At 10,25-27.34-35.44-48 1Gv 4,7-10 Gv
15,9-17
OMELIA
Gesù, parola del Padre, rende la nostra vita
ogni giorno pura perché possiamo spalancare la nostra esistenza alla presenza
del Maestro risorto per essere in lui trasfigurati progressivamente. Questo gaudio
di stare con il Risorto si ritraduce nell'interrogativo che nasce nel nostro
spirito per poter veramente gustare quella purezza del cuore che ci permette di
essere in lui figli del Padre, e davanti all'interrogativo quale sia il senso
della nostra esistenza, la parola che questa mattina ci ha regalato il Maestro
diventa per noi estremamente luminosa.
Innanzitutto intuiamo che la nostra vita è
fondata unicamente nell'atto della creatività di Dio. Andiamo sempre alla
bellezza del prologo: In principio era
il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Tutto è stato fatto per
mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di tutto ciò che esiste. La
bellezza della vita è scoprirsi nella creatività di Dio anzi, riscoprirci nel
meraviglioso rapporto che esiste tra il Padre e il Figlio. Lo ha detto bene
l'evangelista Giovanni: come il Padre ha
amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore.
La bellezza della nostra esistenza è quella di
scoprire che la fonte della nostra storia è il meraviglioso rapporto che esiste
tra il Padre e il Figlio. Ecco perché Gesù ha detto come il padre ha amato me così anch'io ho amato voi. La gioiosità
della nostra vita di fede si costruisce nell'essere introdotti in quel mistero
di vita trinitaria che è il senso stesso della vita. Quando ci poniamo la
domanda quale sia il valore, l'anima della nostra esistenza, dobbiamo
immergerci nel rapporto Padre-Figlio; non per niente nella prima lettera di
Giovanni che abbiamo ascoltato c'è quell’amarci gli uni gli altri nasce dal
fatto che Dio è amore. La nostra vita respira l'amore Padre-Figlio. Ecco perché
Gesù questa mattina ha detto siete miei
amici, ha detto io vi ho scelti e
in queste espressioni noi riscopriamo il mistero della nostra identità umana:
essere in quella meravigliosa reciprocità. Il cristiano, quando cammina in modo
autentico nella sua quotidianità, sa che sta percependo quell'amore
inesauribile che esiste tra le due persone della Trinità, dove lo Spirito Santo
elabora in noi il senso della vita.
Se partiamo da questa esperienza fondamentale,
scopriamo giorno per giorno che la nostra vita respira eternità, e, immergendoci
nell'eternità, gustiamo abitualmente il rapporto Padre-Figlio nello Spirito
Santo.
Una simile situazione esistenziale ci porta ad
entrare nella comprensione dell'espressione del Maestro: osservare i
comandamenti. Chi non conosce la fonte della propria storia, non potrà mai
conoscere quale debba essere la strada per camminare nella autenticità umana e
cristiana.
Noi qualche volta, quando sentiamo
quest'espressione, siamo guidati facilmente da una mentalità di tipo esecutivo:
Dio mi dà dei comandamenti, io ad essi obbedisco e sono contento. In questo la
creatura umana rimane chiusa nella soddisfazione personale e non si orienta al
volto del Padre che è la fonte e la meta dell'esistenza.
Questo modo di procedere non è evangelico
perché la grandezza di Dio genera l'amore ineffabile alla libertà dell'uomo.
Alla luce della Parola dobbiamo chiederci cosa
voglia dire osservare i comandamenti.
Gesù questa mattina è stato meraviglioso: se osserverete i miei comandamenti
rimarrete nel mio amore come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e
rimango nel suo amore. Osservare non è eseguire.
Osservare è far fluire nell'esperienza del
feriale l'abbondanza di vita che c'è in noi.
Osservare è la gratitudine amorosa d'essere
capolavoro di Dio.
In questo intuiamo perché già domenica scorsa
Gesù ci ha detto voi siete già puri per
la parola che avete udita. Il nostro agire non è altro che il fiume di vita
che vive del rapporto Padre-Figlio e che si incarna nella nostra esistenza.
Diversamente non riusciremmo a comprendere la parola di Gesù rimanete nel mio amore! Anzi, più noi
nelle nostre scelte quotidiane incarniamo questa vita divina, tanto più
cresciamo nella comunione con il Padre, compiamo le opere del Padre e la Trinità
diventa l'abituale situazione della nostra esistenza.
Osservare è la gioia di cantare di essere un
capolavoro trinitario.
È molto bello come in una profonda cultura
evangelica l'agire morale è ritradurre, in senso eucaristico, la bellezza di
essere affascinati dal mistero di Dio perché Dio è l'anima della nostra anima!
Potremmo accostarci ad un possibile esempio. Come il respirare aria pura
purifica continuamente le nostre persone, così la vita trinitaria ci dà
quell'energia interiore che ci fa dire: il Padre e il Figlio nello Spirito
Santo stanno incarnando il loro amore mentre stiamo compiendo le nostre azioni
quotidiane. Sono verità queste che noi qualche volta trascuriamo perché siamo
troppo intrappolati da tanto storicismo e non ci lasciamo liberare da questa
meravigliosa realtà che è presente in ciascuno di noi. La bellezza dell'essere
discepoli è dire quello che Dio ci dice, è agire come ha agito Gesù. Quando a Gesù
pongono la domanda: “perché fai queste cose?”
Gesù ci offre questa meravigliosa risposta: quello che ho udito dal Padre lo compio perché il Figlio compie ciò che
ascolta dal Padre. Proviamo a
pensare per un momento: se uno ci chiedesse, “perché lei si comporta così?” noi
sicuramente, sotto l'influsso dello Spirito Santo, diremmo: è la vita divina
che trabocca nelle mie azioni. E se cogliessimo in profondità una simile
vitalità saremmo veramente uomini evangelici perché lasceremmo da parte tante
cose e ci accosteremmo alla fonte della vita. Quante illusioni nel frequentare
abitualmente la Chiesa. Se noi non incontrassimo il Signore nel vissuto
quotidiano, quante illusioni nel porre i riti ecclesiastici! La bellezza della
vita è nient'altro che ritradurre nella semplicità del feriale questa abituale
accoglienza - attrazione del mistero stesso di Dio. Quando entrassimo in tutto
questo percorso di vita, godremmo di quella libertà di cui ha parlato Pietro
nel discorso a Cornelio, e in casa di Cornelio. Quando lo Spirito opera in noi,
ci accorgiamo che lo Spirito è la fecondità dell'amore trinitario. Dovremmo
perciò imparare che quello che compiamo è nient'altro che dire grazie a quello
che la vita divina ci suggerisce continuamente.
La bellezza di ritrovarci questa mattina
nell'eucarestia è vivere questo mistero: il Padre nel Figlio opera
continuamente, il Padre in questa eucarestia ci regala il Figlio perché il Figlio
regali se stesso a ciascuno di noi. La bellezza di ritrovarci di
nell'eucarestia è vivere la vita stessa di Dio e lasciar vivere Dio in ogni
frammento della nostra storia. Entriamo con
l'entusiasmo della fede in questo rimanere nell'amore trinitario compiendo le
piccole cose, quelle più nascoste, come un fiume d'acqua viva che esce dalla
nostra persona, che poi è la Trinità che agisce in noi e con noi. Se noi
entrassimo perciò in questa eucarestia con questa meravigliosa e affascinante
esperienza, ci accorgeremmo che è bello essere cristiani, non perché abbiamo la
frenesia delle cose, la frenesia di sapere tante cose, la frenesia di chissà
quali opere apostoliche da compiere, dovremmo semplicemente avere la semplicità
di far fluire la vita divina nel quotidiano.
Questa sia la speranza che quella parola che
ci rende puri può infondere dentro di noi per poter essere quei capolavori dell'amore
del Signore che danno il sorriso di Dio ad ogni persona perché ogni uomo possa
vivere quest'armonia e pregustare già in questa vita quell'incontro glorioso
che sarà il paradiso.
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