Celebrazione Eucaristica della vigilia della solennità dei Santi Pietro e Paolo, Apostoli.
55°
anniversario di ordinazione presbiterale di Mons. Antonio Donghi
At 3, 1-10 Gal. 1,11-20 Gv 21, 15-19
Omelia.
La chiesa, introducendoci nella
solennità dei Santi Pietro e Paolo, vuole aiutarci a comprendere cosa sia il
popolo di Dio e di riflesso cosa voglia dire essere nella comunità cristiana.
Dal brano evangelico che abbiamo ascoltato nascono tre aspetti che da una parte
determinano la vita della chiesa e dall'altra qualificano chiunque segua il
Maestro:
- un dialogo in cui Dio ama
immensamente l’uomo,
- attraverso la gioia coraggiosa
di vivere l’oggi del Padre
- in una imitazione radicale del
Maestro divino.
Tre aspetti che qualificano la
chiesa, tre aspetti che qualificano la vita di ciascuno di noi.
Innanzitutto il dialogo che
abbiamo accolto nel brano evangelico, è il mistero dell’incarnazione nella
pienezza della sua umanità: Dio ha amato l’uomo.
La chiesa è la comunità del popolo
di Dio riunito nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, per
accogliere l’accadimento dell’amore di Dio. La chiesa partecipa di Gesù
sacramento, dell’incontro tra Dio e l’uomo. E in questo nasce la profonda
convinzione che l’essere discepoli è lasciarsi amare in una totale docilità e
disponibilità all’accadimento di Dio. E’ molto bello come nella teologia
contemporanea, quando si affronta il mistero della chiesa di Cristo, si dice
che Cristo è l’oggi dell’amore inesauribile del Padre; è l’accadimento, Dio
accade nella storia dell’uomo e l’uomo di riflesso si ritrova raggiunto da questa
pienezza di amore. E’ l’atteggiamento eucaristico di fondo del cristiano dove
l’appartenenza all’essere chiesa è un canto di rendimento di grazie. E tutto
questo si sviluppa attraverso la consapevolezza profonda dell’oggi di Dio. Nel
dialogo successivo tra Gesù e Pietro si mette chiaramente in luce il senso
della testimonianza: vivere l’oggi del mistero. La bellezza di vivere non è
capire, la bellezza del vivere è accogliere quella gratuità di Dio che è il suo
oggi. Come il mistero della vita non lo si capisce, il mistero dell’essere
chiesa non lo si capisce. La coscienza di essere chiesa appartiene a un
vissuto, il vissuto nel quale la vita divina è profondamente attiva. Ecco
perché il cristiano è sempre l’uomo della speranza, il cristiano è l’uomo della
speranza perché nel cammino della sua vita si sente raggiunto dalla intensa e
assoluta gratuità divina.
Paolo direbbe: Per grazia sono quello che sono e la grazia
in me non è stata vana. È la fecondità del rendere grazie; l’uomo che si
sente raggiunto nella chiesa dall’amore inesauribile di Dio vive l’oggi
cantando la gioia di appartenere. Ecco perché la chiesa è una realtà favolosa,
e vivere della chiesa è anticipazione di gloria dove Dio sarà tutto in ciascuno
di noi, usando ancora il linguaggio di Paolo, per realizzare quel seguimi, permettimi di vivere la mia vita
nella tua vita.
L’essere chiesa è vivere
l’esuberanza spirituale del Cristo in noi. Noi spesse volte guardiamo ai costi
nel seguire il Mastro, dimenticando che la bellezza del seguire il Maestro è
godere della sua fecondità attiva e operativa continuamente. Il cristiano è la
vitalità dello spirito veramente inesauribile. Ecco perché la festa dei santi
Pietro e Paolo ci porta a scoprire il mistero della chiesa, sacramento, segno
visibile del sacramento per eccellenza che ognuno di noi, e ognuno di noi è la
vitalità della chiesa. Una delle cose belle di un documento recente di papa
Francesco è che nella comunità cristiana è importante riscoprire il sacerdozio
dei fedeli, la creatività della base, diremo noi oggi, in cui lo Spirito Santo
ci renda luminosità della luce di Cristo. E allora, tante cose esteriori non
appartengono alla chiesa, linguaggi culturali sono legati allo spazio e al
tempo ma non è il mistero della chiesa. Il primato dell’Invisibile nel
visibile. Ecco perché è bello ritrovarci questa sera nel celebrare l’Eucaristia
nella festa dei santi Pietro e Paolo, scoprirci comunità cristiana. Per cui l’Eucaristia
che stiamo celebrando fa la chiesa, e noi nella chiesa gustiamo di celebrare
l’Eucaristia per essere veri ed autentici discepoli del Signore. Ogni dono che il
Signore ci offre è vivente nell'Eucaristia. Una delle cose belle della fede, è
che tutti i doni che il Signore ci regala sono vivi nell’Eucaristia: il
Battesimo, la Cresima, l'Ordinazione presbiterale nel mio caso, la vita consacrata,
la vita coniugale, nell’Eucaristia sono un fatto meraviglioso, siamo nell’oggi
dell’essere amati, nell’oggi di accogliere questo oggi meraviglioso nel Signore
che guida i nostri passi nella luce della verità. Viviamo così l'Eucaristia, e
tanto più renderemo grazie per i suoi doni, tanto più il Signore entrerà nella
nostra vita e ci renderà fecondi, non secondo i nostri disegni, ma secondo il
suo volere, in attesa di raggiungere quella chiesa della Gerusalemme celeste
quanto tutti insieme, al di là dei nostri ruoli, seguiremo l’Agnello cantando
continuamente in una gioia che sarà la nostra eternità beata.
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