13 agosto 2023

XIX DOMENICA T.O. – ANNO A

DOMENICA 13 AGOSTO 2023

Comandami di venire verso di te sulle acque

1Re 19,9a.11-13a      Rm 9,1-5      Mt 14,22-33

OMELIA

La bellezza dell'itinerario della fede è conoscere Gesù: è l'anima della nostra anima. Gesù questa mattina ci vuole aiutare a entrare nella profondità del cammino della fede che passa attraverso le oscurità e le difficoltà della vita quotidiana. Gesù si è rivelato meraviglioso nella moltiplicazione dei pani, ma il Signore non sceglie le cose esteriori per rivelare se stesso e si manifesta attraverso le piccole realtà di tutti i giorni. Allora dobbiamo imparare una cosa molto importante: prendere coscienza che il Signore è presente nella nostra vita, è presente nella luminosità delle cose, è presente nell'oscurità della storia, è presente nella nostra intimità spirituale.

Il Signore stamattina ci vuole educare a prendere coscienza che Egli è presente nel turbinio della storia e questa è sicuramente una strada che noi dobbiamo percorrere nel nostro quotidiano soprattutto nella complessità della cultura odierna. Gesù questa mattina ci vuole far fare un salto di fede: nel travaglio della storia, Lui è con noi, cammina con noi e vive in noi. Anche se c'è la bufera sul lago, Lui è presente, cammina sulle acque, cammina nel turbinio, Lui è la signoria della vita. Ecco perché al termine del racconto siamo di fronte al grande miracolo, tutto si calma e genera quell'atto di fede. Ma per giungere a quell’atto di fede occorre avere un itinerario particolare che l'Evangelista riassume nella figura di Pietro attraverso i tre momenti della sua personalità che ci aiutano a entrare in questo grande mistero della nostra fede:

-          il fascino di Gesù,

-          la tentazione nelle situazioni storiche,

-         il senso della supplica che porta ad ancorarsi a Gesù.

Innanzitutto il primo momento, ed è quello sul quale dovremmo tante volte soffermarci, è prendere coscienza del fascino di Gesù. Davanti a Pietro che dice a Gesù di aiutarlo a camminare sulle acque, Gesù dice: “Vieni!” E Pietro ha camminato sulle acque perché il suo volto era rivolto al Maestro. Il Maestro era la Parola, il Maestro era la guida, il Maestro era la luce nell'oscurità della storia. Per camminare con Gesù occorre avere uno sguardo rivolto a Gesù in un fascino che prende profondamente il nostro cuore e ci dice: “Cammina nel mistero, non aver timore. Anche se la vita è un tormento, Io sono con te!”.

Diversamente non si capirebbe il rimprovero che Gesù rivolse a Pietro: come mai hai dubitato? Se avevi il fascino della mia persona, se eri entrato nel mio mistero, perché hai tanta paura? E allora Gesù per aiutare i discepoli a credere, pone dinanzi un criterio di fondo: lo sguardo dove è rivolto, al Maestro o ai fatti della storia? Perché Pietro, dopo aver camminato sulle acque perché aveva lo sguardo rivolto a Gesù ha cominciato ad annegare? Perché l'orientamento della sua vita non era più Gesù, l'orientamento della sua vita erano le situazioni storiche, e l'uomo che è dominato dalle situazioni storiche non riesce più a reggere la bellezza della fede, la potenza della fede! E allora Pietro ha rivolto lo sguardo non più a Gesù, ma al vento che soffiava forte. È stato catturato dalla storicità e dalle sue paure e allora, ecco, il grido di Pietro: Signore salvami! Perché cominciava ad affondare.

Chi perde lo sguardo di Gesù e non orienta a Gesù la sua storia, incomincia ad annegare. E allora il rimprovero di Gesù, come dicevamo, è un rimprovero che porta l'uomo a ritrovare veramente il senso di fondo della sua vita e Gesù, che prende in mano Pietro e gli dice, rimproverandolo, di avere sempre più fede. E allora la bellezza della fede è lo sguardo al Maestro di non lasciarci attirare dalle situazioni storiche e camminare nella certezza che lui è veramente con noi, è la bellezza della nostra vita. Non sono le cose straordinarie che ci aiutano a entrare nella bellezza di Gesù, ma anche quelle ordinarie, soprattutto quella ordinarietà nascosta, complessa, turbolenta e travagliata attraverso la quale noi radichiamo sempre più la nostra storia nel mistero di Gesù. Ricordiamoci sempre la bella espressione scritturistica Poiché ti amavo era necessario che ti mettessi alla prova, la prova è la fecondità normale della vita di fede, è la scelta di Gesù come criterio essenziale della nostra storia, della nostra esistenza. E allora nascono tre conseguenze di fondo, perché questo nostro cammino possa essere vero e autentico. Davanti alla vita quotidiana avere uno sguardo attirato a Gesù, in Lui è la luce, in Lui è la vita, in Lui è la speranza.

Noi iniziamo la giornata attraverso questo sguardo del Maestro che ci prende, ci cattura e orienta le nostre storie e dobbiamo sempre avere presente questa visione. È vero, la vita è una grande tentazione, la vita è una somma di difficoltà, la vita pone tanti interrogativi, ma se noi abbiamo la coscienza che il Signore è davanti a noi, che Lui è dentro di noi, anche se c'è il turbinio della storia, la sua presenza è solidità dell'istante. Se il Signore è con noi, chi può essere contro di noi? E allora se noi cogliamo questo primo orizzonte non dobbiamo lasciarci travolgere dagli avvenimenti del quotidiano che, nell'ordine storico-salvifico sono la prova, nell'ordine della nostra incredulità sono interrogativi davanti all'esperienza della fede. Abbiamo questa coscienza che il Signore cammina con noi e le difficoltà sono nient'altro che un mezzo per dire: Signore credo! E nelle nostre povertà il Signore ci dà sempre una mano, anche se tocchiamo con concretezza le difficoltà della storia, Lui ci dà una mano e, in certo qual modo, Gesù che prende per mano Pietro, lo solleva e Pietro può entrare serenamente nella barca, e quindi condividere questa presenza del Maestro che determina tutta la vita e il risultato è: Signore, tu sei il Signore, davvero tu sei il Figlio di Dio! Quell'atto di fede che qualifica profondamente l'uomo e gli dà la certezza che è nell'oscurità e nella profondità del Divino che cammina con lui. Ora tutto questo noi lo stiamo vivendo in questa Eucaristia, che non è una grandezza esteriore, ma è la certezza di una Presenza. Abbiamo questa coscienza che il Signore è presente, Lui ci chiama, Lui ci dice cammina con me nella storia e davanti alle nostre paure ci dice: non temere! E ci prende per mano.

Nel momento in cui noi entriamo nel mistero eucaristico noi abbiamo questa grande consapevolezza che il Signore cammina con noi. Se la storia è un travaglio, l'Eucaristia è una speranza, se la storia è un punto interrogativo l'Eucaristia è una certezza, se nella storia incontriamo le nostre povertà, nell'Eucaristia noi abbiamo la certezza di un Dio che è talmente innamorato di noi da diventare veramente la sorgente della nostra speranza quotidiana. Viviamo così questa Eucaristia; nel tormento della vita il Signore ci chiama: cammina con me! Abbiamo lo sguardo rivolto a Lui con tutto l'entusiasmo della nostra fede, non lasciamoci catturare dalle tentazioni delle esteriorità che qualche volta ci impediscono di avere questa luminosità interiore di seguire il Maestro fino in fondo. Questa Eucaristia sia il metro della nostra vita, nella semplicità, nel nascondimento, nella essenzialità del rito, gustare il darsi della pienezza di Dio e in quell'Amen che noi diremo al momento della comunione facciamo nostro l’atto di fede dei discepoli sulla barca: davvero tu sei il Figlio di Dio! E allora saremo rivestiti di novità, ricreati dallo Spirito Santo e cammineremo in quella vita che è la grande speranza della nostra vita.

 

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