Is 60,1-6 Ef 3,2-3.5-6 Mt 2,1-12
OMELIA
La Chiesa, dopo
averci condotti a vedere alcuni aspetti dell'evento dell'Incarnazione, oggi ci
pone in atteggiamento di contemplazione, ci pone davanti al senso del mistero dell'Incarnazione.
Se la narrazione di Luca ci ha lentamente fatto percepire il “come” del grande
avvenimento, oggi siamo di fronte al senso di questo avvenimento che è la
vocazione universale degli uomini a incontrare Gesù. Tutti gli uomini sono
chiamati ad entrare nel mistero nascosto da secoli in Dio e rivelatosi in Gesù
Cristo per ritrovare il senso più vero della loro storia. Il Verbo si è fatto carne perché l'uomo scopra il cammino autentico
della sua vita. È la grandezza della visione che ci ha offerto il profeta Isaia
nel momento in cui ci viene narrato come tutte le genti vadano ad adorare il
Signore. Qui scopriamo come l'atteggiamento dell'adorazione sia l'atteggiamento
dell'uomo che brama comunione e che nello stesso tempo si riscopre sostanzialmente
un grande ricercatore del senso della sua vita. Il risultato viene colto se
riusciamo a comprendere il valore di fondo della parola "rivelazione".
Noi qualche
volta davanti al Dio che si manifesta, siamo affascinati unicamente dalla sua
grandiosità, ma la rivelazione di Dio è qualcosa di molto più profondo. È Dio
che entra nella storia per dialogare con l'uomo. Non è una rivelazione che
schiaccia l'uomo, una grandiosità che in certo qual modo impedisca all'uomo
l'esercizio di tutta la sua libertà. La
rivelazione è nient'altro che il mistero di Dio che, innamorato dell'uomo,
vuole entrare in dialogo con l'uomo. Gesù non è entrato nella storia per
insegnarci delle verità, Gesù non è entrato nella storia per darci una somma di
precetti, ma è entrato nella storia per dialogare con l'uomo. Se noi entrassimo
nella profondità del testo dell'apostolo Paolo, scopriremmo come la rivelazione
è nient'altro che un dialogo, il Padre dialoga con il Figlio, il Figlio
incarnandosi dialoga con gli apostoli, gli apostoli nella loro missione
dialogano con l'intera umanità, perché l'intera umanità in questo meraviglioso
dialogo con gli apostoli, attraverso la Chiesa, possa veramente in Gesù gustare
la bellezza della gloria del Padre. La grandezza della rivelazione divina
nell'incarnazione del Verbo la cogliamo nel fatto che il nostro Dio è un Dio
talmente innamorato dell'uomo che vuol camminare con l'uomo, regalandogli il
suo cuore. La rivelazione è il cuore di Dio regalato all'uomo perché l'uomo
possa dialogare con lui.
Quando noi
ci poniamo l'interrogativo di cosa voglia dire essere cristiani, la risposta
che ci ha dato l'apostolo Paolo questa mattina potrebbe essere espressa in
questo modo: fin dal mattino accogliere la presenza di Gesù nel pensiero
rivolto a Dio, farla diventare vita della nostra vita per regalare la sua
attualità accolta ai nostri fratelli. È la bellezza della Rivelazione! Ed è il
meraviglioso incontro tra la parola di Dio e il desiderio dell'uomo. Il
cristiano, se vuole entrare veramente in questo processo dell'Incarnazione,
deve riscoprire cosa sia la Rivelazione.
Di fronte a
una simile ricchezza nasce il desiderio di comprendere che cosa presupponga un
vero dialogo nella fede.
Si presuppone
innanzitutto la sete della verità; il dialogo che Gesù vuole instaurare con noi
vuol generare in noi questa intensa aspirazione ad ascoltare. La bellezza del
cristiano è di essere un ignorante, in senso etimologico, che si lascia
illuminare, che desidera essere guidato, che brama una viva relazione con il
Signore della sua storia. Dio non parla imponendo, Dio parla camminando con
l'uomo, dove l'uomo davanti alla figura di Gesù si pone in atteggiamento di
ascolto adorativo. È un Signore innamorato dell'uomo e un
uomo innamorato che parla con il Signore. È la bellezza della Rivelazione. Ecco
perché la Rivelazione in certo qual modo è finita, ma nello stesso tempo
continua all'infinito perché noi non riusciamo e non riusciremo mai, a
percepire la profondità del rivelarsi di Dio.
In questa
ricerca, dobbiamo avere la gioia di avere le mani vuote: presentarci al dialogo
con Dio con le mani vuote. È molto bello quando papa Benedetto, nella prima
omelia da Papa il giorno di Natale, affermasse in modo molto chiaro: davanti al
Dio che si rivela presentiamoci con le mani vuote. Il vero ricercatore ama il
vuoto per essere riempito. Noi tante volte non riusciamo a dialogare da
innamorati con Dio perché abbiamo troppe precomprensioni, troppe attese, troppa
coscienza per chissà che cosa dobbiamo fare… L'uomo è tutta grazia nella quale si
lascia coinvolgere per entrare nel mistero. Il battezzato si sente ogni giorno
edificato nell'Amore per diventare sacramento della luminosità e della
trasparenza divina nella storia.
E allora se
il cristiano deve accostarsi a questa Rivelazione come assetato di Dio, con le
mani vuote, la Rivelazione ci riempie di stupore e lo stupore è la bellezza di
lasciarci costruire dalla verità. Occorre acquistare a livello interiore, un meraviglioso
e fecondo passaggio: dal pensiero che vuol dominare, dalla volontà che vuole
fare ed essere protagonista, alla bellezza del dialogo poetico con Dio, dove
l'anima diventa un canto nell'esistenza quotidiana alla grandezza di Dio.
Dio si
rivela non per farci aumentare le nostre conoscenze. Dio non si rivela per
obbligarci a chissà che cosa. Dio si
rivela a noi perché affascinandoci con il suo stupore possa creare noi quel
dialogo tra il cuore di Dio innamorato dell'uomo e il cuore dell'uomo
innamorato di Dio. Questa è la libertà del cuore! Noi qualche volta siamo
più presi o dalle conoscenze intellettuali, o dalle dimensioni morali…entrambi
questi atteggiamenti sono stati condannati recentemente da Papa Francesco (neopelagianesimo
e neognosticismo), per entrare invece in una dimensione poetica della vita che
ci introduce nella bellezza, e nella bellezza, il cuore diventa canto di
libertà.
E allora
credo che la festa di oggi possa rappresentare la verità di tutto il mistero
del Natale: Dio che ama diventare piccolo per dare a noi piccoli la capacità di
dialogare con se stesso, e se noi entreremo in quest'esperienza sicuramente
avremo la gioia del cuore, non perché sappiamo tante cose, non perché facciamo
tante cose, ma perché è la bellezza di essere amati da un Dio che regala il suo
cuore al nostro cuore, assetato di lui. L'Eucaristia è questo grande mistero.
È molto
bello andare all'Eucaristia assetati, con le mani vuote, per essere affascinati
dal volto luminoso di Gesù. Allora la nostra vita diventa una cosa molto
diversa dalla mentalità comune, diventa un dialogo dove noi al Signore poniamo
tutti gli interrogativi di questo mondo e il Signore li fa suoi e ci regala la
sua presenza e la sua presenza è la luce. I problemi non si risolvono parlando,
ma accogliendo l'Altro come la luce della nostra vita e quando il Signore entra
nella nostra vita tante oscurità che l'intelligenza non sa risolvere vengono
risolte perché nel dialogo d’amore tutto si risolve, poiché collochiamo la
nostra esistenza in un contesto più ampio: viviamo nell'Amore. Celebriamo così
quest'Eucaristia nella profonda consapevolezza che il Signore si manifesta non
per schiacciarci, ma per farci vivere, per farci veramente godere il dono di
essere uomini mentre siamo in attesa della grande rivelazione quando passeremo
dalle cose storiche a quel dialogo amoroso che sarà il canto di tutta
l'eternità.
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