Gen 22,1-2.9.10-13.15-18
Rm 8,31-34 Mc 9,2-10
OMELIA
Il
cammino nel respiro di Dio ci conduce alla luminosità della gloria. E' il
mistero della Trasfigurazione del Signore che oggi la chiesa ci presenta.
Le
difficoltà della vita noi riusciamo a gestirle con speranza perché la nostra
quotidiana purificazione ci introduce giorno per giorno nella gloria divina. Ciò
che è avvenuto in Gesù permea tutta la nostra esistenza. È il mistero di luce
che avvolge Gesù questa mattina e tutto questo per farci intuire che se il
cammino con il Maestro qualche volta può essere arduo e irto di difficoltà e può
introdurci in solitudine esistenziale alle quali noi non sappiamo dare risposte,
tuttavia ci immette in un mistero di gloria veramente ineffabile. Chi è nel
Maestro, rivive il suo morire e il suo risorgere nella fedeltà del Padre.
Le
immagini, che il testo evangelico ci offre questa mattina, ci fanno intuire il
mistero di gloria nel quale giorno per giorno veniamo introdotti, facendoci
pregustare quella luminosità eterna che è la vera e feconda speranza nel travaglio
della storia contemporanea.
L'immagine
del monte ci fa intuire la vicinanza di Dio. Salire sul monte è il linguaggio
letterario per dire che Gesù è immerso nella comunione e nella profondità della
relazione con il Padre. Chiunque cammini con Gesù nella storia, sale su quel
monte, cresce continuamente nella bellezza del rapporto divino, e su questo "monte"
viene immesso nella luminosità del Cristo. Qui scopriamo la bellezza d'essere
con Gesù nel cammino della storia per salire nella gloriosa esperienza della
eternità beata.
Nello
stesso tempo è molto interessante entrare nella specificità del linguaggio
evangelico dell'abito luminoso. Qui troviamo la specificità del linguaggio di
Marco che dice che nessuna lavandaia avrebbe potuto rendere quelle vesti così
bianche perché quelle vesti non sono bianche, sono “candide”, hanno la
luminosità della gloria. Ciò che è storico, come è appunto l’immagine del
lavandaio, non ci aiuta a entrare in questa visione di gloria, ma occorre
superarlo. In un simile procedimento veniamo condotti in una visione di
eternità.
L'abito
dice la persona. Intuiamo di conseguenza che in questo nostro salire gustiamo la
vicinanza di Gesù, entriamo in questa veste candida che è la luminosità eterna,
mentre siamo avvolti da quella nube che è la gloria di Dio. Quando il cristiano
entra nella comprensione della sua esistenza in queste tre immagini (monte,
vesti candide, nube) che delineano l'episodio della trasfigurazione, ritrova il
gusto di cosa voglia dire essere discepoli: la vicinanza luminosa con il Maestro
per gustare nella propria persona il liberarsi della gloria di Dio.
Spesse
volte quando siamo nel cammino della vita possiamo essere impressionati dalle
difficoltà, oppure tentati da cose esteriori, dimentichiamo la profondità del
cammino nel quale noi veniamo introdotti nella scelta evangelica. Questo
mistero che in pienezza si realizzerà nella gloria eterna è già
stato collocato in noi nel giorno della nostra rigenerazione battesimale. Da
quel momento gustiamo la vicinanza trinitaria, siamo la luminosità della gloria
di Dio, ecco perché il cristiano anche nelle difficoltà quotidiane avverte
nella profondità della fede questo luminoso itinerario che è un itinerario di progressiva
glorificazione.
In
questo veniamo aiutati dalla reazione dell'apostolo Pietro. L'espressione che
egli usa nel fare tre capanne è un'espressione che ci
richiama alla festa delle capanne che, nella tradizione ebraica, indicava il
cammino del popolo ebraico nell'esodo. L'evento della trasfigurazione avviene
mentre gli ebrei rivivevano questo cammino dell'esodo. Ecco perché il cristiano
quando entra nella profondità della sua vita è una persona sempre in cammino,
un cammino in cui gode la libertà liberante di Dio. Infatti nasce in noi la
domanda: com'è possibile che noi possiamo crescere in questa luminosità divina,
che è la speranza della nostra speranza? La risposta è che dobbiamo essere in
cammino, essere in esodo dove il popolo dell'esodo era avvolto dalla nube di
giorno, dalla fiamma del fuoco di notte, davanti c'era l’angelo che precedeva
il popolo e la gloria di Dio abitava in mezzo al suo popolo.
Ci
troviamo in un cammino che interiormente è qualcosa di grande, è un camminare
nella libertà di Dio che sta conducendo qualcosa di grande facendoci pregustare
la bellezza di questo mistero nel quale noi siamo inseriti.
In
un simile cammino il battezzato viene illuminato, guidato e sorretto dalla
parola con la quale Abramo risponde a Dio: “Eccomi!” È un camminare nella direzione di questo “Eccomi” che in
certo qual modo è un'apertura a un mistero, tant'è vero che quando Abramo e
Isacco salgono sul monte Moria, Isacco rivolge ad Abramo quella domanda: dov’è la
vittima per il sacrificio? E Abramo dà quella risposta favolosa: Dio
provvederà!
Il
nostro cammino è un “Eccomi” nella consapevolezza che la nostra esistenza, pur nelle
difficoltà che qualche volta ci chiudono in noi stessi, è un cammino in quel: “Dio
provvederà”. La bellezza della fede è in tutte queste immagini.
Noi
qualche volta siamo troppo legati alle realtà contingenti e pensiamo che esse
siano la vita. La bellezza della Quaresima è ritrovare questa identità che è
dentro di noi e che si sviluppa nel meraviglioso rischio di lasciarci liberare
dalla creatività divina ed è bello camminare perché siamo nel mistero di Gesù. Lo
ha detto molto bene Paolo: Se Dio è per
noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma
lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui?
Il mistero di Gesù, profondamente vissuto, è la solidità della nostra vita. Spesse
volte noi dimentichiamo di avere questo orizzonte rivolto verso Gesù, ecco
perché dopo la trasfigurazione i discepoli si ritrovano con Gesù e solo con
Gesù perché il cammino della vita è lasciarci innamorare giorno per giorno da
questa luminosità che è una persona, Gesù. Quando noi riusciamo a cogliere
questa essenzialità nella nostra vita siamo sempre in stato di trasfigurazione.
Quella luminosità che è in noi, traspare nell’armonia della nostra vita e ci dà
il coraggio di camminare coniugando continuamente le due parole di Abramo: “Eccomi”
e “Dio provvederà!”
Quale
liberazione interiore noi possiamo veramente ritrovare nel profondo della
nostra storia e quale speranza in Gesù! Non rimaniamo legati alle paure del
presente, viviamo questa ricca esperienza trasfigurante che diventa la speranza
in ogni croce quotidiana. E’ molto bello come nella liturgia bizantina possiamo
vedere come il mistero eucaristico sia espresso dall'episodio della
trasfigurazione. Questa mattina, venendo in chiesa, siamo stati collocati nella
luminosità della trasfigurazione, la ritualità è essere sul monte, essere in
una contemplazione di luminosità di gloria “il Signore è in mezzo a noi” e
attraverso l’evento eucaristico riviviamo quello che ha vissuto il Cristo e
nella luce della risurrezione ci è stata offerta la condizione della sua
oblazione. Allora come per Abramo in quest'Eucaristia noi gustiamo la gioia di
essere prediletti da Dio, d'essere la fecondità di Dio.
Orientiamo
così la nostra vita, non è un'illusione, è la bellezza di essere discepoli. Noi
veramente attraverso la celebrazione dei divini misteri che illuminano le
nostre persone potremo camminare senza paura, anche se tante volte abbiamo la
sensazione che il Signore non ci ascolti. Egli è veramente in noi, lui permea
la nostra vita, la sua presenza ci fa godere quella stabilita che è già
eternità beata. E quando concluderemo la nostra vita nella gloria del cielo vivremo
la trasfigurazione luminosa che abbiamo goduto nel brano evangelico e la nostra
vita sarà un unico canto di lode alla fonte della nostra vita. Viviamo così in
quaresima, non rendiamola una pesantezza penitenziale, ma sappiamo godere di quella
penitenza feriale che ci introduce sempre più nella luminosità di Gesù. Viviamo
nella fede questo mistero: è la nostra speranza contro ogni speranza umana per
poter vivere il gusto di una vita nuova che è Gesù in noi, luce che ci
accompagna in ogni istante e conforta la nostra storia quotidiana.
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