25 novembre 2018

XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)


Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'Universo - Solennità
Dn 7,13-14              Ap 1,5-8                   Gv 18,33-37

OMELIA
La gioia di seguire ogni giorno il Maestro apre il nostro cuore all'orizzonte infinito della signoria del Padre. Chiunque imiti il Cristo, ne viva il mistero, entra nella sua signoria che apre il nostro cuore alla comunione con le tre Persone divine.

È il senso della celebrazione odierna dove ci appare il Cristo come il Re dell'universo che vuol farci accedere, in senso pieno, autentico e fecondo al mistero del regno di Dio. Gesù non è il regno dei cieli, Gesù è il testimone del regno per aprirci a quella signoria della Trinità che è comunione, gioia, speranza, gusto della nostra umanità. Gesù è il mediatore che è entrato nella storia per farci innamorare del dono della salvezza e aprirci la porta per godere eternamente la pienezza divina. Chi contempla il Cristo, Signore del cielo e della terra, chi contempla il Crocifisso glorioso, apre il cuore alla gioia dell'eternità beata. Questo è il senso di fondo della celebrazione odierna per cui è bello entrare nel mistero della parola che abbiamo ascoltata per riuscire ad intravedere il cammino che ci è offerto in modo che il desiderio, la sete di questa comunione gloriosa, non perda mai il suo gusto nel nostro cuore. Infatti è importante entrare in questo dialogo tra -Gesù e Pilato- per intendere quello che è il dialogo che deve avvenire tra -noi e il Cristo-. Davanti alla domanda di Pilato se egli fosse il re, Gesù dà una definizione di se stesso eccezionale: dare testimonianza alla verità. E se noi ci accostiamo al Vangelo di Giovanni la verità è nient'altro che la comunicazione da parte di Gesù della mirabile comunione con la quale egli vive presso il Padre. Gesù è entrato nella storia per essere testimone della meravigliosa fraternità che esiste tra lui e il Padre.

È molto bello coniugare due frasi del Vangelo di Giovanni per intendere tale affermazione.

La prima affermazione è l'amore del Padre per l'umanità: Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. A sua volta Gesù, nelle parole dell'evangelista Giovanni, così introduce il racconto della lavanda dei piedi poiché sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine.

Gesù, nella sua vita, rivela la meravigliosa esperienza dell'amore del Padre. Tutta la vita di Gesù è far sì che gli uomini si innamorassero del Padre, seguire Gesù è crescere nel desiderio di essere nella mirabile comunione con il Padre. È possibile l'avventura del conoscere Gesù e non desiderare, in Gesù, accedere a questa gloria che non ha confini? Abbiamo Gesù per desiderare il volto del Padre! È il motivo stesso dell'Incarnazione Dio nessuno l'ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato. Se noi ci ponessimo la domanda fondamentale “perché Dio si è fatto uomo?” … è perché l'uomo crescesse nel desiderio del volto di Dio. Gesù è entrato nella storia per darci il gusto, ricco di desiderio, di vedere il volto del Padre. Il regno è la gustazione piena e definitiva di questa armonia all'interno di Dio che è il desiderio dei nostri desideri. E allora, per entrare in quest'esperienza, Gesù ci ha dato la pista da seguire: chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.

Chi siamo noi? Una domanda che ci poniamo continuamente perché non possiamo camminare senza crescere nella nostra identità e Gesù ci ha detto che noi siamo dalla verità. La nostra esistenza nasce dalla comunione all'interno di Dio. Quando l'uomo si pone la domanda che senso abbia la sua esistenza, la risposta è: che siamo nati dal Padre, nell'imitazione del Cristo, nella fecondità creatrice dello Spirito Santo. Ognuno di noi nasce dalla Verità!

Noi qualche volta non abbiamo il gusto di questo grande mistero che avvolge la nostra vita perché ci perdiamo in tante cose molto contingenti; dovremmo riscoprire chi siamo dalla Verità. E allora percependo questo noi ascoltiamo la sua voce perché se non c'è sintonia di cuori, sintonia di pensiero, sintonia di mentalità, noi non sappiamo ascoltare il Signore. C'è un principio che la filosofia ci regala ed è molto interessante: chiunque ascolta, ascolta secondo i desideri del cuore e poiché il nostro cuore è il Signore, il nostro cuore è il Signore che abita, il Signore che pulsa nelle pulsioni del nostro cuore, noi possiamo ascoltare. L'ascolto è nient'altro che la ricezione originale dell'essere nati da Dio, e quindi la bellezza dell'ascolto non è dell'apprendimento razionale, ma la verità dell'ascolto è divenire colui che ci parla e nel momento in cui noi entriamo in questa verità, Gesù è il re dell'universo, perché il nostro cuore è Gesù, la nostra mente è Gesù, il pensiero è Gesù, la vita è incarnare Gesù. Questa è la regalità di Gesù e questa regalità fa sì che noi accendiamo alla verità, a quella comunione gloriosa che esiste tra il Padre e il Figlio. Proviamo a pensare la nostra esistenza come sete di questo volto del Padre, di questa comunione Padre - Figlio nell'esultanza creatrice dello Spirito Santo.

Questo è il regno di Dio a cui Gesù ci richiama continuamente, che Gesù ci fa desiderare, perché Dio sia tutto in tutti realizzando il principio dell'apostolo Paolo tutto è vostro, voi siete di Cristo e Cristo è di Dio. Lo stesso Paolo dice quando avrà ricapitolato in sé tutto il creato consegnerà il regno al Padre.

Pensiamo alla nostra vita nel momento in cui moriremo: il Figlio ci regalerà al Padre perché possiamo entrare in questa comunione gloriosa che è il senso stesso della nostra esistenza. E tutto questo noi lo stiamo vivendo. È bello come la Chiesa in questa solennità di Cristo Re abbia messo come seconda lettura il testo dell'Apocalisse, dove quel testo è nient'altro che il saluto che il Cristo, personalmente, rivolge a ciascuno di noi all'inizio di ogni eucaristia. All'inizio di ogni eucaristia Cristo ci saluta regalandoci la sua identità.

È molto bello iniziare l'eucarestia con il saluto trasfigurante del Cristo che ci attira a sé, per cui tutta la nostra vita attraverso la celebrazione dell'eucaristia, diventa una attrazione al Cristo che ci trasfigura perché alla fine dell'eucaristia egli ci consegni al Padre. È la gioiosità della nostra esistenza. Che senso avrebbe dire Padre nel padre nostro che sei nei cieli se non fosse il Cristo che in noi ci fa gustare il volto del Padre?

Questo sia il mistero che vogliamo vivere oggi, essere totalmente di Cristo, lasciarci trasfigurare dal Cristo nella sua dimensione divino-umana perché il Cristo ci consegni al Padre.

Viviamo quest'esperienza nella semplicità del nostro cuore e allora tante realtà contingenti passano in secondo piano perché, in questo fascino ascensionale, il Cristo che è dentro di noi, che è in mezzo a noi, vuol condurci alla pienezza della vita. Presto vedremo il Padre e allora saremo nel regno dei cieli, in quella gioia gaudiosa dove Dio sarà tutto in tutti, per quell'eternità beata che sarà una gustazione senza fine che sarà un gaudio in cui eternamente canteremo la gioia di essere uomini in Gesù Cristo.
 
 
 
 
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