Nm 6, 22-27 Gal 4,4-7 Lc 2,16-21
OMELIA
Dio si è
fatto uomo, è venuto ad abitare in mezzo a noi per donarci la gioia della
nostra umanità e tale dono è nient'altro che l'effetto della benevolenza divina,
di quella benedizione di cui ha parlato la prima lettura, che diventa un
mistero di pace. L'uomo nella benedizione di Dio, attraverso il gusto del
silenzio proprio di Maria e attraverso la creatività dello Spirito Santo che in
noi prega, può veramente gustare il dono della pace che è Gesù Cristo. Infatti,
guardando il volto di Maria e il mistero della sua maternità verginale,
riusciamo a comprendere la vera genesi della pace. Nel fascino del mistero di
Dio, in un silenzio che si apre alla divina creatività, nasce il Verbo, colui che
è la nostra pace, colui che ha fatto dei diversi un popolo solo. L'uomo, quando
vuol ritrovare la vera pace, va all'immagine di Maria, nelle tre dinamiche:
accoglienza, concezione, generazione. Dall'alto viene l'armonia, l'armonia
viene ad abitare nel cuore dell'uomo e l'uomo può dare frutti di pace.
L'esemplarità di Maria è necessaria per entrare evangelicamente nel vero
cammino nella costruzione della pace.
Ma cos'è
questa pace che nella benevolenza divina ci è continuamente regalata e che deve
diventare l'anima portante del cammino di ogni uomo per ritrovare pienamente se
stesso? Il primo elemento da bene evidenziare è che la pace, come ogni dono,
viene dall'alto. La pace è la vita stessa di Dio, la pace è l'armonia della
persona, del cosmo, delle dinamiche relazionali. La pace è il Cristo in noi che
genera una creatura nuova. Quando l'uomo desidera la pace, essa non è il frutto
degli accordi tra gli uomini perché l’accordo tra gli uomini è sempre di tipo labile,
tant'è vero che gli antichi avevano formulato l'espressione: “Se vuoi la pace,
prepara la guerra”. La pace è qualcosa che è presente nel cuore dell'uomo, che è
nient'altro che il Cristo che, nella sua benevolenza, viene ad abitare in noi e
ci dona il gusto stesso della vita. Non per niente la pace è un frutto dello Spirito
Santo. Infatti se noi guardiamo attentamente la struttura dell'uomo ci
accorgiamo di tre elementi fondamentali. L'uomo è la pienezza dello Spirito
Santo e quando noi veniamo rigenerati dall'acqua e dallo Spirito, siamo nella
pienezza dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo abita in noi, operando in modo
attivo, dando alla luce i frutti dello Spirito Santo e uno dei frutti dello Spirito
Santo è la pace! L'uomo ritrova l'armonia guardando in alto, gustando una
divina presenza che è l'anima della sua anima in modo che si possa creare tra
gli uomini una vera armonia e una vera fratellanza. La pace è gustare quella
comunione che è all'interno dei rapporti tra il Padre, il Figlio e lo Spirito
Santo.
Ma come
nella storicità contemporanea possiamo ritrovare la pace, atto della
benevolenza di Dio che entra nella nostra persona?
Il primo
passaggio per poter trovare la pace è superare la cultura del sospetto. Dove
c'è un sospetto non c'è comunione; non per niente l'origine più profonda del
peccato originale è la cultura del sospetto. E il demonio ha creato in Eva il sospetto
nei confronti della semplicità e della verità di Dio e ha dato alla luce la
rottura; dove c'è la cultura del sospetto lì non c'è mai la pace. Ecco che la
pace è un cuore umano aperto all'altro con tutta la semplicità della propria
persona.
Se sappiamo
superare questo primo limite, che è nient'altro che il dramma della cultura di
oggi dove non c'è più purezza di relazioni, impariamo ad approfondire il
secondo passaggio: ritrovare la fecondità dell'essere in una reciprocità autentica
tra persone nelle complesse situazioni contemporanee.
Se la pace
nasce dalla benevolenza di Dio, dal Dio che benedice l'uomo regalandogli la sua
armonia, la vera pace è la reciprocità, dove uno diventa regalo per l'altro.
Quando noi possiamo dire di essere in pace? Quando c'è una reciprocità dove uno
dà una mano all'altro in un progressivo sviluppo di fraternità. In questo l’uomo
storico deve avere sempre lo sguardo verso l'alto ritrovando quella fecondità
dello Spirito Santo che gli permette di costruire reciprocità vere e autentiche:
il vivere in noi della Santissima Trinità. Ecco perché la pace è un dono che
sarà veramente realizzata nei tempi futuri.
La vera
pace, usando l'immagine dell'autore dell'Apocalisse, sono i cieli nuovi e la terra nuova, la pace è una ispirazione che lo Spirito
Santo mette in noi e che genera in noi conversione attraverso la dinamicità di
una relazione autentica perché l'uomo possa essere veramente nell'armonia. E
tutto questo è possibile lasciando agire liberamente il mistero di Dio. Noi
tante volte abbiamo troppe precomprensioni, la nostra intelligenza pensa di
poter qualificare la storia perché ce la costruiamo a nostra immagine e
somiglianza. La bellezza della vita è lasciarsi guidare dalla libertà di Dio,
in cui l'uomo ritrova veramente la pace, e noi possiamo entrare nella libertà
di Dio con l'immagine della Madonna che davanti all'esperienza del Natale vive
in stato di silenzio. Il silenzio è il luogo della diuturna fecondità di Dio;
l'uomo non riesce a trovare la pace perché è troppo intasato dai suoi pensieri,
dalle sue paure, dal desiderio prometeico di poter dominare il reale. La pace è
una gustazione del silenzio del cuore in cui il fascino di Dio fa nuovo il
cuore, la mente, dà l'equilibrio nelle possibili paure e dà l’entusiasmo e la gioia
di camminare nella vita. E allora risulta chiara la bella affermazione che noi
troviamo nella lettera di Giacomo, quando Giacomo, incarnando lo spirito delle
beatitudini, afferma: chi opera nella
pace dà alla luce frutti di pace. È problema di cuore… un cuore aperto alla
creatività di Dio in un silenzio gustativo per cui si percepisce la bellezza di
questa divina presenza che fa nuovo il cuore umano. La Chiesa, collocando oggi
la giornata della pace nel ricordo della divina maternità di Maria, ci insegna
che la pace non nasce innanzitutto dagli sforzi degli uomini, ma nasce dalla
semplicità di un cuore come quello della Madonna che si apre alla creatività
divina e nella benevolenza di Dio c’è la reciprocità, c'è la relazionalità, c'è
la gioia d'essere l'uno legato all'altro, nella convinzione che nel Signore c'è
la pace. È molto bello come nella divina liturgia dell'Eucaristia, dopo aver
recitato il Padre nostro, dove
formuliamo la consapevolezza che viviamo il cuore di Cristo che è in
atteggiamento di accoglienza della gratuità di Dio (e per questo motivo
proclamiamo il Padre nostro con le
mani vuote levate verso l'alto), noi sperimentiamo come le nostre mani siano riempite
da questa meravigliosa presenza e condividiamo l'invito: scambiatevi un segno di
pace! È l'armonia che nasce dal gusto di essere nella paternità trinitaria di
ciascuno di noi: la pace delle tre Persone divine viene condivisa con i
fratelli che la Provvidenza ci pone accanto.
Viviamo
così l'Eucaristia: Cristo è la nostra pace, è il canto degli Angeli
nell'esperienza della Natività e pace in terra agli uomini che Dio ama.
La pace è il cuore che si lascia amare per superare le sue paure, per godere
nella fecondità divina, in un silenzio profondo, che dà quel sorriso del cuore,
degli occhi e della mente, che regala quella fraternità che è propria del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo. Questa sia la nostra Eucarestia per gustare
la pace. Quando l'uomo va all’Eucaristia, pur con tutti i suoi limiti, entra in
questo grande mistero, accoglie e regala pace: scambiatevi un segno di pace!
Questa sia l'esperienza che vogliamo mettere nelle mani del Signore perché ci
guidi in questo anno in modo che la pace del cuore diventi pace di linguaggi,
diventi pace di strutture, diventi quella pace cosmica dove l'uomo rende sempre
più viva la sua identità d'essere sacerdote dell'universo dove tutte le
creature diventano un inno di lode alla fonte di ogni dono. Questa sia la
grande speranza che Gesù oggi ci offre per crescere evangelicamente nella nostra
identità umana.
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