DOMENICA 29 GENNAIO 2023
Sof 2,3; 3,12-13 1Cor
1,26-31 Mt 5,1-12a
OMELIA
La gioia di essere discepoli di Gesù ci fa ritrovare
nella sua sapienza, vivendo nel suo modo di agire.
Le beatitudini che abbiamo ascoltate sono
l'espressione di uno stile di vita che ha qualificato Gesù e che deve, o
dovrebbe qualificare, la vita di ciascuno di noi. Nel momento in cui entriamo
in questa sapienza dobbiamo chiederci come possiamo acquisire la mentalità di
Gesù attraverso quello che nelle Beatitudini ci viene offerto. E la risposta la
potremmo ritradurre in tre passaggi:
- contemplare Gesù,
- amare la nostra storia,
- percepire il flusso di eternità nelle nostre persone.
Innanzitutto partiamo dal contemplare Gesù e il
mistero che lo avvolge. Noi spesse volte quando sentiamo il discorso delle
beatitudini facilmente entriamo nel voler interpretare le otto categorie che
l'evangelista Matteo ci offre, ma se guardiamo attentamente le beatitudini sono
lo stile di vita di Gesù che ha amato intensamente l'uomo. In certo qual modo
le beatitudini sono la contemplazione ritradotta, in modo letterario,
dell'amore che Gesù aveva per l'uomo. Infatti qui entriamo nel mistero dell'Incarnazione.
Riandiamo sempre a quella espressione chiave del prologo di Giovanni: il Verbo si è fatto carne e venne ad
abitare in mezzo a noi. Gesù ha assunto la storicità dell'uomo, le beatitudini
sono l'amore di Dio per l'umanità. Noi spesse volte siamo portati a leggere le
beatitudini dal punto di vista letterario - cosa vuol dire essere poveri, miti,
misericordiosi -, ma il discorso di Gesù è molto più semplice. Egli ci dice: “Ama
l'uomo come io ho amato l'uomo.” Davanti alle sue parole ci sentiamo chiamati
ad amare l’uomo nella sua verità. Quando noi entriamo nell'esperienza del
Vangelo dobbiamo sempre avere lo sguardo verso Gesù e nello sguardo verso Gesù
ritrovare il senso della vita, la sua sapienza, e la sua sapienza è amare
l'uomo. Quando noi soprattutto entriamo nella riflessione dell'evangelista
Giovanni, noi ci accorgiamo che l'evento dell’Incarnazione è nient'altro che il
linguaggio dell'amore di Dio per l'umanità: Dio ha tanto amato il mondo da mandare suo Figlio. La bellezza
delle beatitudini ritraduce il linguaggio dell'amore di Dio per l'uomo. Di
riflesso partendo da questo orizzonte che ci deve sempre accompagnare,
scopriamo che le beatitudini sono infinite quanto è infinita la storia
dell'uomo. Già se noi ci soffermiamo alle beatitudini evangeliche noi ci
accorgiamo che esse sono una trentina perché le beatitudini sono nient'altro
che l'amore di Dio per l'uomo, e il cristiano quando vuole ritrovare la propria
identità, ritrova la bellezza di amare nello stile di Gesù. Ecco perché Gesù ha
detto sostanzialmente una semplice cosa: beati
coloro che sono il mio mistero d'amore e quando noi abbiamo questa
semplicità, noi troviamo la bellezza dell’agire morale del cristiano. Se noi
guardassimo attentamente come l'evangelista abbia costruito il racconto delle
beatitudini, ci ritroveremmo idealmente nell'esperienza dell'Esodo, quando Dio
sul monte Oreb ha dato i dieci comandamenti a Mosè. Al posto di Mosè abbiamo
Gesù, al posto dei comandamenti abbiamo le beatitudini, al posto dei precetti
abbiamo la contemplazione e quando l'uomo è innamorato della storia dell'uomo
entra nelle beatitudini. Potremmo dire che il numero delle beatitudini è
infinita quante sono le drammatiche realtà della storia dell’uomo. La bellezza
della morale cristiana sta nell’ amare l'uomo come persona in cui Dio rivela le
sue meraviglie. E allora entriamo nella contemplazione di Gesù, nella quale ci
vuole portare l'evangelista Matteo: avere lo sguardo nello sguardo di Gesù. E’ interessante
notare come l'evangelista ci ponga dinnanzi il discorso delle beatitudini. Gesù
rivela il suo mistero di amore ai 12 discepoli con lo sguardo, perché l'agire
morale del cristiano è un atto di contemplazione continua, è un atto attraverso
il quale il cristiano si immedesima nei sentimenti di Gesù. Se nel discorso
della montagna appaiono otto beatitudini, se nella lettura delle divine
scritture le beatitudini sono molto di più di quelle che abbiamo ascoltate
questa mattina, nella vita di ognuno di noi le beatitudini sono infinite. Ogni
volta che amiamo l'uomo nello stile di Gesù noi entriamo nell'esperienza delle
beatitudini.
Se noi cogliamo questi primi due aspetti, il terzo è
un po' la conseguenza di un presente che diventa futuro. Infatti la bellezza
della beatitudine è la sapienza nel costruire la ferialità: beati quelli che amano come Gesù la loro
storia! Quindi ognuno di noi è, nel momento in cui segue il Maestro, produttivo
dei nuovi linguaggi di beatitudine. E questo ci dà orizzonti di vita molto
belli perché ci fa percepire che vivere la storia è aprirci sull'eternità beata.
Infatti se le beatitudini ci portano verso il futuro, la prima e l'ultima
beatitudine sono un presente: Beati i
poveri di essi è il regno dei cieli Beati voi quando venite perseguitati,
esultate e gioite. Amiamo il presente come orizzonte verso il futuro,
ciò vuol dire è vivere Gesù e come Gesù per essere assunti nel mistero della
sua gloria. Questa è la bellezza delle beatitudini! Il cristiano quando deve
costruire la sua esistenza, lo sguardo del suo cuore è nello sguardo di Gesù, per
trovare in lui l'amore per l'uomo, seguendo il linguaggio del prologo
giovanneo: Il Verbo si è fatto carne. E’ in questo amore per l’uomo che nasce
e fiorisce la sapienza evangelica! Ecco perché ho detto le beatitudini sono
infinite quanto è la storia dell'uomo, con un criterio interiore molto semplice:
“Gesù cosa faresti per quest'uomo? Cosa diresti a questa creatura?
Quale speranza infonderesti nella persona che la tua Provvidenza mi fa incontrare?
“
E allora nasce un dialogo interiore tra Gesù che è
dentro di noi e la storia dell’uomo. Le beatitudini sono l'amore per l'uomo e
questa è la bellezza della nostra vita. Se noi dovessimo giungere a percepire
cosa sia l'agire morale, noi ci accorgeremmo che esso è incarnarci nella storia
del fratello che incontriamo lungo le vie della vita, creando nel fratello la
gioia di essere se stesso, di costruire la sua storia regalandogli grandi
ideali di vita, facendogli scoprire la bellezza della sua esistenza. E allora le
beatitudini diventano il criterio del nostro agire morale,
La bellezza di ritrovarci qui nell'eucarestia sta
nella gioia di condividere l'esperienza delle beatitudini, stando in amoroso
ascolto del Maestro: “Beato colui che
veramente è alunno di Gesù, che sa ritrovare in Gesù l'amore per l'uomo. Beato
colui che nel rapporto con il fratello genera sempre speranza! E allora
entrando in questo orizzonte la vita assumerebbe connotazioni molto diverse. Se
guardassimo attentamente il mistero celebrato nell'Eucarestia, ci accorgeremmo
che esso non è altro che l'amore di Gesù per ciascuno di noi. Egli entra nella
nostra esistenza, assume i nostri drammi e ci dice: “Io sono con te!”
Una simile esperienza completa e attuale significa aprire la finestra su quella
bellezza che è l’eternità beata “Vivi oggi la tua povertà evangelica, sarai
immerso nel regno dei cieli attraverso la gioia coraggiosa di un
presente profondamente amato!” Ecco perché è bello ritrovarci
nell'eucarestia, ritrovare il presente del darsi di Dio, perché è lasciarci educare
ad amare l'uomo come lo ha amato Gesù.
Questa sia la bellezza della nostra celebrazione
eucaristica che non diventa un semplice rito, ma una educazione domenicale a
gustare il Verbo che si fa carne nella storia di tutti i giorni. E allora
guidati dallo Spirito Santo, entriamo in questa meravigliosa esperienza di luce,
perché la nostra esistenza possa essere il mistero di Gesù in quelle beatitudini
che ci aprono lo sguardo in un eternità beata nella quale la nostra esistenza
gusterà la pienezza della vita, il nostro desiderio sarà veramente e pienamente
realizzato.
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