Is 42,1-4.6-7 At 10,34-38 Mt 3,13-17
OMELIA
La bellezza del tempo natalizio sta tutta
nell'avventura che ci porta progressivamente a conoscere Gesù, a entrare nel
suo mistero e a renderlo principio portante della nostra esistenza. Questa
esperienza giunge al suo culmine storico attraverso il testo evangelico che poc’anzi
abbiamo ascoltato dove, in un atteggiamento di profonda sete di verità, noi ci
rendiamo docili all'azione dello Spirito Santo per poter conoscere veramente il
volto di Gesù. Sono i tre passaggi che il testo evangelico questa mattina ci
offre e ci permettono di entrare nell' esperienza di Gesù.
Innanzitutto è importante il dialogo tra Gesù e
Giovanni il battezzatore che ritraduce un'esperienza di fondo nel cammino della
fede: avere lo sguardo rivolto verso l'alto. La bellezza del cammino della fede
è aprire l'orizzonte del cuore al darsi e al rivelarsi di Dio. La conoscenza di
Gesù non è la conseguenza di tante formulazioni teoretiche, ma è l'apertura del
cuore che guarda verso l'alto, che si pone nell' atteggiamento di apertura
davanti al mistero di Dio: essere esistenzialmente assetati del volto di Gesù.
La conoscenza del Maestro è direttamente proporzionale a come noi abbiamo
questo desiderio che il Signore ci riveli il suo volto. Se noi guardassimo il
senso della nostra vita ci accorgeremmo che esso è uno solo: conoscere il Maestro!
Tale conoscenza parte dalla percezione interiore di avere lo sguardo verso
l'alto, come ci insegna il salmo: Alzo
gli occhi verso i monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il mio aiuto viene dal
Signore, che ha fatto cielo e terra. Un simile orientamento ci porta a collocare la nostra esistenza
nell’ orizzonte infinito del Mistero.
E’ una verità questa che dovremmo riuscire sempre ad
approfondire nella nostra storia, davanti agli interrogativi della fede aprire
il cuore e dire: “Vieni Signore Gesù, manifestami la grandezza del tuo volto
perché io possa camminare in novità di vita!” E’ il compiersi di quella giustizia
di cui ha parlato il Maestro: ci sentiamo chiamati all'apertura del cuore, al
desiderio più profondo presente nel nostro spirito di spalancare la nostra
esistenza al Dio che viene.
Questo primo elemento diventa fecondo attraverso un
particolare, tutto dell'evangelista Matteo: essere avvolti dallo Spirito Santo.
L’uomo che in silenzio come Maria si pone davanti al mistero di Dio viene guidato
dalla creatività divina che suggerisce i pensieri e dà la capacità per entrare
nella conoscenza: come il Verbo si è incarnato per opera dello Spirito Santo,
senza l'azione creatrice dello Spirito Santo noi non conosceremo mai Gesù. Nessuno
dice Gesù è il Signore se non nello Spirito Santo. Il mondo di Dio è
conoscibile solo da chi si lascia avvolgere dalla signoria dello Spirito Santo
che diventa creativo dentro di noi. La conoscenza del Mistero della salvezza ha
luogo attraverso l'esercizio di una docilità continua e inesauribile nelle mani
dello Spirito Santo.
Ecco perché l'uomo interiormente ha lo sguardo verso
l'alto e, in questo sguardo, si lascia penetrare dalla creatività di Dio che
nel silenzio del cuore dà la capacità di entrare nel mistero. La conoscenza di
Gesù passa attraverso questo atteggiamento interiore attraverso il quale noi ci
poniamo nel Mistero.
Facendo nostra tale verità, ci accorgiamo che la
rivelazione del Padre ci permette d’intuire un principio: se il Padre nello
Spirito Santo non ci parlasse di Gesù, il Maestro non lo conosceremmo mai.
Ascoltiamone le parole: Questi è il
Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Intuiamo allora che Gesù è un dono del
Padre. Infatti qual è la bellezza del guardare verso l'alto, essere docili allo
Spirito se non l'apertura del cuore al Dio che si rivela? La bellezza della fede
è un cuore aperto che si lascia invadere dal Dio che entra in relazione con
noi. E’ interessante cogliere il senso di questa voce, che mette in luce che la
rivelazione non è altro che una relazione. Il linguaggio dell’evangelista è ben
chiaro: Questi è il Figlio mio. Siamo stimolati a intuire che il valore del parlare significa il porsi in relazione, conoscere
Gesù è vivere una relazione con il Padre che ci regala la bellezza luminosa del
Figlio, la conoscenza è un fascino di trasfigurazione. Noi spesse volte siamo
troppo legati a una eredità culturale che pone al centro l'intelligenza; la
bellezza della conoscenza è un cuore aperto che si lascia trasformare e
illuminare. Gesù lo conosciamo perché il Padre ce lo regala. In un certo qual
modo si realizza un principio che nella bellezza della fede noi dovremmo
lentamente ritrovare e riscoprire: noi siamo dei chiamati ad accogliere la voce
del Padre che ci regala il suo Figlio Gesù Questi
è il Figlio mio, l’amato, e cioè “Questi è il mio Figlio che per amore darà
la sua vita per l’umanità, questi è il mio Figlio che voi conoscerete amando
come ha amato lui. Di conseguenza intuiamo che la conoscenza di Gesù passa
attraverso un itinerario che è molto più ampio rispetto alla nostra persona. Ci
ritroviamo in una creatività divina che penetra nel nostro spirito; lo sguardo
rivolto al Padre è disponibilità, lo Spirito Santo è creatività, la voce del
Padre è il dono. Ecco perché la bellezza del battesimo di Gesù al Giordano sta
tutta nella presa di coscienza che credere è un meraviglioso dono. È una
meravigliosa reazione nella quale veniamo immersi nella vivacità esistenziale delle
tre Persone Divine. Non pensiamo che quando veniamo battezzati che siamo battezzati:
Nel
nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, siamo immersi in una
relazione trinitaria che ci permette di conoscere veramente Gesù?
Ricordiamo sempre a noi stessi che la conoscenza teologale
è una mistica relazione tra un cuore aperto e una docilità allo Spirito che ci
permette di accogliere il dono del Padre che è Gesù. Conoscere Gesù perciò rappresenta
la fecondità che scaturisce dal canto della nostra gratitudine.
Ecco perché ci troviamo nell'Eucaristia questa mattina.
Se noi guardassimo attentamente il mistero eucaristico esso è quello che
abbiamo meditato nel battesimo di Gesù al Giordano. Il nostro cuore aperto vive
la bellezza d’essere avvolto dalla creatività dello Spirito Santo e desidera
accogliere dal Padre il dono del suo Figlio, anzi ci regala al suo Figlio
perché diventiamo sacramento del suo Figlio. Allora veramente lo potremo veramente
conoscere.
Questa mattina a conclusione del tempo di Natale la
cosa bella che la Chiesa ci offre è questa: “Impara nell'Eucaristia a conoscere
Gesù, a lasciarti conoscere dallo Spirito Santo, ad accogliere la luce del Padre
che illumina la tua vita!” Se noi cogliessimo tale ricchezza allora la nostra
vita sarebbe un crescere giorno per giorno nella conoscenza del Maestro divino.
Le tre parole con le quali potremmo sintetizzare il tutto sono: desideriamo il
volto di Gesù, poniamo la nostra esistenza nella docilità alla creatività divina,
accogliamo il dono del Padre che è Gesù stesso. Vivendo questi tre momenti noi
ci accorgeremmo come la nostra vita sia veramente un camminare con Gesù in
questa consapevolezza che non siamo mai soli, ma siamo continuamente vivificati
dalle tre Persone Divine perché entriamo in quella conoscenza che è la bellezza,
la speranza e la gioia del nostro maturare quotidiano nell’esperienza teologale.
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