DOMENICA 18 GIUGNO 2023
Es 19,2-6a Rm 5,6-11 Mt
9,36-10,8
OMELIA
Gesù
si presenta oggi come la speranza dell'umanità.
Contemplare
Gesù presente in mezzo a noi vuol dire ritrovare il coraggio e il gusto della
vita e Gesù ce lo rivela attraverso due passaggi che abbiamo ascoltato nel
brano evangelico: la sua compassione per l'uomo e il suo desiderio che l'uomo
sia una creatura nuova. La vocazione, infatti, degli Apostoli è quella di dare
un volto storico al cuore di Gesù vivendo in sintonia questi due aspetti: la
compassione e il donare la novità della vita.
Innanzitutto
Gesù si presenta nel testo del Vangelo di oggi come colui che ha compassione,
ma questa parola quale significato ha nella cultura scritturistica e di
riflesso antropologico? Ed è interessante soffermarci su tre passaggi perché
possiamo cogliere il senso vero della compassione: Gesù ascolta, Gesù rumina il
dramma dell'uomo, Gesù dona speranza all'uomo.
La
compassione è la sintesi di questi tre momenti sui quali vogliamo soffermarci
perché l'apostolo è colui che dà volto storico all'interiorità di Gesù. Usando
l'immagine del Vangelo, il vero apostolo vibra di compassione per l'umanità.
Il
primo elemento della compassione sottolinea la volontà di spalancare la propria
persona al mistero dell'uomo. È interessante questa dimensione iniziale della
compassione che è il mistero dell'Incarnazione: Gesù ha amato talmente l'uomo
da diventare uomo e, nell'atto di diventare uomo, ha assunto la storia
dell'uomo. È molto bella l'immagine che l'evangelista Giovanni ci offre: Ecco
l'agnello di Dio ecco colui che assume il dramma della storia per rendere nuovo
l'uomo; è una verità questa che dovrebbe semplicemente renderci più attenti
alla storia in tutte le sue dinamiche. Ci sentiamo chiamati ad avere quel cuore
puro che accoglie, spalanca la propria storia alla presenza del fratello, con
intensa purezza di cuore. Avvertiamo l’urgenza che il fratello venga
spiritualmente ad abitare in ciascuno di noi. Dobbiamo renderci conto che
l'altro, per il fatto che appare all’orizzonte della nostra storia è un dono
dello Spirito Santo. In quella compassione Gesù ha colto l'umanità nella sua
storicità concreta per potere regalare speranza.
Questo
primo elemento si costruisce attraverso il secondo passaggio, quello che
l'evangelista Giovanni chiama la “ruminazione della Parola”. Noi tante volte
siamo degli immediati davanti a una persona: agiamo in modo immediato. Gesù ci
dice che per costruire un vero cammino spirituale nella compassione, ci vuole
un secondo elemento: far sì che l'altro diventi vita della nostra vita. Gesù è
entrato in pienezza nella storia dell'uomo e nella storia dell'uomo ne ha
assunta tutta la dinamica, si fece carne, si fece storia, ha assunto nella sua
persona gli interrogativi del dramma della creatura umana. Qui scopriamo il
valore della ruminazione, è quella bellezza esperienziale per cui l'altro
diventa attivo dentro di noi. Davanti alla domanda - Come possiamo venire
incontro ai fratelli? - la risposta è molto semplice: dà loro ospitalità nel
tuo cuore, è l'incarnazione, dare ospitalità a livello personale al dramma del
fratello condividendone il dramma. È quella interiorità per cui l'uomo riesce
lentamente a percepire, per quello che è possibile, il dramma dell'altro.
Potremmo dire che è l’espressione storica della ruminazione davanti alla
rivelazione. Gesù, nella compassione, sente dentro di sé il dramma dell'uomo. Nel
termine “compassione” noi troviamo come la storia dell'uomo, entrando nel cuore
di Gesù, diventa il suo dramma interiore e, in questo dramma interiore, è
chiamato a dare speranza all'uomo: è Gesù che compie miracoli dove il miracolo
è dire all'uomo: “Non sei solo, cammina con me che sono la tua speranza!” Ecco
l’elemento che emerge dal brano di questa mattina, siamo chiamati a essere
Apostoli, a essere l'incarnazione della compassione di Gesù. Ogni fratello è
una provocazione interiore che passa attraverso la “sintonizzazione” col cuore
del fratello per coglierne il dramma spirituale e di riflesso i miracoli, che
sono i segni attraverso i quali Gesù dona la speranza all'uomo. È interessante
come i miracoli siano sacramenti del mistero di Gesù che ama l'uomo, i miracoli
sono Dio che entra nella storia dell'uomo, lo ricrea interiormente e gli dà la
capacità di assumere la positività della sua esistenza. I linguaggi di Gesù
danno sempre speranza! Ecco perché la speranza nasce da un'incarnazione che
diventa linguaggio.
È
il terzo aspetto su cui siamo chiamati a riflettere. Noi dovremmo tante volte
riuscire a intuire cosa voglia dire “comportarsi”. Non è semplicemente porre
un'azione, ma significa incarnare uno stato di vita interiore; prima di
giungere al fratello che incontriamo, il fratello, a cui giunge un grido di
aiuto, ha convertito il proprio cuore e in questa conversione nasce quella
simpatia-empatia con l'altro per regalargli la bellezza e la speranza nei
confronti della vita. I linguaggi dell'esistenza regalano continuamente
speranza e questa è la bellezza del mistero che Gesù ci vuole regalare questa
mattina: essere persone che regalano speranza, dove la speranza non è risolvere
i problemi… Noi qualche volta pensiamo che la speranza sia la soluzione ai
problemi. La speranza è dare vitalità interiore al soggetto per regalargli il
coraggio della vita; la speranza è una presenza di condivisione di un mistero
per camminare insieme nella storia quotidiana. Ecco allora che appare il
miracolo, e dove il vero miracolo è che come Gesù ha fatto, gli apostoli sono
chiamati a fare altrettanto: regalare all'uomo il coraggio di costruire una
vita in pazienza e serenità.
Credo
che questa mattina Gesù ci comunichi e condivida con noi la sua scelta di dare
speranza all'uomo; la bellezza di essere cristiani è incarnare il suo
atteggiamento di compassione attraverso i linguaggi semplici dell'ordinario
perché il fratello possa ritrovare la bellezza della sua esistenza, il coraggio
di camminare pur nelle intemperie e nelle incomprensioni e le nuvole
dell'esistenza di tutti i giorni. Ecco perché ci ritroviamo nel mistero
eucaristico, per essere accolti nella speranza di Gesù. Usando il linguaggio
del Vangelo, Gesù, incontrandoci questa mattina fa sue le problematiche del
nostro cuore. La bellezza di venire all'Eucaristia è regalare a Gesù la nostra
storia con tutte le sue perplessità e difficoltà; il Signore le fa sue nella
donazione del suo Corpo e del suo Sangue che è il mistero eucaristico per
regalarci nel suo Corpo nel suo Sangue la speranza della vita. In certo qual
modo, e questo deve entrare dentro di noi, l'Eucaristia è un miracolo continuo
e di speranza, Dio entra veramente nella nostra persona per animare la nostra
quotidianità e possiamo camminare in novità di vita. Gesù è la nostra speranza
e la speranza è la capacità di vivere l'istante con fiducia e con coraggio.
Chiediamo allo Spirito Santo in questa Eucaristia, di entrare in questo mistero
in tanta semplicità, nella certezza che l'apostolo è colui che dà un volto
storico alla compassione di Gesù perché ogni uomo possa essere se stesso, possa
ritrovare il coraggio nella vita e nonostante le difficoltà abbia la forza di
crescere in quel mondo nuovo che inizia oggi e che avrà la sua pienezza quando
passeremo da questa all'altra vita in un gaudio eterno dove la compassione
diventerà gloria, il dramma diventerà gioia, le nubi diventeranno serenità
eterna, e la luminosità delle tre Persone divine ci accompagnerà per tutta
l'eternità.
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