DOMENICA 22 GENNAIO 2023
Is 8,23b-9,3 1 Cor 1,10-13.17 Mt 4,12-23
OMELIA
Conoscere Gesù significa entrare nella sua personalità:
è la bellezza di quello che questa mattina la parola di Dio ci regala. Gesù
realizza la parola del profeta Isaia nella sua vita perché ognuno di noi, nella
vocazione a essere suo discepolo, possa essere uomo della Parola.
Innanzitutto contempliamo Gesù e, guardando al suo volto,
ci accorgiamo che la sua esistenza è stata condotta dalla parola divina dove,
questa parola, è nient'altro che il dialogo diuturno che Gesù ha con il Padre.
Attraverso l'annuncio del profeta Isaia che abbiamo poc'anzi udito noi
intravediamo il senso della vita di Gesù. Gesù è guidato dal Padre attraverso
le parole della divina scrittura perché la bellezza del suo volto è la
rivelazione dell’oggi del mistero del Padre. Il desiderio di voler guardare
Gesù e così di poter entrare nella sua luce, vuol dire lasciarci condurre
giorno per giorno dalla parola di Dio. Nel momento in cui Gesù ci chiama ad
essere suoi discepoli ci chiama a vivere la dinamica della sua stessa esistenza.
Il cristiano è l'uomo della Parola, e questo lo possiamo cogliere attraverso
quattro passaggi che illuminano lo stile della nostra vita perché possiamo
essere discepoli del Maestro:
-
l'annuncio della Parola,
-
la conversione del cuore,
-
la celebrazione rituale,
-
la carità regalata ai fratelli.
Attraverso questi quattro passaggi noi cogliamo la
bellezza di vivere con Gesù e come Gesù nel mistero della Parola, dove il
mistero della Parola ritraduce effettivamente la dinamica della nostra fede. La
fede è vivere in atto una relazione, la parola è la vita di Dio regalata a noi
da Gesù perché Gesù divenga il principio portante della nostra esistenza.
Quando ci viene chiesto quale sia il criterio della nostra
vita - noi dovremmo sempre dire questa risposta: “Così dice il Signore”. Ognuno di noi dovrebbe ritrovare la bellezza
della propria esistenza, che è guidata dalla Parola attraverso i quattro
passaggi annunciati.
L'annuncio del Vangelo non è la comunicazione di
alcune parole, ma una relazione che Gesù stabilisce con noi. Dovremo porci la
domanda cosa sia la parola e ci accorgeremmo essa è una interiorità regalata ai
fratelli. Ci accorgeremmo allora del valore del mistero di Gesù obbediente al Padre
che ci regala la comunione che egli ha con il Padre stesso. La bellezza
dell'inizio della nostra esperienza di fede è la Parola. Se ogni uomo, come
uomo, è chiamato a una fede elementare - perché la fiducia è l'anima della vita
- dall'altra il passaggio dalla fede elementare alla fede del mistero di Gesù
passa attraverso la relazione che il Maestro ha con noi. Dovremmo sempre
riascoltare le parole profetiche Così
dice il Signore quindi ritrovare nell'annuncio della Parola l'anima
portante della nostra vita. Amare la Parola non è amare il libro, amare la Parola
è amare una relazione che la Parola presso Dio si è fatta carne ed è entrata in
rapporto con ciascuno di noi. La bellezza di essere discepoli è la bellezza di
ascoltare la Parola: Così dice il
Signore secondo la bella visione del profeta Isaia Ogni mattina fa’ attento il mio orecchio perché io ascolti come un
discepolo. La bellezza di essere discepoli sta nel cuore che sa ascoltare: Così dice il Signore.
Di conseguenza questo ascolto diventa conversione, è
il fiorire della Parola dentro di noi, la conversione è nient'altro che il Cristo
che dimora in noi che lentamente condivide con noi il mistero della sua persona.
La conversione è la parola di Dio che diventa carne della nostra carne, anima
della nostra anima, pensiero del nostro pensiero, la conversione è diventare la
Parola, che è Gesù, e in questo noi cogliamo la bellezza della nostra vita: diventare la Parola.
Una tale ricchezza della Parola si traduce nel
sacramento. Il sacramento è la parola celebrata e cantata. Noi tante volte
abbiamo dimenticato questo criterio di fondo: il sacramento presuppone
l'ascolto della Parola, presuppone un’anima in stato di conversione per potersi
incarnare nel rito. Il rito è una meravigliosa professione di fede! Ecco perché
il cristiano costruisce la nostra sua esistenza ascoltando, interiorizzando,
celebrando perché c'è un filone continuo nella nostra vita che ci permette di
camminare in novità di vita. Allora il terzo passaggio diventa la carità
fraterna, la Parola diventa vita, diventa condivisione del mistero, diventa la
bellezza della nostra esistenza. Il cristiano è colui che ascolta, rumina, vive,
incarna. E tutto questo nasce da una formula molto semplice. Quando nel Vangelo
abbiamo ascoltato l'espressione: Venite
dietro a me, cosa voleva dire in quella espressione Gesù? Noi qualche volta
ne dimentichiamo la bellezza. Noi pensiamo che la fede sia semplicemente andare
dietro a Gesù, e se noi prendessimo la formula così com'è codificata, tante
volte potremmo dire: “Ma, Signore; la tua parola è pesante per la nostra vita!”
L'espressione formulata da Gesù ha una profondità molto più ricca, in quel Venite dietro a me Gesù ha indicato
qualcosa di più bello: “Permettete che io venga ad abitare dentro di voi!” Gesù
ci parla per entrare nella nostra vita. Qui riscopriamo il mistero di cosa sia
la profondità della comunicazione verbale La parola è l'incontro di due
interiorità, Gesù che viene ad abitare dentro di noi, e quindi il cristiano quando
è davanti alla parola con le sue esigenze intuisce una verità più profonda, non
deve eseguire un messaggio ma si sente chiamato a gustare una Presenza. Di
riflesso accogliamo la Presenza nella fede, facciamo fiorire questa Presenza
nella conversione, cantiamo questa Presenza nel momento sacramentale per regalare
ai fratelli la testimonianza della presenza del Signore. Il discepolo è Gesù
incarnato nella esperienza quotidiana. Ecco perché il discepolo vive del Maestro
e non può costruire nulla senza il rapporto diretto o sacramentale con il Maestro.
Siamo stati chiamati da una persona che ci ha regalato la sua interiorità
attraverso la Parola. Camminiamo in questo orizzonte profondamente convinti che
il Signore può compiere effettivamente le sue meraviglie dentro di noi. Ecco
perché quando noi incontreremo nella Gerusalemme celeste, il Padre ci chiederà -
Quale è stato il criterio della tua vita? -, noi con tutta umiltà diremo: “La
parola del tuo Figlio, il dimorare del tuo Figlio nella mia persona!” Se noi
riuscissimo a cogliere questa bellezza interiore, noi ci accorgeremmo che
vivere è nient’altro che essere “stabilmente” in questa relazione di amore con
il Maestro divino che entra nella nostra esistenza per compiere in noi le sue
meraviglie. Non siamo noi che seguiamo Gesù, ma Gesù ci invade e la sua
invadenza è la bellezza dell'ascolto, è avere una diuturna familiarità con Gesù
per crescere in una esperienza di autentica novità di vita. Alla sera facendo l’esame
di coscienza noi dovremmo dire: “Signore,
grazie che mi hai parlato. Perdonami se sono stato sordo, accoglimi nella tua
parola di misericordia”. Cogliendo in tal modo il senso della nostra vita
possiamo dire veramente di essere discepoli, l'incarnazione nel tempo e nello
spazio della personalità del Maestro divino.
Noi ci ritroviamo nell'eucarestia, per ascoltare la Parola, per ravvivare il desiderio di conversione, per purificare progressivamente la nostra mentalità per renderla conforme alla mentalità stessa di Gesù. Questo è il mistero che vogliamo vivere e condividere, la bellezza dell'Eucarestia è la Parola - Gesù - che entra in noi ci trasfigura, ci fu purifica, ci rigenera e ci dà il coraggio. Scaturirà allora quella testimonianza serena, semplice e nascosta di quanto Dio sia meraviglioso nella nostra esistenza feriale. Ecco il volto di chiunque segua il Maestro e allora in questa eucarestia chiediamo al Padre la gioia di ascoltare suo Figlio Gesù in modo che davanti agli interrogativi della vita possiamo sempre ritrovare in noi in questo desiderio: Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta, in modo che quella Parola diventi veramente la vita della nostra esistenza. Questa sia la nostra preghiera, il nostro desiderio, la nostra gioia d’essere discepoli che incarnano la presenza del Maestro accogliendone le parole e trasfigurandole con lo stile semplice, nascosto e sereno delle scelte di tutti i giorni della nostra vita.
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