Nostro
Signore Gesù Cristo Re dell'Universo -
Solennità
Dn 7,13-14 Ap
1,5-8 Gv 18,33-37OMELIA
La gioia di seguire ogni giorno il Maestro apre il nostro cuore all'orizzonte infinito della signoria del Padre. Chiunque imiti il Cristo, ne viva il mistero, entra nella sua signoria che apre il nostro cuore alla comunione con le tre Persone divine.
È il senso
della celebrazione odierna dove ci appare il Cristo come il Re dell'universo
che vuol farci accedere, in senso pieno, autentico e fecondo al mistero del
regno di Dio. Gesù non è il regno dei cieli, Gesù è il testimone del regno per
aprirci a quella signoria della Trinità che è comunione, gioia, speranza, gusto
della nostra umanità. Gesù è il mediatore che è entrato nella storia per farci
innamorare del dono della salvezza e aprirci la porta per godere eternamente la
pienezza divina. Chi contempla il Cristo, Signore del cielo e della terra, chi
contempla il Crocifisso glorioso, apre il cuore alla gioia dell'eternità beata.
Questo è il senso di fondo della celebrazione odierna per cui è bello entrare
nel mistero della parola che abbiamo ascoltata per riuscire ad intravedere il
cammino che ci è offerto in modo che il desiderio, la sete di questa comunione
gloriosa, non perda mai il suo gusto nel nostro cuore. Infatti è importante
entrare in questo dialogo tra -Gesù e Pilato- per intendere quello che è il
dialogo che deve avvenire tra -noi e il Cristo-. Davanti alla domanda di Pilato
se egli fosse il re, Gesù dà una definizione di se stesso eccezionale: dare testimonianza alla verità. E se
noi ci accostiamo al Vangelo di Giovanni la verità è nient'altro che la
comunicazione da parte di Gesù della mirabile comunione con la quale egli vive
presso il Padre. Gesù è entrato nella storia per essere testimone della
meravigliosa fraternità che esiste tra lui e il Padre.
È molto
bello coniugare due frasi del Vangelo di Giovanni per intendere tale
affermazione.
La prima
affermazione è l'amore del Padre per l'umanità: Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. A sua
volta Gesù, nelle parole dell'evangelista Giovanni, così introduce il racconto
della lavanda dei piedi poiché sapendo
che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato
i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.
Gesù, nella
sua vita, rivela la meravigliosa esperienza dell'amore del Padre. Tutta la vita
di Gesù è far sì che gli uomini si innamorassero del Padre, seguire Gesù è
crescere nel desiderio di essere nella mirabile comunione con il Padre. È
possibile l'avventura del conoscere Gesù e non desiderare, in Gesù, accedere a
questa gloria che non ha confini? Abbiamo Gesù per desiderare il volto del
Padre! È il motivo stesso dell'Incarnazione Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno
del Padre, lui lo ha rivelato. Se noi ci ponessimo la domanda fondamentale
“perché Dio si è fatto uomo?” … è perché l'uomo crescesse nel desiderio del
volto di Dio. Gesù è entrato nella storia per darci il gusto, ricco di
desiderio, di vedere il volto del Padre. Il regno è la gustazione piena e
definitiva di questa armonia all'interno di Dio che è il desiderio dei nostri
desideri. E allora, per entrare in quest'esperienza, Gesù ci ha dato la pista
da seguire: chiunque è dalla verità, ascolta
la mia voce.
Chi siamo
noi? Una domanda che ci poniamo continuamente perché non possiamo camminare
senza crescere nella nostra identità e Gesù ci ha detto che noi siamo dalla verità. La nostra esistenza nasce
dalla comunione all'interno di Dio. Quando l'uomo si pone la domanda che senso
abbia la sua esistenza, la risposta è: che siamo nati dal Padre,
nell'imitazione del Cristo, nella fecondità creatrice dello Spirito Santo.
Ognuno di noi nasce dalla Verità!
Noi qualche
volta non abbiamo il gusto di questo grande mistero che avvolge la nostra vita
perché ci perdiamo in tante cose molto contingenti; dovremmo riscoprire chi
siamo dalla Verità. E allora percependo questo noi ascoltiamo la sua voce
perché se non c'è sintonia di cuori, sintonia di pensiero, sintonia di
mentalità, noi non sappiamo ascoltare il Signore. C'è un principio che la
filosofia ci regala ed è molto interessante: chiunque ascolta, ascolta secondo i desideri del cuore e poiché il
nostro cuore è il Signore, il nostro cuore è il Signore che abita, il Signore
che pulsa nelle pulsioni del nostro cuore, noi possiamo ascoltare. L'ascolto è
nient'altro che la ricezione originale dell'essere nati da Dio, e quindi la
bellezza dell'ascolto non è dell'apprendimento razionale, ma la verità dell'ascolto è divenire colui che ci parla e nel
momento in cui noi entriamo in questa verità, Gesù è il re dell'universo,
perché il nostro cuore è Gesù, la nostra mente è Gesù, il pensiero è Gesù, la
vita è incarnare Gesù. Questa è la regalità di Gesù e questa regalità fa sì che
noi accendiamo alla verità, a quella comunione gloriosa che esiste tra il Padre
e il Figlio. Proviamo a pensare la nostra esistenza come sete di questo volto
del Padre, di questa comunione Padre - Figlio nell'esultanza creatrice dello
Spirito Santo.
Questo è il
regno di Dio a cui Gesù ci richiama continuamente, che Gesù ci fa desiderare,
perché Dio sia tutto in tutti
realizzando il principio dell'apostolo Paolo tutto è vostro, voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. Lo stesso
Paolo dice quando avrà ricapitolato in
sé tutto il creato consegnerà il regno al Padre.
Pensiamo
alla nostra vita nel momento in cui moriremo: il Figlio ci regalerà al Padre
perché possiamo entrare in questa comunione gloriosa che è il senso stesso
della nostra esistenza. E tutto questo noi lo stiamo vivendo. È bello come la
Chiesa in questa solennità di Cristo Re abbia messo come seconda lettura il
testo dell'Apocalisse, dove quel testo è nient'altro che il saluto che il
Cristo, personalmente, rivolge a ciascuno di noi all'inizio di ogni eucaristia.
All'inizio di ogni eucaristia Cristo ci saluta regalandoci la sua identità.
È molto
bello iniziare l'eucarestia con il saluto trasfigurante del Cristo che ci
attira a sé, per cui tutta la nostra vita attraverso la celebrazione
dell'eucaristia, diventa una attrazione al Cristo che ci trasfigura perché alla
fine dell'eucaristia egli ci consegni al Padre. È la gioiosità della nostra
esistenza. Che senso avrebbe dire Padre nel padre nostro che sei nei cieli se
non fosse il Cristo che in noi ci fa gustare il volto del Padre?
Questo sia
il mistero che vogliamo vivere oggi, essere totalmente di Cristo, lasciarci
trasfigurare dal Cristo nella sua dimensione divino-umana perché il Cristo ci
consegni al Padre.
Viviamo
quest'esperienza nella semplicità del nostro cuore e allora tante realtà
contingenti passano in secondo piano perché, in questo fascino ascensionale, il
Cristo che è dentro di noi, che è in mezzo a noi, vuol condurci alla pienezza
della vita. Presto vedremo il Padre e allora saremo nel regno dei cieli, in
quella gioia gaudiosa dove Dio sarà
tutto in tutti, per quell'eternità beata che sarà una gustazione senza fine
che sarà un gaudio in cui eternamente canteremo la gioia di essere uomini in
Gesù Cristo.
-
Nessun commento:
Posta un commento