cammina nelle
strade della Palestina (la Liturgia della Parola), perché nel Santuario, al di
là dell'iconostasi, si possa gustare quella Morte e Risurrezione che all’apertura
delle Porte Regie, diventa la comunicazione del Risorto: "le Cose Sante ai
Santi".
E' il mistero sacramentale dell'accogliere i doni
eucaristici del pane e del vino riscaldati dall'acqua calda dell'azione dello
Spirito nel quale Gesù è risorto.
Dovremmo perciò ritrovare questo itinerario di vita per
poter dire progressivamente, attraverso la conversione teologale: la storia di
Dio in Gesù è destinata a diventare il senso portante della nostra esistenza.
Se effettivamente nel cammino della nostra vita vogliamo
veramente gustare il Risorto, dobbiamo metterci in cammino, andare in Galilea e
con Gesù andare a Gerusalemme, per essere assunti alla destra del Padre. Questa
è la missione che Gesù ci regala: "Se vuoi veramente vedere me Risorto,
vivi la vita come l’ho vissuta io, Gesù di Nazareth".
Allora apprendiamo come la Risurrezione sia una potenza
interiore che continuamente costruisce le nostre persone per giungere a quella
glorificazione finale quando, faccia a faccia, eternamente godremo la presenza
del Risorto.
Viviamo così questa Eucaristia in tanta semplicità di
cuore in modo che il Risorto che è in mezzo a noi dica a ognuno di noi: "Vai
in Galilea, imitami, vivi come sono vissuto io e anche tu risorgerai come sono
risorto io".
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