At 5,12-16 Ap 1,9-11a.12-13.17-19 Gv 20,19-31
OMELIA
Il tempo della Pasqua è il tempo nel quale siamo chiamati a
prendere profonda consapevolezza che Gesù è veramente risorto. L'evento del
passaggio di Gesù dalla morte alla vita ci ha regalato il Risorto che è
continuamente presente nella nostra storia e questa esperienza si ritraduce in
due sentimenti che ci hanno accompagnato nella Parola di questa mattina:
-
Cristo è la nostra gioia,
-
Cristo è la nostra pace.
Noi siamo profondamente convinti che Gesù è risorto, ma questa
esperienza deve ritradursi nei due atteggiamenti che abbiamo poc'anzi ascoltato:
- Pace a voi! E i discepoli gioirono al
vedere il Signore, tutti e due frutti dello Spirito Santo. La bellezza del Risorto
è che appare ai suoi discepoli, soffia su di loro, e dice: Ricevete lo Spirito Santo. Nell’incontro
con il Risorto gustiamo due frutti dello Spirito Santo che sono la gioia e la
pace.
Innanzitutto siamo chiamati a ritrovare la presenza del Risorto
come esperienza di gioia. Su questo sfondo cerchiamo di cogliere il valore di
quell’espressione: E i discepoli
gioirono al vedere il Signore. La gioia non nasce da un avvenimento semplicemente
storico, perché gli avvenimenti contingenti sono legati allo spazio e al tempo
e sono mutevoli, come mutevole è tutto ciò che avviene nella storia. Dobbiamo
sempre ricordare a noi stessi che la gioia nasce da un rapporto interpersonale:
è il Risorto che penetra nella nostra vita e ricolma di gioia le nostre persone
perché senza il Risorto non possiamo vivere. Il cristiano è colui che ha l’abituale
relazione con il Risorto gustandone meravigliosamente la presenza. Ecco perché i
discepoli gioirono al vedere il
Signore. Dopo il tormento della morte, del vuoto della sepoltura, ecco i
discepoli gustano la presenza del loro Maestro che regala loro la potenza della
fedeltà del Padre: la luminosità della Risurrezione. La gioia è propria del Risorto,
che coinvolge i discepoli! Ecco perché il cristiano vive una situazione molto
paradossale, al di là dei travagli dell'esistenza è nella gioia perché è
abitato dal Risorto e questo aspetto lo dobbiamo sempre ricordare poiché quando
a noi viene chiesto Perché sei contento?
la risposta è molto semplice: Sono
abitato da Gesù morto e risorto, il Gesù che nello Spirito Santo mi dà la
bellezza e il gusto della vita! La gioia è la realizzazione più autentica
della persona umana. Ecco perché nei discorsi dell'ultima cena Gesù dice ai
discepoli che la gioia che egli dà non è quella del mondo, che è legata allo
spazio al tempo, ma è una gioia perenne.
Questa gioia nasce dalla pace. Ed è bello soprattutto in questi
tempi di conflittualità riuscire a cogliere la bellezza di quel gesto, di
quella parola di Gesù Pace a voi! ripetuto
per ben tre volte nel brano che abbiamo ascoltato, una gioia e una pace che
scaturiscono dalla relazione.
Per poter cogliere in profondità il linguaggio dell’evangelista
nelle narrazioni delle apparizioni del Risorto, è molto bello chiederci: questo
racconto da dove è nato? Se la presenza del Risorto è la nostra gioia, la
domanda che la Chiesa soprattutto alla fine del primo secolo si poneva, era: Dove
possiamo vedere il Risorto che ci dona gioia e pace? E’ un'ipotesi o una
certezza? A tale scopo l'evangelista Giovanni volendo condurci a questa
esperienza del Risorto come condizione abituale descrive l'apparizione del Risorto
in un contesto di Celebrazione eucaristica nell’espressione: La pace sia con
voi! Ogni volta che noi andiamo all'Eucaristia ci appare il Risorto, il quale
ci saluta e ci dice La pace sia con voi
dove, in questa parola La pace sia con
voi, noi ritroviamo alcune caratteristiche che ci danno la bellezza della gioia.
Interessante quell’allargare le braccia nel formulare
l’espressione: La pace sia con voi. In un simile linguaggio avviene un
passaggio di personalità: dal Risorto ai discepoli. Nel momento in cui ci
ritroviamo nella Celebrazione eucaristica il Risorto fa passare in noi il suo
Spirito Santo e ci dice: «Sii nell'armonia della mia persona!». E’ molto
interessante come il saluto sia accompagnato anche da quel gesto dell’allargare
le braccia, come lo abbiamo ascoltato nel testo evangelico: Gesù, che nel saluto
mostri le mani e il costato, ci rivela e ci comunica la grandezza inesauribile
del suo amore. In quel La pace sia con
voi scopriamo il criterio esistenziale di un Gesù che ci ama in modo totale
e incondizionato, regalandoci la sua personalità che è una personalità solo di
amore. L'Eucaristia è la celebrazione di questo saluto: La pace sia con voi! E la bellezza della nostra fede, che si
ritraduce nella nostra risposta rituale: E con il tuo Spirito! Con essa
vogliamo sottolineare un particolare valore: Quello Spirito di Risorto che ci stai regalando è diventato vita della
nostra vita, la tua pace è l'armonia del nostro cuore perché ci mostri la
bellezza della tua esistenza che è stata solo regalare all'uomo la bellezza e
la fecondità della vita.
L'Eucaristia è la gioia del Risorto che ci dona la sua pace. Se
noi riuscissimo a cogliere la bellezza di questo mistero, ci accorgeremmo che
celebrare l'Eucaristia non è solo un semplice porre un rito, ma la gustazione
di una Presenza gloriosa che ci comunica la gioia della sua presenza,
infondendo nel nostro cuore la pace che è nient'altro che l'armonia che nasce
dalla bellezza e dalla grandezza del suo amore. Ecco perché - e lo abbiamo
notato - lo sfondo del racconto è chiaramente eucaristico: ci ritroviamo nel
primo giorno della settimana, e poi otto giorni dopo, che rappresentano due
domeniche successive. Contempliamo un Risorto che ci regala la sua Passione
gloriosa. Ecco perché quando noi celebriamo l'Eucaristia e cantiamo il nostro “Amen”,
in quel momento diciamo: e con il tuo Spirito! Siamo diventati il tuo mistero
di amore. La pace non nasce da un accordo fra gli uomini, che è sempre relativa
ai travagli storici, ma la pace è il dono di una gioia che nasce dal Risorto
che regala all'uomo la novità della vita e gli dà l’ebbrezza per riprendere il
cammino nella novità che viene dall'alto. Ecco perché il cristiano quando va
all'Eucaristia dice: “Vado a vedere il Risorto!” a essere ricolmato della sua
gioia, di una gioia che non è di questo mondo, ma una gioia che nasce dalla
condivisione del mistero di una persona che è innamorata di noi e nella quale
noi troviamo la nostra armonia esistenziale. Quando noi diciamo “Amen”, quando
noi rispondiamo “E con il tuo Spirito”, diciamo che siamo in questa armonia
esistenziale. E allora se noi riuscissimo a vivere in questa armonia
esistenziale, la vita avrebbe un sapore molto diverso. Ecco perché Cristo ci
dona la pace, Cristo nostra pace ha fatto dei diversi popoli un popolo solo
attraverso il suo sangue.
Viviamo questo mistero nella semplicità del cuore e allora la
bellezza del vedere il Signore è una gioia di rinnovamento, di ricostruzione
della nostra storia, di misericordia inesauribile perché la bellezza di Gesù è
darci la gioia di essere uomini come suoi meravigliosi discepoli. Entriamo in
questa esperienza con tanta speranza e serenità in modo che ogni volta che
sentiamo parlare di Gesù il nostro cuore possa vibrare di gioia. Allora
sperimenteremo la sua armonia e potremo camminare nel tempo e nello spazio,
regalando ai fratelli quella speranza che è la fonte per maturare nel cammino
della storia quotidiana, nonostante l'oscurità presente nella storia.
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