DOMENICA 14 MAGGIO 2023
At 8,5-8.14-17 1Pt 3,15-18 Gv 14,15-21
OMELIA
La bellezza di contemplare il Risorto in questo tempo di Pasqua ci
dà la risposta all'interrogativo che la seconda lettura tratta dalla prima
lettera di Pietro ci offre questa mattina: pronti
sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi.
Conoscere il Risorto comporta essere persone che ne vivono l'esperienza. Tale
prospettiva ci viene configurata questa mattina dal vivere la bellezza della
vita divina: la bellezza feconda del rapporto che esiste tra il Padre, il
Figlio e lo Spirito Santo. In tale orizzonte scopriamo come il cristiano sia
abitato dalle tre Persone divine. La bellezza del testimoniare Gesù è
nient'altro che un vissuto che si concentra sul Maestro divino e che si
diffonde nelle dinamiche relazionali dell’esistenza. Questa è una realtà sulla
quale noi dovremmo tante volte soffermarci per prendere coscienza che noi siamo
abitati dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito Santo. La nostra umanità è un
riflesso luminoso della inabitazione di queste tre Persone.
Innanzitutto questa mattina Gesù ci dice che dobbiamo avere il
nostro centro esistenziale nella realtà del Padre. Noi spesse volte
dimentichiamo che l'origine della nostra esistenza nasce dal Padre, secondo un
criterio fondamentale: in Lui viviamo,
esistiamo ed operiamo. La nostra vita è un dono continuo del Padre. Infatti
se noi guardiamo attentamente la nostra storia ci accorgiamo che nasciamo da
Dio. Una delle intuizioni care all'evangelista Giovanni è che il discepolo
nasce da Dio. Riandiamo sempre alle frasi del prologo: A quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di
Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di
carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. La nostra
esistenza è un dono incarnato del Padre. Ecco perché Gesù davanti alla domanda
dei discepoli - Come possiamo pregare? - ha detto: Quando pregate, dite:
Padre, Abbà. Egli ci
dice: Gustate la creatività del Padre nello stile della vostra vita. L'uomo è
il vivente che opera nell'amore del Padre e allora, davanti a questo primo
passaggio che si deve imprimere dentro di noi, la figura del Figlio. La
bellezza di cogliere che - chi è nel Padre è nel Figlio - e il Figlio è il
riflesso dell'amore del Padre. Riandiamo ad alcune affermazioni giovannee: Dio ha tanto amato il mondo da dare il
Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la
vita eterna … chi ascolta la mia
parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro
al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. … perché tutto è stato fatto per mezzo di lui, e
senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste.
Noi siamo il capolavoro del Padre nel mistero di Gesù.
Entriamo allora nella signoria del Maestro divino. E’ molto bella
la frase che Sant'Agostino ci offre parlando dell’orazione del discepolo: Cristo prega in noi, Cristo prega con noi,
Cristo prega per noi, è pregato da noi. Il Cristo è l’orante in noi.
Dovremmo ritrovare nel profondo della nostra esistenza questa presenza nel
mistero di Cristo e, di riflesso, se noi entriamo in questa meravigliosa
esperienza fiorisce in noi l’interrogativo: chi siamo noi? E nella preghiera
sacerdotale Gesù è molto chiaro Ho fatto
conoscere il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo - dice Gesù -
Erano tuoi e li hai dati a me. Chi è l'uomo se non un dono del Padre
al Figlio? La bellezza della fede sta nella bellezza dell'itinerario
sacramentale, da cui scaturisce la bellezza del nostro vissuto: siamo un dono
del Padre al Figlio. La finalità del mistero di Gesù è quella di consegnarci al
Padre, di regalarci la Fonte di ogni dono. Allora il cristiano mentre entra il rapporto
con il Padre gusta la presenza del Figlio e tutto questo attraverso la
creatività dello Spirito Santo. E’ molto bello che Gesù abbia detto questa
mattina: Io pregherò il Padre ed egli vi
darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo spirito di
verità. Scopriamo la comunione continua che lo Spirito Santo realizza in
noi regalandoci al Padre e incarnando il volto del Figlio. Egli è l’altro
consolatore. Il vero nostro consolatore è Gesù! Gesù è il consolatore della
nostra esistenza, lo Spirito Santo ci rende partecipi della presenza di Gesù.
Su tale sfondo trinitario riusciamo ad intuire l’espressione rendere in ragione della speranza che è in
voi: è vivere personalmente e comunitariamente la vita trinitaria. Uno dei
drammi dell'uomo contemporaneo è la sua solitudine. A livello culturale noi ci
accorgiamo che l'uomo è sempre più solo, ha paura delle sue relazioni, si
rinchiude in se stesso. La bellezza della vita è essere la vitalità del Padre,
del Figlio e dello Spirito Santo, siamo abitati da tre Persone delle quali
viviamo, con le quali occupiamo la vita di ogni giorno, alle quali
continuamente siamo diretti nel mistero della nostra esistenza, fino al momento
quando nella potenza dello Spirito Santo il Figlio definitivamente ci regalerà
al Padre. Ecco perché si dice oggi che la bellezza della vita cristiana è
credere nel mistero della Trinità vivendo nella ferialità. Il cristiano vive
una comunione nel tempo e nello spazio che va al di là del tempo e dello
spazio, respiriamo fin da ora l'eternità beata. Il cristiano è chiamato a dare
ragione della speranza che è in lui perché vive del Padre, cammina con il
Figlio, respira la creatività dello Spirito Santo, è quella comunione gloriosa
che noi già sperimentiamo in questa vita che diventerà orizzonte eterno nella
pienezza della gloria.
Tale meraviglioso e misterioso evento noi lo stiamo effettivamente
già vivendo. La bellezza della nostra vita è la Trinità beata: preghiamo il
Padre, che ci regala al Figlio e il Figlio è fecondo in noi nella potenza dello
Spirito Santo. E’ il gesto che tra poco vivremo nel rendimento di grazie sui
doni eucaristica e che avrà tutta una sua ricchezza nel momento in cui ci
accosteremo alla comunione. Ci accosteremo a quel pane a quel vino e in quel
momento il Padre ci regalerà Gesù, Gesù diffonderà in noi la creatività dello
Spirito Santo, e animati dallo Spirito Santo diremo Gesù, cantando la bellezza
del Padre.
Noi tante volte come cristiani questo gioiello che Gesù ci ha
consegnato nel Vangelo di questa mattina lo dimentichiamo, siamo presi da tante
cose, siamo esistenzialmente dei distratti e dimentichiamo quella bellezza che
è dentro di noi. Siamo chiamati a rendere in ragione della speranza che è in
noi, che non è frutto di tante
parole, ma un vissuto che si diffonde a onde concentriche perché il mondo
intero possa godere la bellezza della vita. E allora entriamo in questo
vissuto. Nel momento in cui ci accosteremo alla comunione prendiamo coscienza
di divenire ricolmati da questa pienezza di vita per poter ritrovare la
speranza nel feriale. L'Eucarestia non è una devozione, ma la riscoperta
quotidiana di essere amati dal Padre contemplando il Figlio nella potenza
generativa dello Spirito Santo. E quando noi nel più profondo del nostro cuore
entreremo in questo mistero potremo veramente rendere ragione di una speranza
che è in noi, è la luce della vita, in un contesto storico ricco di tante
oscurità. Camminiamo in questa visione e allora il Risorto che è presente in
mezzo a noi ci darà quella forza per camminare in novità di vita, certi che non
saremo mai delusi. Viviamo così questa eucaristia con tanta fiducia e speranza.
La Trinità ci avvolge, la Trinità ci accompagna e la Trinità sarà la grande
meta quando da questa vita passeremo all'altra e saremo immersi in una gioia
che non ha confini.
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