Is 40,1-5.9-11 Tt 2,11-14;3,4-7 Lc 3,15-16.21-22
OMELIA
Nel grande
evento dell'Epifania abbiamo camminato giungendo al mistero della rivelazione
divina, nel quale Dio entra in dialogo con l'uomo con la meravigliosa
risultanza che ci ha rivelato il testo della lettera a Tito. Siamo immersi
nella gioia di Dio che fa nuova la creatura umana. La bellezza dell'incontrare
il Signore è percepire la radicale novità di cui l'uomo viene continuamente
arricchito.
Ora, questa
esperienza oggi riceve un'ulteriore illuminazione non per la testimonianza
dell'apostolo, ma per la testimonianza di Dio stesso.
Davanti
alla domanda Chi è Gesù? gli apostoli
ci danno la loro testimonianza: oggi è Dio Padre in persona che ci dice chi sia
Gesù. È un passaggio questo estremamente importante perché assistiamo nella
nostra esistenza alla presentazione di un itinerario nel quale, nella bellezza
della ricerca, Dio stesso, il Padre, ci dà la grande rivelazione e ce la offre
attraverso due elementi: la cornice del quadro, per poter comprendere la voce
del Padre e, dall'altra, quello che il Padre ci comunica a proposito della
identità di Gesù perché noi possiamo effettivamente inabissarci in questo
mistero.
Innanzitutto
il contesto nel quale avviene la grande rivelazione del Padre e dove gustiamo
la presentazione di chi sia Gesù è dato dalla narrazione evangelica che ci
offre Gesù in stato di preghiera. La rivelazione ha luogo nell'incontro tra una
povertà umana che nella preghiera si apre al Dio che si manifesta. Dio non si
rivela all'uomo attraverso uno studio, attraverso una prassi, attraverso una
organizzazione, ma Dio si rivela all'uomo in preghiera, all'uomo che non si
ferma allo sforzo dell'intelligenza, ma si dilata in un cuore che si apre sulla
grandezza divina. Le dinamiche all'interno della fede non si risolvono con i
ragionamenti, ma si affrontano con un cuore aperto a Dio che si manifesta. La
vera preghiera è il silenzio in ascolto e la bellezza della rivelazione del Padre
ha luogo solo attraverso questa radicale esperienza. Nella preghiera gustiamo
un cuore che si lascia invadere dalla Luce che viene dall'alto.
Questa
condizione di vita ci permette d'ascoltare la voce del Padre: Tu sei il figlio mio, l'amato, in te ho posto
il mio compiacimento dove, se letterariamente può sembrare che sia un
dialogo tra il Padre e il Figlio, in verità l'evangelista presenta un
significato più profondo del brano che abbiamo ascoltato: vuole che il discepolo
ascoltando questo dialogo Padre e Figlio, entri in questo dialogo. Gesù non lo
si conosce attraverso i libri, Gesù lo si conosce entrando nel dialogo d'amore
tra il Padre e il Figlio.
Spesse
volte noi cristiani dimentichiamo questo elemento fondamentale della fede e
soprattutto ci scontriamo con una storia che ci pare impossibile in una
esperienza evangelica nella quale Gesù fa nuove tutte le cose: è lo scontro tra
l'intelligenza e la realtà. La bellezza della Rivelazione la scopriamo in un
cuore in preghiera che nel silenzio si lascia attirare nel dialogo Padre e Figlio
che è l'origine, l'anima, la meta della nostra esistenza. Il battesimo sacramentale
risulta allora un reale inabissarci nella grandezza della relazione Padre-Figlio
che allieta il cuore e un cuore allietato dall'entrare in questa rivelazione
comincia a riflettere. La riflessione propria dell'intelligenza fiorisce da un
cuore inabissato nella grandezza luminosa e affascinante del rapporto tra il Padre
e il Figlio. È sempre bello riandare al testo del salmo “Alzo gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto
viene dal Signore, che ha fatto cielo e terra ".
In questo
dialogo tra il Padre e il Figlio nel contesto della comunità credente nasce la
domanda: Chi è Gesù? E la voce
risponde: L'amato!
Se
cerchiamo di cogliere il senso di questa espressione “L'amato”, noi
immediatamente andiamo al testo parallelo che è il sacrificio di Isacco da
parte di Abramo. Gesù è l'amato perché rivela nello stile della sua vita
l'amore inesauribile del Padre per l'uomo. In quel “amato” noi risentiamo
sempre quella espressione che ben conosciamo tratta dal vangelo di Giovanni: Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo
Figlio unigenito.
In certo
qual modo il Padre afferma: Tu sei il mio
figlio, l'amato, sei il sacramento del mio amore che vuol fare nuove tutte le cose, che vuol rigenerare l'umanità.
Il
cristiano perciò non s'inabissa solo nel misterioso e meraviglioso rapporto
padre-figlio, ma si lascia attirare in questo amore divino innamorato dell'uomo,
un innamoramento dell'uomo che lo porta a regalare la vita, a entrare in una
comunione oblativa, espressa nel sacrificio della croce gloriosa. Il cristiano
intuisce queste verità solo quando, nel silenzio, è in preghiera perché in quel
momento recepisce quella sensibilità divina che è la forza della nostra
esistenza.
In questo
contesto riusciamo ad approfondire la terza parola che il Padre ci offre: e in te ho posto il mio compiacimento.
In un simile linguaggio gustiamo il Dio fedele. Nella realtà di Gesù il Padre
rivela tutto quello che ha nel suo cuore, perché ogni uomo si affidi
radicalmente alla grandezza fedele e feconda del suo amore. Intuiamo di
conseguenza che l'accostarci a Gesù, l'accogliere la sua persona significa
accogliere questa fedeltà amorosa di Dio che entra nel cuore dell'uomo e lo
rinnova in modo totale e radicale.
Questo è il
volto di Gesù. Amare Gesù è lasciarsi invadere dalla sua persona che il Padre
ci regala per entrare in una mirabile comunione. Ecco perché la Chiesa davanti
a questa rivelazione ha "inventato" il sacramento del battesimo, che
è nient'altro che l'entrare “per
attrazione amorosa” nella vita delle tre Persone divine. Ecco perché appare
lo Spirito che fa nuove tutte le cose, poiché egli è la fecondità sempre
attuale dell'amore che intercorre tra il Padre e il Figlio.
È molto
bello come il racconto che abbiamo ascoltato sia un racconto che, letterariamente,
è legato a un rito di creazione. Se noi entriamo in questa mirabile esperienza ci
accorgiamo che la gioia d'essere battezzati rappresenta l'esultanza d'essere
inseriti nella vita trinitaria. Chi accoglie questo grande mistero, nella
quotidianità della sua esistenza, è sempre all'inizio di un dialogo per il
quale l'anima si incontra, per grazia, nell'ineffabilità dell'amore che esiste
tra il Padre e il Figlio nello Spirito Santo. Il battezzato è la Trinità
vivente nel tempo e nello spazio. Se noi ci lasciamo introdurre in questa
affascinante esperienza, il battesimo non è semplicemente avere qualche cosa,
ma intuire chi siamo nella Trinità. E nel momento in cui percepiamo chi siamo
nella Trinità tutto diventa luce, speranza, calore, coraggio, forza. Manca
tante volte a noi quel pizzico di coraggio di introdurci nella attrazione.
È molto
bello se noi nella nostra esistenza risentissimo alle orecchie del cuore quel Tu sei il mio figlio, l'amato, in te ho posto
il mio compiacimento! perché quando l'anima si ritrova immersa in questa
meravigliosa ricchezza avrà tanta sofferenza nel cammino della storia di tutti
i giorni, ma il cuore respira l'atmosfera trinitaria perché ci ritroviamo in un
mistero veramente meraviglioso: è l'Eucarestia che stiamo celebrando. Nel
momento in cui ci accosteremo ai divini misteri risentiremo la parola del Padre
tu sei il mio figlio, l'amato, in te ho
posto il mio compiacimento! e allora torneremo alle nostre case nella
consapevolezza di essere un capolavoro d'amore di Dio che è speranza nel
turbinio, tante volte tragico, della vita di tutti giorni.
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