04 giugno 2017

Domenica di PENTECOSTE – (ANNO A)

At 2,1-11      1 Cor 12,3b-7. 12-13            Gv 20,19-23
OMELIA
La presenza del Risorto nel cammino della comunità cristiana conduce ogni battezzato ad assumere progressivamente le stesse caratteristiche di Gesù. Inseriti in lui nel battesimo e guidati da lui attraverso il cammino della storia, lentamente, noi siamo chiamati a diventare il volto di Gesù, ad assumerne tutte le caratteristiche, ad entrare in sintonia con lui. Tale meravigliosa certezza è possibile in noi attraverso la creatività dello Spirito Santo. Ce lo ha detto molto bene l'apostolo Paolo: “Nessuno dice “Gesù è Signore” se non per mezzo dello Spirito Santo”.

Non si può conoscere Gesù, non si può diventare il suo mistero, non si può gustare la sua ineffabile presenza senza l'azione dello Spirito Santo, il principio invisibile di ogni realtà visibile. Riusciamo a cogliere una simile ricchezza se, per un momento, ci accostiamo al Gesù di Giovanni che ci fa chiaramente intuire la bellezza e la profondità dello Spirito nella vita del Maestro.

Quando l'evangelista Giovanni ci presenta la figura di Gesù nel battesimo al Giordano pone sulle labbra del Battezzatore alcune espressioni molto significative: “Ho visto lo Spirito discendere su di lui e rimanere in lui”. Se ripercorriamo il cammino narrativo del medesimo evangelista Giovanni, ci accorgiamo come egli non parli più dello Spirito che opera in Gesù se non nel momento della sua morte: “Tutto è compiuto… e restituì lo Spirito”. Se guardiamo il Gesù di Giovanni, scopriamo come egli fosse sempre in comunione con il Padre, ma il principio creativo di tale meravigliosa e creativa comunione fosse l'esperienza invisibile dell'azione divina: la fecondità continua ed inesauribile dello Spirito Santo.

Gesù è stato prodigioso perché la sua esistenza è stata continuamente condotta da questo criterio meraviglioso e invisibile che era lo Spirito Santo. Riandiamo alle stesse espressioni di Gesù nei discorsi dell'ultima cena quando promette l'invio dello Spirito, allora il Maestro dice: “Egli mi glorificherà perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà”. Noi possiamo conoscere Gesù perché questo Spirito Santo invade continuamente la nostra vita.

L'apostolo Paolo nel brano che abbiamo ascoltato ce lo dice in modo molto chiaro: “Noi siamo stati battezzati nello Spirito Santo” e "ci nutriamo continuamente dello Spirito Santo".

Chi non vive questo criterio invisibile non si innamorerà mai del mistero di Gesù.

Nel cammino della fede siamo invitati dall'apostolo Paolo a pregare dicendo nello Spirito Santo “Gesù è Signore”, e una tale espressione vuol sottolineare che il respiro dell'anima è quello Spirito che ci fa affascinare del volto del Maestro per poterne vivere la presenza.

In questo contesto riusciamo a comprendere il brano evangelico che abbiamo poc'anzi udito che si richiama al testo della Genesi quando Dio ha creato l'uomo. Dio dopo aver tratto l'uomo dal fango soffiò e nacque l'uomo!

L'uomo vivente è lo spirito creativo di Dio.

In questo orizzonte riusciamo a cogliere perché Gesù nel Vangelo abbia soffiato sugli Apostoli e abbia detto loro: “Ricevete lo Spirito Santo”. In questo il Maestro ci vuole dire: ricevete il criterio della vostra identità e accogliendo lo Spirito Santo, criterio dell'identità, sarete un mondo nuovo.

Quando risentiamo l'espressione del Vangelo “a chi rimetterete i peccati”, noi siamo magari inconsciamente portati a leggere questo testo come il perdono dei peccati, ma Giovanni ha un livello molto più alto nella sua mentalità evangelica. In quel perdono dei peccati c'è l'esperienza profetica di Dio che fa nuove tutte le cose! Nello Spirito Santo siamo uomini continuamente nuovi!

Ecco perché il principio invisibile dello Spirito che è lo Spirito stesso di Gesù che penetra in noi e ci dà il gusto della novità di Dio, è la bellezza della vita! La bellezza in tutta la sua vitalità vuol sottolineare che veniamo introdotti in una profondità senza fondo che è la conoscenza di Gesù.

Quando  siamo intimamente guidati dallo Spirito, gustiamo la bellezza della vita perché respiriamo il soffio dello Spirito compiendo le opere di Gesù.

Di conseguenza, se entrassimo in questa meravigliosa e affascinante esperienza, impareremmo chiaramente a conoscere Gesù. Infatti, se andiamo alle ultime espressioni della preghiera sacerdotale di Gesù, cogliamo tutta la verità di questa esperienza. Gesù così ha concluso la sua preghiera sacerdotale: “Padre giusto il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato e io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro”. Conoscere Gesù è lasciarsi trasfigurare intimamente dalla sua persona. E poiché queste parole Gesù le ha dette in atteggiamento di preghiera e poiché la preghiera è la creatività dello Spirito Santo in atto, la conoscenza di Gesù è una docilità quotidiana alla presenza dell'invisibile che lentamente ci trasfigura nella personalità di Gesù.

Il cristiano è colui che ha la bellezza e il gusto di lasciarsi dallo Spirito trasfigurante. Noi qualche volta abbiamo dimenticato questi criteri e pensiamo che la nostra esistenza sia un'esistenza in cui dobbiamo fare grandi scelte: chi è l'uomo spirituale se non colui che ha come senso della vita il Cristo nello Spirito Santo?

La vera spiritualità è il modo di concepire la vita! E noi concepiamo la vita con questo criterio invisibile perché le concezioni più profonde della vita non si vedono, ma animano il cuore. Concepire la vita è fondamentalmente quel criterio amoroso da cui la vita nasce, di cui la vita si sostanzia per essere una vita nella quale le opere sono incarnazione di qualcosa di grande che prende tutta la nostra persona e ci rende sacramenti d'amore!

Se noi riuscissimo a entrare in questa visione, coglieremmo una meravigliosa e affascinante verità: ogni volta che preghiamo, noi siamo nello Spirito Santo il quale ci plasma facendoci progressivamente diventare Cristo e introducendoci nella conoscenza amorosa e saporosa del Padre che è la realizzazione della nostra vita.

Chiediamo al Padre, in Cristo Gesù, questo meraviglioso dono e ci accorgeremo che nella vita gusteremo la bellezza ineffabile di Dio. Davanti al dramma del male, che è uno smog che avvolge l'uomo, la bellezza di Dio frutto dello Spirito fecondo diventa quella imitazione di Gesù che ci fa godere una bellezza infinita. In questo noi troviamo la fecondità, l'armonia, la gioia dell'esistenza! Ecco perché questa mattina ci ritroviamo nell'eucaristia e, in questa eucaristia, stiamo respirando lo Spirito Santo, quello Spirito Santo che è il criterio invisibile che ci ha condotti qui e questo Spirito Santo fa sì che il Cristo divenga quel pane e quel vino perché in quel pane in quel vino Cristo ci doni quello Spirito che ci fa conoscere sempre più il Maestro, quella conoscenza sacramentale che è pregustazione di quella conoscenza gloriosa, quella del paradiso, attraverso la conoscenza di Gesù che sono le piccole cose di ogni giorno.

Entriamo in queste suggestioni che la parola di Dio ci può offrire questa mattina in modo che non ci lasciamo disperdere dalle tante cose che sono più gratificazione dell'uomo che costruzione di una autentica umanità in modo che, guidati dallo Spirito, Gesù diventi l'anima della nostra anima compiendo, istante per istante, quella misteriosa volontà di Dio che Gesù ha espresso molto bene all'inizio della sua preghiera sacerdotale: “Questa è la vita eterna che conoscano te o Dio e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo, tuo Figlio”.
 
 
 
 
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