I RE 19.16b.19-21 Gal 5,1.13-18 Lc 9,51-62
OMELIA
Se dovessimo riassumere la parola
che Gesù questa mattina ci sta regalando, noi ci troveremmo davanti a una
solenne affermazione: il primato di Cristo nella nostra vita! A Lui non
dobbiamo anteporre nulla, perché Lui è il Signore della nostra vita. Davanti a
questo orizzonte che ci si palesa dinnanzi, il Vangelo ci offre due spunti
perché possiamo veramente entrare in questa signoria del Cristo ritrovando in
Lui il nucleo fondamentale della nostra esistenza: vivere la sua stessa vita
nella certezza che in Lui c'è l'assolutezza per interpretare la nostra storia.
Questi due momenti emergono molto chiari dal testo evangelico, ma devono
imprimersi e radicarsi dentro di noi, perché dobbiamo essere profondamente
consapevoli che lui è il Signore. Se noi ponessimo a Gesù l'interrogativo di cosa
voglia dire essere suoi discepoli, egli ci direbbe - Vivi la mia stessa vita -. Infatti quando noi leggiamo il Vangelo,
dobbiamo avere questa accortezza interiore. Nel momento in cui ascoltiamo il
testo scritturistico, dovremmo impegnarci a pensare che quella non sia solo la
narrazione della vita di Gesù. Se noi entrassimo in profondità nel racconto
della sua vita, ci accorgeremmo che esso rappresenta la nostra vita e nel
momento in cui ascoltiamo il Vangelo si narra sì il mistero di Gesù, ma nella
chiara visione di voler narrare il mistero che è ciascuno di noi.
Sullo sfondo dell’inizio del brano
evangelico la nostra esistenza è salire a Gerusalemme con il linguaggio molto
forte che abbiamo ascoltato nel testo evangelico. Gesù prese la ferma decisione
di mettersi in cammino verso Gerusalemme, dove quella ferma decisione è
l'espressione della volontà di Gesù di stare nelle mani del Padre, di
perseguirne il mistero, per gustarne la fedeltà. Andare a Gerusalemme è vivere
l’obbedienza alla vita per gustare la fedeltà di Dio. Ecco perché il cristiano,
quando si trova nell'assemblea liturgica domenicale, è alla ricerca del senso
della sua vita rivivendo la stessa storia di Gesù.
Tale decisa volontà si ritraduce
in un impegno che qualifica l’intera vita di ogni discepolo. Abbiamo notato che
nelle condizioni che Gesù pone, il citerio è la parola SEGUIMI, che noi
sappiamo ha un significato molto profondo,
che non è semplicemente un andargli dietro, ma la proposta di un
radicale impegno: vivete personalmente la mia storia, ritrovate le motivazioni
della mia esistenza, per interiorizzarle. Come sono vissuto Io, vivete anche
voi. In un simile atteggiamento costruiamo sempre più la bellezza del primato
di Cristo.
Ecco perché all'inizio della Celebrazione
eucaristica abbiamo pregato il Padre di non anteporre nulla a Gesù: “…fa
che, mossi dal suo Spirito, lo seguiamo con libertà e fermezza, senza nulla
anteporre all’amore per lui“. Noi possiamo seguirlo nell'autenticità della
nostra esistenza perché in Lui troviamo il primato dell'invisibile che è la caratteristica
di chiunque voglia essere discepolo. Quando noi siamo stati battezzati, da quel
momento siamo stati chiamati alla contemplazione, da quel momento il Signore è
l'unico orizzonte della nostra storia e questo in forza della nostra
rigenerazione dall'acqua e dallo Spirito Santo. Se vogliamo cogliere il primato
di Cristo, la sua storia divenga la nostra storia, perché allora il nostro
cammino sarà fecondo, perché avremo scelto il Risorto come il maestro, come
l'assoluto del nostro istante.
Su questo sfondo cogliamo il
valore dei tre elementi che il brano evangelico ci ha offerto per indicare le
modalità concrete del nostro vivere la storia di Gesù:
-entrare nella signoria della sua
persona che si fida del Padre,
- vedere Gesù libero da ogni
tradizione,
- gustare Gesù tutto proiettato in
avanti.
Questi tre elementi che
l'evangelista Luca ci offre rappresentano i filoni teologali perché possiamo
vivere il primato di Cristo in ogni istante della nostra vita.
Innanzitutto è importante
evidenziare la assolutezza della volontà di Dio che noi non conosceremo mai, ma
il gusto della nostra vita è immergersi in questo mistero che è la solidità
della nostra vita -solo in Dio riposa
l'anima mia-. Il paradosso del brano evangelico ritraduce questo primato,
per cui il nostro spirito riposa nella figura di Gesù, il quale, a sua volta,
riposa nell'atto misterioso e creativo del Padre. Vivere è essere nel Mistero e
quando l'uomo vive nel Mistero, in quel momento la presenza del Maestro è più
importante di qualunque legame culturale. Fa pensare l’espressione di Gesù: Lascia che i morti seppelliscano i loro
morti. Conoscendo quanto il culto dei morti fosse ricco nell'antichità, noi
ci accorgiamo che non c'è alcuna tradizione che ci possa allontanare dalla
persona di Gesù. Lui è il Signore e davanti a questa bellezza che lui è il
Signore, andiamo con Lui, senza timore, per camminare, anche con il rischio di poter magari
sbagliare, ma quando siamo con Lui, e andiamo da Lui, tutto diventa grazia,
tutto diventa capolavoro della gratuità di Dio.
Amiamo sempre più l’istante come essere nell’oggi di Dio in una grande
libertà interiore proiettati in avanti verso un Mistero nel quale la fedeltà di
Dio si rivelerà in tutta la sua pienezza.
Ecco allora Gesù al centro! Se noi
cogliessimo questa verità, attraverso anche la conversione quotidiana alla sua
persona, ci accorgeremo di quale libertà il nostro spirito sarebbe arricchito e
di quale ricchezza il Signore ci regalerebbe per camminare nella bellezza della
sequela del suo Mistero.
Ecco perché ci ritroviamo nell'Eucaristia,
che è vivere la storia di Gesù.
E’ molto stimolante vedere come
nella tradizione evangelica, l'ultima cena sia narrata dagli evangelista come
la sintesi di tutta la storia di Gesù. Nell'ultima cena viviamo
sacramentalmente il progetto di amore del Padre, nell'ultima cena rivive la sua
storia nelle nostre persone. La bellezza di ritrovarci nell'Eucaristia è
affermare il primato di Gesù, ed evidenziamo che nulla poniamo dinanzi al
Signore.
Questa è l'Eucaristia! Se noi
cogliessimo questa verità che in modo immediato ci può fare difficoltà, se il
Signore è in noi, se il Signore cammina con noi, noi abbiamo una grande
sicurezza: chi può essere contro di noi? Paolo ce lo ha detto chiaramente.
Dobbiamo godere la libertà di Gesù, guidati dalla creatività dello Spirito
Santo. Innamoriamoci di Gesù e allora ci accorgeremo che la vita è molto
diversa. Tante cose secondarie le metteremmo da parte, gusteremmo
l'essenzialità del Maestro. Camminiamo con questo spirito pur con tutti i
limiti che ci accompagnano continuamente, ma nulla anteponiamo al mistero di Cristo. In quel momento gustiamo la
vera libertà, camminiamo in novità di vita e regaliamo ai fratelli quella
speranza che non è nostra, ma è Cristo in noi che sta vivendo, perché i
fratelli camminino nella gioia della loro esistenza.
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