Gio 3,1-5.10 1Cor 7,29-31
Mc 1,14-20
OMELIA
Il Padre nel battesimo al Giordano
ci ha dato la grande verità su Gesù: "Tu sei il mio Figlio, l'amato, nel
quale mi sono compiaciuto". Giovanni il battezzatore, a quelli che stavano
ricercando l'evento del regno, ha detto: "Ecco l'agnello di Dio". Oggi
è Gesù stesso che ci parla rispondendo ad un'esigenza che è presente nel nostro
spirito e che il salmo responsoriale ha bene evidenziato "Fammi conoscere il Signore le tue vie".
Dopo aver ascoltato il Padre, dopo aver accolto l'invito di Giovanni il battezzatore,
questa mattina è Gesù stesso che entra nella nostra storia e ci dona il senso
della vita poiché è la parola di Gesù quella che determina e costruisce ogni
nostro istante. La parola che abbiamo ascoltato nel testo evangelico, è la
sintesi della storia di chiunque accolga l'invito a diventare discepolo del
Maestro. "Il tempo è compiuto, il
regno di Dio è vicino, convertitevi
e credete al Vangelo".
In questo schema dell'evangelista
Marco troviamo come la bellezza d'essere discepoli è essenzialmente un dialogo tra
il Dio che entra nella nostra storia e l'uomo che si lascia coinvolgere nella
bellezza della vicenda di Gesù.
Innanzitutto Gesù presenta se
stesso: "Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino" e in queste
due espressioni cogliamo l'accadimento di Dio nella nostra storia; infatti cosa
vuol dire l'espressione: il tempo è compiuto? Il tempo nella sua verità non è
il succedersi di istanti, il tempo nel mistero di Dio è "oggi", il
tempo è sacramento del Dio che appare nella nostra storia.
Usando un'espressione molto
sintetica che si richiama al grande evento dell'incarnazione possiamo dire: il
Tutto in un frammento! Il tutto di Dio, il tutto della storia di Dio, il tutto
dell'amore di Dio in un frammento: l'istante! È il mistero che il cristiano è
chiamato a gustare continuamente. Ogni frammento della vita è impregnato di eternità.
Risentendo il linguaggio
dell'apostolo Paolo nella seconda lettura noi potremmo quasi cadere in
un'esperienza di pessimismo, ma ritraduce la coscienza dell'apostolo: chiunque
accolga l'istante come dono di Dio relativizza gli avvenimenti della vita, è
percepire nell'oggi il darsi pieno di
Dio.
È molto bella la definizione che
dà l'autore della lettera agli Ebrei al concetto di tempo guardando Gesù:
"Gesù Cristo ieri, oggi e sempre". Nella persona di Gesù Dio si dà in
pienezza.
Questa pienezza si sviluppa attraverso
la seconda affermazione di Gesù: "Il regno di Dio è vicino". Qui
cogliamo con evidenza la consapevolezza che il fermento della novità del mondo
è attiva.
Il regno è l'armonia universale,
il regno è quella esperienza della ricapitolazione in Cristo di tutto ciò che esiste,
il regno è guardare all'uomo e al cosmo secondo il mistero del progetto eterno
del Padre. Il Cristo è oggi, in mezzo a noi, per far lievitare quell'uomo nuovo
a cui noi siamo chiamati. In questo orientamento cogliamo che il discepolo non
solo gusta nel frammento della sua vita la presenza dell'Eterno, ma avverte una
instancabile creatività divina nella sua storia. L'oggi di Dio lentamente
dilata le sue potenzialità nello scorrere della vita. Entrare in questa visione
è molto liberante, davanti al grosso interrogativo che travaglia sempre più
l'uomo dei nostri giorni circa il senso della vita. Se avvertissimo questa
prima parte del linguaggio di Gesù intuiremmo che la vita è più profonda di
quello che avviene, la vita è l'atto creativo, redentivo e santificante delle tre
Persone divine. Il cristiano ha sempre davanti al proprio sguardo questa meravigliosa
esperienza e l'ascoltare il Maestro diventa la grande speranza che anima il
quotidiano.
Partendo da questo versante, che
mette in luce l'azione divina nella storia umana, scaturisce la risposta
dell'uomo attraverso la prima parola: convertitevi! Questa espressione che noi
risentiamo continuamente e che abbiamo ascoltato dal profeta Giona offre un
significato che è molto più profondo di quello che il profeta Giona ci ha
detto; noi quando sentiamo la parola “conversione” facilmente cadiamo in una
visione morale.
La conversione è il fiorire di un
seme collocato nella nostra vita.
La conversione è la presenza del
Cristo che giorno per giorno fiorisce. È la bella immagine dello stesso
evangelista Marco quando parla del mistero del regno e lo paragona a quel
chicco di senape che, sia che il contadino si sveglio, sia che il contadino
dorma, fiorisce. La conversione è il fiorire di una presenza che irrompe in noi
e agisce continuamente nelle nostre persone.
La bellezza della vita cristiana è
intuire questa presenza divina che fiorisce stimolando le vere esigenze della
nostra storia: assumere la mentalità di Gesù.
Gesù ci parla continuamente perché
diventiamo progressivamente il suo mistero.
La conversione è lasciarci
plasmare con tutta la nostra libertà dalla presenza di Cristo in noi e nel
quotidiano. È la vivacità che noi dovremmo ritrovare nella nostra esistenza, è
ritrovare quell'angolo della nostra vita abitato dal divino che fiorisce
continuamente.
La verità della conversione si
incarna nell'impegno a credere nel Vangelo.
Quando noi apriamo il vangelo di
Marco esso inizia con quella bella dicitura: "Inizio del Vangelo di Gesù Cristo figlio di Dio ". E'
importante comprendere che il vangelo non è una semplice buona notizia, ma è
sostanzialmente la persona di Gesù Cristo figlio di Dio. La volontà di credere
al Vangelo è nient'altro che diventare la stabile dimora del Maestro divino. Se
il cristiano riuscisse anche solo ad avvertire questa bellezza non sarebbe più
catturato dal mondo mass-mediatico, ma avrebbe ogni giorno una sintonia con Dio,
una diuturna familiarità con il Maestro ascoltandone la presenza attraverso le
sue parole.
Il cristiano perciò continuamente
è chiamato a sentire questa sintesi del Vangelo: "Il tempo è compiuto, il
regno di Dio è vicino convertitevi e credete al Vangelo".
È il mistero che stiamo celebrando!
Noi ci ritroviamo in questo momento e in questo luogo, perché oggi il tempo è
compiuto, oggi ci è donata la pienezza di Gesù, oggi Gesù è qui in mezzo a noi.
Questo Gesù attraverso la sua
parola entra in relazione con noi e ci dice: il regno dei cieli è vicino! Nella
sua relazione sacramentale attraverso la parola determina il significato della
nostra vita, una relazione che diventa comunione eucaristica nella quale il
Signore entrando in noi ci dà quel gioioso tormento di non essere come lui. La
bellezza dell'Eucarestia è la conversione, è dilatare quelle potenzialità
divine che sono state seminate in noi in modo che uscendo poi nel quotidiano
crediamo nel Vangelo, diventiamo l'incarnazione del Signore Gesù. La bellezza
dell'ascoltare Gesù è essere Gesù nel tempo e nello spazio.
Poniamoci serenamente in questo
atteggiamento e allora veramente la supplica del salmo responsoriale diventerà
concreta, al "Fammi conoscere
Signore le tue vie" risponde Gesù:
Il tempo è compiuto il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo.
Per chi è assetato del volto di Gesù
non ci sarà mai delusione.
Entriamo in quest'itinerario con
tanta semplicità di cuore in modo che la nostra esistenza sia il gusto gioioso
di un Dio che ci tormenta per costruire noi quella bellezza del suo volto che è
eternità già incominciata.
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