DOMENICA 27 AGOSTO 2023
Is
22.19-23 Rm 11,33-36 Mt 16,13-20
OMELIA
Gesù ci incontra tutte le
settimane nel giorno a Lui dedicato e in questa circostanza pone anche a noi la
domanda che ha posto ai suoi discepoli “E
voi, chi dite che io sia?”.
Una domanda che ci dovrebbe sempre
accompagnare nel cammino della vita, perché tutto il senso della nostra vita è
il Signore e conoscerlo è il senso della vita. Infatti, se noi guardiamo
attentamente cosa sia l'esperienza cristiana, ci accorgiamo che essa è vivere
intensamente una relazione, un rapporto tra un Dio innamorato dell'uomo e un
uomo che si lascia prendere, avvolgere, guidare da quello Spirito Santo che
permette di conoscere Gesù e la sua esperienza più profonda, anche perché, e
questo dobbiamo sempre ricordarcelo, più noi conosciamo Gesù, più noi
conosciamo noi stessi e di riflesso, quanto più vogliamo ritrovare la nostra
identità umana, tanto più dobbiamo lasciarci avvolgere dalla personalità di Gesù.
Conoscere Gesù è innamorarci della
vita, è camminare nel costruire la vita; conoscere Gesù è trovare il senso di
ogni istante. In certo qual modo, la domanda che Gesù rivolge ai suoi
discepoli, potremmo tradurla così: “Chi sono io per voi?” e noi rispondiamo:
“Tu sei il senso della mia vita”. E
allora cerchiamo, attraverso tre passaggi, di riuscire a cogliere qualcosa che
ci possa stimolare a crescere nella conoscenza di Gesù. Infatti,
-
conoscere Gesù è conoscere la sua vera identità, quindi il
senso della nostra vita;
-
conoscere
Gesù è sperimentare la presenza del Divino nella nostra storia;
-
conoscere Gesù è la certezza di non essere
soli, ma di camminare profondamente con Lui.
Innanzitutto davanti alla domanda del Maestro,
la nostra risposta è conoscere Te Gesù,
è il senso della vita. È bello quando si
afferma nell’espressione di Pietro Tu sei, in quel Tu sei c’è il mistero della personalità di Gesù; persone che si
lasciano avvolgere dalla sua presenza: “Tu
sei! Tu sei il respiro, Tu sei la Luce, Tu sei il coraggio dell’istante, Tu
sei, solo in Te riposa l’anima mia, da Te la mia speranza” e in quel Tu sei noi ci innamoriamo del mistero
dell'incarnazione, del Dio innamorato dell'uomo. In quel Tu sei di Pietro, noi diciamo Signore,
Tu sei il tutto della mia vita. In un mondo che è allo sbando, che è alla
ricerca di un senso della propria storia, Gesù ci dice: “Incarna il mio mistero perché gli uomini possano dire Chi è Gesù”, e
noi abbiamo l'entusiasmo della fede: “Tu
sei, Tu sei la pienezza della mia vita, della nostra vita”. Noi ci
ritroviamo nella celebrazione eucaristica per riuscire a rispondere a questa domanda
che Gesù ci rivolge quando noi iniziamo l’assemblea: “Chi sono io per voi?” e noi gli rispondiamo: “Tu sei il Tutto, il Tutto nel quale costruiamo la nostra storia, la
nostra esistenza”.
E allora, la prima risposta che
dobbiamo dire è lasciarci innamorare da Gesù attraverso quello sguardo del
cuore che in Gesù ritrova il senso della vita. Ma questo Tu sei che ci fa intuire
che la bellezza della vita è Lui, ci fa cogliere che Egli è la fedeltà di Dio,
“Tu
sei il Cristo”. Questa espressione ritraduce tutta la storia di Gesù:
Egli dono del Padre e guidato dalla potenza dello Spirito Santo, regala
all’uomo il volto del Padre “Dio mai nessuno lo ha visto e il Figlio
unigenito che è il segno del Padre, Lui ce lo ha rivelato”.
Gustare il Dio fedele, dove la
fedeltà di Dio è la certezza che ogni atto della nostra storia, è un atto
creativo del Suo amore, della sua presenza ineffabile, del suo stile di vita
che non ci abbandona mai; Lui è il presente che ci fa vivere; in Lui non saremo
mai delusi. Ecco perché Tu sei il Cristo,
Tu sei l’incarnazione del Dio fedele, in Te la morte diventa vita, la paura
diventa coraggio, il dramma dell'istante diventa apertura sull'eternità beata.
Innamorarci di Gesù gustando la
fedeltà di Dio: “Né la carne né il
sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio”. E quindi la bellezza della
domanda di Gesù è incarnare un fascino che diventa l'anima del nostro istante,
che diventa il principio della nostra esistenza. Lui è fedele e Lui ci guida; è una relazione
che ci fa vivere il mistero della vita. La bellezza della fede cristiana non è
un insieme di dogmi, ma la gioia di una relazione, di spalancare la nostra
esistenza in questo agire divino. E allora il terzo passaggio è consequenziale:
Chi siamo noi? Siamo il capolavoro che il Padre ha regalato al Figlio, perché
il Figlio costruisca in noi il mistero d’amore del Padre. Credere è spalancare
la storia a questo evento creativo che determina fino in fondo la nostra
esistenza nel nostro cammino quotidiano. Siamo il capolavoro dell’agire delle
tre persone divine. Ecco perché Gesù ci pone la domanda E voi chi dite che io sia?
Dobbiamo prendere coscienza di questo grande
mistero per il quale siamo stati creati, per il quale costruiamo ogni nostro
istante, nel quale costruiremo quell'incontro finale dove noi saremo nella
pienezza della gloria. Conoscere è lasciarci trasformare da una presenza,
lasciarci catturare da una relazione e camminare nella certezza che non saremo
mai delusi. E allora, ogni volta che ci poniamo la domanda: “Qual è il senso
della mia vita?”, la risposta è molto semplice: “Lasciarci innamorare da Gesù,
in quella semplicità, in quella essenzialità del suo Volto”. E’ molto bello
vedere Gesù che, guardando in faccia i discepoli, chiede “E voi chi dite che io sia?”
e in quel Tu c’è il fascino di una presenza, il gusto di uno sguardo, la
bellezza di un’attrazione che ci conduce nella contemplazione di un mistero nel
quale la nostra esistenza si ritrova vera, autentica e realizzata. Conoscere Gesù
è l’inizio dell’eternità beata. Ecco perché Tu
sei! La tua storicità ci innamora, il Cristo, la fedeltà del Padre ci
sostiene, il Figlio di Dio, l’eternità beata. E quindi nella domanda che Gesù
pone ai discepoli, non solo c’è problema di identità di Gesù, ma di identità
della nostra vita. Guardando Te Gesù, ritrovo la bellezza dell’umanità, ritrovo
la fedeltà del Padre e scopro quella meta finale alla quale continuamente
tendiamo e nella quale ritroviamo veramente e profondamente noi stessi.
Ecco perché, questa mattina,
ritrovandoci nella celebrazione eucaristica, Gesù, incontrandoci in quel saluto
Il
Signore sia con voi, ci pone la domanda “E tu, chi dici che io sia?”.
Tutta la celebrazione eucaristica
è conoscere Gesù, lasciarci attirare nel suo mistero, lasciarci trasfigurare e
plasmare dalla sua presenza per potere camminare in quella novità di vita che è
il senso della vita. Un atto di fede che diventa veramente il culmine della
nostra storia, un culmine che oggi gustiamo sacramentalmente nel Pane e nel
Vino eucaristici e che domani gusteremo in quella visione, quando Lui, il
Signore, sarà tutto in ciascuno di noi e ci regalerà al Padre, nati da Dio diventiamo figli di Dio, per
essere consegnati al Dio delle meraviglie che è il senso di fondo della nostra
storia quotidiana. Viviamo così questa Eucaristia, non dimentichiamoci mai del
cammino della vita di tutti i giorni. Gesù si pone accanto a noi e ci dice “E
tu chi dici che io sia?”. E noi lo diremo, non tanto come Pietro con le parole,
ma con il gusto della vita: “Tu sei il
Vivente del mio essere vivente, Tu sei la gioia della mia umanità, Tu sei una
fedeltà che riporta all’eternità beata”. Entrare in questo grande mistero
che ci avvolge, ci guida e ci permette di camminare in quella serenità che
nasce dallo Spirito Santo. Camminiamo così e allora, nel momento in cui faremo
la comunione, e ci sarà detto Il Corpo di Cristo, noi risponderemo
Tu sei il Messia, Tu sei il Cristo, Tu
sei il Figlio di Dio per poter gustare la vita eterna. Dovremmo in un certo
qual modo fare della nostra vita la conclusione del vangelo di Giovanni: “Queste
cose sono state scritte perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio
e credendo abbiate la vita nel suo nome”; su questo spalancare la
nostra storia all’eternità beata come il grande valore del nostro istante.
Sentiamoci interpellati, sentiamoci amati, sentiamoci immersi in un cammino che
ci apre su quell’eternità beata che è il senso di fondo della nostra esistenza.
Allora quando Egli ci chiamerà nell'ultimo giorno, Egli sarà il Tutto della nostra vita, un gaudio che
sarà un canto eterno nell’amore del Padre che ci ha regalato Gesù e che nel
regalarci Gesù, ci regala la bellezza della vita, il coraggio dell’istante, un
futuro sempre presente a Dio per regalarci la speranza nelle difficoltà
quotidiane della storia di tutti i giorni.
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