Gen 9,8-15 1Pt 3,18-22 Mc
1,12-15
OMELIA
Il
cristiano è un credente appassionato della storia di Gesù, perché ogni suo
istante si costruisce nella quotidiana sequela del Maestro divino. Se questo
orientamento anima ogni frammento della storia personale e comunitaria, la
quaresima s'inserisce in un percorso di vita che alimenta il desiderio di uno
sviluppo della sua imitazione. In tutto l'arco dell'esistenza di
ogni discepolo il tempo della Quaresima diventa un momento particolare per
assumere la personalità del Cristo, poiché la Quaresima non è un tempo separato
dalla storia, ma è un tempo nel quale in modo più intenso noi siamo chiamati a
costruire la gioia di essere discepoli del Maestro divino. La Quaresima non è una
parentesi di opere da compiere, ma una scuola più profonda e più intensa per
dilatare la vocazione d'essere discepoli.
In questo contesto la parola che
abbiamo poc'anzi ascoltata ci aiuta ad entrare nella domanda di fondo di
chiunque voglia essere discepolo nello stile del vangelo: cosa vuol dire essere
cristiani? Chi è Gesù? In una simile interpellanza la parola che ci è stata
offerta diventa molto significativa. Da una parte troviamo la bella espressione
di fede nel testo della prima di Pietro, dall'altra riscopriamo la profondità
della nostra identità. Infatti nel medesimo testo appare una meravigliosa
sintesi del mistero pasquale di Gesù, nella quale s'inserisce la struttura
battesimale di ogni cristiano per stimolarlo a ritradurre nell'esperienza
concreta il Mistero accolto. E' nel
concreto di ogni giorno che la propria identità viene sempre più purificata per
poter diventare creature sempre più luminose della luce che è Cristo Gesù. Ed è
importante un simile itinerario perché il testo della prima lettera di Pietro
si colloca in uno stato di persecuzione, in un momento in cui i cristiani si
ponevano la domanda del “come” essere discepoli in un trambusto storico ricco
di complessità.
E’ un po' la nostra storia odierna
dove ognuno di noi, a modo suo, vive drammatici problemi, grossi interrogativi,
si sente immerso nel non senso della vita e non riesce a riscoprire il profondo
significato della vita. E allora è bello entrare nel testo della prima di
Pietro. Di fronte ai perché di quella storia concreta l'autore sacro vuol dare
speranza ai cristiani del suo tempo. Nel trambusto dell'esistenza l'attenzione
del cuore deve essere rivolta a Cristo Gesù.
Infatti se leggiamo attentamente
il brano della prima di Pietro, il primo e l'ultimo versetto, sono la
professione di fede della Chiesa antica; infatti “Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli
ingiusti per ricondurvi a Dio, messo a morte nel corpo reso vivo nello spirito...
Egli è alla destra di Dio dopo essere salito al cielo e aver ottenuto la
sovranità sugli angeli, i Principati e le Potenze”. Noi cogliamo in questo
che la nostra vita è destinata a respirare il mistero pasquale di Gesù. La
Quaresima è il tempo per eccellenza nel quale noi gustiamo, in una
contemplazione profonda, l'identità del Maestro.
L'uomo nelle difficoltà della
storia si deve lasciar attirare da questa professione di fede. La bellezza d’essere
cristiani si ritraduce continuamente nel richiamare alla nostra esperienza
interiore l'identità di Gesù. In lui ritroviamo veramente noi stessi e in
questa identità cristologica e pasquale scopriamo il nostro cammino di
iniziazione cristiana, il nostro cammino di identità.
Non sono poche le persone che in
questo tempo di non facile lettura si pongono l'interrogativo: chi sono io?
Perché celebro i sacramenti? Quale ne è il valore? Quale senso hanno essi nei
confronti della nostra storia?
Allora noi riscopriamo che la nostra
vita è essere il Cristo vivente, respiriamo ogni giorno il mistero di Cristo
per essere il Cristo nel tempo e nello spazio. La Quaresima è essenzialmente
questo cammino dove tutte le opere penitenziali hanno un unico valore: farci
continuamente rigenerare nella personalità di Cristo.
Se noi non comprendessimo questa
meravigliosa verità, tutto ciò che potremmo compiere in questo tempo liturgico,
sarebbe idolatria. Ecco perché il cristiano nelle difficoltà della storia,
nelle persecuzioni della vita, nelle oscurità dell'istante, respira il Cristo e
si trova il Cristo vivente.
La bellezza della Quaresima è
entrare nella stessa affettività di Gesù in un cammino interiore veramente
inesauribile e davanti a questa grande visione le tentazioni sono una meravigliosa
pedagogia di vita.
Chiamati a vivere con Cristo le
prove della storia, esse sono una esperienza per maturare nella nostra
identità. Se gli avvenimenti della storia ci fanno soffocare la presenza di
Cristo attraverso le difficoltà del quotidiano, l'oggi del Maestro rende sempre
più viva, efficace, feconda l'esistenza. Contemplare il Cristo è ritrovare
l'unità della vita, le difficoltà della storia ci conducono lentamente a dire che
solo Gesù è l'unità della vita, solo Gesù è la semplicità della nostra storia.
L'uomo tende a complicare la vita, l'imitazione di Cristo ce la semplifica e ci
porta in quella semplicità che è essenzialità. Il cristiano non è colui che fa
tante cose, che poi potrebbero diventare una distrazione autoreferenziale. Quale
illusione sarebbe il pensare la Quaresima come “fare tante cose”: è l'uomo che
cerca di gratificare se stesso in quello che fa.
La bellezza della Quaresima è
compiere la gestualità penitenziale in tutte le sue forme come sacramento del
sacramento che è Gesù Cristo per poter entrare in quella vita interiore che è la
bellezza della nostra esistenza, è far fiorire giorno per giorno il gusto
d'essere di Cristo in quella meravigliosa armonia interiore.
È molto bello come l'evangelista
Marco nella sua essenzialità ci dica che Gesù fu condotto dallo Spirito nel
deserto, tentato da Satana. “Stava con
le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano”. Qui gustiamo l'armonia cielo
e terra! Le difficoltà della vita quando sono vissute nello Spirito Santo ci
portano a quest'armonia interiore nella quale la bellezza d'essere discepoli
matura giorno per giorno. Le tentazioni, le difficoltà, le oscurità ci fanno sempre
più innamorare di Cristo perché l'accoglienza del Maestro scioglie le
incrostazioni, i ghiacciai, le paure, le chiusure della vita. La Quaresima è
scuola di grande liberazione interiore per poter accedere a quel Volto
misterioso che è la bellezza e l'aspirazione della vita. Giorno per giorno entriamo
nella bellezza del cuore del Maestro per coglierne tutta la luminosità e
ritrovare la bellezza, la forza e la speranza della vita.
Se noi, alla luce della
testimonianza della prima di Pietro, riviviamo la storia di Gesù guidati dallo
Spirito, attraverso le difficoltà quotidiane possiamo godere della bellezza
della vita.
Cerchiamo in questa eucaristia di
ritrovare tale bellezza. Il sacrificio eucaristico, come ci dice la Chiesa
nella preghiera odierna sulle offerte, è la scuola
quaresimale perché ci permette di contemplare Gesù, accoglierne la presenza
nella parola che illumina i nostri passi e c'è la speranza dove non c'è
speranza, e in quel pane in quel vino si sciolgono le nostre paure facendoci
aprire a quel volto del Signore che nella Quaresima dovrebbe essere sempre più
luminoso.
Viviamo così questo cammino quaresimale
con l'animo veramente ricolmo di questa presenza divina e allora anche noi come
Elia, gustando il mistero eucaristico, potremo camminare fino al Monte di Dio,
l'Oreb, e percepire il respiro di Dio. È la bellezza della nostra conoscenza del
Signore. Viviamo con questo stile il tempo quaresimale in modo che ci liberiamo
dalle tante cose da fare per entrare in quell'interiorità unificata, semplice
ed essenziale che è il volto di Gesù, cuore del nostro cuore e speranza
gloriosa in ogni tribolazione della vita.
-
Nessun commento:
Posta un commento