At 2,1-11 Gal 5,16-25 Gv 15,26-27;
16,12-15
OMELIA
La luminosità della vita di un cristiano è
tutta proiettata verso quell'incontro nell'eternità beata, a cui la Chiesa ci
ha orientati domenica scorsa nella celebrazione della Ascensione del Signore.
La bellezza d'essere discepoli è crescere ogni giorno in questa esperienza di
gloria futura che è la grande meta della nostra esistenza.
Di fronte a questo grande mistero, l'uomo,
inevitabilmente consapevole della propria povertà, si pone l'interrogativo come
possa veramente crescere giorno per giorno in questo gusto nell'incontro
glorioso con il Padre. Gesù questa mattina, nel brano evangelico, ci ha detto
che è difficile per noi intuire questa verità, poiché dobbiamo sempre fare il
confronto con i limiti della nostra storia. Gesù cosciente di tale verità, da
una parte vuole introdurci in un mistero di gloria inesauribile, dall'altra è
anche consapevole che noi non abbiamo le energie sufficienti per raggiungere questo
orizzonte. Per donarci speranza ci dice che dobbiamo imitarlo, vivendo in lui e
come lui e condividendo l'effusione dello Spirito Santo. Infatti, se guardiamo
attentamente Gesù, ci accorgiamo che la sua esistenza è stata tutta guidata
dallo Spirito Santo. Nel momento in cui ha iniziato la sua missione profetica
lo Spirito Santo è sceso su di lui e in lui è rimasto. L'episodio della battesimo
al Giordano narrato da Giovanni è molto chiaro.
Gesù nella sua vita è stato continuamente
guidato da questo principio invisibile che era lo Spirito Santo, il quale gli
comunicava l’oggi misterioso del Padre e gli dava l'energia per dire: tutto quello
che il Padre vuole io lo compio. Gesù, guidato dallo Spirito, ha offerto la sua
vita al Padre per l'umanità e nel momento in cui Gesù è morto, dice
l'evangelista Giovanni, Gesù restituì al Padre lo Spirito. La bellezza del
contemplare Gesù ogni giorno ci porta ad avvertire come la sua storia sia stata
sempre condotta da questo mistero che è lo Spirito Santo, quello spirito di
verità che portava Gesù ad essere sempre in comunione con il Padre incarnandone
il misterioso volere di salvezza. Ora Gesù, nel momento in cui sale alla gloria
del Padre, ci fa regalo dello Spirito Santo, di quello Spirito di cui egli era
stato arricchito.
È molto bello come nella Chiesa di Gerusalemme
la festa dell'Ascensione e la solennità della Pentecoste erano un'unica festa
per evidenziare come, nel momento in cui Gesù è stato assunto alla destra del Padre,
voleva rimanere in mezzo a noi per non lasciarci orfani. Infatti immediatamente
ci ha regalato il suo Spirito perché il suo Spirito doveva essere l'anima della
nostra anima. Dobbiamo essere profondamente convinti che un cristiano non può
vivere senza il suo Signore; il cristiano costruisce nello stile evangelico la
sua esistenza perché continuamente è fondato nel Maestro. Ecco perché Paolo ha
detto che noi siamo persone che vivono
dello Spirito e camminiamo nello Spirito perché il Cristo sia il grande fascino
della nostra esistenza.
Ma qual è la caratteristica dell'agire più
profondo dello Spirito dentro di noi perché possiamo camminare in questa
esperienza di novità di vita, soprattutto vivendo di quell'invisibile che è il
respiro di ogni nostro istante?
Come l'uomo non riesce a vivere se non
respirando, così il cristiano non riesce a vivere di Gesù senza lo Spirito
Santo. E allora è bello entrare nel cuore dello Spirito Santo e mi piace
ritradurre, in questo contesto, la creatività dello Spirito Santo con una
parola molto semplice: innamoramento.
Il cristiano è un innamorato di Gesù. Il cristiano, se guardiamo veramente il
criterio di fondo della sua vita, è incarnare una presenza, è dire nel
quotidiano che Gesù è il Signore. Ma la bellezza di questo mistero passa
dall'essere innamorati di Gesù.
Ora se noi guardiamo attentamente i nostri
pensieri ci accorgiamo che dello Spirito Santo noi non riusciamo ad avere
un'immagine chiara. Del Cristo uomo riusciamo ad avere una certa visione, analogicamente
anche del Padre, ma dello Spirito Santo si passa attraverso tante immagini
della vita, come quella del respiro, perché lo Spirito Santo è l'invisibile che
anima il nostro visibile. Chi di noi non ha vissuto l'innamoramento? Chi mai ha
visto l'amore? Eppure l'uomo non vive senza amore!
Il dramma dell'uomo storico è che non sa
maturare giorno per giorno nell'amore!
L'uomo, che non matura nell'amore, è un uomo
atrofizzato. La potenza dello Spirito Santo è nient'altro che questo Amore che
unisce il Padre al Figlio, che ci rende persone attratte nell'Amore, nella
Verità. L'amore è lasciarsi attirare da una forza misteriosa che è dentro di
noi e ci dà la capacità di vivere. L'Amore vissuto è la possibilità di vivere
l'impossibile. Lo Spirito Santo ci è regalato da Gesù perché lui è cosciente
che siamo poveri, zoppi, ciechi e sordi. Siamo creature limitate e povere. Il
Maestro sapendo che con le nostre forze non riusciamo a gustare questo amore
per lui in pienezza, egli ci regala il suo Spirito in modo che il suo Spirito
animi la nostra vita e faccia crescere in noi quel innamoramento continuo che
si espande di gloria in gloria, di luce in luce fino a quando l'innamoramento
storico diventerà eternità beata.
A me piace usare un'immagine in questo
orizzonte che la solennità della Pentecoste ci può regalare: io concepisco la
vita come un tempo di fidanzamento dove noi ci educhiamo, giorno per giorno, a
dilatare questa bellezza amativa di Dio, e il momento della morte è quel
matrimonio eterno con le tre persone della SS. Trinità. Su questo meraviglioso
sfondo, entreremo in quella gioia amativa che riempirà tutta la nostra
esistenza. Ecco perché il Signore ci dà il grande evento della Pentecoste, quello
Spirito di Verità che ci introduce nella Verità tutta intera, che ci introduce
in quella meravigliosa comunione che esiste tra il Padre e il Figlio ed entrare
in questa comunione è la bellezza dell'amore!
Nessuno ama solo se stesso, l'amore tende a
dilatarsi nella relazionalità quotidiana. Lo Spirito diventa un tutt'uno con
noi e ci guida perché possiamo accogliere in noi la vita della Santissima Trinità.
È bello essere cristiani perché non siamo soli, Gesù non ci da tanti precetti,
Gesù ci dà la sua presenza, ci dà quello spirito di innamoramento che è
l'entusiasmo della vita, anche nella crocifissione storica quotidiana, perché
la nostra esistenza sia la luminosità della sua presenza. Allora ogni mattina,
quando ci svegliamo e prendiamo coscienza che stiamo respirando, scopriamo che
è lo Spirito Santo che ci fa innamorare di Gesù in modo che ogni scelta
quotidiana sia in Gesù che gloriosamente vive in noi. Imitando poi Gesù, alla
sera, quando ci addormentiamo, restituiamo, in certo qual modo, quello Spirito
Santo che ci ha fatto crescere nell'amore del Signore addormentandoci nel suo “oggi”
misterioso.
Tutto ciò è quello che stiamo celebrando nei
divini misteri.
Noi qualche volta diciamo che accostandoci
all'eucaristia nel segno del pane e del vino riceviamo la presenza sacramentale
del Signore. La festa di oggi ci dice qualcosa di più: è possibile concepire
Cristo senza lo Spirito Santo?
La presenza di Cristo è una presenza piena di
Spirito Santo!
Quando ci accosteremo all'eucaristia,
assumeremo quel pane e quel vino, ma qual è l'elemento invisibile che unisce
pane e vino nel Gesù risorto, se non lo Spirito Santo? In quel momento
assumeremo il pane e il vino, il Signore, ma nello stesso tempo saremo inondati
dai fiumi dello Spirito Santo che fa di noi il volto vivente di Gesù.
Fare la comunione è lasciarci rigenerare dallo
Spirito Santo che ci configura in modo meraviglioso a Gesù morto e risorto.
Respiriamo questo grande mistero che rende esuberante la nostra vita. Allora
uscendo di chiesa, come gli apostoli che escono dal cenacolo, usandolo l’immagine
degli Atti, “usciamo da ubriachi”. Noi tutti abbiamo l'ebbrezza dello Spirito
Santo in modo da poter regalare quella gioia e quel sorriso di Dio che è il
Cristo vivente. Questa è la speranza che oggi vogliamo vivere, condividere in
attesa della gloria del paradiso.
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