Dn 12,1-3 Eb
10,11-14.18 Mc 13,24-32
OMELIA
Il cammino,
che il discepolo è chiamato a percorrere, è un cammino che ha come meta la
contemplazione del mistero glorioso di Gesù, ma un simile traguardo passa
necessariamente attraverso l'oscurità della storia. E’ quello che Gesù oggi
attraverso la parola che ci è stata rivolta ci vuole indicare. L'evento finale
passa attraverso il buio e il buio appartiene al quotidiano. Gesù Maestro deve
rimanere il centro di tutta la vita di ogni discepolo.
È una
verità questa sulla quale noi poche volte riflettiamo. L'incontro finale è
costruito nella fecondità dell'oggi, l'incontro finale sarà il compimento di
quello che noi, ogni giorno, viviamo e ogni giorno noi viviamo nell'oscurità,
avendo chiara la convinzione propria della fede che l'oscurità è nella Luce.
Per il credente non esiste il buio assoluto, il buio della storia è il luogo in
cui gustiamo la Luce. Infatti quando noi vogliamo in modo autentico essere
credenti, dobbiamo prendere consapevolezza che l'oscurità appartiene alla
storia. Infatti se noi guardiamo la vita dei nostri giorni, ci accorgiamo che
tanti interrogativi emergono nel vissuto quotidiano.
°In un il mondo, sconvolto dalle
conflittualità e dalle guerre, nasce l'interrogativo che senso abbia il futuro
delle nuove generazioni.
°Inoltre nel cuore dell'uomo nasce la
preoccupazione esistenziale davanti al mistero della morte.
°Si affaccia all'orizzonte il grosso
interrogativo quale sia il senso della vita, soprattutto nella cultura di oggi
che cammina nelle drammatiche paure. L'uomo dei nostri giorni è attanagliato
dalla paura.
Quello che
Gesù ci ha detto nel brano evangelico è una realtà di tutti i giorni: noi
vivremo domani quello che “oggi” stiamo vivendo e di fronte a questa situazione
è bello andare alla scuola della rivelazione scritturistica e noi ci accorgiamo
di una verità che, al nostro razionalismo, fa non poca difficoltà. Noi vorremmo
capire tutto, dare risposta a tutto, avere sempre le chiarezze nell'ordine del
pensiero, ma ci dimentichiamo che quando diventiamo alunni della storia di Dio
l'oscurità è essenziale. Gesù è nato in una cultura che noi chiamiamo
apocalittica dove il buio era il clima culturale, e allora andando alla scuola
della Scrittura noi scopriamo che le cose più grandi che Dio fa sono costruite
nel buio.
Nel buio
Dio ha creato il mondo, nella notte ha chiamato Abramo nel buio della fede, è
stato meraviglioso nell'esperienza della Pasqua in quella cena notturna che ha
caratterizzato la grande rivelazione d'Israele per cui Dio apparirà nel buio
della storia. Quindi il cristiano nel momento in cui è davanti agli interrogativi
e si sente un po' allo sbando deve riuscire a rileggere la propria vita nel
buio del quotidiano perché Dio è meraviglioso nel buio. L'anima, quanto più a
livello interiore gusta la luce che Cristo Gesù, il buio stesso diventa il
luogo per gustare la Luce. Chi non vive nel buio non sa cosa sia la luce, un
cieco non sa cosa sia la luce, il cristiano nel buio della storia ha la luce
dell’Eterno, ha la luce di un Glorioso che anima l'istante.
Il
cristiano non è colui che è trasportato dagli interrogativi della storia senza
intuire una risposta, ma è guidato da una certezza: nel buio Dio è
glorioso! Il fascino della storia di
Gesù stimola il battezzato a camminare nella luce della storia della salvezza
che ha il suo compimento nella pienezza della persona di Gesù
Il salmo
che abbiamo pregato dopo la lettura del profeta ha un'espressione molto bella
anche di notte il mio cuore mi istruisce. Pongo sempre innanzi a me il Signore,
sta alla mia destra non posso vacillare… di questo gioisce il mio cuore esulta
la mia anima. Il cristiano ha un cuore luminoso anche nella storicità oscura e
allora la parola stessa che abbiamo stamattina udito ci dà una risposta: la
figura di Michele. L'arcangelo Michele è l'arcangelo che nell'Apocalisse
sconfigge il maligno. È qualcosa che noi dovremmo continuamente assimilare
nella nostra esistenza, la presenza del Signore che è nel profondo del nostro
cuore è una presenza che nell'immagine di Michele ci dà la certezza della
vittoria. Ricordiamoci la bella espressione con la quale l'apostolo Paolo
conclude la parte teologica della lettera ai Romani: chi mi separerà dall'amore
di Cristo? perché in Cristo Gesù abbiamo vinto tutte le drammaticità del
quotidiano. Quando nella concretezza della vita ci troviamo di fronte a
situazioni che diventano un grosso interrogativo, rientriamo in noi stessi,
Gesù è dentro di noi. Allora appare un orizzonte che illumina il nostro
cammino: il cristiano è sempre un combattente in forza della vocazione
battesimale, in una dialettica tra la luce che è il Risorto e l'oscurità che è
la storia e in questo conflitto noi sappiamo che vinciamo sempre.
Se lui è
passato dalla morte alla vita, se lui in noi continuamente ci porta in questa
sua vittoria, è chiaro che il cristiano, fidandosi di Gesù, camminando nella sua
esperienza pasquale, è sempre luminoso. Il linguaggio concreto che noi potremo
acquisire si ritraduce in tre semplici atteggiamenti che dovremmo continuamente
rinverdire nel nostro spirito.
- Innanzitutto la coscienza che noi siamo abitati da
Gesù. Nel momento in cui ci sentiamo persone - passi l'aggettivo - “tristi” a
causa delle situazioni esistenziali, abbiamo una gioia: il Signore è in noi, il
Signore è creativo in noi, noi siamo il sacramento della sua reale presenza e
se colui che è in noi ha vinto il mondo, con lui abbiamo vinto il maligno. Egli
ha sconfitto l'oscurità della morte e con tutto quello che ne consegue, perché
lui è la luce: è bello ritrovare questo Gesù di noi in ogni frammento del
nostro quotidiano. Il conflitto non ci deprime, ma ci fa innamorare sempre più
della Luce.
- Il secondo passaggio è ancor più stimolante: egli
è presente nella storia, nel mistero che stiamo vivendo, nella sua parola e
soprattutto nella sua eucaristia: in questi "luoghi" lui è sempre
presente. È bello rientrare in chiesa e davanti al tabernacolo fare
l'esperienza: lui è presente, ma soprattutto ricordarci che l'eternità non è
domani, l'eternità è già oggi, già oggi siamo in paradiso.
- Una simile convinzione ci permette di riaffermare
continuamente che in questo oggi noi siamo nella gloria e che un simile
meraviglioso evento rappresenta la forza per vincere le oscurità per non
lasciarci schiacciare dai contesti che tolgono il respiro. Nello scorrere del
tempo pregustiamo già l'eternità beata.
Allora
credo che questa mattina Gesù, attraverso la parola che ci ha regalata, ci dice
che in lui sommo sacerdote è rifiorita la primavera della storia, non esiste
buio che non sia redento, rinnovato dalla sua presenza che dà continuamente
luce.
Viviamo con
fede e coraggio questo mistero eucaristico e immettiamo nel nostro quotidiano
questa profonda esperienza quotidiana. Se il mondo è nel buio, in Cristo Gesù
siamo nella luce. Se ci lasciamo avvolgere da tale affascinante mistero della
reale presenza del Risorto, ritroveremo sempre quella speranza che il mondo non
ci offre ma il Risorto in noi continuamente semina perché camminando in questa
luce che non conosce tramonto il nostro spirito può veramente riposare. Ecco,
non abbiamo paura, Gesù ha vinto il mondo, lui ci aiuta, ci protegge, ci
conforta, ci dà il suo calore, così che oggi viviamo come se fosse l'ultimo
giorno. Quando moriremo non sarà nient'altro che l'ultimo giorno di ogni
giorno. Vivendo con fervore, con coraggio, quest'esperienza sacramentale
potremo camminare in autentica novità di vita e dare tanta speranza ai poveri
della storia, oggi soprattutto nello spirito, più che nel fatto economico,
perché ogni uomo in Cristo Gesù possa ritrovare la bellezza e il gusto della
vita in un orizzonte di eternità beata che sarà l'appagamento di ogni nostro
desiderio: vedere finalmente il Signore faccia a faccia.
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